E' polemica sulla decisione di Sky Real Lives di mostrare la morte di Craig Ewert, 59 anni, malato di sclerosi laterale amiotrofica.
Il documentario, chiamato "Right to Die?"
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E' polemica sulla decisione di Sky Real Lives di mostrare la morte di Craig Ewert, 59 anni, malato di sclerosi laterale amiotrofica.
Il documentario, chiamato "Right to Die?"
No, io sono contraria.
Sinceramente non saprei mettere su un'argomentazione, trovo ci sia ben poco da dire.
A pelle, senza concedermi tregua al ripensarci, dico no.
Qualunque senso la morte la trova ovunque, dalla vita al culmine, nel momento del trapasso.
Figuriamoci se
Sarei favorevole alla diffusione di tale video tramite i media di massa solo se vi è, ovviamente, il consenso dell'interessato, nessun ritorno economico o vantaggio (anche in senso figurato) per alcun soggetto coinvolto nella vicenda (eredi inclusi) e chi ne gestisce la diffusione è lo stato, al fine di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sul tema in questione.
Altrimenti, in tutte le altre ipotesi, si configurerebbe una mercificazione dell'eutanasia e della morte in diretta, per meri fini privatistici.
I reality show devono avere dei limiti dettati dal buon costume e senso del decoro, nonchè dovrebbero evitare di speculare sulla morte di una persona.
Tuttavia c'è da considerare che la cultura inglese ha una visione differente, più "permissiva", diretta/cruda e meno influenzata dall'etica di tali concetti rispetto a quella tipica italiana.
Il dolore è spettacolo.Facciamo leggermente tutti un po' schifo ma è così.
Ci si ferma a contemplare i bambini che giocano al parco?NO.
Ma se c'è uno scippo...un incidente...un omicidio...sangue e morte.Ci siamo noi.Tutti.
La morte alle volte affascina più della vita.Forse è solo perchè non sappiamo cosa c'è dopo...o perchè la sfidiamo e vogliamo guardarla dritto negli occhi, magari per esorcizzare la paura, o star lì a parlarne per dire "io c'ero".
Che dibattito si può fare sull'eutanasia?Non si arriverà mai a stabilire cosa è giusto e cosa no.
Forse far vedere che si muore senza dolore...mah...non so.Davvero.
La morte è una questione privata.
[QUOTE=Sousuke;961894][FONT="Comic Sans MS"]Sarei favorevole alla diffusione di tale video tramite i media di massa solo se vi
Odio questo concetto (non tu che lo hai espresso Zuzu eh..) che molto rispecchia l'aspettativa di molti.
La sensibilizzazione della gente derivante da certe dinamiche è falsa, indotta.
Piuttosto sarebbe più utile accettare che c'è poca sensibilità.
Idem accade per le notizie di cronaca, si tende a rafforzare la notizia con le immagini o i video, un morto ammazzato è tale a prescindere che venga fornita foto del corpo crivellato o meno, purtroppo però la sensibilità della gente si è fossilizzata all'ascolto e ha bisogno di vedere.
Capisci che in quest'ottica fornendo un video di morte non vi sarà più sazietà e ancor meno sensibilità?
Bisogna tornare indietro da questo vizio, secondo me è dannoso, e ancor più vile che passi sotto l'intento di informare o peggio ancora sensibilizzare.
Libertà di scegliere: vivere e soffrire sempre più o morire e smettere di soffrire?
Considerando che a quel punto sono molti di più gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi, poi per amor proprio
Non
[QUOTE=Novembre;961926]La morte
[QUOTE=Gloucester;962118]La morte borghese
[QUOTE=Novembre;961927]L'opinione pubblica
[QUOTE=Xilinx23;961891]E' polemica sulla decisione di Sky Real Lives di mostrare la morte di Craig Ewert, 59 anni, malato di sclerosi laterale amiotrofica.
Il documentario, chiamato "Right to Die?"
[QUOTE=Sousuke;962181][FONT="Comic Sans MS"]L'interesse nella vicenda
Se l'opinione pubblica si sensibilizzasse maggiormente riguardo alla questione dell'eutanasia e quindi ne comprendesse i motivi che la muovono e le sue implicazioni si sarebbe raggiunto l'obiettivo ideale di tale video, almeno nel caso fossero stati rispettati i requisiti che io ho posto nel mio primo post.
Obiettivo raggiunto quindi.
Non è detto che tutti coloro che visioneranno il video saranno stimolati dalla morbosità, cioè da un interesse eccessivo e quasi patologico nei confronti della morte in diretta, anzichè in ciò che rappresenta e nel messaggio relativo.
Ma andiamo...chi guarda una roba del genere in tv lo fa solo ed esclusivamente per morbosità, latente o meno, esattamente come chi si sorbisce l'isola dei famosi.
Anche se si investe dei più nobili intenti per nascondere, magari anche a se stesso, il vero motivo che lo spinge.
Gli unici che forse la guarderebbero con occhi diversi sono i medici, che potrebbero vedere il tutto come un video testo di anatomia-etica-medicina.
Chi vuole ed è capace di sensibilizzarsi a riguardo lo fa anche solo leggendo una delle tante lettere aperte che le persone che richiedono l'eutanasia mandano ai vari giornali. Immagini di morte non servono in quel senso. E' solo audience
[QUOTE=Sousuke;962207][FONT="Comic Sans MS"]Se l'opinione pubblica si sensibilizzasse maggiormente riguardo alla questione dell'eutanasia e quindi ne comprendesse i motivi che la muovono e le sue implicazioni si sarebbe raggiunto l'obiettivo ideale di tale video, almeno nel caso fossero stati rispettati i requisiti che io ho posto nel mio primo post.
Obiettivo raggiunto quindi.
Non
Io non ho poteri telepatici.
Semplicemente intendo stimolare maggiormente la sensibilità dei cittadini sulla questione posta, secondo quanto ho affermato nel mio primo post, a prescindere che alcuni o molti cittadini abbiano già compreso il concetto di eutanasia e lo sostengano.
Altre finalità non sono consentite.
Fine.
Io (come altri) potrei guardare tale video senza essere stimolato da alcuna morbosità.
L'Isola dei famosi è un reality show più tradizionale dove non muoiono appositamente persone in diretta, che si può guardare anche solo per divertimento e non necessariamente per effetto di una patologia (non nel mio caso, dato che raramente guardo la televisione).
E' chiaro che il video in movimento, a differenza di un'immagine immobile o di un testo, ha un impatto visivo maggiore e provoca maggiormente.
[QUOTE=Sousuke;962221][FONT="Comic Sans MS"]Io non ho poteri telepatici.
Semplicemente intendo stimolare maggiormente la sensibilit
Io lo trovo un programma macabro e che servirà a tutto fuorché a sostenere la causa sull'eutanasia...
Penso anche che però, se un tizio X vuol farsi riprendere mentre fa la cacca e la TV Y decide di mandarlo in onda, verrà fatto e a quel punto... basterebbe non guardarlo.
Lo so che non devono funzionare così le cose e che la spazzatura non dovrebbe essere propinata a tutti i costi... ma l'audience paga più delle chiacchiere.
Lo dimostra la De Filippi ogni giorno.
[QUOTE=Novembre;961926]La morte
Spettacolarizzazione, mera spettacolarizzazione della morte
La morte
Non dovrebbe essere un elemento discriminante sulla decisione dello stato (quindi nessun fine di speculazione, mercificazione, guadagno diretto/indiretto o spettacolarizzazione) di divulgare il filmato la possibilità che un soggetto visioni il video con morbosità, cioè con un interesse eccessivo e quasi patologico per la morte in sè, oppure con indifferenza od interesse/comprensione per il messaggio reale che si vuole trasmettere, riguardante l'eutanasia.
Anche la morbosità è una questione prettamente personale su cui lo stato non dovrebbe intervenire.
La società è solo figlia di se stessa.
Se intende autodistruggersi moralmente od eticamente non lo si può impedire, a meno che si voglia imporre una politica che limita la sfera personale e la libertà dell'individuo.
Non è che si può vietare la vendita dei coltelli solo perchè vengono usati anche per gli omicidi.
Si reprima e punisca tale specifico uso, non lo strumento in sè.
c' un detto che dice..................
"Parlatene bene o parlatene Male....purche' se ne parli
Inutile. Non aggiunge nulla a quanto gi
Intendiamoci... sono d'accordo con voi... la penso nello stesso modo ma... non capisco però questo assolutismo.
In fondo, la propria morte è un evento privato e come tale va rispettato.... almeno fino a quando non sono io a decidere di renderla pubblica. No?
Che io non sia d'accordo con il messaggio che intendono mandare e, anzi, trovi che otterrà l'effetto opposto, ok... ma da qui a dire che per tutti la morte, la nascita, la vita o qualunque altro evento debbano essere in un modo deciso, direi di no.
Sto tizio ha deciso di fare così. Era la sua morte. Farà un pò come vuole.
Il macabro è che ci siano TV che lo trasmettano e gente che guardi....
Esprimerò un pensiero controcorrente: non sono contrario purché una simile esperienza venga positivamente interiorizzata. Per lungo tempo, e sino alle soglie dell'età borghese, la morte ha avuto in Occidente una dimensione pubblica; e l'essere pubblicamente vissuta ha contribuito alla sua demitizzazione, alla sua accettazione come uno dei tanti passi, ancorché l'ultimo, di cui si compone l'umana esistenza. La ricezione della sua naturalità in questa dimensione collettiva ne determinava la serena accettazione. E' squisitamente pubblica la morte dei potenti: Guglielmo il Maresciallo, reggente del regno d'Inghilterra, annuncia l'imminenza della propria morte, si mette a letto e nei lunghi giorni della sua agonia partecipa ai molteplici riti che ne sanciscono il distacco dalla vita terrena. Una fitta rete di relazioni sociali scandisce il ricevimento dei dignitari di corte, dei familiari, dei compagni d'arme, il regolamento delle questioni del regno, la spoliazione da tutti i beni terreni attraverso i lasciti testamentari ed i donativi, l'adempimento in extremis del voto di entrare nell'ordine del Tempio. Sarebbe arduo definirli ultimi giorni, perché lo spettacolo si protrae per due lunghi mesi durante i quali tutti i dignitari del regno si accalcano, giorno dopo giorno e con perseveranza, attorno al letto del morente.
E se quella del Maresciallo è una morte esemplare per condotta e contegno del morente, la folla che per settimane lo circonda rappresenta tutt'altro che un'eccezione. Secoli dopo, il trapasso del cardinale Mazzarino, che sul letto di morte continuerà a farsi incipriare il viso ricevendo la lunga teoria dei cortigiani, o quello di Luigi XIV, non sono meno affollati; Federico Guglielmo I di Prussia, a Settecento ormai inoltrato, farà sfilare in parata i granatieri della guardia nella propria camera da letto. Più intima, necessariamente priva di un respiro pubblico, ma egualmente connotata da una dimensione collettiva è la morte del semplice suddito o cittadino, circondato dai propri congiunti e familiari, sovente dalla comunità stessa in cui è inserito. Ciò cui assistiamo a partire dal XIX secolo è una rivoluzione nella concezione e nella stessa percezione della morte; sottratta ad una dimensione pubblica nella misura in cui sempre più va approfondendosi il solco fra sfera pubblica e sfera privata, sino alla frattura data dalla dissoluzione della società di antico regime. Il crescente isolamento, all'interno del nucleo familiare, procede attraverso una recisione dei suoi aspetti relazionali cui non è forse estraneo (ma questa è una mia supposizione) il riserbo e la discrezione di cui si ammanta la morale della borghesia, vera forza emergente fra XVIII e XX secolo.
Quindi, con l'avvento della società industriale, la morte è astratta anche dal contesto strettamente familiare, negata allo stesso morente, considerata non più come naturale ed inevitabile epilogo dell'esistenza ma come fallimento di una medicina sempre più perfezionata ma non ancora onnipotente; il moribondo è lasciato solo di fronte alla morte con tutto il proprio carico di paure senza risposta, i congiunti dai visi familiari vengono rimpiazzati da un anonimo stuolo di medici, la propria camera da un anonimo letto d'ospedale. E se la morte si fa drammatica per colui che la subisce come una colpa, altrettanto drammatico è il distacco percepito da coloro che rimangono, oramai impossibilitati a far leva sulla capacità di mediazione del dolore precedentemente offerta proprio da quel contesto relazionale in grado di attutire e metabolizzare il trauma; la scomparsa, prematura o tardiva di un congiunto, diviene ora una frattura permanentemente irrisolta il cui superamento coincide con l'occultamento e la rimozione. Viviamo in tempi connotati da una profondissima ipocondria non solo a causa di un oltremondo sempre più sfumato e lontanante a seguito della crisi del sentimento religioso; ma anche e soprattutto per la radicale affermazione di una solitudine che, angosciosa per il vivente, si traduce in terrore angosciato per il morente. Ben vengano delle correzioni.
[QUOTE=Novembre;961926]La morte
[QUOTE=Renella;962619]Intendiamoci... sono d'accordo con voi... la penso nello stesso modo ma... non capisco per
Dimentichi anche che il senso dell'umorismo britannico è molto diverso da quello italico, compresa la loro ironia, che è più cruda, diretta e spietata, non raramente attingendo dall'umorismo "nero" che io prediligo.
La serie tv The Office ne è una chiara rappresentazione, anche se solo ambientata nel mondo del lavoro e certamente caricaturata per fini mediatici, commerciali e di svago.
Gli inglesi hanno, di solito, un senso civico e dello stato notevolmente superiore al nostro, oltre che una classa politica dotata di una certa etica e moralità che gli italiani possono solo sognare.
Se gli italiani avessero la medesima cultura e mentalità di sicuro non avremmo l'attuale classe dirigente e politica, disonesta, affarista e che non distingue fra interesse pubblico e gestione privatistica della cosa pubblica.
Sostengono una visione della società mentalmente più libera e meno ipocrita/falsa moralista, come è invece la nostra.