Originariamente Scritto da
doxa
Una mia amica virtuale da alcuni mesi ha la relazione “passionale” con un suo collega di lavoro ma rimane affettivamente legata al marito.
L’amante è creativo, effervescente, divertente, mentre il marito è metodico, equilibrato, rassicurante, noioso, anche negli amplessi, che lei considera monotoni, ripetitivi, insoddisfacenti.
Lei aveva voglia di amare ed essere amata, di comunicare, di raccontare, di essere ascoltata. Si sentiva in credito verso la vita, si guardava intorno alla ricerca di un altro partner simpatico, accogliente, disponibile ad un rapporto di coppia rasserenante, gratificante. Un collega le faceva la corte. Per un po’ di tempo desiderò che lui l’abbracciasse e la baciasse, ma psicologicamente non riusciva a mettere insieme il desiderio e la persona. Poi ebbe la forza di “abbassare le difese”, iniziò la relazione clandestina ed il “doppio legame”: il marito come complemento, l’amante desiderio, come amore.
Per lei scegliere uno dei due è impossibile, ha bisogno di due partner per soddisfare più parti di sé e si divide tra amante e marito.
Nelle relazioni simultanee il/la protagonista ha una dose di opportunismo: prende quanto di meglio i due partner possono dare.