Religione: storia di potere, non di verità
La religione nasce dove nasce l’ignoranza. Non é un insulto per i credenti (degni di rispetto), ma un dato antropologico: l’essere umano ha bisogno di spiegare ciò che non comprende. Fulmini, morte, malattie, sogni. Da questa ignoranza nasce il sacro. Costruzione mentale espressa poi, magari, come verità rivelata, La paura è la prima divinità. E, forse, l'unica. Vassapé.
Da lì in poi, la religione diventa un linguaggio del potere. Chi controlla il discorso su dio, controlla il comportamento delle masse. Le religioni sono sistemi di senso che diventano sistemi di comando. Non sono mai solo "credo": sono codici giuridici, strutture gerarchiche, legittimazioni politiche. Le religioni durano finché servono. Quando il loro uso sociale si esaurisce, scompaiono.
Religioni estinte: un museo del potere passato
I maya avevano una religione complessa, matematica, spietata. Sacrifici, cicli cosmici, profezie. Ogni rito serviva a tenere in piedi l’ordine sociale e politico. Quando quel mondo crolla, per guerre, crisi ecologiche, invasioni, gli dei spariscono. Nessuno oggi prega Quetzalcoatl con serietà liturgica. Non perché sia “meno vero”, ma perché non serve più.
Stesso discorso per gli aztechi, per gli egizi...durati millenni. Le religioni dell’antichità avevano il compito di tenere in piedi regni e imperi. Erano religioni di Stato. Quando lo Stato muore, muore anche il pantheon. La fede non salva il sistema; è il sistema a far vivere la fede.
Il cristianesimo è un caso istruttivo. Si potrebbe definire provocatoriamente, come un impero travestito da croce. Nato come movimento eversivo, si istituzionalizza quando diventa religione dell’Impero romano. Non è Gesù a cambiare la storia: è Costantino. Da quel momento, il cristianesimo non è più la religione dei perseguitati, ma dei persecutori. I vescovi diventano funzionari imperiali, i concili diventano assemblee legislative, il Papa eredita i poteri del Cesare. La croce si fa scettro.
Nel Medioevo, la Chiesa esercita un potere assoluto. Giudica, condanna, incorona. Ha eserciti, terre, tribunali. Nessun re può governare senza il suo placet. Le eresie sono ribellioni politiche mascherate da dissenso teologico. La fede è lo strumento, non il fine.
Ancora oggi, il Vaticano è un’entità politica, con ambasciatori, trattati, interessi. L’idea che il cristianesimo sia sopravvissuto per la sua verità è ingenua. È sopravvissuto perché ha fatto sistema con il potere, adattandosi ai secoli come un organismo opportunista. Adattando, concilio dopo concilio, bolla dopo bolla, la "verità".
L'Arte religiosa? Anche lei, da un certo (provocatorio) punto di vista: bellezza al servizio del dominio
Le cattedrali, le Madonne, i mosaici bizantini: capolavori, sì. Ma al servizio di cosa? Di una narrazione. L’arte religiosa non è prova dell’esistenza di Dio, ma dell’esistenza del mecenatismo ecclesiastico. L'artista e l'architetto creano, in cambio di sonanti scudi e dobloni. La bellezza serve a emozionare, e quindi a convincere. La cattedrale gotica é simbolo di potere. Non a caso, gli stessi strumenti li usano anche i regimi moderni. Monumenti, inni, coreografie: l’estetica è propaganda.
Dire che la Cappella Sistina è la prova della verità cristiana equivale a dire che i capolavori hollywoodiani provano la superiorità statunitense. Non funziona così. L’arte serve il potere. Il potere serve se stesso.
Oggi la religione é evoluta. Si è trasformata. In alcune zone del mondo è ancora al centro del sistema politico: l’Islam in versione teocratica in Iran e Arabia Saudita; l’induismo nazionalista in India; il cristianesimo evangelico in alcune aree degli Stati Uniti. Sempre lo stesso schema: la religione fornisce coesione, giustificazione e disciplina.
Altrove, dove lo Stato laico ha preso piede, la religione sopravvive in forma meno istituzionale, più "privata", oppure in forma mutata: new age, spiritualismi, sette, guru. Il bisogno non muore, ma cambia abito. La differenza è che oggi... si compra su Amazon.
Non è un progresso, né un regresso. È l’evoluzione di un bisogno primitivo che il potere sa interpretare meglio di chiunque altro.
Le religioni durano finché servono. Non sono eterne, né infallibili. Sono adattamenti culturali. Come le lingue, le monete, le leggi. Il fatto che il cristianesimo duri da duemila anni non dimostra la verità del Vangelo, dimostra solo l’efficacia di una struttura di potere che ha saputo adattarsi. Le divinità egiziane (che hanno ancora qualche esiguo numero di seguaci) hanno regnato per tremila....
Le opere d’arte, i testi sacri, le gerarchie ecclesiastiche, le manifestazioni popolari enfatizzate mediaticamente, non provano l’esistenza di Dio. Provano l’intelligenza politica di chi ha saputo canalizzare il bisogno umano di credere. Ogni religione è una risposta all’angoscia dell'ignoranza. Ma quando la risposta smette di funzionare, cambia domanda, o cambia dio.
Non c’è nulla di trascendente in questo. È storia. È sociologia. È biologia della mente.
L’eterno, finché dura, è solo il nome più elegante del potere ben organizzato..
Non c’è divinità che sopravviva alla fine del suo impero.
Nota: Parlo di "religione". Non parlo dell' esistenza o meno di un "Dio= Potere/Entità originaria".. Le iniziali, maiuscole o minuscole, non sono casuali, ma signficative