Leggendo "il vostro pensiero in questo momento" mi
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Leggendo "il vostro pensiero in questo momento" mi
La mia bocca e il mio cervello, in quei casi, dicono di lasciarmi solo.
Ma io voglio tutt'altro. Voglio ridere in faccia alla disgrazia.
Io preferisco (decisamente e da sempre) uno stato tendente alla solitudine perenne, ad eccezione delle situazioni in cui la partecipazione altrui è connaturata ed inevitabile (come certe attività di svago), a prescindere dalle circostanze, quindi anche in caso di lutti o di momenti estremamente positivi.
Forse, in quel momento, sento il bisogno di voler star da sola.
Ma non è quello che realmente voglio.
La solitudine non mi è proprio d'aiuto.
Se un mio caro soffrisse credo che mi spaccherei in quattro per stargli vicino.
In quei casi le parole non servono, basterebbe un sorriso, o in ogni caso, la propria presenza accanto al diretto interessato.
Io, comunque, mi baso su quello che vorrei io.
Che scemenze.
Se perdo mio padre o un amico posso anche stare tra 1000 persone, sentirmi dire 1000 cose che la solitudine è dentro.
Io personalmente odio chi parla come se sapesse quello che provi.
Può succedere la stessa cosa a tanti,ma reagiranno e proveranno cose nettamente differenti tra loro.
Ecco.
Odio chi mi fa passare da "quella che soffre quindi stiamole vicino blabla".
Se voglio aiuto,parlando per me,lo chiedo.
*
Quoto. E non penso sia possibile generalizzare. Dipende dalla persona che in quel momento soffre e dal perché.
Io non lo so. Tenadenzialmente preferisco essere lasciata in pace oppure che mi si dia qualcosa da fare.
Tanto piangersi addosso, oltretutto in pubblico, poi a che serve se è una cosa seria? Tanto vale fare qualcosa per metterci una pezza. Lottare, quando possibile. Dignità sempre e comunque, questo mi pare di aver imparato, almeno.
Come ha detto Giurabbit, spesso si sente il bisogno di restare soli, ma non è sempre quella la ricetta migliore. E' istintivo chiudersi, quando una disgrazia ci colpisce. Non si cerca altro che la compagnia di se stessi. Il problema è riuscire ad elaborare il dolore,a interiorizzarlo, e a volte lo stare in mezzo agli altri aiuta di più che l'isolarsi, perché il misurarsi con altre persone ci porta ad evitare l'apatia. Tanto, come ha scritto LaZia, la solitudine in quei momenti l'abbiamo già, dentro di noi. Tuttavia anche la compagnia è un'arma a doppio taglio, perché si incorre nel rischio di non riuscire a gestire la presenza di altre persone, in quei momenti.
Quando mi è capitato di stare male per qualche accidente vario mi è bastato sentire l'affetto dei miei amici.Anche con una semplice parola.
Poi la vera consolazione quella che ti risolleva completamente la costruisci con piccoli sassi che raccogli intorno a te.Naturalmente i massi grossi ti devono venire da dentro.
Ma gli amici,la famiglia ,le persone care in genere fanno la differenza... eccome se la fanno.
Spero quando qualcuno sta male di essere bravo a consolare anch'io...
[QUOTE=LaZia;920395]Che scemenze.
Se perdo mio padre o un amico posso anche stare tra 1000 persone, sentirmi dire 1000 cose che la solitudine
Punti di vista.
Io trovo sbagliato anche avere delle aspettative verso gli altri.
Quelle si che sono autodistruttive.
Non mi aspetterei MAI aiuto da qualcuno senza una precisa richiesta.
Anzi,mi infastidisce se qualcuno cerca di starmi vicino senza mio permesso.
Ecco.
Richiesta,non aspettativa.
Bada bene.
Poi se una cosa mi infastidisce non trovo sia una richiesta.
Boh Giù...non ci capiamo. :dunno: