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GIOVANNI PASCOLI
Scalpitìo
Si sente un galoppo lontano
(è la...?),
che viene, che corre nel piano
con tremula rapidità.
Un piano deserto, infinito;
tutto ampio, tutt'arido, eguale:
qualche ombra d'uccello smarrito,
che scivola simile a strale:
non altro. Essi fuggono via
da qualche remoto sfacelo;
ma quale, ma dove egli sia,
non sa né la terra né il cielo.
Si sente un galoppo lontano
più forte,
che viene, che corre nel piano:
la Morte! la Morte! la Morte!
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Era d’Agosto e un povero uccelletto
ferito dalla fionda di un maschietto
andò per riposare l’ala offesa,
sulla finestra aperta di una chiesa.
Dalle tendine del confessionale
il parroco intravide l’animale
ma, pressato dal ministero urgente,
rimase intento a confessar la gente.
Mentre in ginocchio alcuni altri a sedere
dicevano i fedeli le preghiere,
una donna, notato l’uccelletto,
lo prese al caldo e se lo mise al petto.
D'un tratto un cinguettio ruppe il silenzio
e il prete a quel rumore
il ruolo abbandonò di confessore.
Scuro in viso peggio della pece,
s'arrampicò sul pulpito e poi fece:
“Fratelli! Chi ha l’uccello per favore
esca fuori dal tempio del Signore!”
I maschi, un po’ stupiti a tal parole,
lenti s'accinsero ad alzar le suole,
ma il prete a quell'errore madornale
“Fermi” gridò “mi sono espresso male!
Rientrate tutti e statemi a sentire,
solo chi ha preso l’uccello deve uscire!”
A testa bassa, la corona in mano,
cento donne s'alzarono pian piano.
Ma mentre se ne andavano ecco allora che il parroco strillò:
“Sbagliate ancora, rientrate tutte quante figlie amate
che in non volevo dir quel che pensate!
Ecco, quello che ho detto torno a dire,
solo chi ha preso l'uccello deve uscire,
ma, mi rivolgo, non ci sia sorpresa,
soltanto a chi l'uccello l’ha preso in chiesa!”
Finì la frase e nello stesso istante
le monache s'alzarono tutte quante
e con il volto pieno di rossore
lasciavano la casa del Signore.
“O Santa Vergine!” esclamo il buon prete
“Fatemi la grazia se potete.
Poi senza fare rumore dico, piano piano
s'alzi soltanto chi ha l’uccello in mano!”
Una ragazza che col fidanzato s'era messa in un angolo appartato
sommessa mormorò con viso smorto
“Che ti dicevo, hai visto? Se n’è accorto!”
Tradizione popolare
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Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.
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SE TU MI DIMENTICHI (Pablo Neruda)
Voglio che sappia
una cosa.
Tu sai com'
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Chiedi umilmente perdono, il raffreddore mi sta facendo perdere la residua lucidit
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Citazione:
Originariamente Scritto da Xilinx23
Non ricordo se è già stata postata, ma a me piace molto questa... :)
Amo in te
-Nazim Hikmet
Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.
Sbadatissimo Xil :asd:
GIOVANNI PASCOLI
Brivido
Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m'è forse
rasente, col rezzo
dell'ombra sua nera,
la morte...
Com'era ?
Veduta vanita,
com'ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte...
Com'era ?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte...
Com'era ?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda - Com'era?
rispondi...
com'era?
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[QUOTE=Giusy]Ho sceso, dandoti il braccio
Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei
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Solo la fine, perché è troppo lunga..
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Gia noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Nè sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali
La ginestra, o il fiore del deserto
G.Leopardi
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Due versi straordinari dalla Gerusalemme Liberata. Tancredi, crociato in Terra Santa, ama Clorinda, valorosa guerriera della parte avversa. L'inevitabile destino li porta a scontrarsi in un combattimento a due, complici le armature che impediscono il riconoscimento, nel quale Clorinda trover
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Se vuoi amarmi,
amami per null'altro che per l'amore stesso.
Non dire mai "io l'amo per il suo sorriso,
il volto, il modo di parlare"
perch
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Per un istante d'estasi
-Emily Dickinson
Per un istante d'estasi
Noi paghiamo in angoscia
Una misura esatta e trepidante,
Proporzionata all'estasi.
Per un'ora diletta
Compensi amari d'anni,
Centesimi strappati con dolore,
Scrigni pieni di lacrime.
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SOLO
Come l’onda burrascosa, http://giuseppedrago.it
sulla riva poi s’adagia,
naufrago affondai le mani
fra i miriadi granelli,
mentre il lumeggiar del sole
mi confuse tra i riflessi.
Non seppi, per l’arsura,
eccepir parola,
era tutto così arido,
che il pensier m’avvolse
tra il silenzio queto
e lo scivolar della luce
dietro l’orizzonte.
Così l’uomo si ritrova,
senza sole,
con la forza priva di vigore,
e perdendo la sabbia
che ha racchiuso con furore,
affonda
nella speranza vana
d’essere un mortale.
Catania 30/7/06
giuseppe drago