Originariamente Scritto da
doxa
Cono ha scritto
Tu ne sei l'esempio vivente, col tuo comportamento virtuoso e ascetico. Stamane hai fatto colazione con soli tre datteri ? E per pranzo solo una mela ? Bravo ! Tale dieta fa dimagrire e ti provocano le agognate esperienze mistiche con annessa diretta comunicazione con l’onnipotente.
Se può esserti utile, t’informo che il cardinale belga Jozef De Kesel, arcivescovo emerito di Bruxelles-Malines, teologo e biblista, ha recentemente pubblicato un suo libro titolato “Cristiani in un mondo che non lo è +”, edito dalla “Libreria Editrice Vaticana”.
Con realismo ed onestà prende le distanze da chi nella Chiesa non si rassegna al passaggio epocale in Occidente da una società religiosa (in cui la fede condizionava ogni rapporto sociale) a una secolarizzata. "La fine di quel mondo cristiano – rassicura il porporato belga – non significa la fine del cristianesimo, ma la fine di una sua forma storica".
Il cambiamento culturale in atto, ormai da molti decenni, ha messo in crisi la Chiesa.
E’ finita l’epoca della Chiesa trionfante, l’alleanza fra trono ed altare con conseguenti nefandezze. Le gerarchie vaticane sono consapevoli che devono accantonare qualsiasi progetto culturale di riconquista del mondo della fede.
Si può essere ancora cristiani in un mondo che non lo è più?
Il cardinale sostiene di sì, a condizione di accettare e valorizzare il presente per quello che è.
La Chiesa dovrà farsi più umile, più piccola e forse minoritaria, più confessante e missionaria, più aperta al dialogo e alla solidarietà.
Per De Kesel la crisi del cristianesimo, in particolare quello cattolico, è un’occasione (kairos) per tornare all’essenza della Chiesa: nella direttrice della missione, non del proselitismo, dell’evangelizzazione e non della cristianizzazione del mondo.
Non più onori, privilegi, chiese stracolme, in futuro per i cristiani a fare la differenza sarà altro: l’empatia e l’umiltà unite alla capacità attrattiva in un contesto nel quale è sempre più la libera scelta a renderci cristiani, a differenza del passato, quando la fede spesso era condizionata dal conformismo.
Il cardinale evidenzia che La Chiesa cattolica ha già vissuto altre crisi. Non sempre le ha superate. Rappresentano comunque un’opportunità per ritornare all’essenziale. Sarebbe ingeneroso affermare che stia scomparendo, basti pensare che in alcune zone del mondo, come l’Asia, il cristianesimo è in ascesa (è in ascesa sempre nelle zone povere...).
In un mondo secolarizzato c’è spazio per credenze diverse. Non c’è più il monopolio di una religione. “La Chiesa è chiamata a compiere la sua missione nel mondo, non necessariamente in un mondo cristiano”.
Secondo l’eminenza se si guarda all’Occidente, in gioco non c’è il confronto/scontro con altre religioni, ma con una cultura che afferma che la religione è qualcosa di facoltativo.
La Chiesa, per citare papa Francesco, deve saper uscire dalle proprie comodità. Non è un club di persone che hanno lo stesso credo e nemmeno una setta. Condivide le gioie e i dolori dell’umanità.
Nel 2019 durante la sua visita “apostolica” a Rabat, in Marocco,il pontefice evidenziò che il problema per i cristiani non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti.