Certamente, basta usarla con intelligenza.
E' vero anche questo! Le esperienze di vita forgiano però di più il carattere di una persona e la mente di conseguenza.
Visualizzazione Stampabile
La vita è un fatto mentale. Non ha a che vedere con masse e volumi. La mente determina la vita, sia che ci si lasci andare a un defeating self-talk con sé stessi, sia che la si alleni perché sia usata per migliorarla. La mente è la vita. Chi la usa male alcolizzandosi non è meno determinato dalla propria mente, lo è determinato ugualmente dal cattivo uso diventandone vittima
Jung e Freud sono due mostri di saggezza ma, dovendo scegliere, preferisco nettamente il primo. In quell'aforisma postato dall'amico Xmanx infatti, gli orizzonti della mente si dispiegano in spazi infiniti! Avete detto bene: L'inconscio è sterminato, ma via via che ne portiamo a galla qualcosa, conosciamo chi siamo veramente.
C’è differenza tra inconscio e subconscio. Secondo me ci si confonde col secondo. Anche la parte cosciente non è meno sterminata. In una delle statistiche che girano a far cultura popolare si dice che facciamo 70.000 pensieri al giorno. Impossibile da sperimentare in qualsiasi modo. Ma i termini sono quelli. Non sono categorie che rientrano in aree corrispondenti del cervello e non si contano. Sono parametri.
Sia Freud che Jung erano fortemente figli del loro tempo, e data la passione per la cocaina di Freud non stupisce che dovendo estrapolare dalle proprie sensazioni concetti valevoli per tutti, abbia esagerato l’importanza della sessualità. Troppo perché per lui era il motore del mondo, ma sicuramente ne svelò per primo l’importanza fondamentale. Freud creò fondamentali parametri di riferimento per lo studio della psicologia, ma anche un metodo psicoterapeutico dall’efficacia assai dubbia. Jung era molto esoterico, pur parlando di archetipi quando si riferisce a te santi e Gesù, che è solo per gettare basi psicologiche sui nostri motori, si è occupato di monnezza peggio che Steiner e aveva un coacervo di concetti geniali come l’inconscio collettivo, li elaborò nella propria mentalità molto superstiziosa, che può essere giustificata perché era del suo tempo, ma molto meno essendo un uomo di scienza. Bene avere pensieri scientifici e morali e parlarne, ma dovrebbero essere separati come idee perfettamente legittime, ma ognuna nel proprio campo, non dando carattere scientifico a personalissimi pensieri esterni alla ricerca.
Nel primo capitolo degli yoga sutra di Patanjali (antico filosofo indiano) la mente viene identificata con le sue attività. Non può essere percepita se non attraverso le sue funzioni.
1.5
Ci sono cinque funzioni della mente. Ciascuna può essere beneficio oppure causa di danno.
Se un'attività mentale è benefica o dannosa, non è percepito immediatamente. Solo il tempo lo rivelerà.
1.6
Le cinque funzioni sono: comprensione, errata comprensione, immaginazione, sonno profondo e memoria.
Tratto da Il Cuore dello yoga- Desikachar.
Non credo che Patanjali fosse un materialista.
Lady, ti pare che il cervello abbia solo quelle 5 funzioni? E' evidente che mente e cervello non sono coincidenti. Mi pare che Patanjali identifichi la mente con il pensiero.
Se il pensiero non muore con il corpo, la mente non può identificarsi con il cervello. Altrimenti avremmo un'anima totalmente ignorante, dopo la morte cerebrale.
Non ho parlato di funzioni del cervello ma di mente secondo la visione di Patanjali e lo yoga, credo che Patanjali per funzioni della mente intenda attività mentali.
Infatti continuando nei sutra le descrive una per una, ma non credo che interessi.
Personalmente sono più propensa a credere che il pensiero muoia con il corpo, non credo che un morto pensi, però non si so se dopo la morte esiste uno stato in cui si è in grado ancora di pensare dal momento che il pensiero nasce nel cervello, dall'attività cerebrale e il cervello va in decomposizione.
Quindi che la mente abbia ancora una qualche attività o che si stacchi dal corpo e quindi si intenda come anima o spirito.
Cos'è l'anima? Difficile dare una risposta univoca che vada bene per tutti.
Sono d'accordo. E' cercare di spiegare la fede con la scienza o viceversa che non va bene. La religione non dovrebbe avere bisogno di dimostrazioni che la scienza non può darle. Ma un po' per scaramanzia e un po' perché le fonti religiose forse non bastano tanto, c'è sempre la tentazione di blindare il proprio credo anche dal punto di vista "scientifico" con risultati un po' comici. Poi gli scienziati sono persone, non partono con una comprensione migliore e non portano punti alla religione per quelli (una minoranza) che credono in dio, anche se poi vengono usati sempre come gadget per dire "vedi? Anche quello scienziato crede". Tanto ce ne sono tanti che non credono, nonostante le pressioni dell'educazione familiare, il bisogno di credere in qualcosa, che condividono con tutti. In un paese come l'Italia in cui l'istruzione è ed era ancora di più in mano alla Chiesa, più merito allo scienziato che supera l'idea che a quello che si appoggia alla religione correntemente in vigore, che potrebbe anche aver messo in dubbio e poi ritrovato ma in pratica spesso anche no.
In realtà le due cose (Scienza e Religione) hanno bisogno l'una dell'altra. Bene affermava Einstein:
"La Scienza senza la Religione è zoppa. La Religione senza la Scienza è cieca."
Entrambe indagano il meraviglioso mistero dell'esistenza. Entrambe cercano risposte. Entrambe sono chiamate a rispettarsi vicendevolmente.
Ti devo ribadire per l'ennesima volta che la scienza non ha bisogno della religione, non si compensano a vicenda. Anzi, se ci fai caso, è la religione che prima o poi cerca di accostarsi alla scienza per restare a galla, non potendo più far finta di nulla e sparare boiate per l'evidenza dei fatti.
Nei libri scientifici non c'è la religione. Fattene una ragione.