Originariamente Scritto da
axeUgene
tutto è possibile, e niente dimostrabile, visto che non esiste alcun documento dell'epoca;
De Rosa sostiene come "politico" il tradimento di Giuda, e ci sta pure quello;
la cosa interessante è che uno storico evidentemente schierato, il decano degli storici cattolici, pubblica questo articolo su una rivista non scientifica, destinata a corroborare il pubblico cattolico colto - e non a sottoporre le sue tesi ai colleghi - e persino in quel contesto ammette come estremamente verosimile - prove non ce ne sono, altrimenti sarebbe il documento più famoso della storia - l'ipotesi che Gesù sia stato percepito come zelota e condannato in quanto tale, oltre che avere zeloti tra gli apostoli;
nota che tutta la cristologia millenaria ha sempre insistito per una tesi opposta, e cioè che Gesù fosse stato crocifisso dagli ebrei per ostilità alla sua dottrina religiosa; argomentazione funzionale alla creazione di una nuova religione, con tutte le conseguenze;
nell'ultimo secolo, a gran fatica, la stessa Chiesa cattolica ha dovuto di necessità ribaltare il tutto, ammettendo che il Gesù storico fosse un ebreo osservante e particolarmente estremo in questo, che non avesse alcuna intenzione di fondare una nuova religione, e, qui, che fosse percepito e condannato come zelota, che lo fosse o meno, e cioè per un motivo politico;
questo gap si spiega con la scarsità di fonti, ma la contrapposizione è proprio dovuta a questa incapacità di lettura, anche interessata, dell'ebraismo dell'epoca; i filologi tardo imperiali e medievali conoscevano solo l'AT e ignoravano la Torah;
se provassimo a ripetere lo schema con le dottrine a noi più note, è un po' come immaginare un conflitto tra un prete di strada o riformatore combattivo, tipo Ciotti, Benzi, Santoro e altri, ponendoli a contrasto con la dottrina della chiesa controriformista di Borromeo, XVII° secolo, quando evidentemente la sensibilità del corpo ecclesiale dei fedeli di oggi è parecchio diversa;
cioè, è estremamente probabile che la predicazione di Gesù esprimesse concetti assai diffusi, sia nella prassi rabbinica, sia nell'opinione dei fedeli della sua epoca, esattamente come quei preti di oggi non rappresentano solo se stessi, ma sensibilità e opinioni diffuse, almeno in una parte dei cattolici;
ora, è ovvio che il credente cristiano sia stato indirizzato per secoli in un percorso tangente e divergente, una religione diversa, quando sarebbe abbastanza evidente che un "cristiano" che volesse essere autentico seguace ed emulo di Gesù, per prima cosa, avrebbe dovuto osservare quella legge che Cristo affermava di voler compiere - cioè fare esegesi - non certo cancellare, e cioè farsi ebreo, e poi annamo a discute'...
questa non è una mia idea bizzarra, visto che la Riforma - nei limiti di quel tempo - ha avvertito questa necessità di identificarsi nell'ebraismo originario, con tutti i limiti del caso; Lutero, che pure poi ha detestato gli ebrei, come tutti gli altri riformatori che gli facevano concorrenza, oltre ai papi, è arrivato a dire che gli stessi ebrei non avrebbero nemmeno avuto la necessità di convertirsi, poiché erano nella Legge giusta, originaria;
oggi, sui frontespizi delle chiese luterane tedesche, si legge: Uniti a Israele in un percorso comune..., e il perché è assolutamente evidente a chi ragioni col buon senso: la rottura di continuità teologica è stata un pessimo affare, prima di tutto per i cristiani stessi, che hanno finito per segare il ramo stesso su cui erano seduti; se il tuo referente è Gesù, non puoi rinnegare la sua religione e porre come minori e dispensabili i testi e le prassi di quella.