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Un'ultima cosa è poi la smetto con chi è assente
Io non dico che dio esista e non dico che non esista( anche se questo si avvicina al mio sentire che penso non sia meno valido di quello di chi crede) io affermo fermamente che il dio anticotestamentario in poco e nulla assomigli al dio che ci viene raccontato dal cristianesimo e soprattutto da SRC.
Se non sbaglio, il vostro scambio di opinioni mi fa pensare al noto cardinale teologo tedesco Nikolaus Krebs von Kues, da noi conosciuto col nome di Nicola Cusano (cognome derivante dal toponimo Kues), che nel 1440 scrisse in lingua latina il “De docta ignorantia” (= La dotta ignoranza), testo in tre libri: il primo dedicato a Dio, il secondo all’universo, il terzo a Gesù Cristo.
Cusano nel testo citato afferma che la Verità è sempre al di là della conoscenza (I, 3) ed è importante determinare la natura della conoscenza, basandosi come modello sulla conoscenza matematica. Secondo questo cardinale la possibilità della conoscenza è nella proporzione tra l’ignoto e il conosciuto.
Possiamo giudicare ciò che non sappiamo solo in relazione a ciò che sappiamo; ma questo è possibile solo se ciò che ancora non sappiamo ha una certa proporzionalità (cioè omogeneità) con ciò che sappiamo.
La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine alle cose conosciute sono quelle che cerchiamo. Da ciò consegue il fatto che quando ciò che ignoriamo non ha alcuna proporzione con la conoscenza in nostro possesso, non ci resta che proclamare la nostra ignoranza.
Questo riconoscimento dell'ignoranza, questo socratico “so di non sapere”, che Nicola Cusano collega all'antica saggezza di alcuni antichi filosofi (Pitagora, Socrate, Aristotele) e alla saggezza biblica di Salomone, è denominato "dotta ignoranza", secondo un ossimoro derivante dalla “Lettera CXXX” di Agostino di Ippona, scritta nel 411 circa e diretta a Proba: la vedova Anicia Faltonia Proba. Questa famosa lettera tratta esplicitamente della preghiera.
None...
Non sto discutendo di chi ha ragione e chi ha torto.
Sto affermando che il teorema "esistono tante religioni, allora Dio non può essere unico, o Dio non esiste, o Dio non é stato chiaro abbastanza, o ..." è un teorema debole.
A cono lascio quel che é di cono.
Carlos Castaneda fa l'esempio dell'isola:
Tutto ciò che conosciamo é sull'isola e il mare attorno é lo sconosciuto. E ogni volta che ci avventuriamo nel mare, qualcosa che prima era sconosciuto diventa conosciuto e lo portiamo sull'isola, ma...
lo sconosciuto non ha mai fine e per affrontarlo sono necessari strumenti (o una conoscenza) diversi da quelli che abbiamo sull'isola.
Quindi non é una questione di proporzioni, il mistero non ha confini.
King Kong scusami, ma a me sembra che sia il tuo un argomentare debole, ribadendo solo che non si fa, non è corretto dire che... Manca un motivo valido o i motivi e non credo nemmeno sia sufficiente ribadire eventuali misteri a fronte di quello che le religioni e le loro influenze hanno comportato per la vita dei popoli e delle persone. E' un dato di fatto ed un problema evidente l'esistenza di divinità diverse, ognuna che comanda qualcosa ed in nome della quale dovremmo fare così e non cosà.
Visto che parliamo di sapere e conoscenza e del contrario, direi che le religioni e le credenze sono ancora un bel problema nel diffondere informazioni non vere e anacronistiche, disuguaglianze, che spesso riguardano i generi.
Per quanto riguarda la "docta ignorantia" Cusano si riferisce alla consapevolezza dei limiti della conoscenza umana. Di fronte all’infinito la conoscenza è sempre parziale, incompleta, perciò consiglia di avere sempre atteggiamenti di umiltà, nel contempo incoraggia a cercare continuamente la verità e a essere consapevoli della complessità della realtà.
Il cardinal Cusano consiglia di iniziare determinando la natura della conoscenza, usando come modello la conoscenza matematica. Dice che la possibilità della conoscenza sta nella proporzione tra l'ignoto e il conosciuto.
L'insieme delle conoscenze che si acquisiscono tramite l’apprendimento, lo studio e l'esperienza formano il sapere.
Nella "società della conoscenza" il sapere appare come un evento ordinario e naturale. Chiunque per gran parte dei propri anni giovanili è obbligato a studiare e accumulare quel patrimonio basilare di conoscenze (linguistiche, logico-matematiche, scientifiche, storiche) che sono importanti in diverse attività.
A che serve dunque il sapere? Serve anche a trasformare il nostro modo di essere al mondo, ci fa fare esperienza.
La visione dominante oggi è che il valore della conoscenza risieda nella sua utilità.
La conoscenza è un valore in sé stessa, a prescindere dalla sua utilità pratica o dalla sua utilità per l’acquisizione di ulteriore conoscenza e quale che sia l’oggetto della nostra conoscenza.
Belle parole però quelli della cricca, di cui lui ha fatto parte, spacciano ancora conoscenze e verità che non lo sono. Che valga per gli altri e non per i membri della cricca?:mumble:
VA bene, faccio un ultimo tentativo.
A) Gesù ha predicato il vangelo;
B) I cristiani si sono resi responsabili di stragi orribili:
A1, con le crociate;
A2, con l'inquisizione;
A3, con la riconquista;
A4, con l'evangelizzazione del sud-America.
Proviamo a trarre delle conclusioni possibili:
1 - Gesù ha diffuso un messaggio sbagliato;
2 - Gesù non é mai esistito;
3 - i cristiani non hanno capito una cippa del suo messaggio.
Ora la mia domanda rispettosa é :
quale delle tre possibilità ( 1-2-3 ) é un argomento forte?
quale delle tre possibilità ( 1-2-3 ) é un argomento debole?
Perdonami King Kong ma siamo partiti dal tuo dire che è sbagliato e scoretto far presente che esistono molte divinità e religioni. La divintà, se fosse unica, perché non ci avverte dell'errore e di questa presunta nostra incapacità di comprensione?
Anche restando nell'ambito di casa nostra da dimostrare che Gesù ed il Padre esistono e che Gesù sia apparso 2000 anni fa.
Bisogna vedere se il messaggio che lasciato, anche solo come uomo e predicatore, è davvero frutto suo e solo suo. Abbiamo anche chi ha scritto dopo molti anni la sua presunta esistenza il suo (presunto) pensiero.
La Bibbia in generale è fatta a più mani e si snoda per un certo arco temporale. Ispirazione divina? Opera umana e basta?
Capisci che il tuo fissarti sul messaggio capito male ha poco senso, soprattutto se a monte c'è da dimostrare che un dio esista. Salvo non siano di più.
Il problema dell'indimostrabilità dell’esistenza divina.
Possiamo dimostrare che gli dei dell’antica Grecia non esistevano. Esempi: non era Zeus a lanciare i fulmini, né Poseidone a scatenare la furia del mare. I due fenomeni dipendono dalle avverse condizioni meteorologiche.
Si può anche dire che il dio abramitico non esiste se mi attengo alle numerose incongruenze rispetto alla realtà.
Non posso dimostrare che l’anima non esista, ma anche chi afferma che esiste non può dimostrarlo.
È possibile dimostrare che Dio esiste? E’ necessaria la fede per credere nella sua esistenza.
L’esistenza o meno di Dio è una delle fondamentali questioni ancora aperte della filosofia e della metafisica.
Parzialità e pregiudizi inficiano le nostre opinioni, perciò permane il divario tra ciò che possiamo conoscere e ciò in cui crediamo.
Aggiungo che dimostrare che la dimostrazione di una affermazione sia erronea , non prova l'erroneità dell'affermazione, né, tantomeno la veridicità del suo contrario.
Esempio concreto per spiegare questo charabià: é stato pluridimostrato che l'argomento ontologico non sia "prova" dell'esistenza di Dio. Ma da questo non deriva "la prova" dell'inesistenza di Dio.