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sono due film diversi apocalypto e the passion , si possono vedere senza nessun problema in qualunque ordine vuoi per capirne le uniformita' stilistiche o una continuazione del viaggio autoriale di Gibson.per le rece non mollare mai zazza , piu' le fai piu' il film ti intriga perche' esponi e liberi considerazioni che senza scriverle non ti sarebbero mai venute in mente compiutamente .Paradossale ? no, conseguenza della liberazione di quanto visto.
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Rocky Balboa
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Azione, drammatico
Durata: 102 minuti
Regia: Sylvester Stallone
Cast: Sylvester Stallone, Burt Young, Milo Ventimiglia, Geraldine Hughes
Distribuzione: 20th Century Fox
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Trama : ---- Rocky ormai completamente assorbito dal suo ristorante sembra destinato a proseguire una vita tranquilla lontano da ogni sussulto invecchiando nella soddisfazione di un figlio realizzato nel suo lavoro.Ma mentre il lento fiume corre tranquillo , una simulazione al computer da un risultato incredibile : se rocky tornasse sul ring batterebbe l'attuale campione del mondo dei pesi massimi. In cerca di credibilita' per il loro inarrestabile campione , i manager cercano di organizzare a Las Vegas un incontro da sogno per pura esibizione e beneficenza tra il vecchio eroe e il giovane sulla cresta dell'onda. Intanto il fiume dei ricordi smuove l'animo di rocky...
Commento ---- ( senza spoiler ) ed ecco arrivare il sesto episodio di una saga che sembrava aver esaurito , dopo un quarto capitolo solo eccessi e un quinto del tutto anonimo , ogni vena creativa di racconto.In effetti Mr.Sly questo capitolo lo ha chiamato solo con il nome dell'eroe per renderlo piu' una celebrazione che una prosecuzione , e il sapore della celebrazione percorre tutto il film dato che per un ora abbondante assistiamo a ricordi , citazioni ( " io ti spiezzo in due " , il dipinto nel ristorante con l'incontro finto tra Rocky e Creed del terzo episodio e mille altre cose) , pianti e facce assorte su quello che fu e non sara' piu'. Purtroppo questo sapore celebrativo rende l'operazione una sorta di dja vu monotono e ripetitivo per chi conosce benissimo la saga ( certe cose sono impresse a marchio di fuoco , come il famoso titolo tema sonoro e la corsa sulla scalinata , la tuta grigia , i consigli del defunto manager e le difficili giornate di allenamento al freddo per combattere con ivan drago ) , e mentre le facce sconsolate e qualche lacrimuccia invadono lo schermo si attende con ansia il combattimento con il campione in carica.
E li vediamo quanto sia bravo Stallone a mettere in scena un combattimento di boxe : tutto e' in totale metamorfosi con lo spirito del combattimento , sangue che sprizza , coraggio che fluisce e mitici commenti da parte dello speaker :
- benvenuti nel mondo di rocky !
- questo colpo l'avranno sentito anche i suoi antenati nell'oltretomba
- piu' che un esibizione e' un esecuzione
e ci abbandoniamo in questa scena lunga e bellissima coinvolgendo i nostri sentori senza problemi , donando a Rocky una credibilita' e un trasporto del tutto privo di vero senso della logica visto che certe cose le abbiamo viste da tempo e per lungo tempo.Ma in fondo possiamo vedere un film fregandocene di quanto ci dice l'intelletto e ascoltando solo il cuore.E tra l'altro visto che non e' il risultato del combattimento quello che conta , sly riesce anche a creare un finale del tutto credibile, non scontato e pacchiano .Non siamo di fronte al crepuscolo macilento e putrescente dell'eroe ormai vecchio e in pensione , ma alla scoperta della propria capacita' di poter dire qualcosa ancora nonostante sia piu' vicina la fine che l'inizio.
grazie Sly , nonostante la lunga preparazione sonnolenta e del tutto anonima ,un plot decisamente di sola celebrazione, introducendo un personaggio femminile privo di fascino e doppiato malissimo ( veramente un anno nero per i doppiatori italiani questo...mentre massimo corvo ee' bravissimo a rifare Amendola ) ci hai regalato un finale di grande risveglio , di forza fisica e di rispetto verso un eroe che non pensavamo piu' di vedere .
Rocky!Rocky!Rocky! tatatatananananana...tata...tata...
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La ricerca della felicità
Titolo originale: The Pursuit of Happyness
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 117 minuti
Regia: Gabriele Muccino
Cast: Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Chandler Bolt
Distribuzione: Medusa Distribuzione
Trama---- 1981 - Chris Gardner sta disperatamente cercando di riparare a un investimento sbagliato , un acquisto di un improbabile macchina scanner portatile poi da rivendere , mentre la moglie lavora con doppi turni per sbarcare il lunario.La gestione del piccolo Christopher e' difficilissima e si cerca di sopperire alle difficolta' in tutti i modi possibili.
Mentre la situazione precipita in un baratro sempre peggiore per lo sfortunato Chris sembra apririsi uno spiraglio di difficile gestione...
Sunto del commento ---- Muccino se ne va in America e racconta una storia Americana , o meglio una storia ambientata in America che sembra essere un plot da Spike Lee.Ma mentre il grande regista Americano ne avrebbe fatto una vigorosa denuncia e una aperta e demolente bilancia di valori , Il nostrano regista delle grida e degli urli ci propina una passionevole carrellata di lacrimevoli stereotipi , con situazioni sempre piu' difficili da concepire in quanto nella corsa al buco nero verso la caduta si dimentica ogni logica di trama e di conseguenzialita' di situazione.E mentre Chris e Christoper si trovano sempre peggio anche lo spettatore si gioca le due ore di durata in una noia morale , con il saliscendi del succedersi che srotola la sua ellissi nella vasca del miele e delle frasi fatte ( " sei un bravo papa' " e " non permettere a nessuno di toglierti un sogno" ) che in italia sarebbero state urlate e qui invece vengono piante.
Un film di una pochezza e di una piattezza immane ,con personaggi del tutto fuori da ogni contesto che accettano il protagonista con situazioni del tutto risibili, giocato sul sicuro e senza nessun volo pindarico di fantasia.
Bandiere Usa e Capitan America sono presenti a ricordare la gratitudine del Gabriele , che ha avuto un incasso stellare con questo film dei buoni sentimenti mal mostrati e rozzamente orchestrati.
Che Muccino resti in italia , almeno non facciamo brutte figure con gli americani...le sue grida sono piu' convincenti dei suoi pianti fasulli.
Osservazioni estese ( non leggere senza visione ) ---- ... e cosi' ecco che colui che ha dato vigore al cinema italiano con due film se non altro convincenti , anche se non perfetti , e ha fatto scoprire Accorsi e la Mezzogiorno ( tra l'altro da un po' assenti dal grande schermo paragonato al serrato numero di film fatti dopo l'ultimo bacio ) se ne va in America , fortunatamente senza l'insostenibile fratello Silvio , a dirigere uno degli attori piu' amati del pubblico locale il man in black Will Smith ( in versione baffuta ) .
Muccino sceglie la strada del ricreare le situazioni del 1981 omaggiando all'inizio ,e riproponendo , la scena delll'arrivo in citta' dell'ingenuo cow-boy Voight di " Un uomo da marciapiede " ( il barbone per terra, la gente non curante e lo stupore solo suo ) , tappezzando poi la citta' di manifesti del cinema del periodo ( abbiamo anche un taxi con la locandina di Toro Scatenato ) e con oggetti culto del momento ( il summa sta nel cubo di rubik ) .
Questo spalmare oggetti e significati per dirti ( oh, ricorda , ho detto 1981-82 ) dopo un po' risulta fastidioso e monotono , anche perche' mentre le locandine potrebbero solleticare il divertimento del cinefilo altre cose come le pubblicita' americane del tempo sono per noi un oggetto del mistero sconosciuto.( tranne quella del coppertone con la celebre bambina che viene tirata per le mutandine da un cagnolino , ripresa anche nella locandina di un film italiano).
Assistiamo come tipico di Muccino alla estremizzazione del tutto , d'altronde la sua esteriore capacita' di pregiare il film di emozioni indotte e 'un magma di colpi di maglio che qua non puo' far apparire , non puo' trascendere in urla e grida , non puo' far correre i personaggi in citta' urlando la loro disperazione.Dovendo interiorizzare crea situazioni di una banalita' assurda , creando ganci e strizzate d'occhio agli americani , dove si parla di grandi sogni davanti a un pallone di basket e di scoperta di uomini validi in uno stadio di baseball.
Assistiamo incolpevoli alle situazioni piu' inconcepibili ( elencarle tutte e' impossibile ) dove ci vuol far credere che una madre e moglie affettuosa lavoratrice soda ( thandie newton ) abbandoni il figlio dopo averlo voluto con se all'inizio , che un uomo con giacca e cravatta entri in un ricovero per barboni ( tra l'altro in mostra e in fila belli posizionati ad arte senza nessuna credibilita' , fortuna che il Mucc ha tolto il direttore di scena con i numeri delle comparse...), che nel campo dei brooker ci siano persone che accettano e capiscono con il sorriso le situazioni piu' strambe.Gli scanner poi prima non se ne vende uno e dopo vanno via a grappoli.I soldi non ci sono e le multe si pagano lo stesso.La cosa piu' grossa comunque e' il furto dello scanner dell'hippie , dove Chris lascia uno scanner e la voce fuori campo ti avverte " Si assurdo , ma lui e' ingenuo ".Qualcuno dice che e' una storia vera ? romanzarla cosi' e' facile ma decisamente delittuoso verso la logica e lo spettatore.
Tutto in ordine e nulla a posto sembra dire questo lacrimevole e spudorato film di ingannevole trama , dove un padre preferisce coinvolgere il figlio in situazioni a dir poco spiacevoli piuttosto che saperlo al sicuro con la madre , cosparso di stelle e strisce al vento dove il simbolo e' Capitan America vilmente abbandonato in uno dei rari momenti di rabbia
del protagonista , quasi a simboleggiare che bisogna sempre credere e mai lasciare sogni e ideali.
Un film costruito per piangere , che non potra' far altro che accontentare chi vuol commuoversi con facili stili , dove campeggia un Will Smith dalla lacrima facile che si porta dietro il suo vero figlio per posti e citta'.
Che Muccino resti in italia a gridare , perche' far piangere e' un arte e non un inganno , un emozione che porta verso l'occhio e la mente le lacrime mentre lui sa portare solo lacrime di noia.
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Milano calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo con Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani, Philippe Leroy, Lionel Stander, Mario Novelli e Giuseppe Castellano.
Tratto da Scerbanenco un cast di tutto rispetto per uno dei capostipiti del poliziesco all'italiana degli anni 70, prima della degenerazione nel "poliziottesco".
Pur essendo evidente la povertà dei mezzi impiegati in questo poliziesco come in tanti altri la trama regge e la bravura del regista (uno dei più prolifici del genere) riesce a creare una certa suspance.
Interessante anche il contrasto ideologico tra il commissario all'antica e il suo vice che ha una visione molto più progressista delle funzioni della Polizia, contrasto molto in sintonia con i tempi in cui il film fu realizzato.
Per i milanesi, interessanti gli scorci della città 35 anni fa che fanno da sfondo alle numerosissime scene girate in esterno.
Lo show della Bouchet al night club è stato blobbato spesso.
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[QUOTE=mat612000;547800]Milano calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo con Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani, Philippe Leroy, Lionel Stander, Mario Novelli e Giuseppe Castellano.
Tratto da Scerbanenco un cast di tutto rispetto per uno dei capostipiti del poliziesco all'italiana degli anni 70, prima della degenerazione nel "poliziottesco".
Pur essendo evidente la povert
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Dejà Vu - Corsa contro il tempo
Titolo originale: Deja Vu
Regia: Tony Scott
Anno: 2006
Genere: Thriller / Fantascienza / Azione
Durata: 128 minuti
Trama: Doug Carlin, un agente dell'ATF, sta indagando su un attacco terroristico avvenuto su un battello a New Orleans, che ha provocato molte vittime. Attraverso una speciale porta spazio/temporale capirà che può sventare il disastro e salvare la vita di una donna a cui tiene particolarmente.
Commento [spoiler]: All'inizio pare un tranquillissimo thriller, senza passaggi che necessitino vera attenzione, il tutto sembra lineare e tutto sommato prevedibile, ma ad un tratto l'introduzione dell'elemento fantascientifico complica le cose. Ancora una volta ci si ritrova ad addentrarsi nei meandri scientifici dello spazio/tempo ed ancora una volta il cervello va in pappa. E’ stato così con la trilogia di Zemeckis anni fa ed avviene anche qua: il tutto viene spiegato da Adam Golberg che, come il suo personaggio strastereotipato giustamente prevede, è il classico scienziato, magari appena laureato, che diventa da subito un super genio e si destreggia attraverso le complicate teorie di Einstein con una facilità degna di Margherita Hack, spiegando in trenta secondi tutta la faccenda scientifica ad un Denzel Washington che, dopo alcune perplessità (se avesse capito tutto subito sarebbe stato troppo banale…) da buon super agente dell’FBI senza macchie e senza paura dopo pochi minuti sa già come agire. Ma gli spettatori, che sicuramente non fanno parte dell’ATF, rimangono attoniti, e non avendo subito capito decidono di continuare a concentrarsi sul film per cercare tutti i peli nell’uovo e le minime incongruenze. Comunque la sceneggiatura è molto accorta ed attenta a far coincidere tutto quanto così da soddisfare anche gli spettatori più attenti e pignoli. Come si prevedeva, il film non è neanche privo di macchinari stranissimi che funzionano per chissà quale legge fisica e sebbene sia principalmente un thriller, non mancano momenti di pura azione, ma tutto ciò non scade mai nel ridicolo o nel ridondante, tutte le situazioni si susseguono secondo un ordine prestabilito e non ci sono scene di incidenti, esplosioni e sparatorie che non siano necessarie alla comprensione ed al ricomponimento finale del puzzle. Rimane comunque una bella matassa da sbrogliare, che coinvolge ed appassiona, anche con l’introduzione del lato romantico nella missione del protagonista. Denzel incarna un personaggio che ho trovato molto simile a quello di Inside Man, determinato ma piuttosto alla buona, ironico e disinvolto, e come al solito pur recitando completamente al centro della scena eccelle dappertutto; Caviezel invece, buono nel ruolo del cattivo verso il quale si prova tutto sommato comprensione, mi ha ricordato un po’ il John Doe di Kevin Spacey, specie dopo aver ascoltato il discorso che fa a Denzel quando lo interroga. Cameo di Matt Craven nel ruolo di Larry Minuti.
Voto: 7
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Titolo originale: Eragon
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Avventura, Fantastico
Regia: Stefen Fangmeier
Sito ufficiale: Eragon
Cast: Jeremy Irons, John Malkovich, Edward Speleers, Djimon Hounsou, Robert Carlyle, Alun Armstrong
Produzione: 20th Century Fox, Ingenious Film Partners
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita: 22 Dicenbre 2006 (cinema)
Trama:
Eragon é un giovane che insieme a Saphira, la sua amica dragonessa, vive nel mondo fantastico di Alagaësia, popolato da creature di ogni genere. Eragon é uno dei "Cavalieri dei Draghi", un esercito che ha il compito di liberare il mondo dalle creature malvagie. Il ragazzo adempirà al proprio compito con l'aiuto di un cantastorie e di una spada magica!
Commento:
Il libro del giovanissimo Christopher Paolini, da cui è ovviamente tratta la sceneggiatura del film della Fox, non è niente male: ottime vendite in tutto il mondo, critica concorde nel definirlo un ottimo libro, data anche la giovane età dello scrittore. "Eragon" è il frutto della passione di Paolini per la letteratura fantasy: un insieme di Signore degli Anelli, di Harry Potter, di Philip Pullman e di altri libri (e immagino anche videogiochi) fantasy: il tutto reso moderno dal messaggio di pace, di fratellanza, di incontro tra civiltà (che ermerge in particolare nel secondo libro, "Eldest").
Quindi: bel libro, che consiglierei a chi è alla ricerca di una lettura leggera ma coinvolgente. E il film? Ah beh...quello è un altro paio di maniche. Con ancora nell'aria il successo del Signore degli Anelli (milioni di incassi, innumerevoli oscar), la Fox ha fiutato l'affare e ha ha contatto Mr. Paolini per fare del suo libro un film: ma, mentre si può definire Paolini un giovane discepolo di Tolkien, allo stesso modo si può definire Eragon-The Movie un fratello povero (e zoppo) del Signore degli Anelli di Peter Jackson.
Per chi, come me, ha letto il libro, il film è una mazzata nello stomaco.
Il film è brevissimo, la parte centrale del libro è scomparsa del tutto: gli altri episodi sono stati riassunti brevemente ed incollati alla bell'e meglio. Il rapporto empatico tra il drago e il cavaliere è taciuto; il duro addestramento di Eragon è ridotto ad un paio di stoccate. L'ingresso nel mondo della magia è ridotto ad un paio di battute.
L'idea che mi sono fatto (il film come fratello povero del Signore degli Anelli) è emersa osservando gli effetti speciali (ben pochi, direi), le ambientazioni (un imponente città portuale è diventata, nel film, un misero villaggio di palafitte), il trucco (pacchiano) e i costumi: corazze e armi sembrano uscite da una bancarella rionale durante una fiera o da un film anni '60 su maciste e sansone. Pure la sala del trono di Galbatorix sembra uscita da una puntata dei Power Rangers. E che dire delle conciatura degli attori, ingellati o con effetti "a banana" alla Elvis? No comment.
E gli attori? Eragon, il giovane protagonista, è un mascellone ipervitaminizzato, molto più adatto per una puntata di OC nel ruolo del belloccio giocatore di football. Jeremy Irons è invece molto più credibile nel ruolo che ricopre, e recita in modo convincente, ma è l'unico in tutto il cast, e può fare ben poco putroppo. E Saphira, la draghessa? E' fatta con il computer, non gli si può addebitare molte colpe: inizialmente, assieme a mia sorella, mi chiedevo chi fosse la doppiatrice. Le possibilità erano Valeria Marini (brrr) o Asia Argento (brrrrr!): e invece no, la doppiatrice è Ilaria d'Amico! Spaventosa: voce sgredevole, per nulla sciolta, con una chiara cadenza meridionale che mi ha fatto più volte rabbrividire. E i tentativi di rendere Saphira piu "maliziosa" in certe situazioni mi facevano pentire di aver speso 7 euro per recarmi in quel di Cerro Maggiore.
Edit: mia sorella mi dice: "Paolo, hai dimenticato Angela-Joss Stone!!!". In effetti ha ragione: come mai un'anziana fattucchiera, simile a Maga Magò diventa una bionda vestita di paiettes, con tutta la mercanzia in bella vista?!?!
La battaglia finale, nel libro, si svolge nella "Città di Pietra" dei Nani: peccato che, come al solito, di pietra se ne veda ben poca: capanne di paglia e legno, in cui si svolgono scaramucce e bastonate che assomigliano ben poco ad una battaglia campale.
Ai bambini potrebbe piacere, FORSE. Ma perchè togliergli il piacere di una buona lettura?
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The Game
Regia: David Fincher
Anno: 1997
Genere: Thriller
Durata: 128 minuti
Cast: Micheal Douglas, Sean Penn, Deborah Kara Unger, James Rebhorn, Armin Mueller-Stahl, Tommy Flanagan
Trama: Nicholas Van Orton è uno spento uomo d'affari di mezza età. Per il suo compleanno, suo fratello, con lo scopo di farlo divertire un po', lo convince ad iscriversi in un club che organizza giochi di ruolo molto realistici. Ma tutto degenera in qualcosa che Nicholas non aveva previsto.
Commento: Della pentalogia di Fincher, anche se non ho visto ancora Alien 3, penso sia il meno autoriale, il timbro registico che tanto contraddistingueva film come Seven e Fight Club qua non è lampante, comunque con questo film dimostra di sapersi destreggiare dappertutto e di rendere coinvolgente anche un thriller dopo tutto tranquillo L'idea di base è molto originale, non dico geniale perchè mi aspettavo di trovare significati diversi dietro a questo misterioso "gioco", una specie di sogno in cui tutto sembra assurdo (il che ricorda vagamente - e forse ha ispirato - The truman show: Douglas e Carrey interpretano due personaggi non troppo diversi, ognuno cerca di sfuggire ad una realtà che non capisce), insomma significati che lo avrebbero reso più interessante (o semplicemente diverso) concettualmente. I significati del gioco e chi o che cosa gli sta dietro e lo governa sono alla base del fatto che il finale non ha soddisfatto appieno tutti (chi lo ha visto capirà), sebbene non presenti forzature e sia perfettamente concatenato con lo svolgersi degli eventi – e benché non fosse facile trovarne uno che fosse per tutti i gusti - , ma a chi l’epilogo di questa vicenda è piaciuto lo troverà uno dei più belli della storia del cinema. The Game resta comunque un thriller movimentato ed intrigante, che coinvolge fino alla fine. Tuttavia non sono assenti alcune facilonerie e passaggi poco credibili, si notano facilmente, ma il ritmo incalzante, i costanti colpi di scena ed una buona dose d'azione li pongono quasi in secondo piano. Mi brucia dire che Douglas non mi è piaciuto, come già accaduto in altri film, insomma il suo personaggio, piuttosto distaccato, ricco, in perenne giacca e cravatta, nella propria torre d'avorio, quasi cinico, è adattissimo alla sua mascella tirata ed alla sua faccia imperturbabile, però ci calca troppo la mano, ed il passaggio caratteriale non si nota molto; e reduci di un’interpretazione magnifica come quella di Un giorno di ordinaria follia delude e non poco, ricordando la sua interpretazione nell’odioso remake del 1998 di Delitto Perfetto. Penn viene poco sfruttato, appare in poche scene, normali tutti gli altri (Rebhorn e la Kara Unger) cammeo di Tommy Flanagan (il futuro Cicero, servo di Russell Crowe nel Gladiatore) nel ruolo del guidatore del taxi.
Voto: 7½
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Per chi, come me, ha letto il libro, il film è una mazzata nello stomaco. ( hristo )
...ti assicuro che lo e'stato anche per me che non ho letto il libro...ottime recensioni ragazzi , grazie zazza per il ritorno nei meandri di the game e del mio amato fincher !
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Citazione:
Originariamente Scritto da Marsellus
sono due film diversi apocalypto e the passion , si possono vedere senza nessun problema in qualunque ordine vuoi per capirne le uniformita' stilistiche o una continuazione del viaggio autoriale di Gibson
Ora che l'ho visto me ne sono reso conto, comunque un gran polverone per un film tutto sommato semplice
Citazione:
Originariamente Scritto da Marsellus
per le rece non mollare mai zazza
No no non mollo, il problema è trovare il tempo per elaborare il tutto... perchè inizialmente butto giù tutto quello che mi viene in mente, poi il problema è trovare il tempo per mettere tutto in ordine...
Confermo anche io, non ho letto il libro ma il film è talmente brutto che non c'è bisogno di aver letto il libro per rendersene conto...
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Vesna va veloce (1996) di Carlo Mazzacurati con Tereza Zajickova, Antonio Albanese, Silvio Orlando, Ivano Marescotti, Stefano Accorsi, Antonio Catania, Roberto Citran, Andrea Karnasov
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Titolo Originale: BOBBY
Regia: Emilio Estevez
Interpreti: William H. Macy, Ashton Kutcher, Helen Hunt, Demi Moore, Anthony Hopkins, Heather Graham, Sharon Stone, Laurence Fishburne, Harry Belafonte
Durata: h 2.00
Nazionalità: USA 2006
Genere: drammatico
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TRAMA : un albergo di lusso , il giorno delle primarie della California del 1968 , dove il candidato Bob Kennedy terra' una conferenza stampa serale per celebrare la sua probabile vittoria nello scrutinio dello Stato. Tra attesa e tensione dei suoi sostenitori per il risultato , veniamo a conoscenza nell'arco della giornata di storie personali di alcuni dipendenti dello staff alberghiero e di quello di Kennedy , paure , tensioni e piccoli problemi personali faranno da corollario a una giornata che entrera' tristemente nella storia...
Osservazioni : Davvero bello questo film di Emilio Estevez , figlio del qui presente Martin Sheen , dove politica e graffiante critica alla guerra del Vietnam si assommano a storie qualunque di normali cittadini , sia che siano dei Messicani che lavorano nelle cucine dell'albergo che delle alcolizzate e nevrotiche donne di successo. Un tappeto di stelle di giovani e vecchie star sono presenti al servizio di questo film celebrazione ( si segnala anche Anthony Hopkins qui in veste di produttore oltre che attore ) che utilizza la tecnica del documentario inserendo nella vicenda normale spezzoni di dichiarazioni di Kennedy , in maniera sublime in quanto lo sfortunato candidato alla Presidenza non appare mai rappresentato da un attore ma con la sua voce originale , sottotitolato e in televisione in filmati di repertorio. E quando brevemente si innesta nella vicenda dell'albergo , vengono inserite immagini di repertorio montate intervallando e innestandosi nel flusso di recitazione degli attori come se fossero nella vicenda storica. Un lavoro di montaggio egregio a dir poco, che in film di questo tipo con un cast di proporzioni cosi' vaste e di storie frammentate e' necessario e fondante per una resa filmica di valore riferita al tipo di storia.
Estevez usa la vicenda di Bob Kennedy per criticare la guerra in Vietnam , le folli spese per sostenerla e i sacrifici umani necessari per combatterla.
Nessuno dei protagonisti vede il Nam come una causa ideale e nobile, tutti ne rifuggono se possono e usano qualunque mezzo per riuscire a non entrare in quell'inferno. Memorabile la scena dell'apertura dell'armadio con la finestra sui bombardamenti , dove il viaggio-trip si trasforma in un ritorno agli albori della necessità umana basilare del vivere ( la lettiera del gatto che diventa una sorta di humus intellettivo per l'uomo nudo e primordiale ) alla riscoperta di valori perduti che solo liberandosi delle pastoie del mondo moderno sono capibili e riconoscibili.
Ogni protagonista vive un disagio piccolo o grande, sia che sia un umile cameriere con la passione del baseball( vero sogno e rifugio degli americani del tempo, citato poi realmente da Kennedy nel suo discorso finale ) oppure una ricca cantante , o una estetista in crisi tradita dal marito ( Demi Moore e Sharon Stone nell'ordine sono bravissime ), simboleggiando la speranza per il nuovo possibile futuro. La chiave di lettura che usa Estevez per il suo film e' dato dal discorso delle scarpe , dove Helen Hunt ,dopo una difficile scelta delle calzature adatte , dice chiaramente che “ Camminare con le scarpe nuove e' difficoltoso “ e il marito Martin Sheen le risponde “ Si, ma sono bellissime”.Scarpe che poi dopo la tragedia cadono dai piedi , scarpe che nell'ultima foto celebrazione dei titoli di coda non ci sono con un giovane Bob scalzo che sulla spiaggia guarda mare e orizzonte. Le nuove scarpe non esisteranno più con il filo della vita di Bobby interrotto.
Un bel lavoro veramente,che commemora e non enfatizza, propone vari temi interessanti con una regia onesta che sapendo e riconoscendo i propri limiti sceglie una costruzione limitata nei luoghi della vicenda per meglio gestire il tutto ( il film si svolge quasi interamente nell'albergo),con il grande pregio di riuscire a non far cozzare ma convivere tante star bilanciando sapientemente ruoli e presenze.
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Regia di Giovanni Veronesi con Claudio Bisio, Carlo Verdone, Sergio Rubini, Monica Bellucci
Genere: commedia
Sito ufficiale: Manuale d'Amore 2 - dal 19 gennaio al cinema
Durata: 120 minuti
Anno: 2006
Trama : 4 storie , con un cronista radiofonico a fare da giunzione per i vari episodi , dove il tema centrale è l'amore e le sue derivazioni , con i problemi che possono sorgere in rapporti e situazioni non convenzionali.
Nel primo episodio una affascinante fisioterapista non limita il suo rapporto con il malato alle sole cure , nel secondo una coppia di coniugi entra in crisi perchè non riesce ad avere figli , poi una coppia di gay alle prese con le difficoltà del farsi accettare dal padre di uno,infine un uomo maturo con prole si perde per una affascinante giovane spagnola.
Osservazioni : torna il film ad episodi a tema , cinematografia persa di un tempo ,dove i personaggi non si incontrano e solo un flebile filo(qui rappresentato dal radiocronista Bisio)unisce le varie vicende. Come ovvio in questo tipo di operazioni c'è il meglio e il peggio nei vari comparti, dove gli antipodi della bruttura stanno nella story-line tra la Bellucci e Scamarcio e quelli del valido in quello di Verdone.
Il primo episodio e' di una sciattezza incredibile , con approfondimenti psicologici degni di un compitino dell'asilo e che oltretutto ha il solo fine di unire due belli in una scena finale che la promozione pubblicitaria vuole far passare per leggendaria invece e' del tutto anonima e senza nessun particolare pregio (cose viste e riviste in altre occasioni). Tutto senza altro scopo che l'elogio della durezza e del fatto che manca poter accedere alle necessita' di base per poter sentirsi uomini, con ingresso di prostitute in ospedale e sentimento di pentimento e pena finale.
Il secondo parte dalla scena finale del primo e ci racconta di due coniugi in crisi perchè non riescono ad avere figli. Qui la Bobulova esegue una bella prova recitativa di isterismi ed eccessi ,ma il tutto risulta monotono in quanto dopo un po' il giochetto stanca,la soluzione finale con citazione di Da Vinci e' ridicola,e il fatto che i protagonisti parlino allo spettatore una trovata di nessun arricchimento del flusso narrativo(quello che dicono e' già stato capito e sottolinearlo non serve).
Nel terzo episodio assistiamo alla fiera dei luoghi comuni e delle frasi ad effetto , con Albanese e Rubini che fanno i gay come ai tempi di Tognazzi e Serrault,incuranti di nuove prospettive e valori
con pacchiani personaggi di contorno,soli e unici veri amici e persone a cui affidarsi. Risibile e di nessun significato pratico.
Nel quarto finalmente qualcosa si muove,un Verdone con una vita tranquilla e famiglia si innamora perdutamente di una bella ragazza spagnola(affascinante e che concede alla visione le sue grazie più' della Bellucci).La vicenda si snoda semplicemente ma con garbo,ha una bella scena in vasca-piscina notturna con degli effluvi di ombre e luci,e ci sono dei momenti di piccolo raccoglimento spirituale a due che sono significativi. La gag del lavandino poi e' stupenda e ben congegnata. Con un messaggio finale preciso(condivisibile o meno) ben delineato e esplicato,cosa che gli altri episodi ne sono privi.
Viene il sospetto che Veronesi non riuscendo a fare un film completo ne fa 4 diversi corti , peccato che la somma del quasi niente rimane sempre il poco.
Da evitare a cuor leggero in quanto non è abbastanza per divertire e come puro passatempo , non abbastanza per riflessione (i toni dolciamari ne vorrebbero fare un film con qualche significato e non solo la commediola di passaggio), forse abbastanza per chiedere tre-quarti come rimborso del costo del biglietto...
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Titolo Originale: ROCKY BALBOA
Regia: Sylvester Stallone
Interpreti: Sylvester Stallone, Burt Young, Milo Ventimiglia, Geraldine Hughes, Antonio Tarver, James Francis Kelly III, Tony Burton, Talia Shire
Durata: h 1.42
Nazionalit