Ti ringrazio, Michele! Senza cuore non possiamo penetrare le Verità di Dio.
"Benedetto sei tu, Padre, che hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti. E le hai rivelate ai piccoli! Si Padre, perchè così è piaciuto a te"
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Più che altro con il cervello è più difficile bersi amici invisibili con superpoteri & c.
Infatti secondo me non c'è niente da capire, c'è solo da sentire.
La Bibbia parla al cuore, ma per capirla a fondo è indispensabile l'uso del cervello. In gran parte è comprensibile, ma alcuni libri profetici, come l'Apocalisse, sono molto o totalmente simbolici.
Se poi leggiamo i testi gnostici – tutti scartati dal canone – senza cervello non si capisce nulla.
Sicuramente è anche per quello che sono stati scartati.
E perché mai? A me affascina anche ciò che provoca il tramonto, non solo i colori, il luogo, l'atmosfera, i ricordi.
Se apriamo il nostro cuore, poi di conseguenza si aprirà anche la nostra mente....
La Bibbia non è un Libro da capire intellettualmente: C'è un filo rosso, un codice, una chiave di lettura che la rende davvero un Unicum irripetibile e meraviglioso. E cioè l'Incarnazione del Verbo. Il Dio che si fà Uomo! :love:
Beh, a questo punto c'è solo da dire che ognuno è fatto a modo suo; è proprio questa la libertà, che ci sia Dio o no. Io sono un tipo romantico ed il cervello lo uso solo quando serve, anche perché considero la pura emozione più pregnante del puro ragionamento.
Ed infatti se ne vedono gli effetti del mancato uso!:D
Non capisco questa scissione o la maggior importanza dell'emozione rispetto al ragionare. Sono due aspetti che andrebbero coltivati. Perchè bistrattare la ragione, la mente? Anche nel ragionare, che è fondamentale, poi trovi emozioni.
Se mi rivolgo al Nuovo Testamento mi viene incontro un Gesù con chiari contorni e con una sua precisa inconfondibilità. Questa è la mia prima impressione dominante: non è la deduzione di un ragionamento, non è il risultato di una riflessione. L'uomo di Nazareth si staglia in modo marcato e netto dallo sfondo del suo tempo. E perciò non esiste il pericolo di poterlo confondere con altri uomini del suo ambiente: egli non si perde in questo ambiente. Non lo si può semplicemente perdere di vista: egli pensa, agisce in modo completamente diverso da tutti gli altri. "Gesù era totalmente diverso" dice E. Stauffer: questo è senz'altro il titolo giusto della sua esistenza generale, comunque poi si vogliano risolvere i singoli problemi storici e di esegesi. Uno solo era del tutto diverso dai molti di allora e dei secoli successivi; e diverso da come la maggior parte degli uomini possano ancora oggi immaginarselo.
Lo ripeto, si tratta di un'impressione spontanea; incontrando Gesù lo si vede come l'inconfondibile. Si viene subito colpiti dalla ben delineata integrazione d'anima, che lo distingue da tutti gli altri. Si tratta di una presa di contatto psichica elementare, che precede ogni pensiero.
Dal che si può comprendere come una comprensione che sia illuminata dalla psicologia del profondo risulti diversa da un'interpretazione dettata solo dalla mente. Quest'ultima interpretazione fa emergere esattamente il contrario di quanto rivela la prima.
Se sei davanti a due interpretazioni diverse ed opposte perché prendere solo la prima, quella emotiva?
Magari la verità sta nel mezzo e ti serve anche la seconda.
Che poi fa anche un po' ridere tutta questa divisione. Come se non usassi il cervello quando cerchi di capire, elaborare e memorizzare quanto leggi o ascolti su Gesù.