[QUOTE=Piotr Aleksejevic;969324]
Troppe parole inutili, troppo moderatismo, troppa banalit
Visualizzazione Stampabile
[QUOTE=Piotr Aleksejevic;969324]
Troppe parole inutili, troppo moderatismo, troppa banalit
Non mi pare che stavolta Ratzinger sia su posizioni moderate. Stà mettendo a rischio il suo viaggio in Terrasanta, piuttosto, dando dell'incapace agli attuali dirigenti.
Si....posizioni moderate......
“Gaza, un campo di concentramento”. Duro, durissimo il polemico giudizio del cardinale Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, espresso nell’intervista di Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano cattolico “L’Avvenire” che è apparsa il 7 gennaio nel sito del giornale online ilSussidiario.net. Ve la ripropongo.
Mentre il conflitto tra Israele e Hamas va avanti con rinnovata ostilità, il Papa è tornato ad invocare il dialogo come unica strada possibile per costruire la pace in Terra Santa. Secondo il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, la soluzione più ragionevole rimane quella del dialogo tra israeliani e palestinesi. Essi sono fratelli, figli della stessa terra. Purtroppo «nessuno vede l’interesse dell’altro. Ma le conseguenze dell’egoismo sono l’odio per l’altro, la povertà e l’ingiustizia. E a pagare sono sempre le popolazioni inermi. Impariamo dall’Iraq».
Eminenza, nella sua omelia del 1° gennaio Benedetto XVI ha affermato che la vera pace è “opera della giustizia” e che «anche la violenza, l’odio e la sfiducia sono forme di povertà – forse le più tremende – da combattere». Perché il dialogo è l’unica condizione della pace?
“L’alternativa al dialogo è solamente il ricorso alla forza e alla violenza. Ma la violenza non risolve i problemi e la storia è piena di conferme. L’ultimo esempio è quello della guerra in Iraq. Cosa ha risolto? Ha complicato le cose. La diplomazia della Santa Sede sapeva bene che Saddam era pronto ad accettare le richieste delle Nazioni Unite. Ma non si è voluto aspettare. In Terra Santa vediamo un eccidio continuo dove la stragrande maggioranza non c’entra nulla ma paga l’odio di pochi con la vita. Abbiamo appena celebrato i trent’anni della mediazione tra Cile e Argentina, di cui la Santa sede a suo tempo fu grande promotrice. Quello è stato un frutto del dialogo”.
Che cosa manca nello scenario mediorientale per intraprendere la strada del dialogo?
“Un senso più acuto della dignità dell’uomo. Nessuno vede l’interesse dell’altro, ma solamente il proprio. Ma le conseguenze dell’egoismo sono l’odio per l’altro, la povertà e l’ingiustizia. A pagare sono sempre le popolazioni inermi. Guardiamo le condizioni di Gaza: assomiglia sempre più ad un grande campo di concentramento”.
[QUOTE=Piotr Aleksejevic;969337]S
Io non voglio combattere per odio ... trovo lodevole combattere solo per una
questione di giustizia.
L'obiettivo dovrebbe essere proteggere i Palestinesi dalle aggressioni,
occupare i territori che sono illegalmente occupati dai coloni e dai militari
Israeliani, mettere la situazione militare su un piano di equilibrio in modo da
permettere un negoziato in cui tutti possano dire la loro su un piano di
parit
[QUOTE=Pulsar;968901]Certo, a patto che induca la riflessione in due direzioni.
Giusto privilegiare quella che tu hai indicato, ma non sbagliato indicare quella che vorrebbe ripristinare hamas.
La logica impone che in entrambe i casi sia previsto un genocidio, relativamente allo statuto di hamas ho motivo di pensare che sia teoricamente previsto, circa la posizione di israele ho ancora motivo di pensare che in questo assestamento territoriale disparitario, molti palestinesi potrebbero trovare opportunit
[QUOTE=EVOKar;969103]In uno scontro del genere, o una delle due parti in lotta viene annientata o spontaneamente abdica. Sconfiggere il nemico non basta, concordo, difatti non meno importante sarebbe la fase successiva, ossia dalle ceneri della devastazione dare vita ad un processo di rinascita democratica. Dimostrare che l'occidente non ha eliminato le organizzazioni teroristiche per puri scopi di consuista, ma per estirpare il male. Aiuti alle popolazioni, investimenti, costruzione di scuole e chiese, ecc ecc. Il "dopo" risulterebbe altrettanto decisivo, al pari dell'uso della forza nella fase iniziale.
Altrimenti, come si f
Lo statuto di Hamas non prevede alcun genocidio di nessuno (almeno non mi risulta).
Ma poi ci sarebbe anche un'altra considerazione da fare e di non poco conto.
Perchè nessuno di tutti coloro che giustificano l'aggressione israeliana con conseguente massacro di popolazione civile, è sfiorato dal dubbio che il proposito di Hamas (dato e non concesso che sia vero) di sterminare gli israeliani è un proposito irrealizzabile?
Onestamente, come si può pensare che un movimento guerrigliero come Hamas possa sterminare la popolazione di uno stato (Israele) protetto da uno degli apparati militari meglio armati al mondo, armato e sostenuto dagli USA e sistematicamente appoggiato dalla diplomazia internazionale (ONU compresa).
Il rischio concreto e non teorico di un massacro di popolazioni innocenti è esattamente il contrario.
Tra le due popolazioni il rischio di un massacro incombe solo ed esclusivamente sui palestinesi.
Quindi, per favore, siccome la guerra, la morte e i massacri sono fatti molto concreti, parliamo di ipotesi e possibilità concrete: invece di giustificare un atto di forza come quello che ha pianificato ed eseguito Israele in base a quello che ci può essere scritto sullo statuto di un'organizzazione, consideriamo i fatti.
09:40 Onu: uccisi 30 civili in una casa, forse altri cadaveri tra le macerie
Sotto alle rovine dell'edificio colpito dal fuoco israeliano potrebbero trovarsi ancora altri cadaveri, ha detto all'Ansa una donna sopravvissuta al massacro, che è adesso ricoverata all'ospedale Shifa di Gaza. Nel massacro la donna, di 29 anni, ha perso due dei suoi sei figli. L'episodio è avvenuto nella zona della ex colonia ebraica di Netzarim, a sud di Gaza, e ha colpito il clan familiare dei Sammuni. La donna ha precisato che le forze israeliane hanno ordinato a un centinaio di membri del clan di entrare in un magazzino, che successivamente è stato colpito da due cannonate: una all'ingresso e l'altra all'interno dell'edificio. Solo con la prima tregua umanitaria di mercoledì i feriti hanno potuto raggiungere l'ospedale Shifa
In accordance with Israeli law, journalists are reminded to submit materials to the Government Censor before publication or use:
Please contact the Government Censor's offices in Tel-Aviv (03-6080227) and Jerusalem (02-6242988).
Questo sta scritto sul sito dell'IDF, l'Esercito Israeliano.
Non si preoccupano nemmeno di nascondere il termine "censura" quei
democraticissimi nazisti.
Livni e Barak come Hitler, bisogna raderli al suolo.
Violenza chiama violenza. Le tue ultime parole non hanno niente di rivoluzionario, sono un deja vu avvilente.
No. L'opzione delle armi, anche delle forze di pace o dei caschi blu, deve essere l'ultima. Se non si spezza il circolo vizioso, laggiu' possono andare avanti per secoli!