Visualizzazione Stampabile
-
Ignoranza
Ignoranza: questo sostantivo deriva dal latino “ignorantia”, parola composta dal privativo “in” + la radice del verbo “(g)noscere” = conoscere.
L’ignorante non conosce la “verità”, che invece potrebbe sapere se potesse o volesse.
L’ignoranza allude sia alla mancanza di conoscenza di determinate cose, sia all’individuo che è ignorante perché privo di istruzione o di bon ton.
Vi ricordate il film “Miseria e nobiltà” ? C’è la scena di Totò scrivano e la lettera che deve scrivere per un “cafone”, ignorante, perché non sa scrivere né leggere
Cliccate sul link
https://youtu.be/PL1rngwZ4z4
Il rapporto Censis informa che troppi studenti arrivano al termine degli studi sapendo a mala pena leggere e far di conto.
Il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale.
L’ignoranza è un problema sociale: facile dare la colpa ai social, più difficile parlare di fallimento della scuola, ecc..
Nell’antica lingua greca la parola “conoscenza” si traduceva con “gnosis”.
La conoscenza gnostica si basa su quattro pilastri: scienza, arte, filosofia e religione.
La gnoseologia è una branca della filosofia che studia la natura della conoscenza.
Nell’ambito religioso la gnosi indica una forma speciale di conoscenza, che non procede da contenuti di fede ma si realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di “illuminazione” interiore” (in tal senso la fede di Cono è eloquente) che permette il raggiungimento della salvezza spirituale.
Nel Qohelet o Ecclesiaste c’è la frase: “Qui auget scientiam, auget et dolorem” (= Chi accresce la propria sapienza, aumenta le proprie sofferenze).
Commentando questa frase il filosofo Arthur Schopenhauer conferma che la conoscenza, da non confondere con il sapere astratto, quando perviene alla chiarezza e la “conscienza” si eleva , cresce nell’individuo anche il tormento.
Invece per il filosofo olandese Baruch Spinoza il detto dell’Ecclesiaste è sbagliato: non è vero che “Chi aumenta la propria sapienza, aumenta anche le proprie sofferenze”, ma, al contrario, “Chi aumenta il proprio sapere accresce anche la gioia di vivere”.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Ignoranza
Nel Qohelet o Ecclesiaste c’è la frase: “Qui auget scientiam, auget et dolorem” (= Chi accresce la propria sapienza, aumenta le proprie sofferenze).
Commentando questa frase il filosofo Arthur Schopenhauer conferma che la conoscenza, da non confondere con il sapere astratto, quando perviene alla chiarezza e la “conscienza” si eleva , cresce nell’individuo anche il tormento.
Invece per il filosofo olandese Baruch Spinoza il detto dell’Ecclesiaste è sbagliato: non è vero che “Chi aumenta la propria sapienza, aumenta anche le proprie sofferenze”, ma, al contrario, “Chi aumenta il proprio sapere accresce anche la gioia di vivere”.
È la conferma imho, che il problema non é la trasmittente, ma la ricevente.
Delle molte critiche che si fanno a cono, quella di voler mettere in discussione Dio per il motivo che esistano più religioni e più esegesi è la più sciocca, scorretta e ignorante.
Il derviscio, di fronte alla grandezza di Dio danza e canta, la monaca clarissa si ritira in clausura.
E quindi?
Due modi di interpretare, vivere, reagire ad una Verità che si realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di “illuminazione” interiore”
https://www.youtube.com/watch?v=Vi9XofaQtt8
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
Delle molte critiche che si fanno a cono, quella di voler mettere in discussione Dio
Al solo fine di precisione: non critico (pesantemente, lo ammetto) cono per le idee che professa (e che é liberissimo di professare: diritto sacrosanto, che difendo....senza scomodare illuministi del '700), ma per il "modo": un comportamento manipolatorio ed irrispettoso.
Per quanto riguarda il "merito" della discussione, credo che nel processo di comunicazione, i due componenti siano paritetici: é necessario cercar di comprendere e di farsi comprendere.
-
Citazione:
Delle molte critiche che si fanno a cono, quella di voler mettere in discussione Dio per il motivo che esistano più religioni e più esegesi è la più sciocca, scorretta e ignorante.
Dissento. D'altronde è questa una verità.
In generale, se non fosse mai stato messo in discussione nulla, l'esistenza di divinità, le spiegazioni sul mondo, sull'uomo che le religioni ne danno, saremmo dove siamo oggi? Diventerebbe il solito un senso unico, guai a toccare chi crede e quello in cui crede, che afferma.
Citazione:
Due modi di interpretare, vivere, reagire ad una Verità
Quale verità? Al limite la loro, soggettiva però.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Dissento. D'altronde è questa una verità.
In generale, se non fosse mai stato messo in discussione nulla, l'esistenza di divinità, le spiegazioni sul mondo, sull'uomo che le religioni ne danno, saremmo dove siamo oggi? Diventerebbe il solito un senso unico, guai a toccare chi crede e quello in cui crede, che afferma.
Si può mettere in discussione qualsiasi cosa, ma l'argomento che ho citato lo ritengo "debole".
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Quale verità? Al limite la loro, soggettiva però.
Era giá detto nel commento.
-
Bene ! Proseguiamo. :asd:
Gnosis = conoscenza = sapienza = sapere ?
Conoscenza = sapienza ?
Nella lingua inglese knowledge deriva da To Know, in italiano è tradotto con il vocabolo conoscenza e non con sapienza.
La conoscenza è un primo livello del percorso verso la sapienza.
Il sostantivo sapienza, dal latino “sapientia”, allude al sapiente che ha ampia conoscenza e dottrina, derivanti dallo studio, dalla ricerca.
La sapienza permette di comprendere, discernere, giudicare con saggezza e di agire con prudenza. Questa è la definizione più diffusa della sapienza, ma ha anche altri significati dipendenti dal contesto.
Ad esempio, in ambito filosofico e teologico, la sapienza è una virtù che permette di conoscere e amare Dio, e di vivere in conformità alla sua volontà.
Nella teologia cattolica la sapienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo ed anche uno degli attributi di Dio.
Messer Dante nella “Commedia”, terzo canto dell’Inferno, seconda terzina, scrisse:
“Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore”(vv 4 – 6).
(= Il mio alto fattore (Dio) fu mosso dalla giustizia:
mi creò la potenza divina (il padre)
la somma sapienza (il figlio) e il primo amore (lo Spirito Santo).
La sapienza è distinta dal sapere: questo verbo deriva dal latino “sàpere” (= aver sapore). Dall’ambito gustativo è giunto in quello culturale con riferimento alle conoscenze o informazioni acquisite tramite lo studio, la pratica e l’esperienza. Il sapere non contempla la perfezione morale dell’individuo.
Un aforisma attribuito a Martin Lutero dice: “La medicina crea persone malate, la matematica persone tristi e la teologia peccatori”. Pur col paradosso tipico dei motti sintetici, c'è in esso un'importante verità. Il sapere non è di per sé principio di certezza.
C'è chi s'ammala per colpa di terapie non adatte; c'è chi si mette a studiare le scienze per capire, e c'è il teologo che traligna e crea sensi di colpa in altri o li fa sbandare lungo percorsi impervi. Proprio per questo, ferma restando la necessità della razionalità contro ogni irrazionalismo magico, contro cure da stregoni e contro devozionalismi visionari, è importante distinguere tra sapere e sapienza.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
È la conferma imho, che il problema non é la trasmittente, ma la ricevente.
Delle molte critiche che si fanno a cono, quella di voler mettere in discussione Dio per il motivo che esistano più religioni e più esegesi è la più sciocca, scorretta e
ignorante.
Il derviscio, di fronte alla grandezza di Dio danza e canta, la monaca clarissa si ritira in clausura.
E quindi?
Due modi di interpretare, vivere, reagire ad una Verità che si
realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di “illuminazione” interiore”
https://www.youtube.com/watch?v=Vi9XofaQtt8
Io metto in discussione le sue affermazioni quando esprime verità che assolute non solo
Se afferma che solo Gesù è morto e risorto contesto la sua affermazione
Se dice che solo Gesù è morto per gli uomini nuovamente faccio presente che non è così
Riguardo al modo in cui parla delle altre religioni spesso le riconosce tuttd con belle frasi altrettanto spesso, accidentalmente e probabilmente senza rendersene conto, utilizza aggettivi svilenti o denigratori che probabilmente manifestano meglio il suo reale pensiero del quale forse non è consapevole.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
Si può mettere in discussione qualsiasi cosa, ma l'argomento che ho citato lo ritengo "debole".
Era giá detto nel commento.
Debole non direi visto che sulle differenti divinità ci son stati, e ci sono, diversi problemini fra i popoli e anche fra chi crede nella stessa.
Forse se spieghi in che consiste questa debolezza, possiamo capire meglio.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
Al solo fine di precisione: non critico (pesantemente, lo ammetto) cono per le idee che professa (e che é liberissimo di professare: diritto sacrosanto, che difendo....senza scomodare illuministi del '700), ma per il "modo": un comportamento manipolatorio ed irrispettoso.
Per quanto riguarda il "merito" della discussione, credo che nel processo di comunicazione, i due componenti siano paritetici: é necessario cercar di comprendere e di farsi comprendere.
Citazione:
Originariamente Scritto da
Breakthru
Io metto in discussione le sue affermazioni quando esprime verità che assolute non solo
Se afferma che solo Gesù è morto e risorto contesto la sua affermazione
Se dice che solo Gesù è morto per gli uomini nuovamente faccio presente che non è così
Riguardo al modo in cui parla delle altre religioni spesso le riconosce tuttd con belle frasi altrettanto spesso, accidentalmente e probabilmente senza rendersene conto, utilizza aggettivi svilenti o denigratori che probabilmente manifestano meglio il suo reale pensiero del quale forse non è consapevole.
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Debole non direi visto che sulle differenti divinità ci son stati, e ci sono, diversi problemini fra i popoli e anche fra chi crede nella stessa.
Forse se spieghi in che consiste questa debolezza, possiamo capire meglio.
Partendo dal presupposto, che credo sia chiaro, che in questo Thread non si sta riproponendo la perenne discussione Dio esiste/Dio non esiste e delle varie dottrine, la mia critica é un'altra.
Nelle critiche a cono si é ripetuto spesso questo argomento (vado a braccio):
"Se Dio si é rivelato doveva essere più chiaro, l'esistenza di più religioni, sette, dottrine é la prova che questo Dio così onnipotente non lo é".
Si é arrivati a fare l'esempio del semaforo:
"Se il semaforo é rosso significa che mi devo fermare ed é una regola chiara a tutti. Come mai le Sacre Scritture permettono alle varie confessioni, esegesi discordanti l'una dall'altra, tanto da essere causa di conflitti gravi?"
É questo l'argomento "contro" che ritengo debole, nel senso che i conflitti non nascono alla fonte (Dio e le Scritture) ma dalla interpretazione degli uomini (=essere umani) che invece usano una ragione (un sapere, ha scritto doxa) che é fallace.
Per tornare al semaforo, se all'incrocio due automobili provenienti da direzioni diverse si schiantano, nessuno si sogna di dare la colpa al semaforo...
-
Ma il semaforo è chiaro, almeno nella o nelle società che lo usano. Dio, se fosse unico per tutti, no.
Tutto il tuo discorso non toglie il fatto che esistano sia religioni diverse, che in seno alla stessa religione, tipo il Cristianesimo, dottrine diverse.
Non mi sembra banale, nè scorretto e nè da ignoranti far presente questo dato di fatto.
Perché se parli di problema del ricevente, staresti dando per scontato che un dio esiste e saremmo noi duri di comprendonio.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Ma il semaforo è chiaro, almeno nella o nelle società che lo usano. Dio, se fosse unico per tutti, no.
Tutto il tuo discorso non toglie il fatto che esistano sia religioni diverse, che in seno alla stessa religione, tipo il Cristianesimo, dottrine diverse.
Non mi sembra banale, nè scorretto e nè da ignoranti far presente questo dato di fatto.
Perché se parli di problema del ricevente, staresti dando per scontato che un dio esiste e saremmo noi duri di comprendonio.
Difficoltà della comunicazione.
esistono sia religioni diverse, che in seno alla stessa religione, tipo il Cristianesimo, dottrine diverse.
e siamo d'accordo.
Perché se parli di problema del ricevente, staresti dando per scontato che un dio esiste e saremmo noi duri di comprendonio.
Ripeto che il problema non é ri-discutere se Dio esiste o no. La mia critica é agli argomenti di supporto.
Ma il semaforo è chiaro, almeno nella o nelle società che lo usano. Dio, se fosse unico per tutti, no.
Questo é il punto. Il semaforo ha una narrativa elementare: verde passi, rosso ti fermi. Difficile far confusione... eppure c'é chi passa con il rosso senza che il semaforo abbia alcuna colpa.
Per Dio non é lo stesso. Ammesso (concedilo un attimo per amor di discussione) che un Dio ci sia, che la nostra ragione abbia dei limiti, che sia necessario un approccio più intuitivo che razionale... gli uomini (il genere umano) sono diversi, diversa la loro percezione e quindi normale che ognuno abbia un'idea o una descrizione diversa. Questo non toglie niente a Dio (una volta che teniamo in considerazione una sua esistenza anche solo teoretica). Succede lo stesso per ogni filosofia, ogni ideologia, ogni ricetta di cucina.
I platonici non sono arrivati tutti alle stesse conclusioni; colpa di Platone?
Gli eredi del marxismo si sono scannati fra di loro; colpa di Marx?
C'è chi cucina la carbonara con la panna; colpa di chi l'ha inventata con il pecorino e non ha scritto NIENTE PANNA?
-
Ma se affermi che la ricetta originale della carbonara è assolutamente con la panna e che quelli che non la mettono vaneggiano?
-
Se affermi che o sei di Dio o sei del Maligno posso ribattere che non credo a nessuno dei due?
Hai mi notato che Cono è per le dicotomia? Don Tertiumnondatur? Nessun grigio che pure è così elegante, solo bianco o nero?
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
Difficoltà della comunicazione.
esistono sia religioni diverse, che in seno alla stessa religione, tipo il Cristianesimo, dottrine diverse.
e siamo d'accordo.
Perché se parli di problema del ricevente, staresti dando per scontato che un dio esiste e saremmo noi duri di comprendonio.
Ripeto che il problema non é ri-discutere se Dio esiste o no. La mia critica é agli argomenti di supporto.
Ma il semaforo è chiaro, almeno nella o nelle società che lo usano. Dio, se fosse unico per tutti, no.
Questo é il punto. Il semaforo ha una narrativa elementare: verde passi, rosso ti fermi. Difficile far confusione... eppure c'é chi passa con il rosso senza che il semaforo abbia alcuna colpa.
Per Dio non é lo stesso. Ammesso (concedilo un attimo per amor di discussione) che un Dio ci sia, che la nostra ragione abbia dei limiti, che sia necessario un approccio più intuitivo che razionale... gli uomini (il genere umano) sono diversi, diversa la loro percezione e quindi normale che ognuno abbia un'idea o una descrizione diversa. Questo non toglie niente a Dio (una volta che teniamo in considerazione una sua esistenza anche solo teoretica). Succede lo stesso per ogni filosofia, ogni ideologia, ogni ricetta di cucina.
I platonici non sono arrivati tutti alle stesse conclusioni; colpa di Platone?
Gli eredi del marxismo si sono scannati fra di loro; colpa di Marx?
C'è chi cucina la carbonara con la panna; colpa di chi l'ha inventata con il pecorino e non ha scritto NIENTE PANNA?
Ma a chi e quando la divinità avrebbe dato il messaggio per primo nell'umanità e chi avrebbe cominciato a capire male? E perché non interviene a chiarire?
Capisci bene, che se vogliamo tenere un minimo in considerazione la logica, qui crolla tutto e non siamo in que sistemi di pensiero dove possono esserci questioni aperte e dove possono sorgere considerazioni diverse, evoluzioni.
Anche ammettendo una sua esistenza, capisci bene che c'è sempre qualcosa di grosso che non torna.
Inoltre, come detto prima, chi crede avrebbe più diritto e facoltà di esprimere il pensiero religioso mentre chi fa il contrario lo farebbe per ignoranza, scorrettamente. Non ti sembra che la bilancia così penda solo da una parte?
Sinceramente mi sembrano problemi macroscopici il fatto che esista tutta questa varietà di credenze e divinità così come in nome di esseri invisibili si voglia spacciare verità che non lo sono ed influenzare la vita delle persone.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
è importante distinguere tra sapere e sapienza.
Tornando in tema.....(strano che proprio io, "offtopicista cronico, costituzionale e quasi-ufficiale" rivolga questo invito :D )
IMHO, si tratta di due cose ben distinte, anche se "intrecciate".
La "Sapienza" é una condizione, una "dote intellettuale", che sottintende discernimento e...ma non lo dico, "saggezza", perché poi dovrei definire il termine....e comincerei a mordermi la coda (....che ha un pessimo sapore, tra l'altro :mmh?: ).
Il "Sapere" é un insieme di conoscenze acquisite.
Si puo' essere "sapienti", con poco "sapere" ed avere "sapere" , senza essere "sapienti".
O essere ignoranti (=senza sapere) e tuttaltro che sapienti: come il modesto giullare qui presente.
:mmh?:
-
-
Un'ultima cosa è poi la smetto con chi è assente
Io non dico che dio esista e non dico che non esista( anche se questo si avvicina al mio sentire che penso non sia meno valido di quello di chi crede) io affermo fermamente che il dio anticotestamentario in poco e nulla assomigli al dio che ci viene raccontato dal cristianesimo e soprattutto da SRC.
-
Se non sbaglio, il vostro scambio di opinioni mi fa pensare al noto cardinale teologo tedesco Nikolaus Krebs von Kues, da noi conosciuto col nome di Nicola Cusano (cognome derivante dal toponimo Kues), che nel 1440 scrisse in lingua latina il “De docta ignorantia” (= La dotta ignoranza), testo in tre libri: il primo dedicato a Dio, il secondo all’universo, il terzo a Gesù Cristo.
Cusano nel testo citato afferma che la Verità è sempre al di là della conoscenza (I, 3) ed è importante determinare la natura della conoscenza, basandosi come modello sulla conoscenza matematica. Secondo questo cardinale la possibilità della conoscenza è nella proporzione tra l’ignoto e il conosciuto.
Possiamo giudicare ciò che non sappiamo solo in relazione a ciò che sappiamo; ma questo è possibile solo se ciò che ancora non sappiamo ha una certa proporzionalità (cioè omogeneità) con ciò che sappiamo.
La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine alle cose conosciute sono quelle che cerchiamo. Da ciò consegue il fatto che quando ciò che ignoriamo non ha alcuna proporzione con la conoscenza in nostro possesso, non ci resta che proclamare la nostra ignoranza.
Questo riconoscimento dell'ignoranza, questo socratico “so di non sapere”, che Nicola Cusano collega all'antica saggezza di alcuni antichi filosofi (Pitagora, Socrate, Aristotele) e alla saggezza biblica di Salomone, è denominato "dotta ignoranza", secondo un ossimoro derivante dalla “Lettera CXXX” di Agostino di Ippona, scritta nel 411 circa e diretta a Proba: la vedova Anicia Faltonia Proba. Questa famosa lettera tratta esplicitamente della preghiera.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Breakthru
Ma se affermi che la ricetta originale della carbonara è assolutamente con la panna e che quelli che non la mettono vaneggiano?
Citazione:
Originariamente Scritto da
Breakthru
Se affermi che o sei di Dio o sei del Maligno posso ribattere che non credo a nessuno dei due?
Hai mi notato che Cono è per le dicotomia? Don Tertiumnondatur? Nessun grigio che pure è così elegante, solo bianco o nero?
None...
Non sto discutendo di chi ha ragione e chi ha torto.
Sto affermando che il teorema "esistono tante religioni, allora Dio non può essere unico, o Dio non esiste, o Dio non é stato chiaro abbastanza, o ..." è un teorema debole.
A cono lascio quel che é di cono.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Ma a chi e quando la divinità avrebbe dato il messaggio per primo nell'umanità e chi avrebbe cominciato a capire male? E perché non interviene a chiarire?
Capisci bene, che se vogliamo tenere un minimo in considerazione la logica, qui crolla tutto e non siamo in que sistemi di pensiero dove possono esserci questioni aperte e dove possono sorgere considerazioni diverse, evoluzioni.
Anche ammettendo una sua esistenza, capisci bene che c'è sempre qualcosa di grosso che non torna.
Inoltre, come detto prima, chi crede avrebbe più diritto e facoltà di esprimere il pensiero religioso mentre chi fa il contrario lo farebbe per ignoranza, scorrettamente. Non ti sembra che la bilancia così penda solo da una parte?
Sinceramente mi sembrano problemi macroscopici il fatto che esista tutta questa varietà di credenze e divinità così come in nome di esseri invisibili si voglia spacciare verità che non lo sono ed influenzare la vita delle persone.
Vedi sopra, vale quello ch eho scritto a Breakthru.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Se non sbaglio, il vostro scambio di opinioni mi fa pensare al noto cardinale teologo tedesco Nikolaus Krebs von Kues, da noi conosciuto col nome di Nicola Cusano (cognome derivante dal toponimo Kues), che nel 1440 scrisse in lingua latina il “De docta ignorantia” (= La dotta ignoranza), testo in tre libri: il primo dedicato a Dio, il secondo all’universo, il terzo a Gesù Cristo.
Cusano nel testo citato afferma che la Verità è sempre al di là della conoscenza (I, 3) ed è importante determinare la natura della conoscenza, basandosi come modello sulla conoscenza matematica. Secondo questo cardinale la possibilità della conoscenza è nella proporzione tra l’ignoto e il conosciuto.
Possiamo giudicare ciò che non sappiamo solo in relazione a ciò che sappiamo; ma questo è possibile solo se ciò che ancora non sappiamo ha una certa proporzionalità (cioè omogeneità) con ciò che sappiamo.
La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine alle cose conosciute sono quelle che cerchiamo. Da ciò consegue il fatto che quando ciò che ignoriamo non ha alcuna proporzione con la conoscenza in nostro possesso, non ci resta che proclamare la nostra ignoranza.
Questo riconoscimento dell'ignoranza, questo socratico “so di non sapere”, che Nicola Cusano collega all'antica saggezza di alcuni antichi filosofi (Pitagora, Socrate, Aristotele) e alla saggezza biblica di Salomone, è denominato "dotta ignoranza", secondo un ossimoro derivante dalla “Lettera CXXX” di Agostino di Ippona, scritta nel 411 circa e diretta a Proba: la vedova Anicia Faltonia Proba. Questa famosa lettera tratta esplicitamente della preghiera.
Carlos Castaneda fa l'esempio dell'isola:
Tutto ciò che conosciamo é sull'isola e il mare attorno é lo sconosciuto. E ogni volta che ci avventuriamo nel mare, qualcosa che prima era sconosciuto diventa conosciuto e lo portiamo sull'isola, ma...
lo sconosciuto non ha mai fine e per affrontarlo sono necessari strumenti (o una conoscenza) diversi da quelli che abbiamo sull'isola.
Quindi non é una questione di proporzioni, il mistero non ha confini.
-
King Kong scusami, ma a me sembra che sia il tuo un argomentare debole, ribadendo solo che non si fa, non è corretto dire che... Manca un motivo valido o i motivi e non credo nemmeno sia sufficiente ribadire eventuali misteri a fronte di quello che le religioni e le loro influenze hanno comportato per la vita dei popoli e delle persone. E' un dato di fatto ed un problema evidente l'esistenza di divinità diverse, ognuna che comanda qualcosa ed in nome della quale dovremmo fare così e non cosà.
Visto che parliamo di sapere e conoscenza e del contrario, direi che le religioni e le credenze sono ancora un bel problema nel diffondere informazioni non vere e anacronistiche, disuguaglianze, che spesso riguardano i generi.
-
Per quanto riguarda la "docta ignorantia" Cusano si riferisce alla consapevolezza dei limiti della conoscenza umana. Di fronte all’infinito la conoscenza è sempre parziale, incompleta, perciò consiglia di avere sempre atteggiamenti di umiltà, nel contempo incoraggia a cercare continuamente la verità e a essere consapevoli della complessità della realtà.
Il cardinal Cusano consiglia di iniziare determinando la natura della conoscenza, usando come modello la conoscenza matematica. Dice che la possibilità della conoscenza sta nella proporzione tra l'ignoto e il conosciuto.
L'insieme delle conoscenze che si acquisiscono tramite l’apprendimento, lo studio e l'esperienza formano il sapere.
Nella "società della conoscenza" il sapere appare come un evento ordinario e naturale. Chiunque per gran parte dei propri anni giovanili è obbligato a studiare e accumulare quel patrimonio basilare di conoscenze (linguistiche, logico-matematiche, scientifiche, storiche) che sono importanti in diverse attività.
A che serve dunque il sapere? Serve anche a trasformare il nostro modo di essere al mondo, ci fa fare esperienza.
La visione dominante oggi è che il valore della conoscenza risieda nella sua utilità.
La conoscenza è un valore in sé stessa, a prescindere dalla sua utilità pratica o dalla sua utilità per l’acquisizione di ulteriore conoscenza e quale che sia l’oggetto della nostra conoscenza.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
La conoscenza è un valore in sé stessa, a prescindere dalla sua utilità pratica o dalla sua utilità per l’acquisizione di ulteriore conoscenza e quale che sia l’oggetto della nostra conoscenza.
:clap :clap :clap
:lode:
-
Belle parole però quelli della cricca, di cui lui ha fatto parte, spacciano ancora conoscenze e verità che non lo sono. Che valga per gli altri e non per i membri della cricca?:mumble:
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Belle parole però quelli della cricca, di cui lui ha fatto parte, spacciano ancora conoscenze e verità che non lo sono.
Chi vule "spacciare", spacci.
Basta non comprare. E non accettare "campioni gratuiti"
:D
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
King Kong scusami, ma a me sembra che sia il tuo un argomentare debole, ribadendo solo che non si fa, non è corretto dire che... Manca un motivo valido o i motivi e non credo nemmeno sia sufficiente ribadire eventuali misteri a fronte di quello che le religioni e le loro influenze hanno comportato per la vita dei popoli e delle persone. E' un dato di fatto ed un problema evidente l'esistenza di divinità diverse, ognuna che comanda qualcosa ed in nome della quale dovremmo fare così e non cosà.
Visto che parliamo di sapere e conoscenza e del contrario, direi che le religioni e le credenze sono ancora un bel problema nel diffondere informazioni non vere e anacronistiche, disuguaglianze, che spesso riguardano i generi.
VA bene, faccio un ultimo tentativo.
A) Gesù ha predicato il vangelo;
B) I cristiani si sono resi responsabili di stragi orribili:
A1, con le crociate;
A2, con l'inquisizione;
A3, con la riconquista;
A4, con l'evangelizzazione del sud-America.
Proviamo a trarre delle conclusioni possibili:
1 - Gesù ha diffuso un messaggio sbagliato;
2 - Gesù non é mai esistito;
3 - i cristiani non hanno capito una cippa del suo messaggio.
Ora la mia domanda rispettosa é :
quale delle tre possibilità ( 1-2-3 ) é un argomento forte?
quale delle tre possibilità ( 1-2-3 ) é un argomento debole?
-
Perdonami King Kong ma siamo partiti dal tuo dire che è sbagliato e scoretto far presente che esistono molte divinità e religioni. La divintà, se fosse unica, perché non ci avverte dell'errore e di questa presunta nostra incapacità di comprensione?
Anche restando nell'ambito di casa nostra da dimostrare che Gesù ed il Padre esistono e che Gesù sia apparso 2000 anni fa.
Bisogna vedere se il messaggio che lasciato, anche solo come uomo e predicatore, è davvero frutto suo e solo suo. Abbiamo anche chi ha scritto dopo molti anni la sua presunta esistenza il suo (presunto) pensiero.
La Bibbia in generale è fatta a più mani e si snoda per un certo arco temporale. Ispirazione divina? Opera umana e basta?
Capisci che il tuo fissarti sul messaggio capito male ha poco senso, soprattutto se a monte c'è da dimostrare che un dio esista. Salvo non siano di più.
-
Il problema dell'indimostrabilità dell’esistenza divina.
Possiamo dimostrare che gli dei dell’antica Grecia non esistevano. Esempi: non era Zeus a lanciare i fulmini, né Poseidone a scatenare la furia del mare. I due fenomeni dipendono dalle avverse condizioni meteorologiche.
Si può anche dire che il dio abramitico non esiste se mi attengo alle numerose incongruenze rispetto alla realtà.
Non posso dimostrare che l’anima non esista, ma anche chi afferma che esiste non può dimostrarlo.
È possibile dimostrare che Dio esiste? E’ necessaria la fede per credere nella sua esistenza.
L’esistenza o meno di Dio è una delle fondamentali questioni ancora aperte della filosofia e della metafisica.
Parzialità e pregiudizi inficiano le nostre opinioni, perciò permane il divario tra ciò che possiamo conoscere e ciò in cui crediamo.
-
Aggiungo che dimostrare che la dimostrazione di una affermazione sia erronea , non prova l'erroneità dell'affermazione, né, tantomeno la veridicità del suo contrario.
Esempio concreto per spiegare questo charabià: é stato pluridimostrato che l'argomento ontologico non sia "prova" dell'esistenza di Dio. Ma da questo non deriva "la prova" dell'inesistenza di Dio.