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Faceva la quarta elementare. Era un grazioso fiorentino di dodici anni, nero di capelli e bianco di viso, figliuolo maggiore d�un impiegato delle strade ferrate, il quale, avendo molta famiglia e poco stipendio, viveva nelle strettezze. Suo padre lo amava ed era assai, ed era buono e indulgente con lui: indulgente in tutto fuorch� in quello che toccava la scuola: in questo pretendeva molto e si mostrava severo perch� il figliuolo doveva mettersi in grado di ottener presto un impiego per aiutar la famiglia; e per valer presto qualche cosa [p. 66]gli bisognava faticar molto in poco tempo. E bench� il ragazzo studiasse, il padre lo esortava sempre a studiare. Era gi� avanzato negli anni, il padre, e il troppo lavoro l�aveva anche invecchiato prima del tempo. Non di meno, per provvedere ai bisogni della famiglia, oltre al molto lavoro che gl�imponeva il suo impiego, pigliava ancora qua e l� dei lavori straordinari di copista, e passava una buona parte della notte a tavolino. Da ultimo aveva preso da una Casa editrice, che pubblicava giornali e libri a dispense, l�incarico di scriver sulle fasce il nome e l�indirizzo degli abbonati, e guadagnava tre lire per ogni cinquecento di quelle strisciole di carta, scritte in caratteri grandi e regolari. Ma questo lavoro lo stancava, ed egli se ne lagnava spesso con la famiglia, a desinare. � I miei occhi se ne vanno, � diceva, � questo lavoro di notte mi finisce. � Il figliuolo gli disse un giorno: � Babbo, fammi lavorare in vece tua; tu sai che scrivo come te, tale e quale. � Ma il padre gli rispose: � No figliuolo; tu devi studiare; la tua scuola � una cosa molto pi� importante delle mie fasce; avrei rimorsi di rubarti un�ora; ti ringrazio, ma non voglio, e non parlarmene pi�.
Il figliuolo sapeva che con suo padre, in quelle cose, era inutile insistere, e non insistette. Ma ecco che cosa fece. Egli sapeva che a mezzanotte in punto suo padre smetteva di scrivere, e usciva [p. 67]dal suo stanzino da lavoro per andare nella camera da letto. Qualche volta l�aveva sentito: scoccati i dodici colpi al pendolo, aveva sentito immediatamente il rumore della seggiola smossa e il passo lento di suo padre. Una notte aspett� ch�egli fosse a letto, si vest� piano piano, and� a tentoni nello stanzino, riaccese il lume a petrolio, sedette alla scrivania, dov�era un mucchio di fasce bianche e l�elenco degli indirizzi, e cominci� a scrivere, rifacendo appuntino la scrittura di suo padre. E scriveva di buona voglia, contento, con un po� di paura, e le fasce s�ammontavano, e tratto tratto egli smetteva la penna per fregarsi le mani, e poi ricominciava con pi� alacrit�, tendendo l�orecchio, e sorrideva. Centosessanta ne scrisse: una lira! Allora si ferm�, rimise la penna dove l�aveva presa, spense il lume, e torn� a letto, in punta di piedi.
CUORE - DE AMICIS (IL PICCOLO SCRIVANO FIORENTINO)
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�Me ne sono accorto da quando sono arrivato a Milano con i tifosi. Quando Massimo Moratti mi ha accolto nel suo ufficio o alla Terrazza Martini in un giorno di temporale; l� mi aspettavano Bergomi e Facchetti. Ho capito che iniziava una nuova vita�.
JAVIER ZANETTI - GIOCARE DA UOMO
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E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarr� che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Bench� inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno...
SE QUESTO E' UN UOMO - Primo Levi
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Ecco che cos'� difficile in quest'epoca: gli ideali, i sogni e le belle aspettative non fanno neppure in tempo a nascere che gi� vengono colpiti e completamente devastati dalla realt� pi� crudele. E' molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perch� sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perch� credo tuttora alla bont� dell'uomo.
Mi � proprio impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria e della confusione. Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre pi� forte il rombo che si avvicina, che uccider� anche noi, sono partecipe del dolore di milioni di persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto torner� a volgersi al bene, che anche questa durezza spietata finir�, e che nel mondo torneranno tranquillit� e pace. Nel frattempo devo conservare i miei ideali, che forse nei tempi a venire si potranno ancora realizzare!
ANNA FRANK - DIARIO
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�Nel buio totale dietro i miei occhi chiusi, quella piccola pallida luce continu� a vagare molto a lungo, come uno spirito inquieto. In quel buio provai molte volte ad allungare la mano. Le mie dita per� non incontravano niente. Quella piccola luce era sempre un po' pi� avanti delle mie dita�.
Norwegian Wood
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Ormai tutti e due i pneumatici sul lato destro avevano ceduto, e la DS poggiava sui cerchioni. Ducret mormor� all'autista qualche pacata parola di congratulazione, poi s'incarico di provvedere a sgomberare la zona. Mentre i giornalisti di tutto il mondo commentavano l'attentato e, in mancanza di meglio, riempivano di congetture le colonne dei giornali, la polizia francese, con la S�ret� Nationale in testa e l'appoggio del Servizio segreto e della Gendarmerie, iniziava la pi� grande operazione poliziesca della storia di Francia. Ben presto doveva trasformarsi nella pi� colossale caccia all'uomo che il paese avesse mai conosciuto, superata soltanto in seguito dalla caccia a un altro assassino. La storia di quest'ultimo rimane avvolta nel mistero, ma negli archivi della polizia esiste ancora una scheda con il suo nome di battaglia: lo Sciacallo. La prima occasione favorevole si present� il 3 settembre e, come capita spesso durante le operazioni di polizia, fu un banale controllo a dare dei risultati. A un posto di blocco alla periferia di Valence, sulla strada principale da Parigi a Marsiglia, gli agenti fermarono un'automobile privata con quattro uomini a bordo. Quel giorno, di auto ne avevano fermate a centinaia per controllare i documenti, ma in questo caso particolare uno dei quattro passeggeri ne risult� sprovvisto. Disse di averli perduti, e fu portato a Valence con gli altri tre per l'interrogatorio di prammatica. A Valence si pot� stabilire che tra i primi tre passeggeri e il quarto non esistevano rapporti di alcun genere: gli avevano soltanto offerto un passaggio. Vennero quindi rilasciati. Le impronte digitali del quarto uomo furono mandate a Parigi, per verificare che fosse davvero chi diceva di essere. Dodici ore dopo arriv� la risposta: le impronte digitali erano quelle di un disertore della Legione straniera, ventiduenne, e a suo carico c'erano alcune violazioni del codice militare. Tuttavia, il nome che lui aveva dato coincideva: Pierre-Denis Magade. Magade fu condotto alla sede centrale della Police Judiciaire di Lione.
IL GIORNO DELLO SCIACALLO - F.Forsyte
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Mentre questo dicevano tra loro, un cane
che stava l� disteso, alz� il capo e le orecchie.
Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo
egli stesso allev� e mai pot� godere nelle cacce,
perch� assai presto part� l'eroe per la sacra Ilio.
Gi� contro i cervi e le lepri e le capre selvatiche
lo spingevano i giovani; ma ora, lontano dal padrone,
giaceva abbandonato sul letame di buoi e muli
che presso le porte della reggia era raccolto,
fin quando i servi lo portavano sui campi
a fecondare il vasto podere di Odisseo.
E l� Argo giaceva tutto pieno di zecche.
E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agit� la coda
e lasci� ricadere la orecchie; ma ora non poteva
accostarsi di pi� al suo padrone. E Odisseo
volse altrove lo sguardo e s'asciug� una lacrima
senza farsi vedere da Eum�o; e poi cos� diceva:
" Certo � strano , Eum�o, che un cane come questo
si lasci abbandonato sul letame. Bello � di forme;
ma non so se un giorno, oltre che bello, era anche veloce
nella corsa, o non era che un cane da convito,
di quelli che i padroni allevano solo per il fasto ".
E a lui, cos� rispondevi, Eum�o, guardiano di porci:
" Questo � il cane d'un uomo che mor� lontano.
Se ora fosse di forme e di bravura
come, partendo per Troia, lo lasci� Odisseo,
lo vedresti con meraviglia cos� veloce e forte.
Mai una fiera sfuggiva nel folto della selva
quando la cacciava, seguendone abile le orme.
Ma ora infelice patisce. Lontano dalla patria
� morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti,
non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi
senza il comando dei padroni, poi che Zeus
che vede ogni cosa, leva a un uomo met� del suo valore,
se il giorno della schiavit� lo coglie ".
Cos� disse, ed entr� nella reggia incontro ai proci.
E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent'anni,
ecco, fu preso dal Fato della nera morte.
Il cane di Odisseo - (Odissea libro XVII, versi 290-329)
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Il lupo dimorer� insieme con l'agnello,
la pantera si sdraier� accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guider�.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciber� di paglia, come il bue.
Il lattante si trastuller� sulla buca dell'aspide;
il bambino metter� la mano nel covo di serpenti velenosi.
Non agiranno pi� iniquamente n� saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perch� la saggezza del Signore riempir� il paese
come le acque ricoprono il mare.
PROFETA ISAIA cap. 11
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�Come l'esperienza insegna l'assenza del padre provoca squilibri psicologici e morali� soprattutto l� dove le condizioni sociali e culturali spingono facilmente il padre a un certo disimpegno rispetto alla famiglia o comunque a una sua minor presenza nell'opera educativa, � necessario adoperarsi perch� si recuperi socialmente la convinzione che il posto e il compito del padre nella e per la famiglia sono di un'importanza unica e insostituibile�
GIOVANNI PAOLO II. L'uomo sposo e padre cap. 25
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Luned� 9 aprile, giorno nel quale il Carmelo celebrava la festa dell'Annunciazione, rimandata a causa della quaresima, fu scelto come data del mio ingresso. La sera avanti tutta la famiglia era riunita intorno alla tavola alla quale io sedevo per l'ultima volta. Ah, come sono lancinanti quelle riunioni intime! Quando si vorrebbe vedersi dimenticate, ci vengono prodigate le carezze, le parole pi� tenere, che ci fanno sentire il sacrificio della separazione. Pap� non diceva quasi nulla, ma il suo sguardo si fissava su me con amore. La zia piangeva di quando in quando, e lo zio mi usava mille premure affettuose. Giovanna e Maria erano altrettanto piene d� riguardi per me, soprattutto Maria la quale, prendendomi in disparte, mi chiese perdono dei dispiaceri che credeva di avermi dati. E infine la mia cara Leonia, tornata a casa da qualche mese dalla Visitazione, mi colmava pi� ancora di baci e di carezze. Soltanto di Celina non ho parlato, ma lei intuisce, Madre mia cara, in quale modo trascorse l'ultima notte che abbiamo passata insieme...
THERESE DE LISIEUX - Storia di un'anima
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Muhammad Ali � pronto a riscrivere la storia del pugilato.
Nessuno crede possa farcela. Neppure i Mussulmani Neri. L�America non ama Sonny Liston, ma non pensa che quel giovanotto dalla lingua lunga e dallo sguardo da folle possa spazzarlo via. C�� voglia di normalit� nell�anima tranquilla degli Stati Uniti. I neri stanno svegliandosi, rivogliono quello che � stato loro tolto. I sit-in studenteschi di Nashville, le Freedom Rides, la grande marcia dei duecentomila su Washington, le proteste studentesche in Georgia. E adesso anche lo sport. Un ex carcerato campione dei massimi e un giovane pazzo pronto a sfidarlo. Non c�� pace per l�America.
Clay ha abbracciato la causa del popolo nero. Ma l�uomo di cui si fida di pi� � un bianco, un oriundo calabrese. Il suo manager � nato a Philadelphia e ha guidato al titolo Carmen Basilio. Angelo Mirena, in arte Dundee, � figlio di emigranti che parlano meglio il dialetto che l�inglese. Il pap� viene dalla Calabria e asfalta le strade, la mamma � casalinga. Lui � nato nel 1923 a South Philadelphia, al numero 829 di Morris Street. Una zona piena di italiani. Sette figli, pi� due morti nell�epidemia di diarrea che nel 1917 ha fatto un�autentica strage. In casa Mirena la tradizione � quella del nostro Paese, scandita dallo stesso men� per tutte le settimane dell�anno.
Luned�: carne e patate; marted�: spaghetti con rag� di polpette;mercoled�: piselli, riso, verdure; gioved�: pasta; venerd�: pesce; sabato: sandwich; domenica: pranzo pieno con tre portate, pi� la frutta. E per bere, in tavola c�� il vino che il pap� produce in proprio. Ogni pasto � introdotto dallo stesso rito. Il padre dice che i ragazzi devono portare rispetto alla fatica della mamma. In altre parole devono mangiare. �Mange, mange� sono le parole con cui si chiude sempre il piccolo sermone.
Il manager di Clay ha origini italiane. Il pi� grande amico � un fotografo cristiano, Howard Bingham. Il confidente, giullare, motivatore � un ebreo integrazionista, Bundini Brown. Un clan perfetto.
MUHAMMAD ALI' - IL PIU' GRANDE
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�Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo, Winston? �
Winston ci pens� un po� su. � Facendolo soffrire � disse infine.
� Esattamente. Facendolo soffrire. L�obbedienza non basta. Se non soffre, come si fa a essere sicuri che egli non obbedisca alla sua volont�, anzich� alla tua? Il potere consiste appunto nell�infliggere la sofferenza e la mortificazione. Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento. Riesci a vedere, ora, quale tipo di mondo stiamo creando? Esso � proprio l�esatto opposto di quella stupida utopia edonistica immaginata dai riformatori del passato. Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente che calpesta e di gente che � calpestata, un mondo che diventer� non meno, ma pi� spietato, man mano che si perfezioner�. Il progresso, nel nostro mondo, vorr� dire soltanto il progresso della sofferenza. Le civilt� del passato pretendevano di essere fondate sull�amore e sulla giustizia. La nostra � fondata sull�odio. Nel nostro mondo non vi saranno altri sentimenti oltre la paura, il furore, il trionfo, e l�automortif�cazione. Tutto il resto verr� distrutto, completamente distrutto. Gi� stiamo abbattendo i residui del pensiero che erano sopravvissuti da prima della Rivoluzione. Abbiamo abolito i legami tra figli e genitori, tra uomo e uomo, e tra uomo e donna. Nessuno ha il coraggio di fidarsi pi� della propria moglie, del proprio figlio; nel futuro non ci saranno ne mogli, n� amici. I bambini verranno presi appena nati alle loro madri cos� come le uova vengono sottratte alle galline. L�istinto sessuale verr� sradicato. La procreazione diventer� una formalit� annuale come il rinnovo della tessera annonaria. Noi aboliremo lo stesso piacere sessuale. I nostri neurologi stanno facendo ricerche in proposito. Non esister� pi� il concetto di lealt�, a meno che non si tratti di lealt� verso il Partito. Non ci sar� pi� amore eccetto l�amore per il Gran Fratello. Non ci sar� pi� il riso, eccetto il riso di trionfo su un nemico sconfitto. Non ci sar� pi� arte, pi� letteratura, pi� scienza. Una volta onnipotenti, non avremo pi� alcun bisogno della scienza. Non ci sar� pi� alcuna distinzione tra la bellezza e la bruttezza. Non vi sar� pi� alcun interesse, pi� alcun piacere a condurre l�esistenza. Le soddisfazioni che derivano dallo spirito di emulazione non esisteranno pi�. Ma ci sar� sempre, intendimi bene, Winston, l�ubriacatura del potere, che crescer� e si perfezioner� costantemente e costantemente diverr� pi� raffinata e sottile. Sempre, a ogni momento, ci sar� il brivido della vittoria, la sensazione di vivido piacere che si ha nel calpestare un nemico disarmato. Se vuoi un simbolo figurato del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano� per sempre.�
-1984-
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Agghiacciante. Ed assolutamente profetico.
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La domenica appresso furon celebrate nel maniero di don Rodrigo, adesso appartenente al marchese di Cognac Martell, le nozze di Renzo con Lucia, per le quali tanto inchiostro fu speso, e tanti imbrogli furono architettati, ma che alfin si conclusero in letizia, e tutti ci trovarono il lor tornaconto, tranne i poveri morti, che per� stanno meglio di noi.
Da quel momento, tutto si mise a filare come sopra due rotaie. Coloro che avevano avuta la peste, ora crepavano di salute; chi n'era uscito immune sperava di procurarsela, poich� la peste, come si � dimostrato, porta fortuna. Ma, passata la festa gabbato lo santo, dice un vecchio proverbio; e la peste quando ha deciso di andarsene, non la si riacchiappa nemmeno ad inseguirla con un motore a valvole in testa. Siccome poi scrittori hanno presa l'abitudine di descriverla, e ci appioppano tante frottole da screditare una delle malattie pi� simpatiche, � bene che la peste si lasci un po' desiderare, e non si faccia descrivere pi� d'una volta per secolo. Quanto a Lucia, con l'andar degli anni divenne un po' troppo rotonda, e non era pi� la forosetta che faceva sdilinquir di madrigali in carta monetata gli amici di donna Prassede, nella casa di via Tadino. Era per� sempre un bel tocco di brianzolarda, e, quando le domandavano se avesse trovata la felicit� vicino al suo Renzo, ella rispondeva con un sospiro: �Ah, mon Dieu!...�.
Siccome, tra i suoi conoscenti, non v'era nessuno che intendesse le lingue forestiere, Lucia, sempre arrendevole di carattere, si dava a spiegare quel che aveva inteso dire con quella frase in purissimo �argot�.
E diceva: - Il mio Renzo non � certo uno stinco di santo; ma chi mi dice che un altro non sarebbe ancor peggio? E perch� lamentarsi? perch� arrabbiarsi?... La vita � breve...
Questa conclusione, bench� trovata da una semplice donna leccobarda, che forse non aveva il cervello di Leonardo da Vinci, a noi � parsa cos� giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
La quale, se non v'� dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chi l'ha raccomodata.
Ma se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'� fatto apposta.
PROMESSI SPOSI - MANZONI - capitolo finale
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�So che nessuno degli eroi mortali, venendomi innanzi,
potr� superarmi con la lancia,
seppure abbia in petto un cuore intrepido,
o abbia il cuore assai forte o sia fatto di bronzo.
Sempre di nascosto i vili tendono insidie ai pi� gloriosi.
Dunque venga innanzi, ancorch� si glori di essere un dio
Adirato con i Danai, giacch� il cuore mi dice
che � Apollo costui dalla funesta oscurit� avvolto.
Cos� infatti mia madre un tempo predisse:
che perito sarei sotto i suoi dardi
dinanzi alle porte Scee. Il suo parlare non fu vano�.
Cos� parl� e con le implacabili mani il funesto dardo
Estrasse dall�incurabile ferita donde il sangue
Still�, mentre quello era sfinito e il fato ne domava l�animo.
Con ira gett� il dardo che, prontamente giungendo,
le Aure portarono via nell�aere e lo diedero ad Apollo,
allorch� tornava nella divina piana di Zeus. Non era lecito
che un dardo immortale scagliato da un dio venisse perduto.
Dopo averlo ripreso, il dio torn� nel vasto Olimpo,
al concilio degli altri dei immortali, dove
insieme si adunavano intenti a rimirare la battaglia dei mortali.�
Morte di Achille ILIADE - OMERO
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Entr� non visto il gran Priamo, e standogli accanto
strinse fra le sue mani i ginocchi d'Achille, baci� quella mano
tremenda, omicida, che molti figliuoli gli uccise.
Come quando grave colpa ha travolto un uomo,
che, ucciso in patria qualcuno, fugge in altro paese,
in casa d'un ricco, stupore afferra i presenti;
cos� Achille stup�, vedendo Priamo simile ai numi,
e anche gli altri stupirono e si guardarono in faccia.
Ma Priamo prendendo a pregare gli disse parola:
"Pensa al tuo padre, Achille pari agli dei,
coetaneo mio, come me sulla soglia tetra della vecchiaia,
e lo tormentano forse i vicini, standogli intorno,
perch� non c'� nessuno che il danno e il male allontani...
Ma io sono infelice del tutto, che generai forti figli
nell'ampia Troia, e non me ne resta nessuno...
ma Ares furente ha sciolto i ginocchi di molti,
e quello che solo restava, che proteggeva la rocca e la gente,
tu ieri l'hai ucciso, mentre per la sua patria lottava,
Ettore... Per lui vengo ora alle navi dei Danai,
per riscattarlo da te, ti porto doni infiniti.
Achille, rispetta i numi, abbi piet� di me
pensando al padre tuo: ma io son pi� misero,
ho patito quanto nessun altro mortale,
portare alla bocca la mano dell'uomo che ha ucciso i miei figli!�
Disse cos�, e gli fece nascere brama di piangere il padre:
allora gli prese la mano e scost� piano il vecchio:
entrambi pensavano e uno piangeva Ettore massacratore
a lungo, rannicchiandosi ai piedi di Achille,
ma Achille piangeva il padre, e ogni tanto
anche Patroclo; s'alzava per la dimora quel pianto.� v. 512 ILIADE CAP. 24
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Luned� 9 aprile, giorno nel quale il Carmelo celebrava la festa dell'Annunciazione, rimandata a causa della quaresima, fu scelto come data del mio ingresso. La sera avanti tutta la famiglia era riunita intorno alla tavola alla quale io sedevo per l'ultima volta. Ah, come sono lancinanti quelle riunioni intime! Quando si vorrebbe vedersi dimenticate, ci vengono prodigate le carezze, le parole pi� tenere, che ci fanno sentire il sacrificio della separazione. Pap� non diceva quasi nulla, ma il suo sguardo si fissava su me con amore. La zia piangeva di quando in quando, e lo zio mi usava mille premure affettuose. Giovanna e Maria erano altrettanto piene d� riguardi per me, soprattutto Maria la quale, prendendomi in disparte, mi chiese perdono dei dispiaceri che credeva di avermi dati. E infine la mia cara Leonia, tornata a casa da qualche mese dalla Visitazione, mi colmava pi� ancora di baci e di carezze. Soltanto di Celina non ho parlato, ma lei intuisce, Madre mia cara, in quale modo trascorse l'ultima notte che abbiamo passata insieme...
192 - La mattina del gran giorno, dopo aver dato un ultimo sguardo ai Buissonnets, nido grazioso della mia infanzia che non avrei rivisto mai pi�, partii al braccio del mio caro Re per salire la montagna del Carmelo... Come la vigilia, tutta la famiglia si trov� riunita per ascoltare la santa Messa e ricevere la Comunione. Appena Ges� discese nel cuore dei miei cari, intorno a me non intesi altro che singhiozzi, io sola non piansi, ma il cuore mi batteva con tanta violenza che mi parve impossibile fare un passo quando ci accennarono di avviarci verso la porta conventuale; mi mossi, tuttavia, pur domandandomi se non sarei morta, tanto mi martellava il cuore. Che momento fu quello! Bisogna esserci passati per sapere che cos'�.
THERESE DE LISIEUX - STORIA DI UN'ANIMA - cap.7
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"Ora io m'avveggio, - disse -
figlio, che segno sei de le fortune
e del fato di Troia; e ci� rincontro
che Cassandra dicea: sola Cassandra
lo previde e 'l predisse. Ella al mio sangue
augur� questo regno; e questa Italia
e questa Esperia avea sovente in bocca.
Ma chi mai ne l'Esperia avria creduto
che regnassero i Teucri? E chi credea
in quel tempo a Cassandra? Ora, mio figlio,
cediamo a Febo; e ci� che 'l dio del vero
ne d� per meglio, per miglior s'elegga".
Ci� disse, e i detti suoi tosto eseguimmo;
ed ancor questa terra abbandonammo,
se non se pochi. N'andavamo a vela
con second'aura; e gi� d'alto mirando,
non pi� terra apparia, ma cielo ed acqua
vedevam solamente, quando oscuro
e denso e procelloso un nembo sopra
mi stette al capo, onde tempesta e notte
ne si fece repente e di pi� siti
rapidi uscendo imperversaro i v�nti;
s'abbui� l'aria, abbaruffossi il mare,
e gonfiaro altamente e mugghi�r l'onde.
Il ciel fremendo, in tuoni, in lampi, in folgori
si squarci� d'ogni parte. Il giorno notte
fessi, e la notte abisso: e l'un da l'altro
non discernendo, Palinuro stesso
de la via diffidossi e de la vita.
ENEIDE CAP. 3 - ARRIVO IN ITALIA
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"Diventa essenziale distinguere bene ci� che � l�amore da ci� che � innamoramento. Le due realt� spesso si rincorrono e si confondono ma sono nettamente distinte e di natura diversa.
L�innamoramento � un fenomeno affettivo, pre-conscio e pre-volontario, in cui un individuo proietta sogni ed aspettative in un altro. � un fenomeno, cio� �capita� al soggetto, indipendentemente dalla sua volont�.
L�amore � invece una realt� pienamente umana (di tutta la persona e non solo di una sua componente) che si esprime solo con un atto libero, cio� cosciente e volontario. Si pu� esprimere come un orientamento del carattere che orienta la persona nei rapporti col mondo, un atteggiamento universale verso tutta la realt�."
ERICH FROMM - L'ARTE D'AMARE CAP. 1
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Silenzio; la paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l�esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida. �Vivono meglio di noi� aveva sempre detto; �noi abbiamo maggiore sensibilit� e pi� grande intelligenza e perci� soffriamo pi� di loro��; ed ora, ecco, improvvisamente, ella era costretta a mescolarsi, a ingrossare la turba dei miserabili; quello stesso senso di ripugnanza, di umiliazione, di paura che aveva provato passando un giorno in un�automobile assai bassa attraverso una folla minacciosa e lurida di scioperanti, l�opprimeva; non l�atterrivano i disagi e le privazioni a cui andava incontro, ma invece il bruciore, il pensiero di come l�avrebbero trattata, di quel che avrebbero detto le persone di sua conoscenza, tutta gente ricca, stimata ed elegante; ella si vedeva, ecco� povera, sola, con quei due figli, senza amicizie ch� tutti l�avrebbero abbandonata, senza divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni: oscurit� completa, ignuda oscurit�.
GLI INDIFFERENTI - MORAVIA cap. 5
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"O di Laerte egregia Prole, sagace Ulisse, un nequitoso Demone avverso, e il molto vin m'offese. Stretto dal sonno alla magione in cima, Men disciolsi ad un tratto: e, per la lunga Di calar non membrando interna scala Mossi di punta sovra il tetto, e d'alto Precipitai: della cervice i nodi Ruppersi, ed io volai qua con lo spirto. Ora io per quelli da cui lunge vivi, Per la consorte tua, pel vecchio padre, Che a tanta cura t'allev� bambino, Pel giovane Telemaco, che dolce Nella casa lasciasti unico germe, Ti prego, quando io so, che alla Circea Isola il legno arriverai di nuovo, Ti prego che di me, signor mio, vogli L� ricordarti, onde io non resti, come Della partenza spiegherai le vele, Senza lagrime addietro e senza tomba, E tu venghi per questo ai numi in ira. Ma con quell'armi, ch'io vest�a, sul foco Mi poni, e in riva del canuto mare A un misero guerrier tumulo innalza, Di cui favelli la ventura etade. Queste cose m'adempi; ed il buon remo, Ch'io tra i compagni miei, mentre vivea Solea trattar, sul mio sepolcro infiggi. "Sventurato", io risposi, "a pien fornita Sar�, non dubitarne, ogni tua voglia". Cos� noi sedevam, meste parole Parlando alternamente, io con la spada Sul vivo sangue ognora, e a me di contra La forma lieve del compagno, a cui Sugger�a molti accenti il suo disastro. Comparve in questo dell'antica madre L'ombra sottile, d'Anticl�a, che nacque Dal magnanimo Autolico, e a quel tempo Era tra i vivi ch'io per Troia sciolsi. La vidi appena, che piet� mi strinse, E il lagrimar non tenni"
ODISSEA CANTO XI
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Per migliaia di anni gli esseri umani hanno incasinato insozzato e smerdato questo pianeta e ora la storia si aspetta che sia io a correre dietro agli altri per ripulirlo. Io devo lavare e schiacciare i miei barattoli. E rendere conto di ogni goccia di olio di motore usato. Tocca a me pagare il conto per le scorie nucleari e i serbatoi di benzina interrati e i residui tossici scaricati nel sottosuolo una generazione prima che nascessi.
Ho tenuto la faccia dell'angioletto come un beb� o un pallone da football nella piega del braccio e l'ho pestato con le nocche, l'ho pestato con il gomito finch� mi � cascato tra le braccia come un sacco. Finch� sugli zigomi gli era rimasto solo un velo di pelle nera.
Volevo respirare scarichi. Uccelli e cervi sono uno stupido lusso e tutti i pesci dovrebbero galleggiare. Volevo dar fuoco al Louvre. Spaccare gli Elgin Marbles a martellate e pulirmi il culo con la gioconda. Questo � il mio mondo ora. Questo � il mio mondo, il mio mondo, e quelle persone antiche sono morte. E facevamo colazione la mattina che Tyler ha inventato il progetto Caos. Volevamo liberare il mondo dalla storia.
Chuck Palahniuk - Fight Club
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Una sera di settembre l�Agnese tornando a casa dal lavatoio col mucchio di panni bagnati sulla carriola, incontr� un soldato nella cavedagna. Era un soldato giovane, piccolo e stracciato. Aveva le scarpe rotte, e si vedevano le dita dei piedi, sporche, color di fango. Guardandolo, l�Agnese si sent� stanca. Si ferm�, abbass� le stanghe. La carriola era pesante.
Ma il soldato aveva gli occhi chiari e lieti, e le fece il saluto militare. Disse: � La guerra � finita. Io vado a casa. Sono tanti giorni che cammino -. L�Agnese si sleg� il fazzoletto sotto il mento, ne rovesci� le punte sulla testa, si sventol� con la mano: � Fa ancora molto caldo -. Aggiunse, come se si ricordasse: � La guerra � finita. Lo so. Si sono tutti ubriacati l�altra sera, quando la radio ha dato la notizia -. Guard� il viso del soldato e sorrise, un sorriso rozzo e inatteso sulla sua faccia bruciata dall�aria. � Io credo che i guai peggiori siano ancora da passare, � disse improvvisamente, con la rassegnata incredulit� dei poveri; e il soldato si freg� le mani: era un ragazzo molto allegro.
L'AGNESE VA A MORIRE - RENATA VIGANO' cap. 4
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Di fronte al golfo sicanio giace, stesa davanti, un'isola contro l'ondoso Plemurio; gli antichi diedero il nomedi Ortigia. E' fama che Alfeo, fiume dell'Elide, avesse qui rese occulte le vie sotto il mare, egli ora, Aretusa, sulla tua bocca si unisce alle onde sicule. Obbligati veneriamo le grandi potenze del luogo e di l� supero il ricchissimo suolo dell'Eloro stagnante. Di qui rasentiamo le alte rocce e le protese rupi di Pachino e da lontano appare Camerina mai autorizzata dai fati a muoversi, ed i campi Geloi, e la grandiosa Gela chiamata dal nome del fiume. Di l� alta Agrigento mostra da lontano le grandissime mura, un tempo fattrice di magnanimi cavalli; e, dati i venti, lascio te, palmosa Selinunte, e percorro le secche lilibee aspre per le cieche rocce. Di qui mi accoglie il porto e la spiaggia che non d� gioia di Drepano. Qui spinto da tante bufere di mare, ahim�, perdo il padre, sollievo di ogni affanno e sorte, Anchise. Qui, padre ottimo, mi abbandoni stanco, ahim�, invano strappato da s� gravi pericoli. N� il vate Eleno, pur predicendo molte cose orrende, mi predisse questi lutti, nemmeno la crudele Celeno. Qui l'ultima affanno, questa la meta delle lunghe vie, di qui partito un dio mi spinse alle vostre spiagge. Cos� il padre Enea solo raccontava, tutti attenti, i fati degli dei e rivelava le rotte. Tacque infine e qui si ferm� col racconto e la fine.
ENEIDE - Morte del padre Anchise
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Citazione:
amaro agg. (crasi tra il s.m. amore e l�agg. raro) � dicesi di cosa o persona che ama pochissimo.
ambizione s.f. (der. dell�agg. num. ambo: l�uno e l�altro, tutti e due) � partita doppia condotta da un soggetto a struttura binaria, capace di coniugare contemporaneamente il s� reale e il s� ottativo. Il carattere duale agisce da moltiplicatore di energie e attiva una potente molla che consente di raggiungere qualsiasi meta.
baldanza s. f. (com. dal s.m. ballo e dal s. f. danza) � atteggiamento del corpo e dello spirito posto ambiguamente tra il ballo e la danza, nell�incerto ma inebriante interstizio tra due sinonimi.
crepuscolo s. m. (dim. del s. f. crepa) � esile crepa del tempo tra il giorno e la notte. Una pausa sottile dove i colori si accendono, brevemente sottratti al dominio della luce o del buio.
entropia s. f. � un�utopia rientrata. La felice energia utopica si raggomitola generando preoccupanti malesseri (solitamente con febbre).
esilio s. m. (der. dell�agg. esile) � condizione molto delicata. Sospeso a fili sottilissimi, esili resti di origini lontane, chi vive in esilio sorvola lievi terre su cui non si posa mai.
libert� s. f. (dal lat. liber: libro) � essenza astratta e universale del libro, mitico archetipo sottratto al mutamento, di cui i singoli libri non sono che oscuri indizi, confusi suscitatori di memoria, ombre nell�antro fumoso. � conservato in esemplare unico nella biblioteca dell�iperuranio.
ufficio s. m. (der. dell�inter. uff o uffa) � il doveroso atto dello sbuffare. Per estensione: luogo preposto allo sbuffo individuale e/o collettivo, provvisto in genere di ampi e pazienti scaffali ove si archiviano stizza, noia e impazienza.
nuvola s.f. � un nulla che vola. Vapori dell�essere si librano nel cielo, fantasmi di spuma pronti ad assumere qualsiasi forma.
inchiostro s. m. (var. intensiva del s. m. chiostro) � luogo interno di meditazione, un modo di passeggiare in se stessi. Tutti i percorsi sono possibili lungo i suoi scorrevoli sentieri pieni di immagini che nuotano.
asola s. f. (a- priv.) � mai sola. Sempre accompagnata da un bottone.
Da Maria Sebregondi, Etimologiario
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Paradiso, Canto XXIII
...vid'i' sopra migliaia di lucerne
un sol che tutte quante l'accendea,
come fa 'l nostro le viste superne...
"...Quivi � la rosa in che 'l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino"...
Cos� la circulata melodia
si sigillava, e tutti li altri lumi
facean sonare il nome di Maria...
DANTE - DIVINA COMMEDIA
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Ma forse � solo che il suo corpo aveva senso del decoro: una volta che la mente ebbe riconosciuto il proprio prematuro invecchiamento, la carne fece del suo meglio per adeguarsi.
Julian Barnes, Il pappagallo di Flaubert.
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"Io amavo Ellen, e volevo sapere il peggio. Non l'ho mai provocata; mi mantenevo cauto, sulla difensiva, com'� mia abitudine; non le chiedevo niente, ma volevo comunque sapere il peggio. Ellen non ha mai ricambiato la premura. Mi voleva bene - avrebbe automaticamente dichiarato di amarmi, come se non valesse nemmeno la pena di discuterne - ma di me era pronta a credere il meglio senza domandare. La differenza � tutta qui. Non cerc� mai di individuare il pannello segreto che apre la camera segreta del cuore, quella in cui custodiamo cadaveri e ricordi. A volte il pannello si trova, ma � impossibile aprirlo; altre volte si apre ed il nostro sguardo non coglie altro che lo scheletro di un topolino. Ma almeno abbiamo guardato. E' questo che distingue sul serio le persone: la differenza non � tra chi ha segreti e chi non ne ha, ma tra chi vuole sapere e chi no. A mio giudizio, voler sapere � segno d'amore".
Julian Barnes, Il pappagallo di Flaubert.
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Prima che finisse l�anno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e, come se fosse fatto apposta per dar subito opportunit� a Renzo d�adempire quella sua magnanima promessa, fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria. Ne vennero poi col tempo non so quant�altri, dell�uno e dell�altro sesso: e Agnese affaccendata a portarli in qua e in l�, l�uno dopo l�altro, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso de� bacioni, che ci lasciavano il bianco per qualche tempo. E furon tutti ben inclinati; e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo che, giacch� la c�era questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro.
Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. - Ho imparato, - diceva, - a non mettermi ne� tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c�� l� d�intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d�aver pensato quel che possa nascere -. E cent�altre cose.
Lucia per�, non che trovasse la dottrina falsa in s�, ma non n�era soddisfatta; le pareva, cos� in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, - e io, - disse un giorno al suo moralista, - cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, - aggiunse, soavemente sorridendo, - che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi.
Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bens� spesso, perch� ci si � dato cagione; ma che la condotta pi� cauta e pi� innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, bench� trovata da povera gente, c�� parsa cos� giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
La quale, se non v�� dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l�ha scritta, e anche un pochino a chi l�ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s�� fatto apposta.
MANZONI - I PROMESSI SPOSI (EPILOGO)
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"E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la perdita dell' amore, non gi� la perdita di questa o quella persona"
"Miracolo: lasciando dietro di me ogni soddisfazione, senza essere n� pago n� satollo, oltrepasso i limiti della saziet� e, invece di trovare il disgusto, la nausea, o anche solo l'ebrezza, scopro... la Coincidenza. La dismisura mi ha condotto alla misura; coincido con l'Immagine, le nostre misure sono le stesse: esattezza, precisione, musica: con il non abbastanza, io ho chiuso. Da questo momento, vivo l'assunzione definitiva dell'Immaginario, il suo trionfo"
Roland Barthes
Frammenti di un discorso amoroso
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