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Due "modi di vivere" provinciali.
Ho "girato" parecchio, Italia. Due cittadine mi sono rimaste particolarmente impresse per il loro "stile".
In entrambe, lavorando in stabilimenti con un migliaio di dipendenti, ero "noto".
A Terni, sconosciuti, incontrandomi, mi davano del tu, amichevolmente.
A Siracusa, dovevo fare il "primo passo". Tipo: "Buongiorno! sono...e conosco....mi manda...lavoro a...".
In entrambe cittadine "non ero mai solo".
Da anni a Bruxelles, con i vicini della casa di fronte, un cenno di capo ed un sorriso di convenienza.
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Buongiorno Carlino,
hai cominciato la seconda pagina di questo topic ed io per ringraziarti ti dedico questo post, dedicato alla società di massa. :asd:
https://upload.wikimedia.org/wikiped...arto_Stato.jpg
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato, olio su tela, 1901, Galleria d’arte moderna, Milano.
La società di massa è la nostra società, caratterizzata dall’uniformità dei consumi e degli stili di vita.
Per massa s’intende un folto aggregato di persone, abbastanza omogeneo, ed anche folla indifferenziata: i singoli individui sono irrilevanti rispetto al gruppo. C’è l’omologazione, il conformismo.
“Società di massa”: questo concetto sociologico fu creato nel XIX secolo con la diffusione dell’industrializzazione e del connesso fenomeno dell’urbanizzazione per lavorare nelle fabbriche o per supporto ad esse. Come conseguenza la popolazione è uscita dalla dimensione dell’autoconsumo ed è entrata nell’economia di mercato: diffusione di massa dei prodotti di consumo. Le automobili, i cellulari, i computer, le televisioni e molti altri beni, sono alla portata di tutti, nell’Occidente industrializzato: Europa e Nord America.
L’aumento demografico, l’urbanizzazione, la diffusione della scolarità, l’estendersi del diritto di voto hanno completato il quadro.
Con la “terza rivoluzione industriale”, la società di massa è diffusa in tutto il pianeta, con conseguente globalizzazione, un fenomeno politico, economico e culturale: investimenti economici e finanziari in ambito mondiale, interdipendenze delle economie nazionali.
Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno evidenziati la velocità delle comunicazioni e della circolazione delle informazioni.
https://i0.wp.com/scrivoimparo.wordp...27&ssl=1&w=640
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Ciao Pax.
Tramite Internet leggo che in Italia ci sono 7954 Comuni, dei quali 5.521 hanno meno di 5 mila abitanti,
Il Piemonte è la regione che ha il maggior numero di piccoli Comuni. Ne conta 1.047, cioè il 18,96% del totale nazionale, seguita dalla Lombardia con 1.028.
La maggior parte della popolazione italiana vive in Comuni di medie dimensioni (da 5.001 a 250.000 abitanti) e grandi dimensioni: oltre 250.000 abitanti.
Hai detto che vivi in un Comune dell'Umbria. Piccolo, grande ? Ti va di raccontare qualche aneddoto sui vizi e le virtù dei tuoi compaesani ?
:rolleyes:
Piccolo, piccolissimo: Castelluccio, vicino Norcia; aneddoti ne avrei migliaia, non saprei quale scegliere
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Ciao Pax,
Norcia, bel paese. Chissà com'era il luogo quando nacque Benedetto :mumble:
https://cdn.lifegate.it/KoIdxa9DyP80...BY%25202-0.jpg
Norcia, chiesa e monastero dedicati a San Benedetto
A Castelluccio coltivano anche le lenticchie, o sbaglio ?
A Norcia ho acquistato uno stagionato formaggio della zona. Buono.
Norcia e i norcini sono noti anche per la lavorazione della carne di maiale. :approved: :D
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Soprattutto, le lenticchie; buone come da nessun'altra parte buone
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A proposito dei provinciali e della vita in provincia, vi faccio leggere un estratto dell’articolo di Franco Arminio, scrittore e regista, pubblicato la scorsa domenica sull’inserto “Robinson” de “la Repubblica”.
“Quando vado in giro non chiedo più: ‘Che c’è in questo paese ?’ La risposta è sempre stata la stessa: ‘Qua non c’è niente’. La risposta tipica dello scoraggiatore militante, del fallito che si adopera con successo a far fallire la vita degli altri. Queste persone esercitano una vera e propria egemonia culturale nei luoghi in cui vivono. E purtroppo in questi anni hanno visto confermate le loro teorie ogni volta che chiudeva una scuola o un negozio, ogni volta che un ragazzo partiva.
Ora ho una mappa chiara dei regni degli scoraggiatori, potrei scrivere una guida ai cantieri della sfiducia. La Calabria è sicuramente l’aula magna delle occasioni mancate, del rimpianto su quello che poteva essere e non è stato. Poteva nascere solo qui, a Soveria Mannelli, il ‘Festival del lamento ’, solo qui poteva essere esplicitata la vocazione più profonda di un territorio. E’ sempre buon segno quando si fa amicizia coi propri difetti, quando si capisce che non bisogna rimuoverli e neppure esaltarli, semplicemente accogliere che abbiamo tante voci e devono dialogare per concorrere al governo di una persona o di un luogo. Lamentarsi va bene se sappiamo lamentarci o ironizzare sui nostri lamenti. E se sappiamo farlo assieme”.
[…]
“Il Festival del lamento è una buona occasione per capire che portare il broncio ai propri luoghi è un errore grave quanto quello di considerarli un paradiso: se così fosse sarebbe davvero inspiegabile perché è proprio dai cosiddetti paradisi che si emigra di più”.
https://th.bing.com/th/id/R.b3efc767...pid=ImgRaw&r=0
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oggi ho capito
che ho fame di paesaggio.
prima se andavi da bisaccia ad andretta
quello che stava in mezzo era il vuoto
adesso il vuoto è dentro i due paesi
e il pieno è nello spazio che li divide.
la conferma mi è venuta provando più tardi
un’altra via, quella che da andretta
porta a calitri. è solo in parte asfaltata
e non ci passa nessuno.
la terra sembrava più buona
e l’ho mangiata assieme alla luce.
per il resto è stata la tipica giornata
invernale dell’agosto irpino.
Franco Arminio.
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Grazie Bauxite per il tuo contributo. Ciò che hai postato sulla riflessione dello scrittore Franco Arminio mi è utile.
Nel web non sono riuscito a trovare il significato del toponimo "Bisaccia", paese della provincia di Avellino citato da Arminio. Ne sai qualcosa ?
La mia curiosità è motivata da quest'altro toponimo: Montenero di Bisaccia. E' un paese al di là del fiume Trigno che nella parte inferiore del suo corso divide l'Abruzzo dal Molise. E' il luogo di nascita del noto magistrato Antonio Di Pietro. In tale località ha una bella "masseria".
Montenero di Bisaccia: è detto "montenero" perché nelll'antichità era una collina boscosa (= selva oscura), ma perché la specificazione "Bisaccia" ?.
La mia opinione, fallace, m'induce a credere che derivi dalla lingua latina, con quale significato ?
:nyuppi:
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Ciao doxa,
i luoghi spesso prendono il nome dal mestiere che caratterizza il lavoro degli abitanti o da ciò che viene da loro prodotto.
Nello specifico della tua domanda, non ho conoscenze certe, penso al fatto che le bisacce erano prodotte con pelle di animali.
Quindi potrebbe darsi che il nome derivi da questa produzione.
Altro non so.