Quindi il "Lavoro" (in senso lato) in sé, é ininfluente.
Se ho capito bene: basta che "non affligga".
Visualizzazione Stampabile
se è un lavoro creativo o gratificante - in qualsiasi modo, vale per tante cose, anche insospettabili agli estranei - influisce positivamente; spesso è fonte di frustrazione, ma molto per circostanze sociali non necessarie; da noi classismo, pregiudizi, ecc...
non ricordo chi mi ha ispirato l'idea; credo Silvio Ceccato, il padre della cibernetica italiana, forse 30 anni fa; o forse qualcun altro;
c'è anche da dire che se la nostra psiche è molto impegnata a rimuginare e mettere toppe ai tanti conflitti emotivi che ci portiamo dietro, l'energia per immaginare cose belle da fare si riduce molto; io ora vorrei suonare per qualche ora, ma non posso; so che con quel gioco, davvero da bambini, avrei un 99% di fatica e un istante di felicità, ma la mia mente è trattenuta ad altro e rimando: ritardante per lui :asd:
A me viene da pensare che più che nel fare le cose, la soddisfazione sta nel sognarle, nel progettarle. Nel percorso, anche tortuoso, che ci porta ad ottenerle - o a non ottenerle. Perché una volta che il desiderio è soddisfatto, si svuota un po' del suo significato, della tensione che lo ha tenuto in piedi. Viene subito voglia di passare a quello successivo. O comunque, a me accade così.
sicuramente l'anticipazione è un fattore potente; però, io ho ribaltato le cose anche ex-post, e questo forse può essere utile; cioè, ricordando a posteriori momenti di felicità, mi sono accorto che la scarsa consapevolezza mi aveva in qualche modo privato di qualcosa in termini di intensità;
nell'estate del '99 avevo un grosso lavoro da fare, sulla questione del Cermis; ho affittato un appartamento in Argentario e lavoravo la mattina prestissimo, a volte anche in spiaggia, dove mi consultavo pure con amici avvocati; la sera invitato ovunque o sempre almeno in qualche trattoria maremmana o sagra di qualcosa, di giorno lunghe passeggiate sulla sabbia, due volte al dì 14 km sulla sabbia; stavo come una spada :D
al ritorno mi aspettavano viaggetti mensili in Inghilterra e viaggione semestrale in Texas, in un periodo di grande entusiasmo per quel secondo lavoro; una di quelle situazioni in cui a Roma ti dicono: màgnace er pane, diluisci la goduria, ché è quasi troppa :asd:
a volte, ci si abitua ad una percepita normalità, che è felice e sembra eterna, ma invece dopo un po' scompare, cambia i connotati;
non è facile essere presenti a se stessi su queste cose; però se uno ci fa caso, si predispone a vedere alcune cose, magari la volta dopo, invece di lasciarsi distrarre da mosche sul naso, può provare a mettere un carico da undici su quel giro di carte e strafare, proprio senza pane :asd:
perché poi vivere certi momenti in modo consapevole fa tantissimo quanto al modo di sopportare inevitabili momenti di privazione che capitano sempre.
Il peccato del signor Adamo, evento storico preciso e definito, e non mito/leggenda/metafora?
Asserzione convinta tua, della quale attendo sempre conferma con un si o un no.
...oops.....dimenticavo: ignori sdegnosamente me e le mie domandine imbarazzanti.
Come non detto.
:D
Rdc, pigliatela solo tu la colpa di Adamo
Iaaaa! :D
Dicono che la felicità sono attimi che bisogna saper cogliere nelle piccole cose, perchè è in quelli che ci si sente davvero appagati e felici.
va bene R(ifondazione)delC(omunismo).
mito leggenda o metafora di cosa? sviluppare per favore.
il si e il no chiedilo al leader.
ma stai tranquillo che puoi tutto. c'è qualcosa che non puoi fare?