S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo.
Cecco Angiolieri.
[i]S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo;
s'i' fosse papa, allor serei giocondo,
ch
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S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo.
Cecco Angiolieri.
[i]S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo;
s'i' fosse papa, allor serei giocondo,
ch
GIOVANNI PASCOLI
Novembre (1891)
Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno
e vuoto il cielo, e cavo al pié sonante sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.
mi hanno fatto una diagnosi:le persone mi hanno detto che i sonetti di Shakespeare sono superficiali e anche le persone che leggono i suoi sonetti.
a me piaciono da morire.ho deciso di confessarlo:asd:
quando genti e fortuna mi rinnegano
io,solitario,compiango il mio esilio
e invano grido al cielo indifferente
e guardo a me e il destino maledico.
mi vorrei come questi,di speranze
piu' ricco,o quegli,corteggiato e bello;
il poter di costui,d'altri le arti
invidio e ogni mia gloria piu' disdegno.
ma quando quasi a spregiarmi nell'intimo
son giunto,ecco,ti penso:e come rompe
all'alba in volo l'allodola,l'inno
dal copo della terra i cieli intocca.
Che' se l'amore tuo dolce ricordo
neppure con un re muterei sorte.
Shakespeare
Ah beh se sono superficiali i sonetti di shakespeare, non ci resta che accendere la TV e aspettare che Costantino condivida con noi cos'e' l'amore e come dovrebbero essere le donne.
Di Alda Merini
da "Terra d'amore"
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
...
La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
da "Clinica dell'abbandono
Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.
Bambino
Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento
da "La carne degli angeli"
UMBERTO SABA
Trieste (1910)
"Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva."
Mi piace troppo il paragone del ragazzo... una splendida descrizione della città natia di Saba. :)
Fernando Pessoa
Sensazione
[i]I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualit
UMBERTO SABA
L'arboscello
Oggi il tempo è di pioggia.
Sembra il giorno una sera,
sembra la primavera
un autunno, ed un gran vento devasta
l’arboscello, che sia, e non pare, saldo;
par tra le piante un giovanotto, alto
troppo per la sua troppo verde età.
Tu lo guardi: hai pietà
Forse di tutti quei candidi fiori
che la bora gli toglie e sono frutta,
sono dolci conserve
per l’inverno i suoi fiori, che tra l’erbe
cadono; e se ne duole la tua vasta
maternità.
Perdonatemi il doppio post... ma questa devo scriverla... mi fa venire i brividi dalla profondità con cui esprime il concetto dell'invisibilità di certe cose :)
GIOVANNI PASCOLI
Nebbia (1903) (dai Canti di Castelvecchio)
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,
da' lampi notturni e da' crolli
d'aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi ch'è morto!
ch'io veda soltanto la siepe dell'orto,
le mura ch'ha piene le crepe
di valeriane.
Nascondi le cose lontane :
le cose son ebbre di pianto!
ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto ,
che danno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
che vogliono ch'ami e che vada!
ch'io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui, solo quest'otto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
Scusate, sto cercando una citazione di un poeta famoso che descriva un luogo tranquillo, solare, silenzioso.
Mi serve per una roba che va appesa qui a lavoro.
Se mi aiutate vi ringrazio!
LEONARDO SINISGALLI
Eri dritta e felice
Eri dritta e felice
sulla porta che il vento
apriva alla campagna.
Intrisa di luce
stavi ferma nel giorno,
al tempo delle vespe d'oro
quando al sambuco
si fanno dolci le midolla.
Allora s'andava scalzi
per i fossi, si misurava l'ardore
del sole dalle impronte
lasciate sui sassi.
A UNO SCONOSCIUTO
Sconosciuto che passi! tu non sai con che desiderio ti guardo,
Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi arriva come un sogno),
Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita di gioia,
Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo, mentre passiamo veloci uno vicino all'altro,
Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo o giovanetta,
Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non
NAZIM IKMET
Sei
[I]Sei la mia schiavit
Un organetto suona per la via
la mia finestra e' aperta e vien la sera
sale dai campi alla stanzuccia mia
un alito gentil di primavera
Non so perche" mi tremano i ginocchi
non so perche mi sale il pianto agli occhi
Ecco,chino la testa in sulla mano
e penso a te che sei cosi lontano.
Paris at night
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
- Jacques Prévert
Leopardi generalmente non mi piace, ma la poesia migliore di lui, secondo me è questa.
GIACOMO LEOPARDI
Il passero solitario
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vóto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirornmi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
CECCO ANGIOLIERI
Qualunque giorno non veggio 'l mi' amore.
[I]Qualunque giorno non veggio 'l mi' amore,
la notte come serpe mi travollo,
e s
Perche' udir musica in malinconia,
tu che sei musica?Gioia ama gioia,
dolcezze il dolce:ma tu sei rapito
da quel che accogli scontento-o ami accogliere
il tuo patire?Se armonia congiunta
d'accordi suoni l'orecchio t'offende
e' rimprovero dolce,che' ridurre
le parti tue a un "a solo" vorresti.
La corda all'altra soave s'ammoglia,
vedi,e in mutua rispondenza vibrano,
come il marito e la madre e il figliolo
che insieme un canto levino dolcissimo.
E muto il canto,ch'e' molti e pare uno,
canta:sii solo,e non sarai nessuno.
Shakespeare
GIOVANNI PASCOLI
La tessitrice
Mi son seduto su la panchetta
come una volta . . . quanti anni fa ?
Ella, come una volta, s'è stretta
su la panchetta.
E non il suono d'una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.
Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
Piange, e mi dice d'un cenno muto:
Come hai potuto ?
Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sè.
Muta la spola passa e ripassa.
Piango, e le chiedo: Perchè non suona
dunque l'arguto pettine più?
Ella mi fissa timida e buona:
Perchè non suona?
E piange, piange - Mio dolce amore,
non t'hanno detto? non lo sai tu ?
Io non son viva che nel tuo cuore.
Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, non so:
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormirò
Mi viene da piangere... Pascoli è più profondo di quanto si possa immaginare...
Citazione:
Originariamente Scritto da Crazy Diamond
orrore... la traduzione di "se ataron" non
CHARLES BAUDELAIRE
Spleen e Ideale
24
[I]T'adoro al pari della volta notturna, o vaso di tristezza, o grande taciturna! E tanto pi
Io che come un sonnambulo cammino
Io che come un sonnambulo cammino
per le mie trite vie quotidiane,
vedendoti dinanzi a me trasalgo.
Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch’è come una sapiente musica.
E possibilità d’amore e gloria
mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d’una nuca
per l’ala d’un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.
Io sono ancora giovane, inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.
Una luce si fa nel dormiveglia.
Tutto è sospeso come in un’attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.
(Camillo Sbarbaro)
Si descrive da sola....sarebbe bello se qualcuno la dedicasse alla persona amata...
Si fosse n'aucielloTotò-Antonio de Curtis
Si fosse n'auciello, ogne matina
vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
"Bongiorno, ammore mio,bongiorno, ammore!".
E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
e chiano chiano, comme a na carezza,
cu stu beccuccio accussi piccerillo,
mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
si fosse nu canario o nu cardillo.
Chi è ll'ommo?
Totò
Nun songo nu grand'ommo
nun songo nu scienziato.
'A scola nun sò gghiuto
nisciuno m'ha mannato.
S' i' songo intelliggente?
e m' 'o spiate a mme?
I' songo nato a Napule,
che ne pozzo sapè?!
Appartengo alla massa...
a chella folla 'e ggente
ca nun capisce proprio 'o riesto 'e niente.
Però ve pozzo dicere na cosa:
campanno notte e ghiuomo a stu paese
pur i' me sò 'mparato quacche cosa,
quaccosa ca se chiamma umanità.
Senza sapè nè leggere e nè scrivere,
da onesto cittadino anarfabbeta,
ve pozzo parlà 'ncopp' a n' argomento
ca certamente ve pò interessà: chi è ll'ommo.
Ll'ommo è nu pupazzo 'e carne
cu sango e cu cervello
ca primma 'e venì al mondo
(cioè 'ncopp' a sta terra)
madre natura, ca è sempre priviggente,
l'ha miso 'nfunno 'a ll'anema,
cusuto dint'o core, na vurzella
cu dinto tante e tante pupazzielle
che saccio: 'o mariuncello,
na strega 'e Beneviento,
nu scienziatiello atomico
cu a faccia indisponente,
nu bello Capo 'e Stato
vestuto 'a Pulcinella;
curtielle, accette, strummolo
e quacche sciabbulella.
Penzanno ca 'o pupazzo
nu juomo se fa ommo,
si se vò divertì,
chesto 'o ppò fà. E comme?
Sceglienno 'a dint' 'o mazzo
ca tene dint' 'a vurzella,
chello ca cchiù lle piace
fra tutte 'e pazzielle.
Si po' sentite 'e dicere:
"'0 tale hanno arrestato!
Era uno senza scrupolo:
pazziava al peculato.
E trene nun camminano?
'A posta s'he fermata?".
Chi tene 'mmano 'o strummolo,
pazzianno s'he spassato.
'0 scienziatiello atomico
ch' 'a bomba 'a tena stretta
"Madonna! - tremma 'o popolo-
E si mo chisto 'a jetta?".
Guardate che disgrazia
si 'a sciabbulella afferra
nu capo ca è lunatico:
te fa scuppià na guerra.
Senza penzà ca 'o popolo:
mamme, mugliere e figlie,
chiagneno a tante 'e lacreme.
Distrutte sò 'e famiglie!
A sti pupazze 'e carne affocaggente
l'avessame educà cu 'o manganiello,
oppure, la natura priviggente,
avess' 'a fa turnà nu Masaniello.
Ma 'e ccose no... nun cagnano
e v' 'o dich'i' 'o pecchè:
nuie simme tanta pecure...
facimmo sempe "mbee".
SANDRO PENNA
Il mare è tutto calmo
Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.
GIOVANNI PASCOLI
La mia sera (1903)
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.
E`, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Né io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
[QUOTE=Zazzauser]SANDRO PENNA
[B][I]Il mare
Veramente ti è piaciuta?
Neanche io la conoscevo fino a quest'anno. L'ho presa dal mio libro di poesia.
Ma ho scoperto, sfogliando i miei tre libri di poesia delle medie, che questi ultimi sono molto più forniti... lì tra l'altro ce ne sono altre di Penna
si sul serio Zazza è semplice ma bellissima non conoscevo Penna sono ingnorante...
Mi fa piacere Stefi... tranquilla neanche io conoscevo Penna sebbene avessimo letto qualcosa alle medie. Ma proprio non me lo ricordavo. Poi magari ne posto altre, le sue sono tutte molto semplici e corte :)
EMILY DICKINSON
Il vento bussò (traduzione di Giuseppe Ierolli)
Il Vento - bussò come chi è stanco -
E come una Padrona di casa - "Avanti"
Risposi con baldanza - entrò allora
Dentro la mia Dimora
Un Ospite Rapido - senza piedi -
Offrirgli una Sedia
Era impossibile come offrire
Un Sofà all'Aria -
Non aveva Ossa che Lo tenessero unito -
Il suo Parlare era come la Spinta
Di un insieme di armoniosi Colibrì
Da un immateriale Cespuglio -
Il suo Aspetto - un'Onda -
Le sue Dita, al Suo passare
Liberavano una musica - come melodie
Tremolanti soffiate in un Bicchiere -
Mi fece visita - sempre volteggiando -
Poi come Chi è timido
Di nuovo, bussò - nervosamente -
Ed io ridivenni sola -
Testo originale
The Wind - tapped like a tired Man -
And like a Host - "Come in"
I boldly answered - entered then
My Residence within
A Rapid - footless Guest -
To offer whom a Chair
Were as impossible as hand
A Sofa to the Air -
No Bone had He to bind Him -
His Speech was like the Push
Of numerous Humming Birds at once
From a superior Bush -
His Countenance - a Billow -
His Fingers, as He passed
Let go a music - as of tunes
Blown tremulous in Glass -
He visited - still flitting -
Then like a timid Man
Again, He tapped - 'twas flurriedly -
And I became alone -