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Il Passato
E’ una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!
Emily Dickinson
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Fra amici
(di Friedrich Nietzsche)
Bello è tacere insieme,
ancor più bello ridere assieme –
sotto il panno di seta del cielo,
giù nel muschio, chino su un libro,
rider forte e cordiale fra amici
e scoprire il biancore dei denti.
Se io sono riuscito taciamo,
se ho fallito – ridiamoci sopra
e facciamo ancora di peggio,
sempre peggio, ridere e fare,
finché nella fossa scendiamo.
Sì, amici! Così deve andare? –
Amen dunque! E arrivederci!
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Mio fiume anche tu – Giuseppe Ungaretti
Mio fiume anche tu, Tevere fatale,
Ora che notte già turbata scorre;
Ora che persistente E come a stento erotto
dalla pietra Un gemito d’agnelli si
propaga Smarrito per le strade
esterrefatte; Che di male l’attesa
senza requie, Il peggiore dei mali, Che
l’attesa di male imprevedibile
Intralcia animo e passi; Che
singhiozzi infiniti, a lungo rantoli
Agghiacciano le case tane incerte;
Ora che scorre notte già straziata,
Che ogni attimo spariscono di schianto O
temono l’offesa tanti segni Giunti,
quasi divine forme, a splendere Per
ascensione di millenni umani; Ora che
già sconvolta scorre notte, E quanto
un uomo può patire imparo; Ora ora,
mentre schiavo Il mondo d’abissale
pena soffoca; Ora che insopportabile
il tormento Si sfrena tra i fratelli in
ira a morte; Ora che osano dire Le
mie blasfeme labbra: “Cristo, pensoso
palpito, Perché la Tua bontà S’è tanto
allontanata?” Ora che pecorelle cogli
agnelli Si sbandano stupite e, per le
strade Che già furono urbane, si
desolano; Ora che prova un popolo
Dopo gli strappi dell’emigrazione, La
stolta iniquità Delle deportazioni; Ora
che nelle fosse Con fantasia ritorta E
mani spudorate Dalle fattezze umane
l’uomo lacera L’immagine divina E
pietà in grido si contrae di pietra; Ora
che l’innocenza Reclama almeno un
eco, E geme anche nel cuore più
indurito; Ora che sono vani gli altri
gridi; Vedo ora chiaro nella notte
triste Vedo ora nella notte triste,
imparo, So che l’inferno s’apre sulla
terra Su misura di quanto L’uomo si
sottrae, folle, Alla purezza della Tua
passione. Fa piaga nel Tuo cuore La
somma del dolore Che va spargendo
sulla terra l’uomo; Il Tuo cuore è la
sede appassionata Dell’amore non
vano. Cristo, pensoso palpito, Astro
incarnato nell’umane tenebre, Fratello
che t’immoli Perennemente per
riedificare Umanamente l’uomo,
Santo, Santo che soffri, Maestro e
fratello e Dio che ci sai deboli, Santo,
Santo che soffri Per liberare dalla
morte i morti E sorreggere noi infelici
vivi, D’un pianto solo mio non piango
più, Ecco, Ti chiamo, Santo, Santo,
Santo che soffri.
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Dedicata a tutti i Bambini che in questi giorni rientrano a scuola....
Settembre
E dopo agosto, con la sua calura,
viene settembre, tiepida frescura.
L’estate non è morta, ma si ammala,
il giorno un po’ si accorcia, il sole cala.
Le foglie sono verdi, ma più stanche,
le belle abbronzature tornano bianche.
Il bosco ronza ancora, ma più quieto,
gli uccelli fanno un canto più segreto.
La scuola ricomincia a metà mese,
con cose note e con delle sorprese.
Lo zaino è più pesante, tira in basso,
quest’anno ti rallenta un poco il passo.
Gli amici e le amiche sono quelli,
ma sono un po’ più alti, un po’ più snelli.
Invece la maestra è sempre uguale:
se è una maestra nuova, meno male.
(Roberto Piumini)
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Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso.
Quando apro gli occhi e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria, la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
PABLO NERUDA
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Sole d'Ottobre
...È così pura questa
gioia fatta di luce e d'aria: questa
serenità ch'è d'ogni cosa intorno
a te, d'ogni pensiero entro di te:
quest'armonia dell'anima col punto
del tempo e con l'amore che il tempo
guida.
Non più grano, né frutti ha ormai la
terra
da offrire. Sta limpido l'Autunno
sul riposo dell'anno... Il fisso
azzurro, immemore
di tuoni e lampi, stende il suo gran
velo
di pace sulle rosseggianti chiome
delle foreste. Quand'è falciata
la spiga, spoglia la pannocchia,
rosso
il vin nei tini, e le dorate noci
chiaman l'abbacchio, e fuor del
riccio scoppia
la castagna, che importa la
minaccia
dell'Inverno, alla terra?..
Trasparente luce
d'ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò: chiarezza
che della terra fa cosa di cielo.
ADA NEGRI
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Giunto Ottobre
La natura si appresta
alla grande battaglia
e alla sua morte si ribella
sfoggiando nell'agonia
suggestive luci
e caldi maturi colori.
Si tinge di rosso vermiglio
d'oro e topazio
e in tragica pantomima
volteggiano le foglie
nell'aria lievi farfalle
e di esse hanno la caducità
e l'impalpabile polvere.
ROSA STAFFIERE
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A due a due
(Paul Éluard)
Non andremo più alla meta a uno a uno
ma a due a due. Conoscendoci
a due a due noi ci conosceremo
tutti, noi ci ameremo tutti e i nostri figli
rideranno della leggenda nera dove
piange un solitario.
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LAURA
Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenzia insieme
a le dolenti mie parole extreme.
FRANCESCO PETRARCA
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Triumphus Mortis
Lo spirto, per partir di quel bel seno,
con tutte sue virtuti in sé romito,
fatto avea in quella parte il ciel sereno.
Nessun degli adversarii fu sì ardito
ch’apparisse già mai con vista oscura,
fin che Morte il suo assalto ebbe fornito.
Poi che, deposto il pianto e la paura,
pur al bel volto era ciascuna intenta,
per desperatïon fatta sicura,
non come fiamma che per forza è spenta,
ma che per sé medesma si consume,
se n’andò in pace l’anima contenta,
a guisa d’un soave e chiaro lume
cui nutrimento a poco a poco manca,
tenendo al fine il suo caro costume.
Pallida no, ma più che neve bianca,
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca.
Quasi un dolce dormir ne’ suo’ belli occhi,
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi.
Morte bella parea nel suo bel viso.
Francesco Petrarca
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Conosco delle barche
Conosco delle barche che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.
Jacques Brel
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Pendio, vento di corsa, cenere
Non fare niente, stai fermo, aspetta che passi
questo vento di corsa, più ti muovi più le corde
ti segano i polsi e allora asseconda la tua prigionia,
cenere alla cenere, se oggi ci fosse qualcosa da dire
sarebbe questo e finché lo dici sei vivo, vivo
anche se il silenzio assedia, si assiepa intorno a te
come un canto, come un pendio sul quale posare le scapole,
adattare la nuca al sonno, prima che la mente si dissolva
in uno scoppio di nuvole e piova un buio senza riparo.
Pendio, vento di corsa, cenere, mettili nelle tue vene
strette dal cordame, mentre al di là del monitor
va il mondo e ride e piange in una volta
come un giorno di pioggia e di sole.
Pierluigi Cappello
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Siete mai stati sulle colline
belle e ridenti, di Bordighera,
quando gennaio, nelle mattine
chiare e nelle ore pomeridiane,
ha già un tepore di primavera?
Sui poggi aprichi, sui molli clivi
e sui declivi delle costiere,
tra i verdi opimi placidi ulivi
splendon le nuvole gaie e leggere,
fatte di buccole d’oro e odorose,
delle mimose gonfie di sole
e del respiro della marina.
Cantate a gara con le campane
squillanti a festa dalle lontane
chiese dei borghi, calde parole
d’amore, o trepide nuvole, accese
da un dolce miele solare, scese
forse dal cielo questa mattina,
ora impazienti che giunga sera
per risalirvi, poi tramontare
insieme al sole nel glauco mare.
Oreste Ferrari
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Questa parola amore
Non accorrerò quando chiamerà
anche se mi dirà ti amo,
specialmente se lo dirà,
anche se giura
e non promette altro
che amore amore.
La luce in questa stanza
copre ogni
cosa allo stesso modo;
neanche il mio braccio fa ombre,
anch’esso consumato dalla luce.
Ma questa parola amore…
questa parola s’oscura,
s’appesantisce e si scuote, comincia
a farsi strada coi denti, con brividi e convulsioni
su questo foglio
finché anche noi scompariamo quasi
nella sua gola trasparente e siamo ancora
separati, lucidi, fianchi contro coscia, i tuoi
capelli sciolti che non conoscono
esitazioni.
Raymond Carver