Apro la discussione su richiesta.
In attesa di conoscere le intenzioni e le rivelazioni sull'argomento della discussione da parte del forumista Jerda, attendo.
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Intenzioni e rivelazioni...
Intendevo altro con aprire un 3d. E non sono qui a fare simposi ad personam per i bambini.
Ma di che volevi discutere quindi?
Secondo me, mente e cervello sono in simbiosi. La mente è colei che partorisce i pensieri e le idee, mentre il cervello le mette in pratica! :shy:
Direi sia corretto.
Hardware e software entrambi inutili e inerti se separati.
Solo che, mentre nei sistemi classici qualcuno terzo il software lo deve preparare e resta rigido nelle sue capacita' per quanto complesse, le macchine di ultima generazione, similmente a noi, acquisiscono dati esterni e la risposta, prima preconfezionata da noi, se la preparano e ottimizzano progressivamente da sole.
Interessante un esperimento dove due di queste macchine sono state messe in connessione fra loro e dopo un certo tempo hanno sviluppato un linguaggio proprio incomprensibile agli operatori, ma comprensibile a loro.
Prudenzialmente sono state spente.
Il dualismo è stato superato. La mente e anche la coscienza derivano dalle funzioni cerebrali.
Molto viene fatto inconsciamente. Pare addirittura che nel cervello venga già presa una decisione o si inneschi un'azione alcuni millisecondi prima che ne diventiamo consapevoli. Grazie alle tecniche di brani imaging vediamo diverse cosette. Ancora c'è da fare però.
Piu' o meno, solo che una comunicazione criptata e' risolvibile in quanto prodotta da un mondo che funziona in un certo modo e le motivazioni delle parti sono le stesse e note.
Ti perdi solo il cosa, dove e quando.
Diverso per un mondo alieno di intelligenze artificiali con natura propria, tanto piu' nel caso di interconnessione globale dove loro controllano le funzioni vitali del sistema globale e gli operatori guardano e, forse, a posteriori possono disattivarle.
Cervello e mente.
Pianoforte e musica.
Su uno Steinway & Sons possiamo ascoltare Al Bano che ci suona "Felicità" o Arthur Rubinstein l'allegretto dal concerto N.2 di F. Chopin e chiederci se lo Steinway & Sons sia sufficiente per farci felici.
Intanto é assolutamente necessario fare dei distinguo.
Il pianoforte é uno strumento del tutto neutrale, potrebbe rimandarci una canzonetta di Al Bano o Gigi D'Alessio oppure l'Allegretto del concerto n. 2 di F. Chopin. Al pianoforte non cambia nulla.
Poi sará necessario un linguaggio strutturato, come lo é la musica.
Di questo linguaggio possiamo fare l'uso che piú ci aggrada, producendo i risultati che ho citato sopra.
Indipendentemente dai nostri gusti, credo sia legittimo chiedersi, perchè questo strumento cosí nobile, sia in grado di produrre risultati cosí diversi.
Faccio qualche ipotesi, giusto per poterne discutere:
1) i concorrenti di partenza hanno tutti le stesse potenzialitá, chi si impegna di piú nello studio diventa Arthur Rubinstein, chi si accontenta di meno resta Peppino di Capri;
2) i concorrenti sono diversi alla partenza, a paritá di studio della musica e dello strumento, uno é F. Chopin, l'altro Raphael Gualazzi.
Ora le mie domande:
1) Chi attiva i nostri pensieri? (Chi suona il pianoforte?)
2) Abbiamo tutti potenzialmente le stesse possibilitá/capacitá o esistono altre componenti? (Cos'é il talento?)
3) Dove risiede la capacitá di trasmettere emozioni? (Cos'é l'empatia?)
Cosí, per cominciare, senza pretese.
https://www.youtube.com/watch?v=Q_dS...sET-NM&index=4
Nel caso l'ente attivatore sono le vibrazioni acustiche, piu' o meno piacevoli secondo l'armonia che le collega e imtetessanti se incontrano nell'ascoltatore un pregresso che le traduce in sensazioni piacevoli, cosa che puo' far dire a tutti musica ben suonata, ma poi ad uno coinvolgerlo, ad un altro che palle :D
Da cui le emozioni si trasmettono se la trasmittente, attraverso un mezzo ben scelto, incontra una armonia propria del ricente.
Nel caso la musica, a differemza di altri linguaggi e' sentita allo stesso modo da tutti gli umani, non cosi' da altre specie che hanno diversi schemi di confronto e funzionamento.
Ecco che puoi emrttere vibraziono scacciatopi, o attira topi all'esca velenosa.
Direi che conoscendo il targhet e usando l'opportuno mezzo produci reazioni volute.
Tecniche di comunicazione.
ipotesi non corretta, perché parte da assunti di valore standard non oggettivi, dove impegnarsi di più e accontentarsi di meno si riferiscono ad un risultato determinato, su una scala di valore niente affatto scontata;
ci sono decine di milioni di diplomati in pianoforte, capaci di suonare in modo eccellente una partitura, senza aggiungere alcunché di artistico, inventare nulla di creativo; ci sono stati critici, come Rattalino, che contestavano a campioni come Michelangeli un'eccessiva creatività nell'interpretare una partitura - guarda caso, proprio Chopin...
ma nessuno di quei diplomati o anche concertisti importanti, fatte poche eccezioni, di fatto iconiche, extratestuali, feticistiche, verrà effettivamente ricordato o ritenuto più importante di Bill Evans, Art Tatum, o Michel Petrucciani;
perché ? perché solo questi ultimi hanno un testo, originale; gli altri, sono esecutori;
ma l'ipotesi è impossibile proprio perché è impossibile scindere la personalità dagli imprinting di sensibilità ricevuti dall'esperienza; un allievo di conservatorio che studi la 111 di Beethoven, col suo ritmo sincopato e cadenze di quinta - di fatto, un ragtime, quasi R'n'R - può diventare un jazzista se è vive a contatto con la cultura afro-americana, oppure ignorare qualsiasi connessione se viene da un ambiente prevenuto o in cui certi stimoli non arrivano;
poi, ci sarebbero infinite possibilità diverse in termini di economia dell'apprendimento, che rendono davvero oziosa la misurazione di una performance, in cui non solo è impossibile un'esattezza o accuratezza teorica, dato che anche la partitura più dettagliata si presta ad interpretazione, ma se anche cià fosse possibile, tale performance ridurrebbe l'esecutore ad un'emulazione di una macchina.
riguardo al rapporto tra mente e cervello, sono possibili tre tipologie di analisi. la prima è quella più antica, la cattolica, la quale postula l'esistenza di una componente "spirituale" che presiederebbe alle relazioni tra le componenti "fisiche" dell'individuo, quali appunto cervello e mente, la quale ultima sarebbe una superfetazione della componente spirituale e che non potrebbe esistere senza quest'ultima. la seconda è quella marxista o nello specifico "materialista" la quale tenta di descrivere i processi intellettuali come emanazione della componente "fisica", cioè il cervello. sarebbe cioè, la componente intellettuale dell'uomo, la derivazione dell'adattamento "naturale" di ominidi primitivi alle condizioni dell'ambiente in cui vivevano, e del conseguente sviluppo di una massa "cerebrale" adatta a consentire una interazione con l'ambiente circostante in senso "modificativo". la terza tipologia di analisi è quella nazista, che afferma l'esistenza, all'interno della razza umana, di tipi "razziali" superiori e di tipi "razziali" inferiori. tutto ciò ovviamente sulla base di criteri di valutazione del soggetto in questione, che vanno dal calcolo del qi alla verifica della presenza/assenza di qualità "biologiche" e poi di qualità "spirituali" come la componente animica. insomma mi pare che la visione nazista sia quella più esatta, dal momento che implica l'esistenza di individui a sé, quindi separati dal resto dell'umanità, relativamente alle proprie componenti interiori.
quanto poi alla musica, quella africana o afro/americana è stata nel passato, non oggi e per diversi motivi, utilizzata con una sapiente dose di propaganda e di dolus bonus, per fare profitti, e al tempo stesso per "mettere al lavoro" i negri d'america, che erano, sia pur dopo "qualche generazione", ancora lontani da una piena integrazione con la popolazione "bianca". a me certi neri sembra che non siano neanche in grado di leggere e tanto meno "imparare a memoria" i testi delle canzoni che cantano. ditemi voi...
Non ho parlato di valori, ma di diversitá. E ho posto la domanda se la diversitá sia solo un fatto di percorsi o di talenti.
In entrambi i casi la domanda successiva é, nel primo caso, cosa ci fa decidere per il jazz o per il classico e, nel secondo caso, da dove viene il talento.
si. le diversità andrebbero tutelate e anche favorite. ovviamente allo scopo di strutturare la comunità sociale in senso meritocratico. altrimenti a cosa servirebbero "le differenze"?
la diversità è ovviamente connaturata all'individuo. c'entra la dotazione genetica e c'entra anche il destino. su queste basi occorre lavorare.
il jazz lo ascolti perché plagiato dall'aura artefatta dalla propaganda, che te lo fa piacere. se no vuol dire che un po' "negro" lo sei anche tu. il classico in teoria, proprio perché tale, dovrebbe "piacere" a tutti. se ti piace è perché hai "orecchio e gusto". e questa mi pare una buona cosa.
qui, mi pare ci sia una statuizione di valore, se non esplicitamente artistico, almeno tecnico; ma varrebbe lo stesso:
ripeto: talento nel fare cosa ? se non puoi stabilire una finalità uniforme a due soggetti di cui vuoi paragonare la performance, perché sia misurabile, tutto il discorso viene a cadere.Citazione:
In entrambi i casi la domanda successiva é, nel primo caso, cosa ci fa decidere per il jazz o per il classico e, nel secondo caso, da dove viene il talento.