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HO letto anch'io il link di cono gelato e l'ho trovato di una chiarezza disarmante; comunque, se vi sembra un pò lu ngo, qua potrete leggere il riassunto della questione che stà tanto a cuore.
E’ falso sostenere che la donna nella Chiesa cattolica non abbia un ruolo
Written by Alberto Giannino Il credente Jan 7, 2010
Tutti i seguaci di Cristo possono e devono essere, nella Chiesa, membri attivi in forza del Battesimo e della Cresima e, per i coniugati, in forza dello stesso sacramento del Matrimonio. Ma vogliamo sottolineare brevemente , alcuni punti riguardanti l’impegno della donna, che certo è chiamata ad una cooperazione sua propria – degnissima e importantissima – alla missione della Chiesa. Partecipe, come tutti i fedeli, dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, ella ne esprime aspetti specifici, corrispondenti e adatti alla personalità femminile: e proprio per questo riceve dei carismi, che aprono vie concrete alla sua missione. Non possiamo qui ripetere quanto ha scritto Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica “Mulieris Dignitatem”, (15 agosto 1988) e nella Esortazione apostolica “Christifideles Laici” (30 dicembre 1988) sulla dignità della donna e sui fondamenti antropologici e teologici della condizione femminile. Là ha parlato della sua partecipazione alla vita della società umana e cristiana e alla missione della Chiesa in riferimento alla famiglia, alla cultura e ai vari stati di vita, ai vari settori in cui si esercita l’attività umana, alle varie esperienze di gioia e dolore, salute e malattia successo e insuccesso, presenti nella vita di tutti. Secondo il principio della Christifdeles Laici (n. 51), “le donne partecipano alla vita della Chiesa senza alcuna discriminazione, anche nelle consultazioni e nell’elaborazione delle decisioni”. Ne consegue per le donne la possibilità di partecipare ai vari consigli pastorali diocesani e parrocchiali, come pure ai Sinodi diocesani e ai Concili particolari. Anzi, secondo la proposta del Sinodo, le donne “devono essere associate alla preparazione dei documenti pastorali e delle iniziative missionarie, e devono essere riconosciute come cooperatrici della missione della Chiesa nella famiglia, nella professione e nella comunità civile” ( CL 51). Sono tutti campi nei quali l’intervento di donne preparate puo portare un grande contributo di saggezza e di moderazione, di coraggio e di dedizione, di spiritualità e di fervore per il bene della Chiesa e della società. Su tutto l’impegno ecclesiale della donna può e deve riflettersi la luce della rivelazione evangelica, secondo la quale la donna è stata chiamata a dare, quale rappresentante del genere umano, il consenso all’Incarnazione del Verbo. E il racconto dell’Annunciazione che suggerisce questa verità, quando ci fa sapere che solo dopo il “fiat mihi” di Maria, la quale accettava di essere la madre del Messia, “l’angelo parti da lei” ( Lc 1,38). L’angelo aveva compiuto la sua missione: poteva portare a Dio il “si” dell’umanità, pronunciato da Maria di Nazareth. Seguendo l’esempio di Maria, che Elisabetta poco tempo dopo proclama beata per aver creduto (cfr. Lc 1,42), e ricordando che anche a Marta, prima di risuscitare Lazzaro, Gesù chiede una professione di fede (cfr. Jn 11,26), la donna cristiana sentirà di essere chiamata in modo singolare a professare e testimoniare la fede. La Chiesa ha bisogno di testimoni decisi, coerenti, fedeli, che, davanti ai dubbi e all’incredulità cosi frequenti in molti strati della società odierna, mostrino con le parole e con le opere la loro adesione al Cristo sempre vivente. Non possiamo dimenticare che, secondo la narrazione evangelica, nel giorno della Risurrezione di Gesù furono le donne a testimoniare per prime questa verità, incontrando i dubbi e forse un certo scetticismo dei discepoli, i quali non volevano credere ma che alla fine condivisero la loro fede. Anche in quel momento si manifestava la natura più intuitiva dell’intelligenza della donna, che la rende più aperta alla verità rivelata, maggiormente capace di cogliere il significato dei fatti e di accogliere il messaggio evangelico. Nel corso dei secoli sono state innumerevoli le prove di questa capacità e di questa prontezza. La donna ha un’attitudine tutta particolare a trasmettere la fede, sicché Gesù stesso vi ha fatto appello per l’evangelizzazione. Cosi avviene con la Samaritana, che Gesù incontra al “pozzo di Giacobbe” e sceglie per la prima espansione della nuova fede in territorio non giudaico. L’Evangelista annota che, dopo aver personalmente aderito alla fede in Cristo, la Samaritana si affretta a comunicarla ad altri, con entusiasmo ma anche con quella schiettezza che favorisce il consenso di fede: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?” ( Jn 4,29). La Samaritana, dunque, si limita a porre una domanda e attira i suoi concittadini a Gesù, con la sincera umiltà che accompagna la segnalazione della meravigliosa scoperta da lei fatta. Si possono intravedere, nel suo comportamento, le qualità tipiche dell’apostolato femminile anche nel nostro tempo: l’umile iniziativa, il rispetto delle persone senza la pretesa di imporre un modo di vedere, l’invito a ripetere la propria esperienza, come via per giungere alla personale convinzione di fede. Occorre rilevare che, nella famiglia, la donna ha la possibilità e la responsabilità della trasmissione della fede nella prima educazione dei figli. A lei in modo peculiare spetta il gioioso compito di portarli alla scoperta del mondo soprannaturale. La comunione profonda che l’unisce ad essi le consente di orientarli efficacemente verso Cristo.
Tuttavia, questo compito di trasmissione della fede, per la donna, non è destinato a svolgersi solo nell’ambito della famiglia, ma – come si legge nella Christifideles Laici – “anche nei più diversi luoghi educativi e, in termini più ampi, in tutto cio che riguarda l’accoglienza della parola di Dio, la sua comprensione e la sua comunicazione: anche lo studio, la ricerca e la docenza teologica” (n. 51). Sono tutti accenni al ruolo che la donna ha nel campo della catechesi, che oggi si è allargato in spazi ampi e diversi, dei quali alcuni impensabili nei tempi passati. E ancora: la donna ha un cuore comprensivo, sensibile, compassionevole, che le permette di conferire uno stile delicato e concreto alla carità. Sappiamo che nella Chiesa vi sono state sempre numerose donne – religiose e laiche, madri di famiglia e nubili – che si sono dedicate al sollievo delle sofferenze umane. Esse hanno scritto pagine meravigliose di dedizione alle necessità dei poveri, dei malati, degli infermi, degli impediti e di tutti coloro che ieri erano, e spesso sono anche oggi, abbandonati o rifiutati dalla società. Quanti nomi salgono dal cuore alle labbra quando si vuol fare anche solo un semplice accenno a quelle eroiche figure della carità, esercitata con tatto e abilità tutta femminile, sia all’interno delle famiglie, sia in Istituti, sia nei casi di mali fisici, sia nei confronti di persone in preda alla angoscia morale, all’oppressione, allo sfruttamento. Niente di tutto questo sfugge allo sguardo divino, e anche la Chiesa porta in cuore i nomi e le esperienze esemplari di tante nobili rappresentanti della carità: a volte le iscrive nell’albo dei suoi santi. E infine? un campo significativo dell’apostolato femminile nella Chiesa è quello dell’animazione della liturgia. La partecipazione femminile alle celebrazioni, generalmente più numerosa di quella maschile, mostra l’impegno nella fede, la sensibilità spirituale, l’inclinazione alla pietà e l’attaccamento della donna alla preghiera liturgica e all’Eucaristia. Su questa cooperazione della donna con il sacerdote e gli altri fedeli nella Celebrazione eucaristica, possiamo veder proiettata la luce della cooperazione della Vergine Maria con Cristo, nella Incarnazione e nella Redenzione. Ecce ancilla Domini: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola” ( Lc 1,38). Maria è il modello della donna cristiana nello spirito e nell’attività, che dilata nel mondo il mistero del Verbo incarnato e redentore. Nella Chiesa Gesù ha affidato il prolungamento della sua opera redentiva al ministero dei Dodici e dei loro collaboratori e successori: accanto ad essi, tuttavia, ha voluto la cooperazione delle donne, come appare già dall’aver associato Maria alla sua opera. Più specificamente, ha manifestato questa intenzione con la scelta di Maria di Magdala come portatrice del primo messaggio del Risorto agli Apostoli. E una collaborazione che emerge fin dall’inizio dell’evangelizzazione. Essa si è ripetuta poi infinite volte dai primi secoli cristiani sia come attività educativa o scolastica, sia come impegno di apostolato culturale, o di azione sociale, o di collaborazione con le parrocchie, le diocesi, le varie istituzioni cattoliche. In ogni caso splende sul ministero della donna la luce dell’Ancilla Domini e delle altre donne esemplari immortalate dal Vangelo. Anche se molte di esse rimangono sconosciute, nessuna viene dimenticata da Cristo il quale, riferendosi a Maria di Betania, che aveva versato sul suo capo l’olio profumato, affermò: “Ciò che essa ha fatto, sarà detto dovunque verrà predicato questo Vangelo, nel mondo intero…” (cfr. Mt 26,13).http://www.mondoraro.org/2010/01/07/...bbia-un-ruolo/
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[QUOTE=PACE;1158020]HO letto anch'io il link di cono gelato e l'ho trovato di una chiarezza disarmante; comunque, se vi sembra un p
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Ancora non ho capito se poi ste donne qua, verranno "sondate" da Natzinger.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
erin
Riassunto? :|
Beh...si, rispetto a tutta la Mulieris Dignitate quello di Pace e' un riassunto. Dal quale si evince che, nella Chiesa, la dignit
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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Beh...si, rispetto a tutta la Mulieris Dignitate quello di Pace e' un riassunto. Dal quale si evince che, nella Chiesa, la dignità della suorina missionaria o dei cardinali, pari e'. Entrambi costruiscono il Regno di Dio.
Allo stesso modo in cui io sono capace di camminare sui carboni ardenti. Ma di quale mondo fantastico stai parlando? Personalmente ho assistito a certi episodi tra un cardinale e una "suorina", che ti avrebbero fatto rivoltare lo stomaco. Però non ho nulla in contrario che tu ti sia fatta quella opionione idiliaca, se serve a rassenerarti e a non intaccare il tuo equilibrio.
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Bruco ciao! Il tutto chiaramente deve intendersi al netto del peccato. Le ingiustizie e gli abominii sono parte integrante dell'umanità. E la Chiesa non ne e' esente. Quello che salva tutti e' il Perdono di Dio.
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[QUOTE=conogelato;1158233]Bruco ciao! Il tutto chiaramente deve intendersi al netto del peccato. Le ingiustizie e gli abominii sono parte integrante dell'umanit
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Citazione:
Originariamente Scritto da
bvzpao
ma secondo te c'è qualcosa che spaitek possa aver capito? (e non solo per mancanza di volontà)
Ma tu, in vita tua, hai mai detto qualcosa di costruttivo, e che non sia inutilmente e velatamente offensivo nei confronti di chi, invece, dovresti portare solo rispetto poichè la sa più lunga di te?
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[QUOTE=Spaitek;1158368]Ma tu, in vita tua, hai mai detto qualcosa di costruttivo, e che non sia inutilmente e velatamente offensivo nei confronti di chi, invece, dovresti portare solo rispetto poich
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Bvzpao e Spaitek, finitela immediatamente.
[QUOTE=conogelato;1158170]Beh...si, rispetto a tutta la Mulieris Dignitate quello di Pace e' un riassunto. Dal quale si evince che, nella Chiesa, la dignit
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[QUOTE=Bruco;1158306]Caro cono, se alla fine del discorso risulta che, tutto quello che accade nella chiesa
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[QUOTE=erin;1158510]Bvzpao e Spaitek, finitela immediatamente.
A questo punto devi spiegarmi cosa intendi tu per dignit
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Cono, per una volta nella vita rispondi ad una domanda...
E già che ci sono ne aggiungo un'altra: se in dio le distinzioni non esistono, perchè l'uomo invece deve mantenerle?
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Perche' porta in se' la ferita del peccato. Piu' si e' uniti a Dio e meno si fanno distinzioni, in tema di dignità.