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Pubblicano le nostre password? :eek:
Io non ho mai fatto caso alla protezione della privacy perchè, come la maggior parte della gente, penso di non aver nulla da nascondere. Invece forse è la prospettiva sbagliata, visto che tutti siamo abbastanza gelosi della privacy dentro casa, ma quando ci connettiamo non ci pensiamo per niente.
Non è sufficiente un buon antivirus e un firewall (io ho peerblock mi pare)?
Ma poi comuqnue se vogliono riescono ad individuare chi è connesso, credo. Anche usando la navigazione anonima, si può 'vedere' da che tipo di dispositivo ci si connette e da quale località. Magari ad alcune aziende basta questo per farsi i propri studi di marketing e quant'altro.
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La navigazione anonima ti tutela quanto la legge sulla privacy, ma almeno richiede meno adempimenti.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
BiO-dEiStA
La navigazione anonima ti tutela quanto la legge sulla privacy, ma almeno richiede meno adempimenti.
Ma per navigazione anonima intendevo con quei browser che proteggono la privacy schermando l'ip per esempio. Tanto se ti connetti dal cellulare, chi spia può vedere che cellulare usi. Cioè alla fine per proteggere veramente la privacy bisogna fare un sacco di fatica, mentre in realtà se google o amazon vedono cosa compro o la mia ultima ricerca, che so io, su come curare la parodontite o la candida o sulla lingerie di pizzo, a me in fondo che me ne frega?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Magiostrina
Ma per navigazione anonima intendevo con quei browser che proteggono la privacy schermando l'ip per esempio. Tanto se ti connetti dal cellulare, chi spia può vedere che cellulare usi. Cioè alla fine per proteggere veramente la privacy bisogna fare un sacco di fatica, mentre in realtà se google o amazon vedono cosa compro o la mia ultima ricerca, che so io, su come curare la parodontite o la candida o sulla lingerie di pizzo, a me in fondo che me ne frega?
E la tua posta elettronica? Se usi gmail ma non solo ci deve essere per forza ben altro che un like su facebook. Da cui comunque possono emergere le tue preferenze politiche ma anche altro, tipo sei iscritta ad esempio ad un gruppo facebook sulla fibrosi cistica e torni frequentemente sull'argomento anche altrove per esempio. Dico tu per dire chiunque chiaro. In una società in veloce cambiamento questo controllo deve dare da pensare.
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www.startpage.com
www.duckduckgo.com
Due motori di ricerca che non ti tracciano. Penso. Più di google comunque è impossibile.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Magiostrina
Ma per navigazione anonima intendevo con quei browser che proteggono la privacy schermando l'ip per esempio. Tanto se ti connetti dal cellulare, chi spia può vedere che cellulare usi. Cioè alla fine per proteggere veramente la privacy bisogna fare un sacco di fatica, mentre in realtà se google o amazon vedono cosa compro o la mia ultima ricerca, che so io, su come curare la parodontite o la candida o sulla lingerie di pizzo, a me in fondo che me ne frega?
In realtà basterebbe sapere usare Tor e il Deep web
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Originariamente Scritto da
Acquerapide
E la tua posta elettronica? Se usi gmail ma non solo ci deve essere per forza ben altro che un like su facebook. Da cui comunque possono emergere le tue preferenze politiche ma anche altro, tipo sei iscritta ad esempio ad un gruppo facebook sulla fibrosi cistica e torni frequentemente sull'argomento anche altrove per esempio. Dico tu per dire chiunque chiaro. In una società in veloce cambiamento questo controllo deve dare da pensare.
Ma quindi uno non dovrebbe usare gmail? Un paio di volte ho notato strani movimenti in effetti, troppo per essere pura casualità. Fb lo uso veramente poco, cioè vado a periodi ma cerco di usarlo per questioni pratiche e utili.
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Originariamente Scritto da
dark lady
In realtà basterebbe sapere usare Tor e il Deep web
Il deep web non lo conosco per niente e non credo mi serva, questo famoso Tor l'ho usato ogni tanto, ma rallenta la connessione. Ma poi è che non vedo tutto questo pericolo, o forse sono ignorante in materia?
Ci stanno schedando a nostra insaputa?
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Certo. Rientra nella logica di pensiero di chi detiene il potere da sempre. Posso capire che nella frenesia del benessere degli anni 80 ci si fosse scordati, ma oggi, dopo avere visto decine di paesi diventare da democratici o aspiranti tali a dittature, il controllo è nell'interesse pieno di chi esercita il potere a tutti i livelli. Speravo di tenere la discussione sul tecnico e non sull'ideologico, per chi ha la conoscenza tecnica di portare contributi su come salvaguardare la propria privacy in rete, altrimenti finiremmo con lunghissimi post a discutere di politica.
Se comunque leggi del caso Snowden, di PRISM e di altri sistemi simili al primo, ne hai una idea ben precisa. Le guerre, quelle vere, oggi si svolgono in rete e non si può mai sapere, per quanti sistemi di eludere i controlli ci siano, di quanti passi alcuni governi siano avanti a noi adesso. Con i computer quantistici, sistemi di decrittazione un tempo inimmaginabili diventano possibili. Mentre parliamo di Tor forse l'hacker medio ha ancora difficoltà, ma le grandi organizzazioni?
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Mi sono chiesto a lungo, in passato, di quali e quanti strumenti dispongano le grandi società specializzate, gli apparati militari e di polizia, gli specialisti dei servizi di mezzo mondo (ad esempio il cellulare di Angela Merkel spiato dalla NSA). In famiglia ho due specialisti di elettronica ad alto livello e sono arrivato alla conclusione che una difesa a 360 gradi della nostra privacy non esiste. Per questo sono stato per anni lontano da FB e simili, ho cercato di evitare con cura l’uso di App in qualche modo „curiosone“, ho sempre rifiutato le richieste di invio dati a Microsoft „per il miglioramento del programma“. Mi sono poi chiesto se tutto questo fosse sufficiente e la risposta che mi sono dato è un netto NO. I dati corrono in direzioni per noi incontrollabili anche quando usiamo la carta di credito, la mia TV è connessa a Internet, il mio forno in cucina è dotato di Wi-Fi (anche se non lo uso), quando vado dal concessionario per la revisione o il cambio gomme, i miei dati vengono registrati sul sistema della casa madre che invariabilmente mi manda una newsletter che poi con fatica devo disdire. La domanda successiva che mi sono posto è stata se, al di fuori dall’abuso commerciale dei miei dati controllato da algoritmi diabolici, ci fossero immediati pericoli personali di altro tipo.
Mi sono risposto che il mio profilo e la mia biografia non sono tali da decidere le sorti del mondo, ma nemmeno quelle del quartiere o della via dove abito e che quindi le mie opinioni su Dio, l’universo, il parmigiano sugli spaghetti alle vongole non suscitano certo l’interesse della CIA o delle organizzazioni occulte di Casaleggio o di Soros.
In poche parole, la migliore arma di difesa, in questo caso, è essere uno fra milioni, forse miliardi di user insignificanti e, tutto sommato, anonimi.
Per dire, non temo di avere Fabrizio Corona sotto casa con l’obiettivo puntato per sorprendermi con la vicina del terzo piano, sono un soggetto poco Interessante.
Questa è la mia unica difesa possibile.
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Anche la piu' efficace, oltre al fatto che il difficile delle informazioni non e' acquisire, ma analizzare visto che anche gli algoritmi danno milioni di segnalazioni da verificare.
Fermo restando che ad un soggetto sensibile si mette la spia, meglio femmina, alle calcagna.
E, es, per verificare lo stato di salute di un leader avverso gli israeliani intercettarono lo scarico del cessò.
Sapere cio' che vuoi per fartelo riducendo gli scarti non lo ritengo malefico, mentre per sapere il clima di una situazione basta passeggiare dentro e poco importa il pensiero mediatico dei singoli.
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io penso che per almeno altri trent'anni - cioè fino a quando le tv non saranno cadute in disuso - possiamo stare tranquilli. ci sono altri mezzi oltre alle intercettazioni e alle segnalazioni per ricavare la presunta pericolosità sociale di un soggetto. insomma abbiamo ancora forze dell'ordine eccellenti e capaci di fare due più due quando è il caso. abbiamo meccanismi di controllo sociale ormai collaudati. abbiamo anche strumenti che teoricamente possono essere utili a disinnescare minacce terroristiche o più semplicemente di criminalità comune. insomma il sistema regge. il fatto centrale per mantenere lo status quo è essenzialmente quello di rendere le persone, almeno nella maggioranza, ricattabili. e come si fa? si fa inducendo i più sprovveduti a commettere un reato di lieve entità e poi "rieducandoli" nei reo/comi e rendendoli parte del sistema. insomma il sistema segue la logica di chi mangia ciliegie: una dopo l'altra le difficoltà vengono risolte. però permettetemi: in modo "umano" e "solidale".
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Magiostrina
Ma per navigazione anonima intendevo con quei browser che proteggono la privacy schermando l'ip per esempio.
Ok, adesso ci siamo capiti. A prezzo di un notevole rallentamento, con questi sistemi puoi mettere fuori uso i controlli fatti sugli IP degli utenti che si connettono a un servizio, ad esempio Discutere. Ma chi ha idea di chi gestisce Tor e similari, o chi ci assicura che anch'essi non debbano la loro esistenza al fatto di trasmettere i dati in loro possesso a chi di dovere?
Citazione:
Originariamente Scritto da
Acquerapide
Non ti tracciano? Te lo dicono loro?
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@BIO: ti posso assicurare che il problema non si pone: quelli che in italia hanno un computer "si contano" o cmq rappresentano una parte infinitesima della popolazione. per ora...tra qualche anno non è dato sapere. (mi permetto di parlarti con franchezza).:)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
sandor
@BIO: ti posso assicurare che il problema non si pone: quelli che in italia hanno un computer "si contano" o cmq rappresentano una parte infinitesima della popolazione. per ora...tra qualche anno non è dato sapere. (mi permetto di parlarti con franchezza).:)
Ti ringrazio per la tua sincerità, ma l'ISTAT non è del tuo stesso parere. In ogni caso esistono anche tablet e cellulari, e il problema si pone non appena ci si connette alla rete con qualsiasi mezzo atto allo scopo.
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ma a quanto ne so l'ISTAT non considera nel paniere i beni di lusso, come potrebbe essere il computer. il fatto di un consumo di massa ti ripeto, mi sembra di là da venire...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
sandor
ma a quanto ne so l'ISTAT non considera nel paniere i beni di lusso, come potrebbe essere il computer. il fatto di un consumo di massa ti ripeto, mi sembra di là da venire...
L'ISTAT non misura mica solo l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai, contadini e analfabeti. Amico, te lo dico con spassionata curiosità: sei rimasto indietro. Tanto per farti un'idea, guarda qua.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
BiO-dEiStA
L'ISTAT non misura mica solo l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai, contadini e analfabeti. Amico, te lo dico con
spassionata curiosità: sei rimasto indietro. Tanto per farti un'idea, guarda
qua.
si. direi che l'errore è mio. (non vorrei però che ci fosse qualche sfumatura propagandistica, tipo la boutade mussoliniana sugli otto milioni di baionette).:):)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Cornolio
In questi giorni sono uscite
diverse notizie relative all'uso del riconoscimento facciale da parte di forze dell'ordine in Asia, che sollevano il problema del bilanciamento tra privacy e sicurezza.
Fino a dove sareste disposti a spingervi a condividere le vostre informazioni personali pur di ottenere un maggiore livello di sicurezza per voi e per il resto delle persone? Nonché magari anche per velocizzare i controlli in aereoporto. Si rischia di pagare ad alto prezzo o il nostro paese cmq è al riparo da questi rischi grazie alle normative sulla privacy?
penso che la domanda sia mal posta... nel senso che ormai, per come sono fatti i sistemi attuali, la privacy è praticamente inesistente, almeno verso i soggetti commerciali tipo Google, Amazon ecc.
poi è chiaro che se uno non mette le proprie foto su qualche piattaforma tipo FB, almeno si salva, nel senso che la sua immagine non si disperde/diffonde in giro
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Il cofondatore di Wikipedia: ‘Così ho cacciato Google, Facebook e Microsoft dalla mia vita’
Massimiliano Di Marco 31/3/2019 4:00:34 AM 18368
È possibile evitare di dare tantissimi dati personali a grandi aziende tecnologiche come Google, Microsoft o Facebook? Partendo da questo quesito il cofondatore di Wikipedia, Larry Sanger, ha deciso di portare avanti una “crociata” personale: “cacciare” dalla sua vita i giganti tecnologici, concentrandosi sulla privacy.
La maggior parte dei servizi di questi giganti della tecnologia condivide alcuni tratti comuni: sono di facile fruizione, sono gratuiti e sono incredibilmente popolari; gli utenti sono portati a usarli perché tanti altri li usano (magari colleghi di lavoro oppure amici e familiari), pur preferendo alternative che sposano la privacy o che, magari, garantiscono prestazioni migliori.
Per Sanger, la decisione di migliorare la propria vita digitale è passata soprattutto da due binari: i troppi dati personali concessi ai vari Google, Microsoft e Facebook e il loro passaggio da “mera moderazione per un oggettivo comportamento abusivo e la chiusura (ovvia) delle organizzazioni terroristiche, a iniziare a destreggiarsi con le censure di conservatori e liberali”.
Veniamo al dunque, allora: quali sono le alternative per una vita digitale che escluda i principali servizi? E che, più importante, garantiscono le stesse funzioni senza compromessi?
Eliminare Chrome e passare a Firefox (o Brave)
Cambiare browser è un’operazione semplice, ma rappresenta uno dei passaggi essenziali per iniziare a cambiare abitudini digitali. Così Sanger suggerisce di smettere di usare Chrome e invece sfruttare browser alternativi, ma estremamente validi come Firefox – la proposta di Mozilla – oppure Brave. Quest’ultimo è meno noto, ma è stato creato proprio da uno dei creatori di Firefox, Brendan Eich: blocca automaticamente ogni tracciante e i cookie di terze parti e cripta la connessione dell’utente.
Le ricerche online? Meglio usare DuckDuckGo
In questo caso si tratta di un compromesso: la quantità di dati che Google raccoglie gli garantisce un vantaggio rispetto ai concorrenti. Per salvaguardare la privacy, però, passare a un altro motore di ricerca è un ulteriore passaggio cruciale perché dalle nostre ricerche online possono essere raccolti tantissimi dati su come viviamo, cosa compriamo e cosa desideriamo.
Un motore di ricerca ideale è DuckDuckGo. Pur con un nome curioso, si tratta di una proposta valida che, pur non raccogliendo dati dell’utente, è molto migliorata negli anni e offre un’esperienza molto buona. Se proprio non riuscite a fare a meno di Chrome, sappiate che DuckDuckGo può essere aggiunto come motore di ricerca predefinito.
Mai più iscrizioni fatte con gli account social
Un altro problema della vita digitale riguarda la “persecuzione” dei traccianti dei social, in particolare di Facebook, che seguono l’utente anche quando non è concretamente sulle pagine della piattaforma. “Uno dei modi con il quale Facebook, LinkedIn e gli altri si insinuano nelle nostre vite digitali è offrendoci un modo facile di accedere ad altri siti” sottolinea Sanger. “Ma ciò rende più facile a loro tracciarci ovunque”.
Primo passaggio: creazione di nuovi account esterni ai social network usando e-mail e password; basta iscrizione con l’account di Facebook o di Twitter.
Secondo passaggio: installare un gestore delle password (come KeePass, gratuito) per creare un personale archivio. Così è possibile creare una password diversa per ciascun sito, ma senza l’onere di doverle ricordare tutte o di doverle salvare in chiaro in qualche nota: sono depositate in un archivio a sua volta protetto da una password.
Stop a Gmail, ma non sarà facile
Anche Sanger ha dovuto riconoscere che una delle operazioni di “pulizia digitale” che ha operato è stata particolarmente ostica: smettere di usare Gmail. In primis, perché ciò significa chiudere la casella di posta elettronica e quindi cambiare l’indirizzo email al quale può essere contattato. “Lo volevo fare da un po’, ma la quantità di ore che servono (e che ci sono volute) per fare i cambiamenti necessari è stata spaventosa” racconta il co-fondatore di Wikipedia.
Esistono vari servizi che permettono di creare una email acquistando un dominio, a prezzi bassi (al massimo 6-7 dollari al mese), come BlueHost Plys, Zoho, InMotion Hosting e Rackspace Email. Questa operazione, però, può diventare tecnica perché implica maneggiare con servizi di hosting e DNS. Come per browser e motore di ricerca, però, è una delle più essenziali per uscire dal vortice delle grandi aziende di tecnologia.
Passare a Linux
Questo è probabilmente il consiglio di Sanger più difficile da attuare. Non tanto perché usare Linux come sistema operativo sia difficile di per sé, ma per le implicazioni nelle abitudini quotidiane (specialmente professionali) dell’uso di Windows o macOS. “Linux – spiega Sanger – è generalmente più sicuro, dà all’utente più controllo e, cosa più importante, non ha dietro di sé una gigantesca corporazione multinazionale che vuole prendere e vendere le tue informazioni”.
Sanger consiglia Ubuntu, la distribuzione basata su Linux di Canonical e una delle più diffuse. In questo caso, però, bisogna tenere da conto che Linux non supporta i programmi di Adobe (come Photoshop e Premiere Pro), il che potrebbe essere un limite per molti professionisti perché le alternative libere (come Gimp) non riescono a tenere il passo, almeno per chi ne fa un uso professionale. La soluzione, in quest’ultimo caso di assoluta necessità, è l’uso di un ambiente virtuale dove installare Windows e i programmi mancanti su Linux.
Niente più archiviazione sul cloud
L’abitudine ad archiviare tutto su cloud (foto di compleanni, documenti di lavoro, fogli di calcolo con le spese mensili) è ormai talmente radicata che spesso viene dimenticato che si tratta, in soldoni, di inviare i propri file a un computer di un’azienda, che li archivia e ci permette di accedervi da remoto tramite una connessione cellulare o Wi-Fi. “Potreste non realizzare cosa è possibile fare oggi senza il cloud” dice Sanger. Un’opzione è Resilio Sync, che permette di trasferire file su reti crittografate.
I più esperti, invece, potrebbero pensare di passare a un sistema NAS, una sorta di server privato dove archiviare i propri file e al quale accedere da ovunque ci si trovi. Un personalissimo spazio di archiviazione cloud, ma senza nessun intermediario.
Via dai social media. O almeno provarci
L’invasione dei social network nelle vite di tutti i giorni è ovvia e la soluzione per cacciarli è altrettanto scontata: chiudere gli account. Persino Sanger, però, ha dovuto riconoscere che “sono troppo importanti per la mia carriera” e così è passato a un approccio meno drastico, tentando di “creare un set di regole da seguire per me stesso – così che non venga risucchiato”.
Per esempio iniziare a fruire dei vari contenuti online direttamente da chi li crea e non per mezzo dei social network. “Sarai probabilmente più informato se smetti di usare i social media per restare aggiornato con le notizie” secondo Sanger. Le email possono rappresentare il mezzo per portare avanti conversazioni migliori e più approfondite rispetto alle discussioni, spesso frenetiche e confusionarie, su Facebook e Twitter; le fotografie possono essere condivise attraverso sistemi di messaggistica privata (come Telegram) così che gli amici possano vederli. Sanger “salva” Twitter, ma con il compromesso di usarlo unicamente per condividere il frutto del suo lavoro e di quello dei suoi colleghi; basta aggiornamenti privati, “mi piace” e retweet di altri post.
Se usi un iPhone, lascia stare iCloud
Il sistema operativo iOS ha meno problemi di privacy e raccolta dati rispetto ad Android, ma ciò non significa che gli utenti iPhone non possano migliorare la situazione. Per esempio, secondo Sanger, smettendo di caricare i propri file su iCloud, lo spazio di archiviazione cloud di Apple. Per sincronizzare contatti, calendari e gli altri file, si può usare la sincronizzazione Wi-Fi conn iTunes.
https://it.businessinsider.com/il-co...alla-mia-vita/
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Devo dire che alcune cose le ho sempre fatte, tipo non accedere ai siti tramite i social e non usare mai il cloud... cambiare gmail mi atterrisce invece.