C'� "Giovanni di Gamala" in Guerra Giudaica di G. Flavio?
Nel libro "Giovanni il Nazireo detto 'Ges� Cristo' e i suoi fratelli", lo studioso Emilio Salsi sostiene che ci sarebbe una "traccia" di "Giovanni di Gamala" (personaggio "storico", ebreo rivoluzionario aspirante al trono di Gerusalemme sul quale sarebbe stata costruita la "figura mitologica" di Ges�) all'interno dei versi da 252 a 276 dell'ottavo capitolo del settimo libro di "Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio. Vediamo se le cose stanno davvero cos�:
252 - 8, 1. Intanto al governo della Giudea, essendo morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza che era ancora in mano ai ribelli, raccolse tutte le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masada � il nome di questa fortezza.
253 A capo dei sicari che l'avevano occupata c'era Eleazar, un uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo [6 d.C] da Quirinio nella Giudea.
254 A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255 sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e degli stranieri, dato che ignobilmente buttavano via la libert� per cui i giudei avevano tanto combattuto e dichiaravano di preferire la schiavit� sotto i romani.
256 Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia, come poi dimostrarono con i fatti.
257 E in realt�, quelli che si unirono ad essi nella ribellione e presero parte attiva alla guerra contro i romani ebbero a subire da loro atrocit� pi� terribili,
258 e quando poi vennero di nuovo convinti di falsit� nella giustificazione che adducevano, ancor pi� essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259 Quell'epoca fu in certo modo cos� prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, n� chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260 a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come nella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empiet� contro il Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261 Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e d'impossessarsi dei beni dei ricchi.
262 Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263 Eppure Giovanni fece s� che anche costoro sembrassero pi� moderati di lui; egli infatti non soltanto elimin� chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi pi� accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riemp� la patria di un'infinit� di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi gi� aveva osato di commettere empiet� verso il Dio.
264 La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purit�, s� che non poteva pi� far stupore se uno che era cos� follemente empio verso il Dio non osservava pi� la bont� e la fratellanza verso gli uomini.
265 D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmi� a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo? [Simone figlio di Ghiora fu "scelto come tiranno" di Gerusalemme dal "popolo vinto dalla disperazione" intorno al 69 d.C. (Guerra Giudaica, Libro V, capitolo 1, verso 11), non c'� alcuna fonte storica, invece, che attesti che Simone, figlio di Giuda il Galileo sia mai stato eletto da alcuno a capo di qualcosa]
266 Quale amicizia, quale parentela non rese questi due pi� audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi infatti consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.
267 Eppure, la follia omicida di costoro venne superata dal pazzo furore degli Idumei. Infatti questi empi furfanti, dopo aver ammazzato i sommi sacerdoti affinch� non si conservasse neppure la pi� piccola particella della piet� verso il Dio, sfasciarono tutto ci� che restava degli ordinamenti civili introducendo dappertutto la pi� completa anarchia.
268 In tale clima prosperarono al massimo gli Zeloti, un'associazione che conferm� con i fatti il suo nome;
269 essi infatti imitarono ogni cattiva azione e non tralasciarono di emulare alcun misfatto registrato dalla storia.
270 Eppure il loro nome l'avevano derivato dal loro preteso zelo nell'aspirare alla virt�, sia che volessero prendersi gioco, con la loro bestiale natura, delle vittime dei loro soprusi, sia perch� stimavano beni i peggiori dei mali.
271 Comunque, fecero tutti la fine che meritavano, perch� il Dio diede a ciascuno la giusta punizione;
272 infatti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i pi� atroci tormenti d'ogni sorta.
273 Eppure, si potrebbe dire che le loro sofferenze furono inferiori a quelle che essi avevano inflitte a chi era caduto nelle loro mani, perch� non esistevano pene adeguate.
274 A esprimere degnamente il dovuto compianto per le vittime della loro ferocia non mi sembra questo il momento pi� adatto, e perci� ritorno al punto in cui avevo interrotto la narrazione.
275 - 8, 2. Il comandante romano mosse alla testa delle sue truppe contro Eleazar e la sua banda di sicari che occupavano Masada, e ben presto si assicur� il controllo dell'intera regione stabilendovi dei presidi nei luoghi pi� opportuni;
276 poi tutt'intorno alla fortezza innalz� un muro perch� nessuno degli assediati potesse facilmente fuggire e vi pose a guardia delle sentinelle.
Salsi afferma che le parole "A quell'epoca" (verso 254, poi ribadito al 259) sarebbero un "evidente riferimento" all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento di Quirino del 6 d.C.. Non ci sono fonti storiche, per�, che attestino il fatto che in quell'epoca Giuda il Galileo e i suoi seguaci abbiano mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, n� che abbiano dato fuoco a delle case. Inoltre, � lo stesso storico Giuseppe Flavio a tramandarci che "in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari" negli anni in cui fu procuratore Felice, ovvero tra il 52 ed 60 d.C. (Guerra Giudaica, Libro II, capitolo XIII, versi 253-254).
Ad ulteriore conferma che quello di Giuseppe Flavio non � un "lontano ricordo" di "fatti" che avrebbero avuto luogo tra il 6 ed il 37 d.C. (come ritiene Salsi), notiamo che al verso 267 lo storico ci riferisce dei furenti Idumei che uccisero i sommi sacerdoti, evento che si verific� nel corso della guerra del 66/70 d.C. (come narrato nel 5� capitolo del 4� libro di "Guerra Giudaica").
Analizziamo ora le argomentazioni che Emilio Salsi porta a sostengo della tesi che i personaggi Giovanni e Simone in questione non potevano essere Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora:
1) Al verso 266 si riferirebbe che Giovanni e Simone furono amici e parenti, mentre Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici. Dunque non possono essere loro i veri soggetti del racconto di Giuseppe Flavio, deve invece trattarsi di Giovanni e Simone, figli di Giuda il Galileo.
In realt�, Giuseppe Flavio scrive "Quale amicizia, quale parentela non rese questi due pi� audaci nelle loro stragi quotidiane?". Il significato � che, maggiore era il grado di amicizia e parentela che li legava alle loro vittime, maggiore era l'audacia che Giovanni (di Giscala) e Simone figlio di Ghiora avevano nell'ucciderle e "infatti consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi". Lo storico non ci sta dicendo che Giovanni e Simone fossero parenti ed amici, come ha interpretato Emilio Salsi.
2) L'altra "prova" � che Giovanni di Giscala era ancora vivo (incarcerato da Tito) mentre Giuseppe Flavio scriveva "Guerra Giudaica", e Simone figlio di Ghiora fu condotto in catene a Roma e, nel 71 d.C., in occasione del trionfo del condottiero, venne decapitato sull'Esquilino (dunque ebbe una morte veloce e non fu torturato). Pertanto, come avrebbe potuto Giuseppe Flavio riferirsi a loro riportando che (siamo al verso 272) morirono tra i pi� atroci tormenti? Lo storico ebreo non avrebbe potuto dire questo... ed infatti non lo dice! Il soggetto della frase di Giuseppe Flavio sono gli Zeloti, non Giovanni (di Gisacala) e Simone figlio di Ghiora che non erano Zeloti. Anzi, Simone era persino un avversario degli Zeloti, come ci racconta Giuseppe Flavio: "Perci� gli Zeloti s'impensierirono ai suoi progetti e, volendo prevenire uno che cresceva a loro danno, uscirono ad affrontarlo in armi con la maggior parte delle loro forze; Simone and� loro incontro e nel combattimento che ne segu� parecchi ne uccise e gli altri li respinse fino alla citt�." (Guerra Giudaica, Libro IV, Capitolo nono, verso 514).
In conclusione, la "traccia" di "Giovanni il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo" scoperta da Emilio Salsi � quantomeno estremamente problematica ed incerta e certamente non sufficiente per provarne l'esistenza storica. Suggerirei pertanto ai curatori di Wikipedia di modificare la pagina dedicata a "Giovanni di Gamala", dove qualcuno ha scritto: "C'� una traccia di Giovanni di Gamala nelle opere di Flavio Giuseppe, precisamente nell'ottavo capitolo del VII libro della "Guerra giudaica", dal par. 252 al par. 274. Questa equivalenza � stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi, che ne parla in modo approfondito e dettagliato sia nel proprio sito internet "Vangeli e Storia" che nel libro "Giovanni il Nazireo detto Ges� Cristo"."