Originariamente Scritto da
Bauxite
La schiava turca ha un'acconciatura che pare una cofana, al cui centro c'è un cavallo alato, e sotto un fiocchetto a tenere fermo tutto.
Dei riccioli sulla fronte e le sopracciglia sottilisottili, ma ha gli occhi curiosi e non ammicca.
Sorride come una che lascia capire che ha capito.
In molte opere di arte figurativa, il sorriso e la risata compaiono dipinti, scolpiti, disegnati trasmettendo una grande naturalezza, una introvabile facilità.
Merito degli artisti, certamente, ma se penso che il ridere e il sorridere sono stati spesso considerati come un atto comunicativo e, al tempo stesso, inibito dalla cosiddetta società bene, allora mi viene naturale pensare che chi ha deciso di ritrarre figure sorridenti, spesso non belle, non perfette, in tanti casi scoprendo dentature non gradevoli, abbia compiuto una piccola rivoluzione.
E così l'Amor vincit omnia è un angelo che pare stia scendendo da un letto, in una stanza con strumenti musicali, un'armatura buttata lì e tiene nella mano destra delle frecce.
Sorridente.
Pare che si sia appena svegliato.
Gerard van Honthorst era un pittore olandese, noto per l'Adorazione del Bambino (che sta agli Uffizi), che in pieno Barocco ritrasse molti sorrisi : sotto i baffi, con i baffi, e non solo: anche una ragazza che sorride mentre indica un'immagine oscena che tiene nella mano destra, ben in vista.
Sembra che dica allo spettatore: "Guarda qui cosa ho!"
Lei, che magari è una cortigiana, e probabilmente è più sveglia di tante altre ritratte, non ha un sorriso a bocca chiusa: i suoi denti, sotto un naso dritto, sono ben visibili.
Se ne frega, è chiaro.
Ha capito che mostrare quell'immagine con tanta naturale sfacciataggine, è un modo di entrare in comunicazione.
La risata, il sorriso è comunicare, attrarre a sè, ma anche allontanare da sè.
Il folle che ride è un'opera che mi ha sempre attratto e respinto.
Ha uno strano abbigliamento , un copricapo con cresta e orecchie e in realtà è un'intera tuta (la chiameremmo così oggi) , tiene la mano sinistra sul volto e sta ridendo a crepapelle. Nella destra ha un paio di occhiali, senza asticelle.
E' un'opera del '500 di un pittore olandese.
La guardo e penso: chissà come rideva questo? Magari sghignazzando? Chissà che rumore faceva il suo ridere?!
Quando da bambina giravo con i miei a piazza Navona, restavo spesso a guardare i caricaturisti.
Mi piaceva tutto: le dita sporche per le sfumature, le facce di chi aspettava il proprio turno per farsi fare il ritratto e intanto sorrideva guardando il lavoro fatto dall'artista a quello seduto di fronte a lui, le facce di chi si ritrovava la caricatura tra le mani e andava via, sorridente e a volte un po' meno...
Nessuno di questi signori si conosceva prima, ma a volte rimanevano a chiacchierare.
Non mi sono mai fatta ritrarre nè ho avuto il coraggio di sedermi lì e farmi fare una caricatura.
Bisogna avere un po' di faccia tosta nella vita.
Concludo: per me uno dei capolavori dell'arte italiane è L'annunciazione, di Lorenzo Lotto.
Il gatto, chiaramente, non se l'aspettava.
Questo a me fa ridere.