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Facebook censura la foto simbolo del Vietnam
Era stata postata da uno scrittore, il cui profilo � stato sospeso. Un giornale norvegese scrive una lettera di denuncia in prima pagina a Zuckerberg
di Alessio Lana
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Ai tempi dei social basta un clic per cancellare la memoria storica globale. Aftenposten, il maggiore quotidiano norvegese, ha pubblicato una lettera aperta a Mark Zuckerberg per protestare contro la decisione di Facebook di censurare l'immagine pi� iconica del Vietnam postata sul social da uno scrittore. Conosciamo tutti quello scatto: � �The Terror of War� di Nick Ut, una foto in bianco e nero che mostra una bambina nuda correre disperata verso il fotografo. Nel tempo le interpretazioni dell'immagine sono state tante, c'� chi vi trova un condensato di tutta la guerra del Vietnam, la disperazione, la follia omicida, l'insensatezza della crudelt� umana e delle sue conseguenze ma al di l� di tutto, Ut � riuscito a riassumere un intero periodo storico con uno scatto. Che per� non piace a Facebook e il problema � nella bambina nuda.
Il post incriminato era stato pubblicato dallo scrittore norvegese Tom Egeland e conteneva �sette fotografie che hanno cambiato la storia della guerra�, un gruppo di scatti che vedeva in prima linea anche la bambina ritratta dal premio Pulizer Ut. Il profilo di Engeland � stato sospeso da Facebook per quella pubblicazione e l'Aftenposten ha postato sul social media un suo articolo in cui raccontava la faccenda, corredato anche dalla foto incriminata. A questo punto, raccontano dal giornale, Facebook ha chiesto di �rimuovere o pixellare� la foto perch�, come spiega l'azienda nei suoi �Standard della comunit�, �Rimuoviamo le foto dei genitali delle persone o che ritraggono fondoschiena completamente in vista�. Stando al direttore dell'Alfenposten, il post � stato cancellato dal profilo Facebook del giornale senza diritto di replica.
Abuso di potere
Nella sua lettera aperta pubblicata in prima pagina, il direttore dell'Aftenposten, Espen Egil Hansen, accusa Zuckerberg di �abusare del proprio potere� su un social media che � diventato il cardine nella distribuzione di notizie a livello globale. �Sono irritato, deluso, perfino impaurito, di ci� che stai facendo a un perno della nostra societ� democratica�, scrive il direttore al ceo di Facebook, che prosegue: �Sono preoccupato che il medium pi� importante del mondo stia limitando la libert� anzich� tentare di espanderla, e che ci� accada di tanto in tanto in modo autoritario�. Insomma, Espen Egil Hansen non usa certo mezze parole e va dritto al punto, cita George Orwell e il suo �La fattoria degli animali� - �Se la libert� significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire� - riconoscendo a Facebook un ruolo, quello di canale di diffusione di notizie, che Zuckerberg per� rifiuta.
Non siamo una media company
Nonostante il 44 per cento degli statunitensi, percentuale che sale al 63 per cento tra i giovani, usi Facebook per informarsi, nella sua recente conferenza romana Zuckerberg ha ribadito che la sua � un'azienda tecnologica, �non una media company�. �Non produciamo contenuto e non modifichiamo contenuti�, afferma il giovane Ceo, ripetendo che il social network integra l'attivit� dei media tradizionali ma con una missione esclusivamente tecnologica e di stimolo alla condivisione di opinioni. I differenti modi per informarsi nell'era di Internet coesistono e non si sovrappongono, tanto che Mark ha licenziato i giornalisti dalla propria azienda lasciando il potere decisionale a un algoritmo. La macchina per� non sa distinguere tra pedofilia e Vietnam, tra una bambina che corre disperata da un attacco al napalm e un infante nudo. Per questo il gruppo editoriale Schibsted, il proprietario dell'Alfenposten e di numerosi quotidiani e media di qualit� in Svezia e Norvegia, sta espandendo la sua presenza online: lo scopo sembra quello di ingaggiare uno scontro frontale a colpi di news contro lo strapotere dei re dei social. Chiss� se ce la far�.