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Prigionieri di Facebook.
Il più popolare social network al mondo cambia politica. Da oggi tutti i dati e le informazioni che gli utenti caricano nel loro profilo, foto comprese, resteranno per sempre di proprietà dell'azienda anche quando si volesse cancellare la propria identità online.
In questi giorni ha compiuto cinque anni e si è regalato un'altra polemica. Facebook, il social network più famoso del momento e che sta definendo un'epoca, ha infatti annunciato nei giorni scorsi di aver cambiato "giusto un attimo" le norme che regolano l'accordo con gli utenti del servizio. E il cambiamento sta provocando un'esplosione di polemiche in rete.
Il punto centrale è la gestione dei contenuti. Tutti i social network e tutte le aziende digitali "Web 2.0" sono basate sul concetto che i contenuti vengono prodotti dagli utenti. A partire da Second Life, paradigma (adesso passato in secondo piano, per fortuna) del mondo generato dagli utenti che pagano solo per il privilegio di esserci, fino a Facebook, sorta di Ikea del social networking, dove tutti hanno spazi più o meno uguali da arredare con le proprie immagini e i commenti scritti muro a muro.
Cosa succede però a quei contenuti quando qualcuno decide di averne avuto abbastanza e di volersene andare? Non è come sparecchiare e tornarsene a casa propria, perché secondo il nuovo regolamento di Facebook, adesso i contenuti caricati sul social network non appartengono più al singolo ma al network stesso, cioè a Facebook.
È il volere di Mark Zuckeberg il discusso fondatore di Facebook, il ragazzino prodigio che ha pagato alcuni milioni di dollari a qualche compagno di scuola che l'accusava di aver fondato Facebook copiando loro idee e mettendo così a tacere non solo l'ipotesi di copia ma anche l'idea che inventare e creare sia meglio che copiare (gli ex compagni di scuola adesso si sono pagati la pensione con un'idea che non hanno mai provato a realizzare, mentre Zuckeberg ha dimostrato che non è necessario essere creativi ma basta copiare con determinazione per avere successo). Una vicenda complicata, non alla portata della comprensione di tutti gli utenti ma che sta facendo rumore in rete.
L'etica del capitalismo, lo spirito della rete: cioè il desiderio di far soldi (in maniera oscena, considerando la ricchezza costruita sui contenuti prodotti da altri di Google, Facebook e via dicendo: almeno Bill Gates il suo software a codice chiuso se lo produce da sé) e quello di contribuire in effetti alla crescita dell'economia digitale. La valutazione di Facebook è secondo alcuni sproporzionata rispetto al suo reale valore.
Si parla di miliardi di dollari. Soprattutto, se ne parla senza avere una idea di come si producano gli introiti che giustifichino il valore dell'azienda se non vendendo tutte le informazioni e i contenuti prodotti da e sugli utenti del servizio a terzi. Ma anche così, c'è chi comincia a dubitare che si riuscirebbe mai a produrre anche solo una parte della ricchezza stimata per Facebook: 175 milioni di utenti nel mondo (8 in Italia, tutto stimato), 300 milioni di dollari di fatturato nel 2008 (stimati, in crescita), un valore dell'azienda Facebook stimato fra i 3,75 e 5 miliardi di dollari, secondo il settimanale economico statunitense BusinessWeek.
http://www.macitynet.it/macity/aA366...r_sempre.shtml
Vi turba, lo ritenete scorretto, geniale, opportunistico, superfluo o ininfluente?
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Io ritengo già una simile diffusione di Facebook il sintomo di una società profondamente malata.
Mi infastidisce già solo parlarne.
Quanto ai dati ed alle informazioni inserite dagli utenti, io sono affinchè rimangano di proprietà dell'utente.
Tuttavia, se anche divenissero di proprietà dell'azienda, l'importante è che venga garantito il diritto dell'utente di modificarli o cancellarli completamente, anche se a livello giuridico si potrebbero creare degli impedimenti e dei meccanismi troppo farraginosi.
E' abbastanza inquietante la facilità con cui certe regole vengono cambiate nei cosiddetti social network.
Presumo si dia ampio risalto a tali regole quando una persona vi si registra.
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Naturalmente dovrebbe essere l'utente a scegliere se fornire o meno alla società che è responsabile della gestione dei dati personali inseriti su Facebook la possibilità di cederli a terzi.
Guai se ci fosse l'obbligo o l'adesione automatica alla cessione delle informazioni personali a terzi senza averlo specificato al momento della registrazione.
E' da criminali virtuali una simile regola. Veri e propri delinquenti.
Io potrei anche denunciare certe persone se violassero la legge sulla privacy che esiste in Italia.
Nell'era di Internet il diritto alla privacy non deve assolutamente essere violato, nel modo più assoluto, se non attraverso uno specifico consenso dell'interessato. E l'utente dovrebbe avere il diritto di disporre delle proprie informazioni personali come desidera, nei limiti della legge, quindi dovrebbe poterle anche cancellare completamente, se volesse procedere in tal senso.
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[QUOTE=Sousuke;978883]
E' abbastanza inquietante la facilit
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Pulsar
Si, questo più di tutto mi ha stupito, però non saprei dire fino a che punto è lecito.
La liceità del provvedimento dipende dall'accordo che è stato certamente accettato dall'utente al momento della registrazione, che si presume nei limiti della legge e rispettoso del diritto alla privacy.
Citazione:
Per il resto, fintanto che uno accetta di mettere i propri dati se ne assume anche le conseguenze.
.......
Le conseguenze non dovrebbero violare il diritto alla privacy, che include anche il diritto di cancellare e disporre delle proprie informazioni personali, foto incluse, a propria discrezione nei limiti della legge.
Io sarei favorevole alla denuncia se mi venisse impedito o reso difficoltoso tale diritto in Italia, nonchè si verificasse un abuso reiterato ed insistito delle mie informazioni e foto private per varie finalità, anche dirette a denigrarmi o diffamarmi.
Non si scherza sulla privacy e l'utilizzo abusivo e denigratorio in pubblico di informazioni private e personali. Chiaro?
Occorre ricordarsi che gli ambienti virtuali su Internet non sono un'oasi felice dove si può comportarsi come si vuole ma sono anch'essi regolati dalla legge.
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I dati personali possono essere trattati e/o divulgati. I dati sensibili, invece, no.
La diffusione e l'utilizzo di questi ultimi
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Vicende come questa rafforzano ulteriormente, se mai ve ne fosse bisogno, la ferma convinzione a non volermi approcciare a simili realtà virtuali.
Avevo già sentito una cosa di questo tipo, e quand'anche fosse legale, la trovo alquanto inquietante. Non vedo perché una persona non debba esser libera di cancellare i propri dati, una volta che decide di lasciare la comunità virtuale alla quale si è iscritto.
Quindi sì, questa notizia mi turba, tuttavia non mi sorprende. Ho sempre trovato essere alquanto pericolosi, determinati spazi. Anche se l'adesione è volontaria, ti rubano pezzo dopo pezzo la tua privacy, e neppure te ne rendi conto.
Quello che non capisco è quale vantaggio può trarre l'azienda da una simile operazione...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
The Evil Twin
Detto questo, ho un dubbio. Sento parlare sempre più spesso di FB come del demonio. Ma scusate, qualcuno ha obbligato qualcun altro ad iscriversi?
Fb è il male, FB è una portineria...a me sembra solo un modo come un altro per cazzeggiare.
No infatti, non era qui che volevo arrivare.
Concordo con te, nel momento in cui accetto di mettere i miei dati sul web diviene poi un problema mio l'utilizzo che chiunque ne possa fare, ma non nel caso di fb che cambia di colpo una clausola, facendo divenire la sua banca dati di sua esclusiva proprietà (contro la mia volontà) e questo implica anche una gestione e/o elaborazione di tali dati a non so che scopo, non è che mi turba più di tanto, ma gli fruttasse anche solo degli introiti, se permetti mi da fastidio che io, offrendogli la materia prima, ne venga esclusa.
Ps: sinceramente non mi vengono in mente scenari catastrofici, ma una banca dati ben analizzata, diviene un file vendibile a scopo commerciale, per cui potrebbe capitare che ognuno si trovi martellato da proposte allineate al target da lui stesso offerto, questa è una delle piccole ipotesi che mi vengono in mente, cosa che già avviene di fatto. Cioè ti spaccano le balle di continuo, qualcuno ci guadagna, tu non ci guadagni nulla, ma ci perdi tanto tempo a levarteli di torno.
Ipotesi tra le meno dannose insomma.
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[QUOTE=Pulsar;978919]No infatti, non era qui che volevo arrivare.
Concordo con te, nel momento in cui accetto di mettere i miei dati sul web diviene poi un problema mio l'utilizzo che chiunque ne possa fare, ma non nel caso di fb che cambia di colpo una clausola, facendo divenire la sua banca dati di sua esclusiva propriet
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Citazione:
Originariamente Scritto da
The Evil Twin
...e non di dati sensibili, numero di conto corrente, orientamento politico, cartella clinica, ecc ecc...
Beh si, per quelli ci vogliono ricerche di anche 5 o 10 minuti :asd:
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[QUOTE=The Evil Twin;978922]Parliamo di dati personali, nome, cognome, indirizzo, tutte cose che sono gi
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Più che altro visto che utilizzano la nostra identità e i nostri dati (anche non riservati) per trarne un guadagno, dovrebbero pagarci.
E' questa la vera ingiustizia...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Kyra
Beh si, per quelli ci vogliono ricerche di anche 5 o 10 minuti :asd:
ahahahaha
[QUOTE=mat612000;978930]Pi
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I dati personali (nome, cognome, indirizzo e similari) possono essere trattati solo nel rispetto della legge sulla privacy, quindi solo se vi è una specifica autorizzazione dell'utente in tal senso e spesso solo per permetterne l'utilizzo in via strumentale affinchè l'azienda possa svolgere la sua attività tipica.
Infatti, per esempio, quando si sottoscrive un nuovo contratto di conto corrente in banca viene richiesta anche l'autorizzazione all'uso dei propri dati personali, limitatamente all'esecuzione di tale contratto (utilizzi ulteriori, come la cessione ai terzi dei propri dati personali, deve essere autorizzata specificatamente dall'interessato).
Se io scopro che un qualunque soggetto ha divulgato o diffuso in pubblico miei dati personali (anche non sensibili), anche in qualunque ambito virtuale senza la mia autorizzazione, lo denuncio.
Spetta a me decidere come e quando divulgarli ad altri in sede pubblica, a meno che abbia già fornito una specifica autorizzazione in tal senso al titolare dei miei dati personali (non accadrà mai).
Ribadisco che il diritto alla privacy concerne tutti i propri dati personali e non solo quelli sensibili, che godono di un regime di trattamento e di autorizzazione ancora più severo, come è giusto che sia.
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[QUOTE=The Evil Twin;978938]
Non fraintendermi, che sia ingiusto