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Non credo, sono solo diverse visioni o fini della vita che comportano azioni diverse per il perseguimento di un opera comune, considerato che siamo diversi miliardi di teste, anche se molte delle quali sono assenti o portatori d'acqua.
Dopo aver letto un pochino dell' Aristotele, gentilmente offerto da Rdc, mi chiedo se esista al presente un bene comune terrestre, intendendo, nel fine, anche la possibilità e l'autorità di realizzarlo attraverso azioni implicite al fine stesso.
Se prima c'era il bene della città da anteporre al bene dei singoli cittadini ora credo ci sia il bene della terra con tutto ciò che contiene da anteporre al bene dei singoli stati.
Quindi, detto ciò, credo venga spontaneo capire e cercare di anteporre al bene dei singoli stati il bene complessivo, comune a credenti e non credenti.
Sarebbe assai doloroso scivolare nel menefreghismo in quanto tutti, chi più e chi meno, ne siamo coinvolti.
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Bauxite
Ho sbagliato quacchecosa? :v
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dietrologo
Nell'orto ho un carbonasso adulto di quasi due metri , ci guardiamo a vicenda e di solito abbassa la guardia e se ne ritorna da dove è venuto . Nei pressi dell'albero della ciliegie questo anno stracarico ho famiglie al completo di merli e storli , poi le talpe che hanno bucato ogni angolo del giardino , lumache e lumaconi che banchettano di notte con la mia insalata e non so chi altro mantengo a mie spese.
Cerco di adottare una famigliola di ricci che dicono utilissimi , tartaruga non ne ho ...a cosa potrebbe servire ?
Tutto può servire dietrologo ... anche la tartaruga!
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Originariamente Scritto da
Bauxite
Ho sbagliato quacchecosa? :v
Sì ... "quacchecosa"
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Da un titolo del tutto innocente come "curiosità" nasce un dibattito sul bene e sull'etica tantoché viene chiamato in causa addirittura Aristotele!
Il pensiero di Aristotele nella sua "Etica nicomachea" riconduce l'etica stessa alla felicità .... parola grandiosa ma forse incomprensile per l'uomo .... perchè la felicità è per l'uomo un fugace momento della sua vita che è fatta inevitabilmente di gioie e dolori ... tanto che lo stesso Aristotele la riduce ... nel trovare una via di mezzo tra i due estremi, per A. l'uomo saggio sa distinguere il comportamento più adeguato alla sua natura!
Ma l'essere un "uomo saggio" è un mestiere molto difficile nelle avversità della vita e può essere confinato solo ai guru tibetani.
Penso che la felicità sia legata al modo con cui ci relazioniamo con gli altri ... ma la diversità strutturale delle relazioni fra individui con alle spalle storie diverse porti a facili incomprensioni ... quello che è bianco per me è nero per te ... fintantoché queste si trasformano in amore ed odio.
E' nella comunicazione individuale , spesso disturbata, che va ricercata la causa della nostra felicità o della nostra infelicità!