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Le rose del deserto
Regia: Mario Monicelli
Anno: 2006
Durata: 102 minuti
Genere: Commedia / Guerra
Cast: Michele Placido, Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Fulvio Falzarano
Trama: Seconda Guerra Mondiale, 1940: nel deserto libico si apposta il terzo reparto della trentunesima sezione sanità, sotto il comando del Maggiore Stefano Strucchi, alle prese con il freddo, i bombardamenti, i difficili rapporti con la gente del posto, le speranze e la nostalgia di casa.
Commento [un po' di spoiler]: A prescindere dalla qualità del film, bisogna fare i complimenti a Monicelli, che a 91 anni ancora ha la forza di dirigere film ed è che io sappia l'unico, insieme al grande Manoel De Oliveira, a poter vantare 70 anni di carriera cinematografica. Monicelli non si dimentica dei suoi lavori comici come "Il marchese del grillo" e "Parenti serpenti" e racconta la vicenda in chiave completamente farsesca, interamente incentrata su personaggi molto umani e quindi molto realistici che formano un melting pot di dialetti, tradizioni e costumi che riguardano tutta l'Italia, dalla Puglia alla Lombardia, contribuendo a disegnare nel migliore dei modi un ritratto integrale dell'Italia degli anni '40 nel suo complesso: sono soprattutto le scene corali, giocate sull'umorismo, sul sarcasmo e spesso sulla forza comica dei dialoghi e dei frequenti scambi di battute e sulla netta caratterizzazione ed originalità dei personaggi a far sì che risulti evidente che il film risenta chiaramente della sua derivazione da un lavoro teatrale, ma anche la scenografia e lo spazio effettivo in cui si recita, quasi sempre, ad eccezione di alcune scene, assolutamente ristretto e ricreabile facilmente in un palcoscenico, favorito da riprese che insistono molto sui personaggi e che spaziano poco in riprese aeree o a campo superiore al medio. Vediamo quindi un prete lucano che predica la parola del Signore alla bell'e meglio, un sardo che si deve sposare, un maggiore (interpretato da un Alessandro Haber veramente nella parte) all'antica, con un lessico melenso, intercalato da frequenti "per il bene che ti voglio" e modi di fare molto quieti, fortemente legato alla figura della moglie ed infine lo straordinario generale sul sidecar, spassosissima parodia, nel modo di parlare, di muoversi, di comportarsi e soprattutto nelle fattezze dell'ufficiale fascista fedele al regime ed ai suoi ideali, completamente ad immagine e somiglianza di Mussolini, un personaggio dalla potenza comica spiazzante, di cui non dico altro per godervelo a pieno. Ma soprattutto dalla caratterizzazione psicologica di questa macchietta si capisce che la pellicola non è semplicemente di denuncia verso la contraddittorietà e l'orrore della guerra in senso generale, ma è fortemente faziosa e tende a sottolineare ancora una volta quanto gli ideali fascisti fossero sbagliati e quanto l'Italia non avesse affatto i mezzi per combattere una guerra, di come il Duce abbia mandato a morire tanta gente nascondendosi dietro l'ombra della potenza nazista e sperando di guadagnare rispetto e prestigio agli occhi di Hitler e del mondo intero, ingannando di continuo il popolo: ma questa è storia che noi tutti sappiamo già. Capisco che affrontare questo tema in chiave completamente comica non fa che ridicolizzare tutto l'operato della nostra ventennale dittatura, capisco che accentui in modo ancora più evidente l'inutilità di una guerra che si credeva lampo ed in realtà già persa in partenza, comprendo che si illustri la disorganizzazione dell'apparato medico, causata dalla lentezza dei rifornimenti e dalla scarsissima disponibilità di ogni genere di prima necessità, dal cibo, alla benzina ed alle armi; ma alla fine sembra che Monicelli si prenda quasi gioco di coloro che comunque in guerra ci sono morti, specialmente nella scena in cui il sardo muore e si celebra il matrimonio semi-fasullo ed una volta finita la cerimonia si mettono tutti tranquillamente a scherzare come se nulla fosse successo: una morale vicina al'idea di "ridere per non piangere", confermata dalla prima canzone dei titolo di coda (ascoltatela). E pare anche che non conservi un minimo di patriottismo e di amor proprio ridicolizzando completamente gli italiani di fronte ai soldati tedeschi. Insomma, la pellicola è assolutamente priva di quella punta di drammaticità che comunque in un film di guerra ci si aspetterebbe (e che non guasterebbe). Le scene dei bombardamenti sono ricreate molto bene e comunque si tratta di un discreto prodotto, ma ci si sarebbe aspettati di più da un regista come Mario.
Voto: 6½
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otitmo zazza grande rece.questo lo devo passare per ora perche' e' nel cine forum di marzo , comunque il passaggio finale che cita mario come un vecchio amico e' stato fenomenale.si vede che adori l'opera di questo grande artista.
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The Hunted – la preda
Titolo originale: The Hunted
Regia: William Friedkin
Anno: 2003
Genere: Thriller / Drammatico / Azione
Durata: 94 minuti
Cast: Tommy Lee Jones, Benicio del Toro, Connie Nielsen, John Finn, Ron Canada, Mark Pellegrino, José Zuniga, Rex Linn
Trama: Silver Falls, Oregon: Aaron Hallam è un soldato specializzato che ha combattuto nella guerra in Kosovo. Dopo la fine della guerra impazzisce e si rifugia nella foresta, trasformandosi in uno spietato assassino che inizia ad uccidere chi cerca di ostacolarlo. Dopo i primi omicidi, inizia la caccia all'uomo che viene divisa fra l'FBI e L.T. Bonham, il suo ex addestratore, l'unico in grado di fermarlo.
Commento: [pieno di spoiler] Questa volta mi tocca andare contro tutti nel giudicare il lavoro di Friedkin, massacrato dalla critica e dal pubblico. Si tratta in tutto e per tutto di una rivisitazione della saga di Rambo iniziata da Kotcheff nell'82: rispetto al muscoloso Stallone, Benicio del Toro, qua perfettamente in parte, è preciso (agisce come il predecessore reduce del Vietnam, con armi bianche preferibilmente, ma in maniera molto meno spettacolare ed appariscente), è spietato ed estremamente violento e la sua pazzia invece di renderlo un personaggio più assurdo e deprecabile lo rende molto più umano e comprensibile: profondamente cupe ed intense, anche se un po’ spettacolarizzate ed irreali, le scene iniziali, dove sullo sfondo della guerra in Kosovo vengono uccise a colpi di kalashnikov decine di civili, e dopo un’esecuzione fa capolino, in mezzo ai cadaveri, una bambina che stringe il proprio orsetto al petto, sotto gli occhi di Benicio del Toro nascosto tra le macerie (anche qui tutto è pressochè speculare alla scena della bimba dal cappotto rosso, nel ghetto di "Schindler’s List", osservata dagli occhi stupiti di Liam Neeson).
La guerra qua è orrore e sangue, il ricordo di questo orrore non porta alla follia, ma allo sdegno, alla riflessione ed alla vendetta, nella morale di Hallam: l’uomo è al di sopra di tutti ma non si deve sentire in diritto di uccidere i propri simili ed i più deboli (neanche gli animali – la scena dei due cacciatori di cervi nella foresta), perché un giorno potrà arrivare qualcuno che farà lo stesso con noi, ci sottometterà e ci ucciderà. Tommy Lee Jones, volutamente o no barbuto, alla ricerca del suo terzo fuggitivo a dieci anni dall’uscita del cult di Andrew Davis ed a cinque da quella di U.S. Marshals (tra l'altro remake dell'originale con H. Ford), si dimostra ancora più empatico verso il suo ricercato, lo capisce a fondo, ha le stesse idee (anche lui soccorre una volpe intrappolata e punisce chi ha messo la trappola) ed è per lui come un figlio – a questo secondo me si riferisce la citazione biblica modificata (la vicenda di Abramo ed Isacco) iniziale, l’idea di un padre che uccide il proprio figlio a malincuore ma sa che deve farlo (anche se con finale diverso)- e l'intera vicenda, alla fine, ci fa provare simpatia e comprensione verso il ricercato. Malgrado tutte queste citazioni da altri lavori cinematografici il prodotto finale è favorito da una fotografia, ad opera di Caleb Deschanel, a dir poco favolosa con un meraviglioso uso dei colori e regia secondo me molto accurata. Resta comunque un film d’azione per la maggior parte del suo svolgersi anche se con scene di combattimenti e di inseguimenti molto d’effetto; ci è stato presentato come film d’azione ed ovviamente i venditori premono su questa sfaccettatura di questo film per poterlo smerciare di più; è vero ci sono parecchie forzature a livello di trama, particolari e coincidenze assurde che riportano alla mente americanate che nulla hanno a che vedere (uno su tutti l’autocostruzione di coltelli ed armi come appunto Rambo) ed espedienti narrativi nati da esigenze cinematografiche che però non scadono mai nel ridicolo e non vengono pompati ed infarciti di incongruenze evidenti. Finale con omaggio a Bob Dylan e soprattutto allo scomparso Johnny Cash, con la sua interpretazione di "Highway 61 revisited".
Voto: 8½
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Déjà Vu - Corsa contro il tempo
Titolo originale: Déjà Vu
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Thriller
Durata: 128 minuti
Regia: Tony Scott
Cast: Denzel Washington, James Caviezel, Val Kilmer, J.W. Williams
Distribuzione: Buena Vista International Italia
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Trama : ----- un terribile attentato su un traghetto provoca moltissime vittime , e per cercare di trovare il folle terrorista si ricorrono a tecniche d'avanguardia in campo scientifico . Una corsa contro il tempo verra' attuata da un coraggioso poliziotto anche perche' la salvezza di una ragazza dipende dalla riuscita di questa ardita operazione.
Sunto del commento :-----un film tutto azione e girato senza sosta di situazioni da un Tony Scott meno videoclipparo del solito , senza velocizzare o sincopare le immagini, e che percorre strade tortuose per arrivare alla soluzione dell'enigma.Strade assolutamente incredibili visto le premesse e aspettative di questo prodotto di matrice poliziesco-terroristica . Ne esce un ibrido comunque gustoso e che si fa vedere senza problemi , sorretto da un come sempre grande Washington , che appaga il sapore dell'intrattenimento con una buona suspance.Manca purtroppo una vera atmosfera e connotazione per l'incredibile strada che il film prende, si rimane un po' straniati dal tutto , certe cose sono un po' tirate per i capelli e alcune cose gia' viste. Da vedere quindi come un movie senza troppe pretese e per svago un po' piu' impegnato del solito , con un inizio di incredibile impatto visivo per la grandiosita' della scena.Titoli iniziali come al solito di Scott geometrici e ricercati.
Osservazioni spoilerose: ------ Tony Scott ha da sempre avuto la mano pesante nel sincopare i propri film ( ricordiamo il suo stile videoclipparo che abbiamo appena visto nel recente Domino ) , donando alle immagini le velocizzazioni che lui stesso ritiene necessarie in maniera diretta utilizzando il tasto ffw e non lo stacco dell'immagine e della situazione grazie al montaggio.Qui in questo tirato e appassionante thriller con divagazioni sui viaggi del tempo , il fratellino del grande Ridley tira un attimo il freno a mano , non esagera nel voler sincopare il tutto , e si abbandona a una narrazione piu' morbida e regolare, per cercare piu' un film di situazione e di discorsi che di azione ( che non manca affatto comunque, inseguimenti e sparatorie , con annessi botti e ammucchiamento di vetture ci sono ).La scelta d'altronde, dovendo infilarsi nel difficile ginepraio delle situazioni spaziotempo , era praticamente obbligata.E qui il grandissimo Denzel Washington gira per la scena incontrastato , e ordina e riordina il passato per far diventare il futuro un ideale luogo dove il terribile incidente iniziale non accada e la prigioniera del terrorista venga salvata.C'e' una grandissima attenzione a
far coincidere il tutto con le situazioni future quando il detective si getta nel passato tramite un macchinario un po' ridicolo nel design ( un tubo che succhia energia tale da provocare un black out totale nella zona ) , vengono posizionati gli oggetti e le persone in modo da seguire un filo logico.E alla fin dei conti si puo' dire che tutto coincida , anche perche' viene cercato l'escamotage tranquillo del futuro parallelo che si tronca improvvisamente come un ramo spezzato e non del futuro che subisce variazioni da un intervento nel passato.
Ed e' cosi' che possiamo assistere al consolante finale,panacea di tutte le traversie che i doppioni e le trame avverse del tempo non hanno negato.E come nei classici "Ritorni al futuro" e' stuzzicante e divertente vedere e cercare i peli nell'uovo, trovare anomalie e delle cose che non vanno.Qui c'e' stata come si diceva una grande attenzione al tutto ,sin nei minimi particolari , anche se poi il trucco del futuro spezzato ha facilitato il lavoro di ricostruzione.
Strepitose le scene iniziali con il traghetto esploso, precedute dai titoli iniziali come al solito( x scott ) geometrici e ricercati.
Purtroppo c'e' anche una fase di osservazione della vittima passata/futura e di spiegazione dei macchinari che appesantisce il tutto , con degli scienzati stereotipo , troppo lunga e approfondita che serve per adeguare il pensiero dello spettatore a quanto sia complicata la macchina del tempo.
In definitivca buon film d'azione, tirato e coinvolgente , che ha i suoi limiti nel fatto che non dice assolutamente nulla di nuovo sull'argomento viaggi nel tempo o in generale , ma usa e abusa di idee "dejavu",dotato della solita fotografia di Scott un po' sgranata e virata sul giallo verde .Alla fine non si esce dalla sala delusi , l'appagamento leggero da cinema d'azione e un po' fracassone c'e' stato ( e comunque Denzel da solo vale il biglietto ) , ma si pensa velocemente al prossimo film appena usciti .
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Un`ottima annata - A Good Year
Titolo originale: A Good Year
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Commedia drammatica
Durata: 118 minuti
Regia: Ridley Scott
Cast: Russell Crowe, Mitchell Mullen, Marion Cotillard, Albert Finney
Distribuzione: Medusa Distribuzione
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TRAMA : max e' un operatore di borsa Inglese arrivista che non esita per nessun motivo e senza nessun mezzo ad arrivare dove vuole .Spinto dalla sete di potere e di denaro non sembra mostrare nessun tipo di sentimento verso nessuno, se non quello del tenero ricordo verso lo zio Henry e degli anni della sua fanciullezza dove viveva molte vendemmie fa in una tenuta nella Francia.
Un giorno viene a conoscenza della morte del vecchio zio e ,dato che questi non ha lasciato altri eredi , la tenuta e' sua. Recatosi in Francia per vendere prontamente il vigneto a cui non e' più per nulla interessato pensando che il suo vero mondo sta altrove , scoprirà che...
Sunto del commento per lettura veloce --- Un film tenero e mieloso diretto dal grande Ridley Scott ,che gronda miele ad ogni fotogramma , decisamente scontato e poco interessante che si sviluppa sulle basi del “Back to basic “ e del ritorno alla scoperta dei valori umani della vita. Decisamente Scott si e' voluto dare una pausa e con questo film intimista rallenta il valore della sua notevole produzione, poco centrato nello sviluppo quanto più nel rimirare luoghi e persone. Lavoro poco interessante, scontato, e con personaggi stereotipo per eccellenza che annoia dopo mezz'ora dall'inizio e che lo spettatore segue sapendo gia' che poi accadrà il prevedibile. Crowe gigioneggia al servizio di una trasposizione da romanzo poco incisiva,Abbie Cornish si conferma una presenza gradevole di belle promesse, le musiche e i paesaggi affascinano. Troppo poco per un regista di grande valore che qui si ammira e diverte. Una volta tanto può andare e glielo possiamo perdonare.
Osservazioni --------- Bisognerebbe capire le motivazioni che hanno spinto Scott a girare un film simile, lontano da qualunque necessità di virtuosismo registico che sta nei suoi numeri ,e che qui infatti non compaiono e anche non servono, per capire significativamente il perchè di questo film. Forse Scott ha voluto imprimere una svolta alla sua notevole carriera girando un film tenero e commovente dove regnano i buoni sentimenti in quanto appagato da lavori più innovativi e pregni ,forse ha voluto dare immagini a dei paesaggi che ammira come quadri ( il riferimento a Van Gogh e' più che indicativo in questo senso) , forse ha voluto Crowe come protagonista ,che tanti problemi ha nella vita per la sua sregolatezza e innata violenza,per dargli un volto umano e meno arcigno.
Tutte motivazioni che pero' non salvano il film da una noia mortale autocompiaciuta , con delle situazioni che si sbrogliano senza nessun nerbo alcuno e che non riservano sorprese. Scontato, prevedibile e fastidiosamente mieloso, vediamo in scena personaggi che per una vacanza ribaltano una vita , che in due giorni si ritrovano pieni di dubbi , rinnegando un credo di esistenza ormai consolidato non perchè non conoscessero questo nuovo a cui sono momentaneamente a contatto ( e qui sta la cosa grave del poco credibile ) ma perche' proprio lo avevano escluso.
I due piatti della bilancia sono troppo estremi perche' si possa considerare logico un simile repentino cambiamento , e il fatto che ci siano tanti personaggi cosi' affettuosi e teneri intorno sa piu' del fastidioso e artefatto che del vero “ vino in veritas “ come dice il film per tutto il tempo.
Si assistono cosi' a delle situazioni di poco impatto e scarso interesse, come i ripetuti cambi di velocita' della pellicola nella piazza con la macchina, le pernacchie ai ciclisti ( che Scott sia un fan di Lance Armstrong e abbia voluto ricordare ai Francesi le molte vittorie dell'americano nel tour ? ) ,gli incontri a cena e le schermaglie con l'ufficio ( con una collaboratrice doppiata in maniera a dir poco orrenda ), con poesie e canti per la vigna che porta e mantiene la vita, con figlie illegittime che arrivano e conoscono il vino alla perfezione manco fossero enologhe da una vita , con donne che ti confessano quanto sono tremende e poi si rivelano delle sentimentali folli. Si salvano i Flashback della giovinezza , più puliti a livello di intenzioni e di narrazione, anche loro teneri e affettuosi ma rispetto alla trama principale possiedono un maggior impatto. E come se fossimo in un mondo magico tutti si traformano , chi c'è e arriva diventa una nuova persona , e furbescamente Scott ci sublima il concetto con questo trucchetto artificioso.
Crowe gigioneggia divertito ma risulta poco convincente , la Cormish si dimostra volonterosa e di bella presenza, mentre il resto dei personaggi vive una vita inutile a cornice del film con i due vignaioli a farsi portatori della verità suprema con momenti quasi surreali ( la partita a tennis dove il tempo stringeva per mettere a posto la tenuta, il balletto della moglie davanti a Crowe e la cena d'incanto in un mondo che sembra quasi a parte , non al resto,ma addirittura alla vigna stessa).
Grandissima la scena del cinema all'aperto davanti alla piscina , veramente emozionante in questo contesto soporifero.
Se piacciono le storie per commuoversi e calarsi in una atmosfera banale ma dolce , questa e' l'ideale , per gli altri in verità è solo noia...
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The Prestige
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 135 minuti
Regia: Christopher Nolan
Cast: Christian Bale, Michael Caine, Hugh Jackman, Scarlett Johansson
Distribuzione: Warner Bros. Italia SpA
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Trama----Robert Angier e Alfred Borden,sono due celebri maghi illusionisti che a cavallo tra 800 e 900 cercano in ogni modo di superarsi in bravura l'uno carpendo i segreti dell'altro,gelosi e ossessionati alla follia dei successi del rivale.Arrivano a punti talmente elevati di odio e invidia da rischiare non solo la propria vita ma anche quella di chi gli sta intorno.E i segreti a cui vengono a contatto sono veramente incredibili...
Sunto del commento----niente da dire , Nolan si conferma regista di assoluto talento e mette in scena questa storia in una maniera magistrale, seguendo i tre tempi della magia nel suo film , una preparazione metodica ma ordinaria , poi la scoperta dell'incredibile e alla fine il prestigio.Un vero lavoro di puzzle e di comparsa/scomparsa , di trucco e evoluzione del fascino che dotato di una grande fotografia e immerso in una ambientazione perfetta affascina e tiene sulle corde fino allo sconvolgente finale.Prigionieri del loro sogno e delle loro ossessioni ,i due maghi invece di una corsa verso il successo perseguono un sogno di pura esaltazione delle loro capacita' oltre ogni limite e senza nessun rispetto di ogni regola.Imperdibile sotto piu' punti di vista ( trama,fotografia,regia,costumi ) dimostra una volta di piu' il talento di Nolan, che sfrutta al meglio un terzetto di attori quanto mai ispirati e inserisce la splendida Scarlett Johansson,fascino e sensualita',perfetta in una parte dove il dualismo vige padrone.Cameo di David Bowie.
Osservazioni ( spoilerose,non leggere senza visione ) ----Christoper Nolan ogni volta che torna e' un appuntamento imperdibile per ogni appassionato di cinema ,perche' in una produzione non elevatissima a livello di quantita' riesce a dare ad ogni film che mette in scena una particolare influenza e un timbro capace e autoriale ai suoi lavori.Cosi' come fece con "Memento" che fu rivoluzionario e assolutamente geniale , Imsonia fu particolare e ambientato in un paesaggio affascinante ,Batman Begins ridono' splendore in mnaiera anticonvenzionale a un supereroe rovinato da alcuni seguiti a dir poco sfacelo.Con "The Prestige" l'autore prosegue le sue linee di rivoluzione del racconto presentando la storia di due maghi-prestigiatori avversari che non si accontentano mai dei risultati sopratutto perche' l'avversario ogni volta va un gradino piu' in alto.L'ambientazione degli anni a cavallo dei due secoli ( 800 e 900 ) e' perfettamente ricostruita anche se le scenografie non sono gigantesche e ridondanti,i costumi ci calano e aiutano in questo mentre la trama prosegue centralizzando sempre di piu' le figure dei due egocentrici prestidigiatori.
La bellezza di questo film sta sopratutto nel fatto di saper ricreare in maniera perfetta le tre fasi della prestiditigiazione e dello stupore ,regole e dogmi che instancabilmente il mentore-guru Caine ripete, infatti con un inizio lento ma progressivo abbiamo la fase della presentazione,poi con quel che accade dopo abbiamo lo stupore dell'incredulita' e alla fine il prestigio,con l'accadimento di cio' che sembra impossibile.Fondando il suo lavoro per linee parallele che si intersecano man mano,assistiamo a un proseguire dell'attivita' dei due rivali senza sosta che vogliono giungere all'obbiettivo prima e di piu' della controparte.Volendo rubare non solo gli occulti segreti ma sopratutto la vita e gli amori e affetti dell'altro (come fa Borden con la moglie e poi l'amante di Angier , e come fa Angier con la figlia di Borden ) , quasi che non ci si accontenti della sola capacita' di costruire nuove strabilie ma di arirvare a terribili distruzioni.
La differenza tra i due e' che mentre Jackman agisce d'accumulo Bale agisce di rinsaldamento e di vera metaformosi per avere un dualismo perfetto , dove uno costruisce solo inerte materia organica che viene subito rimpiazzata l'altro si crea un nuovo grande alter ego che possa agire a 360 gradi per fare della vita una grande scoperta assaporando e non perdendo moglie,figlia e amante.Ma alla fine tutti e due in fondo sono sconfitti, perche' poi ognuno perde qualcosa e le vittorie sono solo effimere perche' costruite sporcandosi le mani e con metodi assolutamente antietici.Dovendo anche rimanere sordi alle esortazioni della vita sentimentale che sfugge,ciechi come coloro che non devono vedere le aberrazioni che si compiono per poter continuare a stupire nel prestigio senza vero onore ma folle ossessione. E alla fine tutti perdono qualcosa , rimane solo a colui che voleva tutto con un legame di dualismo totale un nuovo seme da educare verso nuovi orizzonti ( la figlia ) mentre il mentore capisce che la ricerca dell'oltre porta solo distruzione lasciando i duellanti al loro destino e mettendoli faccia a faccia , quasi sentendosi colpevole di aver tanto spronato senza briglie.
Un film completo, trascinante , che ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine, diretto benissimo e interpretato da due attori assolutamente coinvolti ( Bale,ormai attore feticcio di Nolan,e' a dir poco superlativo,dimostrando una volta di piu' che i sodalizi regista-attore ben oliati facilitino le riuscite dei film) , con dei comprimari d'eccezione come Caine e la sempre splendida Scarlett, ormai diva a piu' livelli , assoluta donna di fascino e sensualita' nonostante la giovane eta' , con quel suo viso acqua e sapone che richiama pulitamente istinti ancestrali,misurata e deliziosa nella presenza,perfetta nelal parte di un amante che tutti vorrebbero avere ,anche i piu' puritani,per la sua semplice essenza che nulla ha di peccaminoso nello sguardo .
Curioso notare che lei e Jackman dopo Scoop con il grande Woody si siano cimentati in coppia in una altra pellicola a tema.
Un film imperdibile che non ha vere pecche, realizzato benissimo e con una trama robusta che anche se potrebbe all'inizio risultare ostica nella comprensione poi si sbroglia benissimo portandoci a una risoluzione finale assolutamente non banale e che e' lavoro non frutto della trovata che impone al film le scelte ma una scelta maturata genialmente dalla costruzione del film. Trovate 135 minuti liberi , saranno assolutamente ben ricompensati.
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[QUOTE=Mirabaud;519126]Ho paura che in ogni caso raccoglier
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commento non diviso per mancanza di spoiler determinanti , purtroppo le numerose critiche erano veritiere.
Tutti gli uomini del re
Titolo originale: All the King`s Men
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 140 minuti
Regia: Steven Zaillian
Cast: Sean Penn, Jude Law, Kate Winslet, Patricia Clarkson
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
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Trama----Wille Stark ( Sean Penn ) e' un giovane idealista che con forza e determinazione vuole cambiare il sistema corrotto americano facendo pulizia sopratutto negli ambienti edili e nelle opere di strutture pubbliche.La sua benevola ostinazione pero' diventera' completamente diversa quando incarichera' un giornalista di scavare nel passato dei suoi nemici politici e sopratutto di un avvocato per lavare alcune macchie di cui non e' riuscito a rimanere indenne una volta giunto al potere.
Osservazioni ( non spoilerose ) : ci vuole una bussola per orientarsi in questo film di Steven Zaillian ( autore fino ad adesso, come regista , del "A civil action " con Travolta e del misconosciuto "Bobby Fisher " del 1993 , con vari attori famosi o che lo saranno stati dopo , piu' che altro e' stato un autore di screenplayer per vari film famosi tra cui "gangs of new york") , dove il regista rimane impassibile come comandante e lascia che il film sia una zattera alla deriva,affidandosi solo alla prova degli attori sperando che il loro impegno riesca a fondere tutti i comparti al posto suo e rendere omogeneo il lavoro.Ovviamente la cosa non riesce , e la zattera oltre che andare alla deriva affonda.
Abbiamo come risultato un film modesto che si svolge stralunato con tanti comparti segmentati e blindati ,mentre la trama si snoda enigmatica,ostica da seguire e poco interessante nello svolgimento.Lo spettatore fa una fatica incredibile a seguire le tre fasi della carriera di Starck ( proposizione violenta,ascesa al potere e poi conglobamento nel sistema corrotto) , con tutti quegli intervalli nella narrazione , quei flashback che sanno di patetico e le indagini al cloroformio di Jude Law.Non si puo' estraniarsi in questa maniera dalla cura del film e dalla sua crescita, credendo che gli attori possano da soli fare un film. Penn recita in maniera eccessiva con un agitarsi di arti e un estremizzare compiaciuto,law potrebbe vedere un omicidio di fronte agli occhi e dire " toh!" senza scomporsi per riferirlo al suo capo ,la winslet una presenza gradevole ma impalpabile ,Hopkins fa il grande saggio,costruisce balestre e poi dopo aver detto qualche grande verita' si accontenta senza graffiare.
Queste alternanze di recitazione fanno di tgudr un film a corrente alternata, un saggio del potere senza forza e una visione di poco appagamento, anche perche' per poterlo seguire nella sua pienezza bisognerebbe prima leggerne i contorni e poi vederlo,troppo confusionario e troppo asettico,per la mancanza di cura da parte del suo autore.Cosa resa ancora piu' grave dal fatto che essendo un remake poteva avere una base molto piu' solida e stimolante gia' di genesi partendo da un seme coltivato.Gli ultimi dieci minuti hanno una buona visualita' e impatto , ma troppo tardi e troppo poco per salvare come film questo palco soliloquale di attori consolidati.
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Giù per il tubo
Titolo originale: Flushed Away
Nazione e Anno: GB, Usa, 2006
Genere: Animazione
Durata: 90 minuti
Regia: David Bowers, Sam Fell
Cast:
Distribuzione: United International Pictures
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Trama----Roddy e' un aristocratico topo di kensington che vive nella piu' agiata delle residenze,adorato dalla sua padroncina e in ozio e lusso totale.Un giorno,Syd, un topaccio di fogna arriva dallo scarico del lavandino e ,complice l'assenza dei padroni in vacanza , ne mina la tranquillita' e la padronanza della reggia.che fare ? Il suo piano di farlo cadere nello scarico del water fallisce e invece ci cade lui.La discesa lungo il tubo sara' una caduta verso un nuovo mondo con una autentica cittadina di topi che vive e si muove,che pero' ben presto dovra' affrontare una seria minaccia da parte di un rospo che e' pieno di odio.Intanto fara' la conoscenza dell'affascinante topina Rita...
Osservazioni : ( no spoiler ) ---- veramente bello e divertente questo cartone targato dreamworks , che,seppur privo della freschezza e della genialita' dei tanto strombazzati sul cartellone "Shrek" e "Madagascar" degli stessi produttori ,ci regala un buon divertimento con una serie di azioni e di successioni di accadimenti veramente spassose,dal ritmo serrato e che hanno dalla loro ad aiutarli la caratterizzazione dei personaggi compiuta e multiforme.L'idea di base era di unire 007 ( ultracitato nella famosa scena d'apertura di ogni bond che compare all'inizio) con Lara Croft ( qui impersonata/omaggiata dalla topina Rita), operazione che riesce benissimo perche' l'eleganza di Rodney e i marchingegni presenti ne connotano le caratteristiche e le basi di racconto,cosi' come il design di Rita ricorda moltissimo quello della deludente,almeno al cinema, avventuriera dei videogiochi.Assistiamo alla esposizione di molti attrezzi inverosimili e ingegnosi sulla barca , salti e balzi con appigli in serie, fantasiose moto d'acqua fatte con frullini e matite e pericoli incombenti addirittura a rischio catastrofe ( spassoso l'uomo sandwich che annuncia le possibili pericolose vie future ).La citta'topesca si muove benissimo, ci sono sempre inquadrati particolari di vita e di comune daffare, e i momenti spassosi e divertenti non mancano in un dosato lavoro di alternanza tra azione e leggerezza di buon calibro.
Divertenti i due topi gangster con tanto di gessato Arpio e Bianchino , spassosi nella loro imbranata comicita' , ben tratteggiato il cattivone Rospo con annesso fido aiutante Francese e Ninja al seguito.Veramente bella la scena al telefono con il rospo mimo e il volo sopra la citta' con un sacchetto della British.Si citano vari film oltre ai due base, da terminator 2 a Galline in fuga ( appare all'inizio la scatola del dvd tra la raccolta di Rodney) .Per quanto riguarda il lato tecnico i movimenti stile plastilina sono fluidi e ben marcati , non ci sono sbavature di sorta, continuando e migliorando la tecnica
derivata dagli essenziali "Wallace e Grommitt "e "Galline in fuga".i fondali su cui si muovono i personaggi sono praticamente perfetti , un po' troppo semplici i vermetti canterini che appaiono spesso che sembrano muoversi meno fluidamente con il resto del comparto animato.
Le canzoni ci sono , ma sono brevi, inerenti alla situazione e non appesantiscono ma danno atmosfera.
Un film non innovativo , ma divertente e movimentato che accontenta sia grandi che piccini per la sua fruibilita' a piu' strati.
Leggete il cast dei doppiatori originali, un tappeto di stelle.
Voci della versione originale: Kate Winslet (Rita), Hugh Jackman (Roddy), Andy Serkis (Spike), Ian Mckellen (Toad), Bill Nighy (Whitey), Simon Callow, Shane Richie (Syd), Geoffrey Palmer, Jean Reno, Douglas Weston.
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Eragon
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Fantastico
Durata: 90 minuti
Regia: Stefen Fangmeier
Cast: Jeremy Irons, John Malkovich, Edward Speleers, Djimon Hounsou
Distribuzione: 20th Century Fox
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Trama----- “La magia proviene dai draghi e scorre nei cavalieri che li comandano” .In un reame senza tempo si sta combattendo una feroce guerra per il predominio del territorio, dove il feroce Galbatorix ( Malkovich ) regna con la forza e seminando il terrore.La leggenda dice che un giorno torneranno i draghi da tempo scomparsi e faranno giustizia.Un giovane contadino di nome Eragon diverra' il cavaliere della giustizia e del riscatto , sopratutto dopo che ritrova nella foresta una pietra di colore blu che invece si rivela essere un uovo di drago.O meglio, di una piccola draghessa...
Sunto del commento :----un film che dovrebbe avere un grande respiro e invece prende aria in tempi brevissimi , non concede alcuno spazio all'approfondimento e alla conoscenza di luoghi e personaggi tradendo ogni spirito di film epopea ambientato in luoghi senza tempo.Novanta minuti tutti di gran carriera che tra l'altro prima del finale vivono di noia e stanchezza per la troppa banalita' del girato , sia per le situazioni di sceneggiatura che le capacita' del regista a imprimere qualita'.Un cast con due mostri sacri e un buon attore ( carlyle ) che viene pero' poco sfruttato rispetto alel capacita'. Purtroppo lo spirito dei grandi classici a cui si ispira viene deluso completamente.Ignobile la voce del drago di Ilaria d'Amico.Solo per un divertimento leggero senza pretesa alcuna.Ovviamente inutile dire che non finisce...
Osservazioni ( qualche spoiler ) : ---- Ed ecco che dopo la fine della trilogia dell'anello dovrebbe ritornare un nuovo blockbuster che per tre anni dovrebbe garantire incassi e interesse verso il genere fantasy.Tratto dal romanzo di un giovanissimo che ha iniziato a scrivere la trilogia a 15 anni ( ora ne ha 23 ) , questo film coniuga la trilogia di Jackson con i temi di Dragonheart . Film quindi di aperta derivazione, che dovrebbe prendere a modello i grandi classici che lo hanno generato per omaggiarli e da loro prendere le basi per raccontare una storia diversa in ambienti e logiche di moviemnto uguali. Invece il film si fa beffe di tutte le necessarie fasi di preparazione e con una fretta degna di un fast food salta a pie' pari ogni logica di genesi e di tempi di raffronto spetattore/personaggio per capirne al meglio i caratteri e le mentalita'.Vediamo quindi la velocissima preparazione da contadino a cavaliere , l'ancora piu' veloce trasformazione della draghetta in draghessa , conosciamo i cattivi con un ciao e una stretta di mano e dritti dritti verso la battaglia finale che si svolge dopo una iniziale preparazione in tempi brevi rispetto a quelli a cui ci aveva abituati jackson.
Il film dura 90 minuti , troppo pochi per la tipologia di racconto che avrebbe avuto bisogno di fasi piu' circostanziate e non questa terra bruciata dei tempi e dei raccordi della genesi dei personaggi, per cui ecco spiegata questa frenesia.
Tra l'altro a contrapposizione di questa velocita' , la resa filmica non e' interessante e movimentata , prima della battaglia finale ( non aspettatevi moltitudini a confronto e lunghi campi con migliaia di soldati , e' sopratutto una guerra aerea ) abbondano stereotipi e situazioni assolutamente banali , frasi sparate ad effetto ( contiamo anche " in attesa della tua venuta!") e poca profondita' di recitazione da parte del protagonista ( ci hanno messo un sacco per trovarlo ma alla fine e' poco espressivo e valido ) che rendono il tutto banalotto e noioso in attesa del finale.
Per quanto riguarda i due mostri sacri , Irons, amante di queste ambientazioni ( ricordiamo la sua parrtecipazione all'orrido " Dungeons and Dragon ) recita divertendosi ,lo avrebbe fatto credo anche gratis pur di esserci in un film simile, mentre John Malkovich fa due battute in attesa di una partecipazione piu' corposa nel prossimo capitolo.
recitazione per loro facile e scontata visto le grandi capacita' di base. Sienna e' una bella presenza ma poco espressiva che rifa' il verso alla ben piu' fascinosa Arwen anelliana , e il tutto si risolve a una prova da principessa da salvare.
I personaggi sono tutti smorti , apatici , privi di verve ( tranne Irons ) e anche Carlyle nella parte del supercattivo , nonostante carichi molto le espressioni, dona un personaggio tutt'altro che multistrato.
Dal lato tecnico la draghessa e' fatta bene sopratutto nei campi lunghi , da vicino in primo piano notiamo lavori di rifinitura dell'immagine tutt'altro che certosini.Comunque accettabili , tenuto conto che l'esordiente regista viene dalla scuola della Ilm.
Un film in definitva troppo corto e troppo veloce , che non affascina anche se possiede dei fondali e dei paesaggi ritoccati
che tradisce completamente lo spirito dei grandi classici che lo hanno generato.
Dovremmo poi sapere chi ha deciso di dare la voce della draghessa a Ilaria D'amico, forse uno dei peggiori doppiaggi del decennio superiore a quello di sharif nel leone di Narnia.
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Casino Royale
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, GB, 2006
Genere: Azione
Durata: 144 minuti
Regia: Martin Campbell
Cast: Daniel Craig, Judi Dench, Eva Green, Cécile De France
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
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Trama : gli albori dell'agente segreto piu' famoso del mondo , fresco di nomina come agente doppio zero ( due uccisioni in carriera ) , la sua missione iniziale , che lo portera' a fare il tour di vari paesi del mondo sulle tracce di un pericoloso terrorista e a conoscere l'affascinante Vesper Lynd , una funzionaria del tesoro di Sua maesta' , e di altri misteriosi personaggi.Sfoderando muscoli d'acciaio e coraggio in inseguimenti mozzafiato , l'agente segreto di sua maesta' vivra' i suoi momenti più difficili su un tavolo da poker...
Sunto del commento ---- Casino Royale presenta il nuovo 007 e contemporaneamente propone gli inizi della sua carriera.Sembra un paradosso ma la produzione ha voluto giocare la carta del begins per giocare sul sicuro , senza che anche i non bond fans o gli occasionali spettatori abbiano comunque bisogno di qualsiasi background per entrare nel mondo dell'agente segreto piu' famoso del mondo.Dopo un inseguimento iniziale mozzafiato a piedi , il film rientra in canoni meno esagerati riproponendo l'inevitabile corollario di belle donne e macchine di lusso , club esclusivi e marchingegni di ogni tipo tecnologicamente avanzati ( e questo colloca bond non in una realta' anni 60 ma nel 2000) , nemici spietati e ingannevoli.
Purtroppo il film dopo l'inizio al fulmicotone e la grande ambientazione della partita a poker subisce un brusco rallentamento con situazioni troppo sdolcinate e accelerazioni brusche per giungere al finale , in un crescendo poco interessante di un collage imperfetto.I bond fans non resteranno delusi da questo episodio , peccato che dopo aver trovato un erede di Moore e Connery perfetto ( Daniel Craig ha il fisico e i numeri per fare bond , duro quanto serve ma anche fascinoso e con classe ) , si sia privilegiata la strada nel finale poco convincente di un atmosfera che poco chiude e molto sconforta l'arco narrativo.Eva Green e' una bella donna ma decisamente come bond girl avrebbe dovuto avere una forza o un fascino diverso solo dalla sua fisicita' o presenza .Sigla iniziale pop eccezionale.
commento esteso : (non leggere senza visione ) ---- Per il nuovo capitolo di james Bond 007 (dopo 40 anni, 20 film e 5 attori ) e' stato reclutato Daniel Craig , un attore a tutto tondo ( ricordiamo la sua partecipazione a " Munich ") che con un fisico davvero statuario ( e la trama fa di tutto per farglielo mostrare...) imprime una forza e una potenza di raro impatto all'agente segreto piu' famoso del cinema . Craig modella 007 a misura dei tempi , rendendo rispetto ai capostipiti il personaggio con un valore di classe meno marcata ma decisamente vigoroso , lavorando sulla gestualita' e le azioni piuttosto che i discorsi glamour ( a questo proposito favoloso lo scambio di battute sul mescolato e sheckerato ) .Ne risulta un bond emulo di Robocop ( e tutti i macchinari tecnologici che indossa lo rendono quasi una corporale imitazione ) , che prende mazzate a piu' non posso e sembra inarrestabile a qualunque colpo subito . La cosa e' verosimile ,per diventare un doppio zero bisogna fare chissa' che allenamento fisico , piace
e rende il film scorrevole e piacevole.La scena iniziale e' strepitosa , con quell'inseguimento a piedi che sfida ogni legge della fisica e dei limiti umani , per poi ricalarsi nei panni del fascinoso uomo glamour senza mai perdere di vista la preponderanza fisica e la presenza .Teniamo anche conto che abbiamo una sigla iniziale stile pop a dir poco eccezionale , e un inizio in b-n che sfocia nella presentazione del logo " Bond " con occhio e colpo di arma da fuoco da applausi. Senza tralasciare la scena dell'aereo ( omaggio a indiana jones ) dove vediamo il nostro Santamaria nella parte del cattivo che continua e prosegue la flessione dei muscoli e la assoluta mancanza di ogni rispetto delle regole da parte del nostro eroe.Purtroppo dopo la strepitosa ambientazione del casino' e la partita intervallata per via delle numerose interruzioni , assistiamo alla scena della tortura , e sembra per apoteosi della genesi della storia che una volta colpito alle palle il personaggio non abbia piu' nulla da dire , tutto si sgonfia e si perde in ambientazione sdolcinate che la poco fascinosa in presenza , ma bellissima , Eva Green sostiene con animo da liceale innamorata.
Poi il finale a Venezia e' frettoloso,raffazzonato e con poca voglia di spiegare quanto piu' di chiudere , con tutto affidato a una scena del palazzo che crolla di sicuro effetto ma di poco valore nel suo complesso con la chiusura delle spiegazioni e una lotta con sparachiodi di Raimiana memoria davvero risibile e monotona.
Un fim quindi che funziona perfettamente per meta' , o perlomeno possiamo dire quasi a tre quarti , che una volta che inchioda fisicamente il protagonista si perde,sgonfia e si contorce in cose che onestamente erano evitabilissime,monotone,fatte forse per spalmare il piu' possibile il bond gradimento a tutti i livelli .
Giannini recita senza problema la parte di poco impegno a lui affidata , Eva Green fa rimpiangere ampiamente alcune illustri attrici che l'hanno preceduta per affidarsi solo alla propria bellezza senza dare vigore , il cattivo che sanguina dagli occhi e' un gran bel personaggio e Campbell in regia dirige come puo' per i suoi mezzi dando un prodotto di grande effetto,che sa alternare almeno per un tempo azione con situazione .E' bello sapere che abbiamo un nuovo Bond all'altezza , rinnovamento ma anche continuazione ( omaggio alla scena in costume di ursula Andress che esce dall'acqua a sessi invertiti ) , spettacolo ma anche stile, peccato che volendo accontentare tutti e troppi alcune cose sono messe li' senza alcuna vere necessita', sgonfiando progressivamente il film e la sua potenza visuale.
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Apocalypto
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 125 minuti
Regia: Mel Gibson
Cast: Dalia Hernandez, Mayra Serbulo, Gerardo Taracena, Raoul Trujillo
Distribuzione: Eagle Pictures
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Trama----la storia di un componente di una tribu' maya e della sua famiglia , dopo la terribile tragedia capitata alla sua comunita' ad opera di una crudele tribù avversaria e invasore, adoratrice del culto del dio kukulcan.Dopo che e' capitato questo , al coraggioso sopravvissuto non resta che abbandonare ogni tipo di pieta' per poter sopravvivere e salvare i suoi cari...
Sunto del commento :---- parlato in lingua Maya di Yucateco , e ovviamente sottotitolato , il film tradisce le attese di storia epica del popolo maya per dedicarsi principalmente a una storia di rabbia e vendetta,girata veramente molto bene in foreste e stupendi paesaggi , risultando alla fine povero di denunce, contenuti e vere dichiarazioni di visione verso un preciso periodo storico.Gibson poteva girare questo film anche in diverse location , con altri protagonisti e il senso del film a livello di determinazione storico-politica non sarebbe cambiato assolutamente di nulla.Un grande spettacolo che lascia in tensione fino all'ultimo, con delle buone scene di massa e degli effetti truculenti di ferite e lacerazioni corporee di primo ordine assolutamente non occultate( stranissima la mancanza di divieti visto l'abbondanza di sangue che appare nel film ) , da vedere purtroppo come fine a se stesso senza altri rimarchevoli pregi. Non deludera' cercando l'intrattenimento e la voglia di vedere come finisce per seguire la sorte del protagonista , ma per il resto e' una operazione monca di qualunque visione di riflessione o di introspezione. Finale del tutto risibile piu' incollato che generato , mentre la scelta autoriale di non farlo girare doppiato viste le premesse sopra risulta piu' un vezzo che una scelta per calarsi in atmosfere ben precise.
commento( non leggere senza visione ) ---- alla fine dopo tante chiacchere sulla sua violenza , un film di grande visualita' , pathos e tecnica , ma del tutto privo di qualunque personalita'.Niente da dire , la storia incolla allo schermo perche' a tutti i costi vogliamo sapere che fine farà il coraggioso protagonista nel corso della sua cattura , resistenza e poi fuga. Le ricostruzioni ambientali del villaggio sono praticamente perfette , come quelle della piramide e della zona circostante con campi rinsecchiti e mercato degli schiavi.E cosi' anche i trucchi che propongono scarnificazione e lacerazione di prim'ordine , un vero campionario di sangue sparso in diverse metodologie , con umani e animali a subire percosse e tagli.Gibson si dedica tantissimo al lato estetico del suo film , ma diversamente che per " the passion " qui la crudelta' sembra piu' un esercizio di stile che un vero veicolo di racconto della sofferenza e della crudelta', lasciando lo spettatore con un forte impatto solo per il tempo in cui avviene il trucco per poi perdersi invece che lasciare un segno di sconvolgimento e ricordo nel nostro animo .Agendo di forza il regista implementa e dà carburante alla storia , sempre sul filo del rasoio e in costante movimento , creando una sorta di rambo dei maya con chiari rimandi al cinema di Mann ( colossale la citazione della cascata , come la somiglianza del cattivo a Magua e gli inseguimenti nelle foreste ) , ma diversamente da questo illustre predecessore che crea una storia completa e una epica di base , Apocalypto si dilunga in situazioni di gara ad eliminazione portando la cosa a diverse angolazioni e prospettive di speranza di visione verso la quale lo spettatore si era approcciato entrando in sala.
Bellissimo l'inizio con le scene di caccia e la vita di gruppo nel pacifico villaggio , ottima la scena dell'incontro con gli spauriti altri indigeni ( misteriosamente ripresi dai biechi cacciatori di uomini prima dei protagonisti nonostante fossero gia' passati oltre ...) ma dopo che il villaggio viene dato alle fiamme e le donne barbaramente violentate ( ricordando i vari massacri indiani e la scena ultrafamosa di " soldato blu ") tutto si piega verso una direzione cara al " rape and rage " d'azione.con tutte queste premesse si rinnega l'ambientazione , si rinnega la necessita' di sottotitolare il film per proporlo in lingua maya e sopratutto si rinnega ogni possibile approfondimento che una risicata scenetta finale vorrebbe condurre a un concetto piu' ampio.
A gibson si puo' quindi rinfacciare di non aver fatto un film di grande valore , ma chi vorra' avvicinarsi a questa opera senza alcuna pretesa storica o grande riflessione , si puo' tranquillamente accomodare e godersi lo spettacolo di colori forestali, scene di massa e di vita tribale ( ne abbiamo anche una in un campo sterminato di morti senza testa di grande effetto ) e inseguimenti cacciatore - cacciato di grande pathos .
Troppo poco per un film che sembrava generato per inseguire ben altri traguardi.
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Marsellus mi sei mancato.
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pensa nutella che in questi 12 giorni ( piu' o meno dal 23 dicembre al 5 gennaio ) la carenza di film al cinema mi ha quasi ucciso...avrei dovuto vedere ole' e vacanze di natale...grazie nutella, mi fa piacere sapere che i miei deliri grafomani sono apprezzati...ti ringrazio sentitamente.
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Io non sto più sfornando niente... è da un sacco che non vado al cinema, oltretutto stasera vado a vedere Apocalypto però mi dà un po' fastidio perchè vorrei prima vedere La Passione per fare un po' di confronti, altrimenti non ha quasi senso vederlo, vorrà dire che lo affitterò :D
Anzi ora posto quella di deja vu, che ho visto ma che non ho ancora trovato l'ispirazione per finirla di scrivere