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Roma, facciata della chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, nel rione Trastevere.
Adamantinus Cono, della nobile famiglia de’ Conibus, francescano integerrimo, stamane col gruppo di arte e cultura di cui faccio parte sono stato nella chiesa barocca dedicata a San Francesco d’Assisi, a Ripa Grande, nel rione Trastevere, per rendere omaggio ad una tua antenata, alla “frata” Jacopa de’ Sette Soli (1190 circa – 1239 circa).
Si chiamava Jacopa de’ Normanni. Si sposò giovanissima, come usanza in quei tempi, con Graziano Frangipane de’ Settesoli, esponente della nobile casata romana dei Frangipane.
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Simone Martini, Jacopa de' Settesoli, dipinto realizzato tra il 1322 e il 1326: la beata è riconoscibile dai sette soli riprodotti nell'aureola.
Divenne vedova, con due figli da tutelare. Gestiva alcuni feudi nel Lazio ricevuti in eredità dal marito.
Conobbe Francesco d’Assisi nel 1210, in una delle volte che lui venne a Roma per ottenere l’udienza dal pontefice Innocenzo III.
La donna lo aiutò a trovare alloggio nel monastero con annesso ospizio-ospedale dei Benedettini nel rione Trastevere, a “Ripa Grande”: il più importante porto fluviale di Roma, con uffici della dogana, perciò detta grande.
Francesco per sdebitarsi con Giacoma (= Jacopa), le regalò un agnello.
L’assisiano, ispirato da quella donna, nel 1221 fondo l’Ordine dei “"Fratelli e Sorelle della Penitenza" o “Terzo Ordine” francescano, dedicato ai laici, che pur rimanendo a vivere nel mondo desideravano condurre una vita cristiana di tipo francescano.
La leggenda narra che Francesco, prima di morire, da Assisi dettò una lettera da inviare a Giacoma perché voleva rivederla, e le chiese di portargli anche i mostaccioli.
La donna, chiamata affettuosamente da Francesco "frata Iacopa", arrivò ad Assisi prima che la lettera fosse spedita, erà già nel paese, portando con sé quei dolci graditi al "poverello".
Dopo la morte di Francesco, Giacoma tornò a Roma, lasciò il potere al figlio Giovanni e si dedicò a opere di carità e pietà.
Nel 1231 ottenne dai Benedettini la cessione dell'annesso piccolo “ospedale di San Biagio” trasformandolo, dopo la canonizzazione di Francesco, nella prima dimora romana dei Francescani: il convento di San Francesco a Ripa con annessa chiesa, nel rione Trastevere, nei pressi dell’attuale Ministero della Pubblica Istruzione.
Poi la donna dettò il suo testamento al notaio e lasciò Roma per tornare ad Assisi, dove visse come terziaria francescana e vi morì nel 1239 circa. Venne sepolta nella cripta sotto l’altare maggiore della basilica inferiore di San Francesco, davanti la tomba del santo, che è in un sarcofago in pietra, meta di pellegrinaggio, circondato dalle tombe di alcuni dei suoi compagni.
La cripta fu scavata nel 1820. Nelle nicchie d'angolo ci sono le tombe di quattro discepoli del Santo: Leone, Masseo, Rufino e Angelo. Tra le due scale di accesso sono stati collocati i resti di Jacopa de’ Settesoli, la benefattrice romana che Francesco era solito chiamare frate o frata Jacopa.
Sopra l’urna della donna c’è una epigrafe marmorea con incise le seguenti parole: “Fr. Jacopa de Septemsoli”, e sotto l’urna: “Hic requiescit Jacopa sancta nobilisque romana (= Qui riposa Jacopa santa e nobile romana).
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Tomba di Jacopa dei Settesoli, protetta da griglia metallica nera, nella cripta della Basilica inferiore di Assisi
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Particolare della tomba di Iacopa de’ Settesoli
[…] “Ti prego anche di portarmi quei dolci, che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato a Roma”. […]
Questa è la ricetta per fare i mostaccioli che piacevano a San Francesco, ce l’ha data stamane la storica dell’arte che ci ha fatto da guida:
Ingredienti: 200 grammi di farina, 200 grammi di mandorle pelate, 150 grammi di miele, 2 albumi d’uovo, la scorza grattugiata di un’arancia, il mosto d’uva cotto, una noce di burro, un pizzico di lievito in polvere, pepe nero, cannella, sale.
Preparazione: amalgamare il miele con le mandorle tritate, la scorza grattugiata dell’aranciata, il burro e mezzo cucchiaino di cannella e pepe. Stendere l’impasto con il mattarello, non troppo spesso, tagliarlo a rombi.
Deporre i dolcetti su una placca oleata e cuocere in forno caldo per 15 minuti.
I mostaccioli vanno mangiati non caldi, ricoperti di miele e mosto.
La ricetta è quella originale ? Non lo so :mumble:
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Gentile e "mansueto" Cono, nei miei documenti virtuali mi è capitato un post il cui contenuto non so se l’ho pubblicato nel forum oppure è rimasto nelle mie buone intenzioni. Nel dubbio, lo ripeto, anche se ormai fuori contesto, perché riguarda il passato, al tempo dei tuoi “amorevoli” scambi di opinione con Vega. Sono sicuro che li ricordi con nostalgia e ti stai commuovendo. Lo rivela quella lacrima sul tuo viso.
La polemica verteva sulla natura dell’ostia. Quel dibattito divenne una narrazione epica e tu eri il rapsodo cristiano. Le tue locuzioni sembravano una struttura a spirale, ma anziché ascendere al cielo si abbassavano e formavano cerchi concentrici, gorghi, per poi sprofondare nell’abisso marino per cercare il “Tuffatore” di Paestum, per vedere il transito della sua anima verso la vita ultraterrena.
Quando te e Vega finivate di dialogare in ora tarda, il “gran sudario” della superficie del mare tornava a chiudersi e a stendersi, come se nulla fosse accaduto.
Da ciò che scrivevi in quei post sembravano evidenti la tua saggezza e diffidenza, come un uomo che guada il fiume d’inverno, oppure come un uomo circondato da vicini pericolosi.
Io con i miei post ti consigliavo di essere prudente nelle tue esternazioni religiose, invece non ne tenevi conto e con baldanza percorrevi virtualmente quei pericolosi sentieri tracciati per te da persone ingannevoli per farti cadere nel baratro del peccato.
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Quando a Natale tornerai fra noi, deluso da altri forum, evita la durezza glaciale del tuo temperamento combattivo per la fede monoteista.
E’ importante la luminosa semplicità del tuo animo, l’apertura del tuo logos, simile a una valle verdeggiante e fiorita.
Buddha in uno dei discorsi a lui attribuiti, il “Dharmapada”, dice: “Se incontri un saggio che ti fa vedere i tuoi errori e ti indica i pericoli del cammino, seguilo come seguiresti chi possiede la mappa per giungere al tesoro nascosto”.
Per oggi basta così. Ho scritto un po’ di frasi incoerenti per farti ridere. Ma non insistere nell’affermare … “la natura di Dio (? l'amore, la donazione, il perdono... la misericordia”.
Dicendo queste parole mi crei una dissonanza cognitiva, perché il Dio degli Ebrei (che è anche il tuo Dio) è violento, geloso, possessivo, vendicativo, secondo il Vecchio Testamento.
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Cono e Pace sono stato informato che in questo periodo vi siete immedesimati nel ruolo di Indiana Jones per cercare il "Santo Graal"
L’Europa cristiana è collezionista gelosa delle reliquie di santi e di simboli religiosi.
Nella immaginaria Wunderkammer degli oggetti conservati ha rilievo il Graal, detto anche “Sacro Graal”, un iperoggetto imprendibile: la leggendaria coppa (o calice) con la quale Gesù celebrò l’Ultima Cena e nella quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue sgorgato dal costato di Cristo, trafitto dalla lancia del centurione romano Longino durante la crocifissione.
Trovare il Graal è più semplice che cercarlo. Negli anni ne sono stati “rinvenuti” alcuni. Potrebbe forse essere il calice d’argento rinvenuto ad Antiochia nel 1910 e oggi esposto al Metropolitan Museum of Art di New York ? Oppure un bacile con smeraldi conosciuto come “sacro catino” trafugato dalla Terrasanta e portato in Italia per poi finire esposto al Museo del Tesoro della cattedrale di San Lorenzo, a Genova ? Di esempi ce ne sono altri.
Il problema è che non si sa come sia fatto. Anche se evoca l’immagine di una coppa o di un calice, il suo nome deriva dal latino medievale “gradale”: indicava un piatto o un vassoio.
Il nome Graal venne utilizzato per la prima volta nel XII secolo dallo scrittore francese Chrétien de Troyes (1135 circa – 1190 circa), noto per i suoi romanzi dedicati al ciclo bretone. Introdusse nella letteratura il Santo Graal e i personaggi di Lancillotto e Perceval.
Il poema incompiuto “Le roman de Perceval ou le conte du Graal” fu scritto da Chrétien de Troyes tra il 1175 e il 1190 circa. Il committente fu Filippo I d’Alsazia, conte di Fiandra.
Questo romanzo è il primo testo in cui si fa cenno al Santo Graal, ma non considerato come il calice dell’ultima cena di Gesù.
Anni dopo, un altro scrittore francese, Robert de Boron, nel suo poema titolato “Giuseppe d’Arimatea” dette un’esplicita dimensione cristiana al Sacro Graal. Secondo la sua versione, Giuseppe d’Arimatea utilizzò il Graal per raccogliere il sangue di Cristo sulla croce, poi la sua famiglia lo portò nella leggendaria isola di Avalon, dove lo custodirono fino all’ascesa al trono di Artù e all’arrivo di Perceval.
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Avalon, indicata nel ciclo letterario collegata al mito di re Artù, fu poi identificata con Glastonbury, in Inghilterra. La piccola città inglese è a 30 miglia a sud di Bristol.
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Resti dell’abbazia di Glastonbury. Nel 1191 i monaci dell'abbazia dissero di aver trovato le tombe di Artù e Ginevra a sud della “Lady Chapel” della chiesa abbaziale. I resti furono poi spostati e perduti nel periodo della Riforma protestante. Tale leggenda fu creata per dare credito all'origine antica di Glastonbury e al racconto che la vuole sede della prima chiesa della cristianità in Inghilterra, costruita per custodire il Graal 30 anni dopo la morte di Cristo.
Glastonbury è oggi luogo di pellegrinaggio: misticismo e paganesimo coesistono.
segue
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Il noto scrittore medievale tedesco Wolfram von Eschenbach (1170 circa – 1220 circa), ispirandosi al ciclo narrativo arturiano, nel 1210 offrì nuove ipotesi con un poema cavalleresco sul Sacro Graal, titolato “Parzival”, ispirato da “Le roman de Perceval ou le conte du Graal” di Chrétien de Troyes, da cui però Wolfram si discosta notevolmente per la rilevanza attribuita alla comunità sacra del Graal, cui accedono solo cavalieri eletti da Dio per custodire la reliquia e a diffonderne nel mondo le virtù santificanti.
Un altro filone segue le vicende della vita virtuosa di Parzival, che giunge alla dignità di cavaliere del re Artù e a poi lui stesso re del Graal. Parallela a questa c’è la narrazione delle vicende di Gawan, cavaliere arturiano, mondano e cortese. S'intrecciano e si alternano così le due visioni dello spirito cavalleresco medievale, in un poema che esalta le virtù virili della costanza e della fedeltà, e battaglia interiore che Parzival deve sostenere per armonizzare l'ideale del cavaliere con l’ideale della missione religiosa.
Questo poema influenzò il libretto dell'opera “Parsifal”, l’ultimo dramma musicale di Richard Wagner, in scena per la prima volta il 26 luglio 1882 al Festival di Bayreuth. L’opera fu composta tra il 1877 e il 1882, basata sul tema del Graal, già affrontato anni prima nel “Lohengrin”.
Oltre al poema, di cui ci sono pervenuti circa 25.000 versi, vengono attribuiti al poeta tedesco anche altri poemi incompiuti e una raccolta di poesie di ispirazione provenzale.
La principale caratteristica delle sue opere è la tolleranza nei confronti delle altre religioni.
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Fratel Cono, testimone di speranza, quid agis ? (come va ?).
La speranza è la virtù teologale che ti induce a desiderare il regno dei cieli e la vita eterna.
Sei sulla Terra ma proiettato verso la patria celeste, sei pellegrino verso quel regno infinito.
Il rapporto filiale che hai con Dio ti obbliga all’audizione sincera di chi si rivolge a te nel centro di ascolto parrocchiale che frequenti la sera.
Sei noto per le parole di conforto che sai elargire a chi confida in te. E a volte rifletti sulla differenza tra ascoltare e udire.
Ascoltare: implica un atto volontario per comprendere ciò che si sta sentendo. Necessita di attenzione e intenzione. Esempi, ascoltare le notizie, la musica, ecc.. L’ascolto ti permette di capire dalla voce di chi parla il suo stato d’animo, la gioia, la tristezza.
Udire: si riferisce invece alla percezione delle parole , dei suoni, ma senza attenzione. E’ un’azione involontaria. Esempio: sentire rumori di fondo senza concentrarsi su di essi.
In questo periodo di assenza dal forum stai percorrendo il sentiero spirituale che forse ti condurrà alla vita consacrata, come risposta alla chiamata del Padre, però nel periodo natalizio permettiti una pausa di ristoro, annuncia il Vangelo in questo forum, che consideri “terra di missione”, di apostolato.
Nel contempo è necessario il tuo incontro pacificatore con dark lady. Lo storico evento potrebbe avvenire nel museo diocesano di Cremona. Fino all’11 gennaio ospita la mostra titolata: “Il Rinascimento di Boccaccio Boccaccino”, pittore, nato a Ferrara nel 1466 circa e deceduto a Cremona nel 1525.
Poi dark ti condurrà a visitare il duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, e ti farà vedere gli affreschi realizzati dal Boccaccino e aiutanti
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Facciata e "torrazzo" della chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta
Tra il 1506 e il 1507 nella cattedrale questo pictor dipinse in affresco “Cristo in gloria” nell’abside e “Annunciazione” sull’arco trionfale.
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Navata centrale del duomo.
Tra il 1523 e il 1524 Boccaccino continuò la sua attività artistica nel duomo affrescando sulla parete sinistra della navata otto scene riguardanti la “Vita della Vergine” e “Disputa di Gesù nel tempio”, considerate tra i capolavori del Rinascimento.
Adesso ti faccio vedere due delle otto scene.
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Boccaccio Boccaccino, nella prima, l’angelo annuncia a Maria il concepimento del Figlio;
nella seconda è rappresentata la visitazione di Maria alla cugina Elisabetta (Vangelo di Luca 1, 39 – 56).
:pentitevi:
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Buongiorno Cono,
oggi è domenica e t’immagino vestito con il camice, la stola diaconale e la dalmatica, coinvolto nella celebrazione eucaristica. Il rito d’introduzione è centrato sull’ascolto della “Parola” del dominus, ma tu fai finta di non avere orecchie per ascoltare.
Il canto d’ingresso prepara i fedeli in un’unità di fede e speranza ma tu rimani indifferente, allora per colazione ti offro la mia omelia, la predica domenicale. :approved:
Voglio farti riflettere. Siamo nel periodo dell’avvento e le mie “lettere” (= post) a te rivolte vogliono favorire il tuo ritorno tra noi in modo piacevole, senza traumi psicologici per il distacco temporaneo. Per farti meglio comprendere, prendo in prestito una frase usata nel gergo sportivo del ciclismo per dirti che ti sto “tirando la volata” per lo sprint finale al traguardo. Le “volate” sono in genere la specialità dei velocisti, ma tu lo sei ? Stai correndo verso Betlemme (il forum) per metterti nella “mangiatoia” e respirare il caldo fiato del bue e l’asinello ? :D
Il tuo è un silenzio – assenso ?
Quando ti abbiamo chiesto cosa hai imparato troppo tardi dalla vita, hai risposto dicendo: “Ho capito tardi che il silenzio è una risposta. Quando non ti cercano ti stanno dicendo chiaramente quanto conti”. Invece per noi sei un importante interlocutore, un influencer determinante, perciò continuamente ti scrivo. Ma non credi a ciò che ti diciamo e continui a gridarci: “Silete theologi in munere alieno!” (= tacete, teologi, sulle questioni non di vostra competenza).
“The rest is silence” (il resto è silenzio): questa è la frase finale di Amleto prima di morire: è nella seconda scena del IV atto dell’omonima tragedia shakesperiana. Tale frase riflette il dilemma di Amleto (e il tuo), incerto nel decidere, nel tuo caso se tornare o non tornare tra noi.
La tua crisi spirituale ti coinvolge nel conflitto tra contemplazione e azione o inazione; lotti sempre con le antinomie della morale e con la necessità di scegliere ogni giorno il tuo agire.
Invece il silenzio evoca la quiete, tranquillità e pace. E’ differente dal tacere, che allude all’assenza di comunicazione, tipica del taciturno.
Dici che nella fede i silenzi sono più eloquenti delle parole e che leopardianamente sovrumani silenzi e profondissima quiete nel pensier ti fingi … e ti sovvien l’eterno, mentre noi restiamo in fiduciosa attesa del tuo lieto evento il 25 dicembre.
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Beato Angelico, “San Pietro Martire che ingiunge il silenzio”, lunetta affrescata nel 1442 circa, conservata nel chiostro di “Sant’Antonino” nel Convento di San Marco, a Firenze. In precedenza questa lunetta affrescata era sopra la porta della sacrestia.
Il domenicano Pietro da Verona con il dito fa cenno al silenzio, una delle regole dell’Ordine dei Domenicani. La figura di questo santo si staglia sullo sfondo come se si stesse affacciando.
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La lettura dei tuoi "appelli" all'Illustre transfuga sono estremamente piacevoli. Permettono di far saltar fuori dalla memoria ricordi quasi in oblio definitivo. No, non parlo delle diatribe forumistiche, ma di letture e luoghi del passato...
Continua, doxa, continua. Instancabile Sirena, ricordata dal tempio di Minerva a Punta della Campanella, alle Bocche di Capri, cerca di attrarre l'odisseo empolese, anche se sarà, temo, lavoro inutile. Altri interessi ormai riempiono le sue giornate, ricche di attività gratificante, onori e rispetto. Dove, come e con chi...vassapé. Altri/e sono i/le fortunati/e.
Facciamocene una ragione.
Mea culpa, mea culpa...
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Doxa "pescatore di anime" (perdute:p). Getta e rigetta in acqua l'amo in paziente attesa:)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
LadyHawke
Però se non ricordo male ha promesso di passare a farci gli auguri di Natale :v
Ma certo e infatti eccomi qua, amiche ed amici. Nell'imminenza della festa, faccio i miei più sinceri auguri di buon Natale a tutti quanti voi e alle vostre famiglie. Anzi, guardate, ve li faccio in tutte le lingue del mondo!
Italiano: buon Natale
Spagnolo: Feliz Navidad
Francese: joyeux Noel
Tedesco: frohe weihnachten
Inglese: merry Christmas
Norvegese: gledelig Jul
Albanese: Gëzuar Krishtlindjet
Finlandese: Hyvää Joulua
Greco: Καλά Χριστούγεννα (Kalá Christoúgenna)
Irlandese (Gaelico): Nollaig Shona Duit
Olandese: Zalig Kerstfeest / Vrolijk Kerstfeest
Polacco: Wesołych Świąt
Portoghese: Feliz Natal
Russo: С Рождеством (S Rozhdestvom)
Svedese: God Jul
Ungherese: Boldog Karácsonyt
Lingue Asiatiche e Altre
Cinese (Mandarino): 圣诞快乐 (Shèngdàn Kuàilè)
Filippino (Tagalog): Maligayang Pasko!
Giapponese: メリークリスマス (Merī Kurisumasu)
Hindi: Shub Naya Baras (Buon Anno Nuovo)
Indonesiano: Selamat Hari Natal
Arabo: عيد ميلاد مجيد (Īd Milād Majīd) / Milad Mubarak
Vietnamita: Chúc Mừng Giáng Sinh
Altre Lingue e Regioni
Afrikaans: Gesëende Kersfees!
Hausa (Africa): Barka da Kirsimati
Hawaiano: Mele Kalikimaka
Maori: Meri Kirihimete
Swahili: Krismasi Njema
Yoruba (Nigeria): E ku odun, e ku iye'dun!
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Vedo che Doxa continua con la sua arte e che l'utente Calaf creato dall'intelligenza artificiale vi fa divertire come sempre: bene! Io ho scoperto un Forum molto giovanile sul quale, dopo un'iniziale diffidenza, scrivo qualcosa tutte le mattine. Vi si può parlare, anche, di Dio, senza che entri in azione la censura.
Un grosso abbraccio a tutti, ci sentiamo. :)
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Aspetta che sia passata la pazienza anche di là!:D
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Aaaaah, Cono ma allora sei un “velocista”, hai ancora lo sprint sul traguardo. Bene ! :approved: :clap
Hai scritto
Citazione:
Io ho scoperto un Forum molto giovanile
Frequenti un forum adolescenziale perché finalmente hai trovato il modo per soddisfare il tuo desiderio di esplicare il ruolo di pater e magister senza essere contestato. Bravo ! :mumble: :mad:
Anche io ho un desiderio da soddisfare: vorrei che tu mettessi in questo forum due tue foto che hai inserito tempo fa e non mi ricordo dove.
La foto insieme al cardinale Ravasi e quella in cui stai solo. Inseriscile in due post diversi, perché debbo chiedere il favore a Kurono di elaborarle con l’intelligenza artificiale. Quella con il cardinal Ravasi l’affiancherà con un presepe, quella in cui stai solo ti metterà vicino un albero di natale molto addobbato, con luci multicolori, ed anche per te sarà Natale, con gli auguri della comunità virtuale del forum “Discutere.it”. :pentitevi::mahciao:
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Buon pomeriggio Carlino,
il transfuga è tornato ! Miracolo ! :D
A proposito di Punta Campanella…, questa località (vista da poco lontano) nel mio ricordo è collegata a piacevoli giorni solari.
In età giovanile, insieme ad una mia amica, siamo stati a Pompei per vedere le pitture parietali e i quattro stili, l’esperta era lei e mi spiegava. Il giorno successivo con la “Circumvesuviana” siamo andati a Sorrento poi con il pullman di linea abbiamo raggiunto Amalfi percorrendo la tortuosa strada. Consiglio di andarci con il bus anziché l’auto propria, anche perché quando si arriva è difficile parcheggiare.
M’inviti a continuare con i miei appelli a fratel Cono, voglio sperare che non siano più necessari, forse il reprobo si è pentito è torna tra noi. Non da solo, ovviamente, ma insieme a Pace. I due transfughi vanno perdonati !:approved: :ciaociao:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Ma certo e infatti eccomi qua, amiche ed amici. Nell'imminenza della festa, faccio i miei più sinceri auguri di buon Natale a tutti quanti voi e alle vostre famiglie. Anzi, guardate, ve li faccio in tutte le lingue del mondo!
Italiano: buon Natale
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E...Buon Natale anche a te