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Elogio della povertà.
Nello “Srimad Bhagavatam” (10):
10:8 Narada Muni disse:
Tra tutte le attrattive del piacere materiale, quella della ricchezza
confonde l’intelligenza più del fatto di avere un bell’aspetto fisico, di
essere nati in una famiglia nobile e di essere colti. Quando una
persona ignorante s’inorgoglisce delle proprie ricchezze, certamente
se ne servirà per godere del vino, delle donne e del gioco d’azzardo.
9 Incapaci di controllare i sensi, i mascalzoni che s’infatuano delle loro
ricchezze o della loro nascita in una famiglia nobile sono così crudeli
che per nutrire il corpo — nella convinzione che esso non debba mai
invecchiare e morire — uccidono poveri animali innocenti senza alcuna
pietà. E in qualche caso arrivano perfino a uccidere animali solo per
divertimento.
10 In questa vita ci si può inorgoglire del proprio corpo, nella convinzione
di essere un grand’uomo, un ministro, un presidente o perfino un
essere celeste, ma chiunque noi fossimo, dopo la morte il nostro corpo si
trasformerà in vermi, in escrementi o in cenere. Chi uccide poveri
animali innocenti per soddisfare gli effimeri capricci del proprio corpo
ignora che dovrà soffrire nella prossima vita; simili miscredenti, infatti,
dovranno finire all’inferno e subire i risultati delle loro azioni.
11 Nel corso della vita a chi appartiene veramente questo corpo? A chi ci
dà lavoro, al sé, al padre, alla madre, o al padre della madre?
Appartiene forse alla persona che lo porta via con la forza, al padrone
di schiavi che lo compra, o ai figli che lo bruciano nel fuoco? E se il
corpo non viene bruciato, appartiene ai cani che lo divorano? Tra tanti
che potrebbero reclamarlo, chi veramente potrà dirlo proprio? Cercare
solo di mantenere il corpo con le attività colpevoli, senza accertare chi
sia il proprietario del corpo, non è certo un bene.
12 Dopo tutto, questo corpo è prodotto dalla natura non-manifestata, poi
di nuovo sarà distrutto e si fonderà negli elementi naturali. Perciò è
una proprietà comune a tutti. Date le circostanze, quale persona
onesta può reclamarne l’esclusiva proprietà e, allo scopo di
mantenerlo, commettere crimini come quello di uccidere animali solo
per capriccio? Solo un criminale potrebbe comportarsi in questo modo.
13 Sciocchi, atei e mascalzoni, pieni di orgoglio per le loro ricchezze, non
riescono a vedere le cose così come stanno. Perciò, gettarli di nuovo
nella povertà è il medicamento adatto per i loro occhi, affinché possano
vedere veramente. Almeno un povero, conoscendo bene la sofferenza,
riesce a capire quanto sia dolorosa la povertà e non vuole quindi
vedere gli altri in una condizione penosa come la sua.
14 Vedendo i loro volti, chi è stato punto da un ago può comprendere il
dolore di altri che attraversano la stessa esperienza. Poiché
comprende che il dolore è il medesimo per tutti, non vuole che altri
soffrano nello stesso modo. Ma chi non è mai stato punto da un ago
non può comprendere questo dolore.
15 Un povero deve automaticamente sottoporsi ad austerità e penitenze,
perché non ha ricchezza per possedere qualcosa. Il suo falso prestigio
è quindi domato. Sempre a corto di cibo, di rifugio e di abiti, deve
accontentarsi di ciò che ottiene per misericordia della provvidenza.
Sottoporsi a queste austerità forzate è un beneficio per lui, perché esse
lo purificano e lo liberano completamente dal falso ego.
16 Sempre affamato, bramoso di trovare una quantità di cibo sufficiente,
un povero diventa sempre più debole. Potendo disporre solo di una
forza limitata, avrà sensi naturalmente tranquilli. Perciò, un povero
non è capace di compiere atti pericolosi e crudeli. In altre parole,
quest’uomo raggiunge naturalmente i risultati dell’austerità e delle
penitenze, che sono volontariamente adottate dalle persone sante.
17 Le persone sante possono stare liberamente in compagnia di persone
povere, ma non di quelle ricche. Un povero, grazie al contatto con le
persone sante, perde ben presto ogni desiderio materiale e in breve
purificherà il suo cuore da ogni sporcizia.
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questo è un tema interessante, perché attiene alla vera questione religiosa, e cioè la disciplina del desiderio;
si dovrebbe partire dall'osservazione:
la natura ci fa poveri; siamo genericamente "bisognosi", per istinto e razionalità; l'essere umano si è evoluto in un ambiente di scarsità, superato solo in tempi recentissimi; il nostro organismo stesso tende ad accumulare, trasformare le calorie in riserve, grasso;
tipicamente, chi tende all'obesità ? i poveri, perché convivono col timore di un futuro di fame;
fisiologicamente, le popolazioni discendenti da generazioni più recenti di cacciatori e raccoglitori sono anche più esposte all'obesità e al diabete degli europei, discendenti dei primi agricoltori mediorientali, più abituati ad una dieta di cereali, con molte calorie;
gli agiati sono magri, mangiano bene, in modo sano e con gusto, perché non sono oppressi dall'ansia;
spesso hanno un contegno modesto, che si distingue da quello di chi si sia arricchito da poco, da povero che era;
ma ogni consumo e desiderio funziona allo stesso modo; chi è capace di selezionare i propri desideri ? chi è in grado di disporne liberamente, i ricchi; chi sa di poter avere tutto è capace di rinunciare a molto;
mentre la povertà del povero di necessità è facilmente vissuta come il dispregio della volpe per l'uva che sta in alto, genera aggressività, invidia;
se poi aggiungiamo che la predicazione della povertà è stata perorata generalmente da apparati religiosi consociati al potere, cioè ai "ricchi", il messaggio diventa: noi ricchi diciamo a voi poveri che dovete accontentarvi della vostra povertà e raccontarvela come santità, cosicché non ci veniate a scassare gli zebbedei con la pretesa di essere come noi;
anche se un limite al desiderio è necessario, indispensabile, il livello di questo limite è sempre funzionale alla conservazione di un determinato ordine sociale, in cui figurano gruppi che possono aspirare ad una disponibilità illimitata di ricchezza e libertà di desiderare, altri che hanno comunque importanti facoltà, poi gli sgherri, che si accontentano di un certo livello e in cambio tengono buona la base dei sudditi, poveri;
un po' come nei film di Fantozzi, col mega-direttore galattico che lavorava nel suo ufficio monastico e austero, ma con l'acquario dove nuotano i dipendenti nascosto dietro un pannello;
la ricchezza, oltre un certo livello fisiologico di consumi, che presto stancano o si desidera condividere - vedi i collezionisti d'arte che donano ai musei - diventa potere o libertà creativa, di agire, fare progetti, spesso filantropici;
psicologicamente, un ricco - se non affetto da particolari nevrosi - ha maggiori probabilità di provare un sentimento di gratitudine per quanto avuto dall'esistenza, perché è libero dal bisogno, dalla paura;
la predicazione alla povertà rivolta a chi è già povero, o all'inibizione di desideri insoddisfatti, produce solo conflitti, nevrosi della volpe, spinge a reagire e fare della questione il tema centrale dell'esistenza, proprio perché la frustrazione fa della materia un vero feticcio, un fine anziché un tramite per conoscere la bellezza dell'esistenza e provare gratitudine.
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Axe, la tua mi pare una lettura in gran parte opposta a ciò che dice il testo. Fai una specie di elogio della ricchezza.
Iva Zanicchi, nota berlusconiana, assecondava la madre che asseriva che i poveri rubano, mentre i ricchi non hanno bisogno di rubare. La verità è, invece, che spesso i ricchi rubano più dei poveri, evadendo il fisco, sottopagando i dipendenti, ricevendo agevolazioni o contributi statali che non meritano, ecc.
Un esempio possono essere i parlamentari che hanno ricevuto alloggi di pregio a Roma ad affitti ridicoli.
Spesso il ricco cerca di aumentare la propria ricchezza a dismisura, anche se non ne ha alcuna necessità.
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paradossalmente, questo avviene proprio perché la morale pauperista spinge i ricchi a "difendersi" e li induce alla nevrosi, alla paura;
io non elogio la ricchezza, perché questa è solo una condizione di passaggio, un mezzo di libertà dal bisogno, che consente di individuare e selezionare i bisogni importanti;
chi è libero di andare in spiaggia, frequentare la natura, l' arte, la bellezza e l' agio non desidera esserne proprietario esclusivo;
ma chi non può, è escluso, ha sempre "fame" e finisce per eleggere feticci, desidera la ricchezza come fine è si nevrotizza.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
Nello “Srimad Bhagavatam” (10):
10:8 Narada Muni disse:
Tra tutte le attrattive del piacere materiale, quella della ricchezza
confonde l’intelligenza più del fatto di avere un bell’aspetto fisico, di
essere nati in una famiglia nobile e di essere colti.
Tra l'attrattiva del piacere della ricchezza e quella del sesso sinceramente preferisco quest'ultima.
Tra una donna nuda in attesa ed un mucchio di monete d'oro, sempre in attesa di essere prese, preferisco la donna nuda; quindi non per tutti la ricchezza è quell'attrattiva assoluta di cui si parla, ma per me, nel particolare, è un'attrazione relativa che però potrebbe diventare un'ossessione, quindi assoluta. E' vero che con i soldi si può ottenere tutto quello che si vuole ma il merito non è di chi li possiede ma dei soldi in sé. Invece l'attrazione sessuale è personalizzata e personalizzante, è il possessore che viene riconosciuto.
L'attrazione sessuale, per lo "Srimad Bhagavatam" è condannabile?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
crepuscolo
L'attrazione sessuale, per lo "Srimad Bhagavatam" è condannabile?
Intanto, in quei versetti non si parla di attrazione sessuale. L'attrazione sessuale in sé non può essere condannata da nessun testo, però può essere deviante da un retto cammino, può essere una tentazione a trasgredire, se non viene controllata. In quel testo si parla del pericolo dell'attrazione sessuale, perché perfino Brahma e Siva avrebbero "perso la testa" per "le grazie femminili". E quindi tanto più uomini e donne.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
Intanto, in quei versetti non si parla di attrazione sessuale. L'attrazione sessuale in sé non può essere condannata da nessun testo, però può essere deviante da un retto cammino, può essere una tentazione a trasgredire, se non viene controllata. In quel testo si parla del pericolo dell'attrazione sessuale, perché perfino Brahma e Siva avrebbero "perso la testa" per "le grazie femminili". E quindi tanto più uomini e donne.
ma se dice che la ricchezza è la massima attrazione è sottinteso (ovvio) che l'attrazione del sesso, per chi ha scritto, era inferiore al denaro.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
crepuscolo
ma se dice che la ricchezza è la massima attrazione è sottinteso (ovvio) che l'attrazione del sesso, per chi ha scritto, era inferiore al denaro.
Non si può parlare di valori assoluti validi per tutti. Tempo fa lessi che molti italiani, la maggioranza, preferiscono una buona mangiata al ristorante al sesso. In quel testo la preferenza al vino precede quella alle donne e al gioco d'azzardo. Non tutti ragionano come te e hanno le tue preferenze.
Ricorda: Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
Non si può parlare di valori assoluti validi per tutti.
Appunto.
Valido per chi lo ha scritto e per chi lo riporta.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
Ricorda: Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere.
A tale proposito ti racconto una barzelletta.
C'era un tale che aveva raggiunto la veneranda età di cent'anni.
La Rai invia un intervistatore ad intervistare il vecchio.
Il vecchio fa accomodare l'intervistatore che subito gli chiede come abbia fatto a raggiungere tale quantità di anni.
Allora il vecchio comincia a raccontare la sua storia finendo con "......sono astemio, non fumo e non vado a donne".
A quel punto scoppia oltre la porta accanto un scroscio di risate ed un urlo: "Scopa, scopa" rimbomba nella casa.
Incuriosito l'investigatore chiede che cosa sia; a quel punto il vecchio apre la porta e compaiono oltre una nebbia di fumo quattro arzilli vecchietti intorno ad un tavolo imbandito di bottiglie bicchieri. L'intervistatore interdetto chiede al vecchio chi siano, al che il vecchio: " Sono i miei nonni che giocano a scopa ".
Il fatto è che quello che hai riportato me lo sono scordato quando non me lo sono ricordato:asd:,......sai alla mia età si vive soprattutto di ricordi:).