Originariamente Scritto da
axeUgene
a me pare che tu citi solo confusamente discorsi che ti sembrano ad orecchio adatti a rispondere, senza capirci nulla, come uno che non conosce le basi della fisica e partecipi a discorsi di ingegneria aero-spaziale pescando su internet pezzi di elaborati scientifici;
te lo dico perché, avendo frequentato un po' la materia, io stesso faccio una notevole fatica ad allineare con rigore logico certe tesi teologiche, che non sono affatto semplici e presentano innumerevoli interrelazioni;
a parte la questione metafisica delle prerogative divine, la questione del libero arbitrio, come si è articolata tra protestanti e cattolici, è davvero radicale in termini teologico-filosofici, e presuppone l'acquisizione di nozioni di base molto rigorose;
è radicale perché non ci sono vie di mezzo, frasi poetiche da tarallucci & vino; l'intervento della Grazia divina prescinde dalla volontà umana, ma la esclude anche, e con essa esclude un senso agli atti umani stessi; non è una nozione facilissima da introiettare per chi sia abituato a pensare da cattolico: faccio questo e sarò giudicato...
cioè, quelle definizioni paoline, senza la legge, senza le opere...stanno a significare l'esclusione di tutto l'interfaccia umano, pure di quello religioso, a favore dell'insondabile e invisibile intervento divino;
non è che serva a gran che sbrodolarsi in discorsi cristologici fatti di parole in libertà o intonare mantra/slogan da curva per entrare in quel dibattito, che è tipo partita a scacchi col computer al livello massimo;
si può anche contestare l'affermazione radicale, ma poi bisogna rispondere del crollo di tutto il resto, della necessità di tutto il resto, per esempio; io te l'avevo buttata sullo scherzo, per semplificare, immaginando un Giuda che si prende i 30 denari e poi indica un pincopalla qualsiasi invece di Gesù;
anche se non te ne rendi conto, per mancanza di quelle basi, attribuire una rilevanza per la salvezza alle azioni umane, così come ognuno di noi è stato educato a pensare in automatico, significa questionare la necessità di Cristo e della religione stessa; infatti, nella prospettiva di Paolo, il compimento della Legge era l'abolizione di quella religione; ma poi è diventato anche l'abolizione di quella nuova, e di tutte, come sistema organizzato;
in parole povere, se può essere salvato chiunque, senza la legge, senza le opere - come in effetti dice Paolo - il sacrificio di Cristo viene derubricato a evento accessorio, rimedio di un dio umanizzato e pasticcione che deve intervenire a correggere suoi errori;
e allora va dato a quell'evento un senso molto diverso da quello inserito nella narrazione tradizionale della Chiesa dottrinaria, con tutta quell'inutile cristologia; e deve, saggiamente, trattarsi di un senso rarefatto al limite del nulla e dell'incomprensibilità, proprio perché più si insiste su un dio immanente che interviene nei fatti umani come Giudice, più la questione diventa una barzelletta;
si parla di chierici di 5 secoli fa, che a disposizione avevano solo quel mito di fondazione, radicato e popolare, Gesù; quindi usavano quello, e così, legittimamente, come per tutte le altre fedi, fanno i fedeli oggi;
ma oggi, per spiegare un dio che opera, ti basterebbe chiedere all'atea Vega se torturerebbe un animaletto trovandosi in un isola deserta, sapendo che nessuno la giudicherebbe e la punirebbe; sai perfettamente che non lo farebbe; perché ? perché sì, punto; questa è la fede; e questa è pure la legge morale, l'imperativo categorico di Kant; qualcosa di assolutamente autonomo, che prescinde da diatribe, dal giudizio di ciò che è nel piatto altrui, il pulpito, ecc... la convinzione intima della doverosità di qualcosa che nessuno ti costringe a fare, ma che non avresti nemmeno una convenienza a fare;
noi invece abbiamo i crocifissi nelle aule dei tribunali, le devozioni para-pagane e i calciatori che si segnano quando entrano in campo :asd: