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Certo, l'intesa è che operasse il mercato, ma prima il sistema era drogato - a debito, che paghiamo ora noi, per scelta politica tutta italiana; per esempio. di tollerare l'evasione, fare condoni, ecc... e non scontentare nessuno; avremmo avuto 10 anni dopo il 92 per sistemare le cose, come hanno fatto in Germania
La lira per quanto considerata di poco valore ha permesso la crescita tra l’85 e il 2001 del 136,00 % dell’export, mentre dopo l’arrivo del famigerato euro la crescita è stata decisamente inferiore, al 40,0% Indubbiamente la lira debole permetteva la svalutazione creando la competitività sui mercati internazionali. Lo spread salì parecchio nel gennaio del 2009 toccò il nuovo record di 170 punti base, eppure avevamo il tanto prezioso euro.
Purtroppo, il sistema produttivo italico non ha mai brillato, che la classe politica abbia sperperato risorse abbastanza evidente. I paesi che hanno una loro moneta riescono a gestirla. La UK è entrata nell’unione tenendosi la bella sterlina, infatti non si capisce del tutto perché sono usciti, avevano più da guadagnare che perdere. La Germania è fallita da un po’, come le sue banche, vedi la Deutsche Bank, che ha un buco spaventoso, anzi una voragine
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Ninag
La lira per quanto considerata di poco valore ha permesso la crescita tra l’85 e il 2001 del 136,00 % dell’export, mentre dopo l’arrivo del famigerato euro la crescita è stata decisamente inferiore, al 40,0%
sì,
gli anni del boom, del debito; facile drogare la domanda a buffo, tanto paga Pantalone - cioè noi - 30 o 40 anni dopo;
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Indubbiamente la lira debole permetteva la svalutazione creando la competitività sui mercati internazionali. Lo spread salì parecchio nel gennaio del 2009 toccò il nuovo record di 170 punti base, eppure avevamo il tanto prezioso euro.
dimentichi che nel frattempo si sono presentati sul mercato 4 miliardi di produttori che competevano sul prezzo a remunerazioni 10 volte inferiori delle nostre; come puoi competere se sei rimasto nei settori maturi, come gli elettrodomestici bianchi ?
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Purtroppo, il sistema produttivo italico non ha mai brillato, che la classe politica abbia sperperato risorse abbastanza evidente. I paesi che hanno una loro moneta riescono a gestirla. La UK è entrata nell’unione tenendosi la bella sterlina, infatti non si capisce del tutto perché sono usciti, avevano più da guadagnare che perdere. La Germania è fallita da un po’, come le sue banche, vedi la Deutsche Bank, che ha un buco spaventoso, anzi una voragine
La moneta la gestisce una superpotenza militare e fino a un certo punto, per poco tempo;
UK aveva una sterlina finta; io andavo ogni mese a comprare in Inghilterra per lavoro e malgrado la sterlina valesse teoricamente un 10% in più, me la cambiavano alla pari;
ma pure le trumpate sono scemenze; gli americani consumano troppo, e a debito; quindi chiedono soldi in prestito, a noi, ma anche ad altri meno amici; e esportano col trucco fiscale servizi tipo i social, Amazon, ecc... poi danno la colpa a noi se non sono in grado di produrre beni materiali, che peraltro dislocano, magari in Messico, e respingono i messicani; almeno i tedeschi fanno le auto da noi, in Spagna, Polonia, Slovacchia, ecc...
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Ninag
Ripudiare il passato tout court, mi fa pensare a colui che taglia il ramo dove sta seduto, per molti secoli la ricchezza proveniva dalla terra, dai pascoli, dalle imponesti costruzioni, castelli, casali. Oggi è diventata immateriale, tutto è contenuto in codici, compresa l’identità. Siamo davvero certi che questa sia conoscenza o cultura, o forse l’abbiamo barattata per un pugno di mosche. Credo invece che ogni conoscenza ogni pietra debba essere vista con rispetto, la nostra identità ha bisogno di radici, altrimenti siamo solo navi in balia degli uragani. Si deve prestare attenzione ai pozzi avvelenati; perché dovrei rinunciare alla mia integrità in nome di un’accozzaglia di falsi profeti green, o di politici senza arte né parte. Aspirare alla libertà degli schiavi, restare umani è la vera sfida. Più che un’evoluzione vedo un’involuzione, il genio Yuval Harari che osanna la depopolazione, siamo troppi. La dissoluzione di ogni punto di rifermento, cancellare ogni spirito, accogliere il nulla. La propaganda fallace dell’omino europeo impregnato di consumismo è forse cultura, quello che reclama le armi per l’urgente diffesa, ieri implorava vaccini per salvarsi la vita e inneggiava ai serpenti impagliati e ai re di cartone.
Bravissima! La nostra identità ha bisogno di radici. Abbiamo un naturale bisogno di sapere chi è nostro padre....chi è nostra madre, vale a dire da dove veniamo, da quale storia siamo stati partoriti....
Ogni famiglia custodisce infatti gelosamente il suo album di ricordi proprio per questo.
L'Europa ha dunque le sue radici.
L'Italia idem.
C'è chi le identifica con la mitologia e la storia greca e chi con quella giudeo-cristiana.
Di sicuro, è un patrimonio comune che non va disperso in sciocchi e inutili nazionalismi...
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conogelato
Bravissima! La nostra identità ha bisogno di radici. Abbiamo un naturale bisogno di sapere chi è nostro padre....chi è nostra madre, vale a dire da dove veniamo, da quale storia siamo stati partoriti....
Ogni famiglia custodisce infatti gelosamente il suo album di ricordi proprio per questo.
L'Europa ha dunque le sue radici.
L'Italia idem.
C'è chi le identifica con la mitologia e la storia greca e chi con quella giudeo-cristiana.
Di sicuro, è un patrimonio comune che non va disperso in sciocchi e inutili nazionalismi...
Grazie Cono, per me il nazionalismo è una caratteristica di ogni nazione, i francesi non tifano certo per l'Italia durante una partita di calcio, o durante le olimpiadi ( come quelle orrende svolte a Parigi), come i tedeschi , gli inglesi. Un sano nazionalismo serve, altra cosa è lo sciovinismo.
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Ninag
Grazie Cono, per me il nazionalismo è una caratteristica di ogni nazione, i francesi non tifano certo per l'Italia durante una partita di calcio.
perché, secondo te, se c'è una squadra italiana in finale di CL gli italiani non tifosi di quella squadra non tifano compattamente contro ? :asd:
non so in che zona tu viva, ma davvero non ti sei mai accorta che da Viterbo in su da circa 15 secoli ci si odia cordialmente di 10 in 10 km, o meno, vedi Siena, dove si tratta di decine di metri. ? :v
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Già, infatti spesso gli italiani sono definiti banderuole, comunque abito in Emilia, ma il discorso era diverso come ben comprendi, i francesi non tiferanno certo per la squadra avversaria. Che esista la competizione in certi settori è abbastanza corretto, non il" duello all'ultimo sangue" ( si può ancora dire duello o non è polcor).
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Ninag
Già, infatti spesso gli italiani sono definiti banderuole, comunque abito in Emilia, ma il discorso era diverso come ben comprendi, i francesi non tiferanno certo per la squadra avversaria. Che esista la competizione in certi settori è abbastanza corretto, non il" duello all'ultimo sangue" ( si può ancora dire duello o non è polcor).
Churchill diceva che gli italiani concepiscono una partita di calcio come una guerra, e viceversa :D
capisci bene le identità locali; magari i modenesi ti danno della testa quadra :v
ad ogni modo, come gli italiani non sono la caricatura del pizza mandolino e mafia, puoi supporre che questo valga anche per gli altri;
ti assicuro che chi parla - decentemente - diverse lingue europee e viaggia un pochino, l'identità europea la sente tanto, e molto di più di quella italiana; semmai, si può avere forte quella locale, perché in effetti questa è proprio la nostra storia e antropologia culturale.
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Ninag
Grazie Cono, per me il nazionalismo è una caratteristica di ogni nazione, i francesi non tifano certo per l'Italia durante una partita di calcio, o durante le olimpiadi ( come quelle orrende svolte a Parigi), come i tedeschi , gli inglesi. Un sano nazionalismo serve, altra cosa è lo sciovinismo.
Sono d'accordo. Ma ti ripeto che nazionalismo ed europeismo non sono affatto antitetici. I Padri di Ventotene lo testimoniano.
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axeUgene
Churchill diceva che gli italiani concepiscono una partita di calcio come una guerra, e viceversa :D
capisci bene le identità locali; magari i modenesi ti danno della testa quadra :v
ad ogni modo, come gli italiani non sono la caricatura del pizza mandolino e mafia, puoi supporre che questo valga anche per gli altri;
ti assicuro che chi parla - decentemente - diverse lingue europee e viaggia un pochino, l'identità europea la sente tanto, e molto di più di quella italiana; semmai, si può avere forte quella locale, perché in effetti questa è proprio la nostra storia e antropologia culturale.
Durante miei viaggi ho notato che spesso nei nostri social o in TV, c'è un certo provincialismo, cosa che si percepisce meno vivendo in altri paesi. Anche se ogni nazione ha le proprie" defaiance". per diversi anni sentivo parlare di Londra come se fosse una sorta di luogo magico, dopo la decima volta che ci vai diventa ripetitiva e noiosa. L'identità europea è ancora da costruire, se vado in Francia sento parlare francese, o in Spagna lo spagnolo e via dicendo.
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Ninag
Durante miei viaggi ho notato che spesso nei nostri social o in TV, c'è un certo provincialismo, cosa che si percepisce meno vivendo in altri paesi. Anche se ogni nazione ha le proprie" defaiance". per diversi anni sentivo parlare di Londra come se fosse una sorta di luogo magico, dopo la decima volta che ci vai diventa ripetitiva e noiosa. L'identità europea è ancora da costruire, se vado in Francia sento parlare francese, o in Spagna lo spagnolo e via dicendo.
beh, i ragazzi istruiti oramai sono in grado di comunicare in inglese più o meno tutti; in nord Europa di più, anche perché non doppiano film e cartoni, quindi si abituano da piccoli; soprattutto, sono capaci di comunicare t4a loro su una base di sentimenti e visioni del mondo comuni, anche se ci sono tante realtà chiuse o degradate in cui si ripiega su sottculture reattive, tipo ambienti da ultrà delle curve o microcriminalità più recitata che agita;
mediamente, credo che un ragazzo che studia sogni sempre di poter.fare l'erasmus, e se non vuole probabilmente è perché si sente inadeguato per la lingua;
ma se Roma - non Pizzighettone - fa un terzo o un quarto delle presenze di Parigi o Londra e i turisti non tornano, non è colpa dell'Europa; la mostra londinese su Pompei ha incassato in tre mesi più di quanto fa il sito reale in un anno; dici che dovremmo tirarcela ?
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conogelato
Sono d'accordo. Ma ti ripeto che nazionalismo ed europeismo non sono affatto antitetici. I Padri di Ventotene lo testimoniano.
Se vogliamo l'idea dell'Europa nacque da Mazzini, magari su altri principi.
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axeUgene
beh, i ragazzi istruiti oramai sono in grado di comunicare in inglese più o meno tutti; in nord Europa di più, anche perché non doppiano film e cartoni, quindi si abituano da piccoli; soprattutto, sono capaci di comunicare t4a loro su una base di sentimenti e visioni del mondo comuni, anche se ci sono tante realtà chiuse o degradate in cui si ripiega su sottculture reattive, tipo ambienti da ultrà delle curve o microcriminalità più recitata che agita;
mediamente, credo che un ragazzo che studia sogni sempre di poter.fare l'erasmus, e se non vuole probabilmente è perché si sente inadeguato per la lingua;
ma se Roma - non Pizzighettone - fa un terzo o un quarto delle presenze di Parigi o Londra e i turisti non tornano, non è colpa dell'Europa; la mostra londinese su Pompei ha incassato in tre mesi più di quanto fa il sito reale in un anno; dici che dovremmo tirarcela ?
La cultura dell'impresa non é molto diffusa purtroppo, come pure lo studio dell'economia che ho sempre pensato essere in grande strumento, che ne dica poi che i ragazzi studiano poco, non è proprio così, specie nelle scuole a tempo pieno si fanno tante materie, purtroppo economia viene lasciata indietro.
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Ninag
La cultura dell'impresa non é molto diffusa purtroppo, come pure lo studio dell'economia che ho sempre pensato essere in grande strumento, che ne dica poi che i ragazzi studiano poco, non è proprio così, specie nelle scuole a tempo pieno si fanno tante materie, purtroppo economia viene lasciata indietro.
tanto Cono non mi legge :asd:
questa è proprio l'impronta cattolica, la scienza dello sterco del demonio :D
ma capisco: siamo un paese di crociani, le idealità danno forma al mondo e sporcarsi le mani è inelegante; Agnelli non era un bravo imprenditore; anzi, non era affatto un imprenditore, ma una specie di monarca, ammirato per il potere e lo stile; che si facesse finanziare auto brutte dallo stato contava poco;
io stesso, prima di sostenere diversi esami di economia, non ne sapevo davvero nulla, una capra :D
è una materia che educa a vedere in profondità e spiegare tante cose, e verificare ciò che appare, con tante cirvostanze controintuitive.
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Originariamente Scritto da
Ninag
Se vogliamo l'idea dell'Europa nacque da Mazzini, magari su altri principi.
Brava! Ma anche Mazzini fa precedere l'Europa unita dal concetto di "Patria", leggi qui:
"Stati Uniti – liberi e associati – d’Europa»: nel corso delle sue riflessioni culturali, Giuseppe Mazzini scrisse più volte in merito alla speranza che il Vecchio Continente arrivasse all’integrazione delle diverse realtà nazionali sulla scia dell’esempio americano. Questa sua ambizione, meno decisa e articolata rispetto a quella di altri connazionali come Carlo Cattaneo, aveva comunque nell’affermazione e nella salvaguardia delle specificità dei singoli popoli un elemento fondamentale. «Senza Patria siete i bastardi dell’umanità», ripeteva il patriota genovese, convinto che la Nazione fosse il tramite indispensabile tra l’individuo e l’umanità stessa. L’Europa futura, dunque, avrebbe dovuto essere «dei popoli» solo quando le Nazioni si sarebbero liberate dalla tirannia e avessero conquistato indipendenza, democrazia, pace e progresso sociale. Solo così avrebbero potuto integrarsi nel segno di una comune coscienza e civiltà europea."
https://culturaidentita.it/giuseppe-...iovine-europa/
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Originariamente Scritto da
conogelato
Brava! Ma anche Mazzini fa precedere l'Europa unita dal concetto di "Patria", leggi qui:
"Stati Uniti – liberi e associati – d’Europa»: nel corso delle sue riflessioni culturali, Giuseppe Mazzini scrisse più volte in merito alla speranza che il Vecchio Continente arrivasse all’integrazione delle diverse realtà nazionali sulla scia dell’esempio americano. Questa sua ambizione, meno decisa e articolata rispetto a quella di altri connazionali come Carlo Cattaneo, aveva comunque nell’affermazione e nella salvaguardia delle specificità dei singoli popoli un elemento fondamentale. «Senza Patria siete i bastardi dell’umanità», ripeteva il patriota genovese, convinto che la Nazione fosse il tramite indispensabile tra l’individuo e l’umanità stessa. L’Europa futura, dunque, avrebbe dovuto essere «dei popoli» solo quando le Nazioni si sarebbero liberate dalla tirannia e avessero conquistato indipendenza, democrazia, pace e progresso sociale. Solo così avrebbero potuto integrarsi nel segno di una comune coscienza e civiltà europea."
https://culturaidentita.it/giuseppe-...iovine-europa/
@ninag
@axeUgene
Avete ragione entrambi, aggiungendo anche che fare impresa è... un'impresa.
Quando viaggiavo per aziendine meccaniche emiliane mi stupiva l'orgoglio espresso dai titolari (spesso con mani callose e unghie nere di grasso) che sovente esponevano nei loro uffici le parole del nostro primo presidente della repubblica.
"...migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli.
È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.
Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente avere con altri impieghi".
Ma parlo di qualche vita fa, non ho più letto in giro l'espressione di questo tipo di orgoglio... Ma è mia convinzione che quella molla citata da Luigi Einaudi saltelli ancora in molti cuori.
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Adalberto
Ma parlo di qualche vita fa, non ho più letto in giro l'espressione di questo tipo di orgoglio... Ma è mia convinzione che quella molla citata da Luigi Einaudi saltelli ancora in molti cuori.
sicuramente; con un "ma":
il lavoro del "piccolo" ha quel pregio di elasticità nel suo ambito; ma in quegli anni lo stato poteva mettere in moto tutto grazie ai soldi del Piano Marshall;
una delle leggi fondamentali dell'economia è la proporzione tra gli attori, per dimensione; se il piccolo può garantire elasticità, è fisiologicamente sottocapitalizzato; cioè, non può investire in ricerca e innovazione e, alla lunga, il sistema si impoverisce e soccombe alla concorrenza;
il nostro debito e le banche pubbliche hanno coperto per decenni questa disfunzionalità, tenendo a galla proprio questi bravi ex-operai, nel momento in cui le sfide di mercato avrebbero necessitato di altro; a Prato, anni 80/90, tutti stilisti, ma nessuno ha visto il calo della domanda e gli spagnoli che offrivano le stesse cose a un terzo del prezzo - Zara, Dutti, ecc...
sono falliti tutti, gli operai stilisti; e ora campano di piccola rendita affittando i capannoni ai cinesi del pronto-moda da bancarella; ma è successo un po' a tutti, salvo rare eccezioni;
molti di questi, "grazie" al complesso di inferiorità sociale, hanno investito in immobili, che ora affittano, anziché nell'azienda; l'italiano di origine contadina ha sempre segretamente desiderato essere come il notabile di paese, più che fare il capitano d'industria; e, non appena le risorse hanno consentito, si sono tutti assicurati una rendita, da trasmettere a figli "dottori".
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l'italiano di origine contadina ha sempre segretamente desiderato essere come il notabile di paese, più che fare il capitano d'industria; e, non appena le risorse hanno consentito, si sono tutti assicurati una rendita, da trasmettere a figli "dottori".
Quello è il famoso ascensore sociale, che può valere per alcuni non per tutti.
Non vedo quale sia il problema nel desiderare una vita tranquilla, o sarebbe meglio che fossero tutti morti di stenti. Non capisco quello che vuoi dire.
E' vero che molte aziende hanno chiuso, ma tornando a un discorso attuale, la liberalizzazione delle merci ha creato sia problemi che dato soluzioni ( tema attuale). La Ducati è stata venduta pochi anni fa, come pure la Saeco per parlare delle prime aziende che mi vengono in mente, il Piano Marshall, è robetta vecchiotta. Come dice Adalberto fare impresa richiede preparazione.
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...e cuore, valori, abnegazione, spirito di servizio, senso del Bene Comune! Tutto tritato, spezzettato e divorato dal Gran Leviatano: il capitale. Il profitto. L'idolatria al denaro.
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Ninag
Quello è il famoso ascensore sociale, che può valere per alcuni non per tutti.
Non vedo quale sia il problema nel desiderare una vita tranquilla, o sarebbe meglio che fossero tutti morti di stenti. Non capisco quello che vuoi dire.
quello non è ciò che si intende per "ascensore sociale", ma l'ascesa del singolo che diventa possidente, cioè, può vivere di rendita; la rendita è improduttiva, tende a far stagnare l'economia, ma attrae perché minimizza i rischi e offre uno status "nobilitato" a chi nutre complessi di inferiorità;
ascensore sociale è la promozione collettiva di settori marginali tramite opportunità di studio e competizione professionale, con accesso a maggiori livelli di benessere e autonomia, libertà;
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E' vero che molte aziende hanno chiuso, ma tornando a un discorso attuale, la liberalizzazione delle merci ha creato sia problemi che dato soluzioni ( tema attuale). La Ducati è stata venduta pochi anni fa, come pure la Saeco per parlare delle prime aziende che mi vengono in mente, il Piano Marshall, è robetta vecchiotta. Come dice Adalberto fare impresa richiede preparazione.
Piano Marshall, 1947-57, ti spiega tantissimo della società italiana, perché mostra i pregi e i limiti di un sistema-motore quando finalmente gli dai carburante;
quando vedi aziende "italiane" che vendono, è sempre perché a quei livelli di mercato o il prodotto è troppo maturo e non più competitivo - elettrodomestici bianchi - oppure perché l'impresa non è abbastanza grande per reggere come economie di scala e logistica, anche se in sé il prodotto sarebbe ancora valido;
l'economia forte è proprio quella che investe nell'ascensore sociale e istruisce i molti, che poi possono alimentare un sistema che innova; tipicamente, la Germania dalla fine Ottocento;
in Italia non si è voluto questo percorso, perché la borghesia era troppo debole e arretrata, anche negli anni 50, e anche perché il PCI temeva di perdere presa su operai imborghesiti;
per sfruttare le tante eccellenze, come la chimica, servivano tanti laureati, lavoro femminile diffuso e qualificato, riforma degli istituti e concezione della famiglia e del welfare; non lo ha voluto nessuno, e i brevetti Montedison sono stati svenduti ai tedeschi, capaci di farli fruttare.
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Piano Marshall, 1947-57, ti spiega tantissimo della società italiana, perché mostra i pregi e i limiti di un sistema-motore quando finalmente gli dai carburante;
quando vedi aziende "italiane" che vendono, è sempre perché a quei livelli di mercato o il prodotto è troppo maturo e non più competitivo - elettrodomestici bianchi - oppure perché l'impresa non è abbastanza grande per reggere come economie di scala e logistica, anche se in sé il prodotto sarebbe ancora valido;
l'economia forte è proprio quella che investe nell'ascensore sociale e istruisce i molti, che poi possono alimentare un sistema che innova; tipicamente, la Germania dalla fine Ottocento;
in Italia non si è voluto questo percorso, perché la borghesia era troppo debole e arretrata, anche negli anni 50, e anche perché il PCI temeva di perdere presa su operai imborghesiti;
per sfruttare le tante eccellenze, come la chimica, servivano tanti laureati, lavoro femminile diffuso e qualificato, riforma degli istituti e concezione della famiglia e del welfare; non lo ha voluto nessuno, e i brevetti Montedison sono stati svenduti ai tedeschi, capaci di farli fruttare.
Il tema iniziale era la democrazia, il senso del testo riguardava l’idea stessa del pensiero democratico, con tutte le sue sfumature, come ben ricordi. Chiaramente ogni parte della vita sociale è influenzata dal sistema economico, che è spesso soggetto a molte variabili, materie prime, limiti alla produttività. Il piano Marshall, non ha interessato solo l’Italia ma anche altri paesi europei, e tra le altre cose nulla è gratis e tutto ha un costo. Se non sbaglio, per un periodo piuttosto lungo l’Italia era uno dei paesi G7, mi pare dal 1973, l’idea era quella di mantenere vitali le economie dei vari paesi. Negli anni Novanta c’è stata una forte spinta alla globalizzazione con l’ingresso massiccio nei mercati dei paesi in via di sviluppo, che hanno iniziato a produrre merci a basso costo, perché la manodopera in alcuni paesi costava molto meno (Cina, India…). Tutto ciò ha influenzato anche i mercati finanziari. Ricordiamo sempre che esistono grandi organizzazioni che investono dove conviene di più. L’Italia anche per la carenza di materie prime ha subito un forte calo economico tra il 2001 e il 2006, crisi poi esplosa nel 2008 che tutti ricordiamo. Anche l’evento delle nuove tecnologie ha innescato l’organizzazione dei processi produttivi. Non dimentichiamo anche l’introduzione della moneta unica che se ci ha permesso di viaggiare senza I traveler's cheque, ci ha costretto come nazione ad accettare un cambio poco favorevole (basato sul marco), che in quel momento ne era stato agevolato. La perdita di sovranità monetaria ha cambiato gran parte delle regole del gioco oltre ai vincoli di bilancio imposti (patto di stabilità). Infatti, il reddito pro capite italiano è inferiore rispetto ad alcuni paesi fondatori UE. Attualmente anche Germania e Francia stanno attraversando una forte crisi economica.
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le materie prime mancano molto a molti; l'Italia, sin dagli anni 60 ha scelto di attestarsi su settori di produzione medi e relativamente maturi, facilmente oggetto di competizione sul prezzo, proprio perché la necessaria concentrazione del capitale per fare diversamente disturbava la piccola impresa, toglieva potere "esternale" a livello locale; se produci.una cosa a Vignola o Busseto, in quell'area sei un boss: assumi in cambio di... promuovi, sovvenzioni... se sei azionista pro-quota di un consorzio, hai ancora potere, ma meno; c'è un CDA, e se tuo figlio è scemo non gli fanno fare il manager, non puoi fare traffici coi bilanci, ecc...
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axeUgene
le materie prime mancano molto a molti; l'Italia, sin dagli anni 60 ha scelto di attestarsi su settori di produzione medi e relativamente maturi, facilmente oggetto di competizione sul prezzo, proprio perché la necessaria concentrazione del capitale per fare diversamente disturbava la piccola impresa, toglieva potere "esternale" a livello locale; se produci.una cosa a Vignola o Busseto, in quell'area sei un boss: assumi in cambio di... promuovi, sovvenzioni... se sei azionista pro-quota di un consorzio, hai ancora potere, ma meno; c'è un CDA, e se tuo figlio è scemo non gli fanno fare il manager, non puoi fare traffici coi bilanci, ecc...
In Italia c'è sempre stato il problema dell'energia e del suo costo che ha sempre inciso, per fortuna che c'erano le piccole imprese altrimenti il Pil non avrebbe certo raggiunto grandi risultati, che poi ci siano persone e aziende incapaci di lavorare seriamente quello è indubbio, o che siano gestite in modo clientelare.
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Come tutte le cose umane, anche il capitalismo finirà: con annessi dominio del mercato, speculazioni, borse, pil, sfruttamento della manodopera eccetera. Visto che non potrà essere sostituito dal marxismo ormai sepolto dalla Storia, secondo te Nina cosa accadrà?
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Originariamente Scritto da
Ninag
In Italia c'è sempre stato il problema dell'energia e del suo costo che ha sempre inciso, per fortuna che c'erano le piccole imprese altrimenti il Pil non avrebbe certo raggiunto grandi risultati, che poi ci siano persone e aziende incapaci di lavorare seriamente quello è indubbio, o che siano gestite in modo clientelare.
beh, nella teoria economica - fatti salvi casi di nicchia - la piccola impresa è definita come intrinsecamente inefficiente, proprio perché portatrice di una diseconomia di scala che fa gravare di più tutti i costi fissi, e ci dovresti arrivare a intuito:
Ogni attività parte da costi fissi tra i suoi fattori di produzione: costi amministrativi - gestione fiscale, ecc... - costi di impianto, affitto o costo-opportunità in caso di proprietà dei fondi/macchinari, cioè, il reddito a cui rinunci non affittando quelle proprietà; e i dipendenti; se hai una trattoria o un albergo, i posti sono un valore, così come gli scaffali di un negozio o supermercato;
la teoria ti dice che se hai molti posti scoperti non produci all'ottimo, e i costi fissi pesano proporzionalmente di più, zavorrando i profitti;
ma sei inefficiente anche se hai la fila di gente che aspetta o gli scaffali vuoti perché si sono comprati tutto: vuol dire che sei sottodimensionata per quella domanda e avresti dovuto essere più ricettiva;
il problema è che questo non è un grave danno solo se il tuo prodotto è esclusivo e di nicchia, quindi la domanda non trova succedanei; se vuoi e ti puoi permettere la Ferrari o quel ristorante stellato, ti adatti al prezzo e alle attese, non opti per una Lamborghini;
ma se sei inefficiente e non ottimizzi il profitto su un prodotto medio, non avrai capitali a sufficienza per migliorare il prodotto e prima o poi la concorrenza lo farà e ti spiazzerà: produci 100 lavatrici al giorno che vendi a 100 e ti costano 70; il concorrente ne produce 200, ma ammortizza i costi fissi in una proporzione per cui ogni lavatrice gli costa 60, e quindi la vende a 90; in pochi mesi fallisci e svendi all'operatore più efficiente, perché ogni giorno produci in perdita e rinunci alla produttività di quel capitale investito altrimenti;
il più delle volte, in un sistema industriale, la piccola impresa "funziona" perché parcellizza lo sfruttamento che la grande, committente, non potrebbe permettersi: immigrati che producono guarnizioni a 2 euro l'ora a Bergamo o cuciono abiti o borse dei marchi del lusso nella periferia di Napoli, venduti a 30 o 50 volte il costo di produzione e senza garanzie sindacali;
il costo si scarica su quei poveretti, ma poi su tutto il territorio per il disagio sociale connesso;
quindi, cautela nel magnificare la piccola impresa;
io ho fatto piccola impresa, perché il mio sapere e la mia capacità di trovare e garantire la prima stampa della banana dei Velvet Underground o di Nick Drake che costano 1000 euro era poco fungibile sul territorio; magari la pagavi 800 su ebay, ma se avevi un problema qualsiasi - ricorrente nel 15/25% dei casi - poi non era facile rimediare se il venditore era a NY o Londra;
sto comprando la cucina; beh, per avere qualcosa di veramente meglio dell'ikea da 2mila, dovrei spendere 15; se pago 7 o 8, i materiali sono gli stessi, ma incidono i costi del negozio e del personale, la pubblicità di aran o scavolini, ecc...
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Le teorie sono teorie e spesso vengono smentite da altre teorie specie in economia. Come la storia ci ha mostrato. Preferisco che la gente lavori piuttosto che viva di sussidi statali, Il piccolo caseificio, o l’artigiano locale, o l’idraulico (quasi introvabile) formano un tessuto sociale e mettono le basi per un sistema economico locale. Come già abbiamo detto la globalizzazione sfrenata ha portato benefici e svantaggi. Ai colossi Blackrock, Vanguard e State Street che condizionano da anni un qualsiasi mercato azionario mondiale, preferisco la piccola impresa, che fa economia locale. Colossi che di etico non hanno nulla, ma hanno l’unico scopo di rastrellare guadagni, il principio non è sbagliato, ma non sempre il fine giustifica i mezzi, in pratica le democrazie sono annichilite.
Esistono anche diversi vantaggi per piccole imprese oltre alla competitività che trovano riscontro, in strutture e gestioni molto più semplici, che permettono loro di adattarsi più rapidamente alle variazioni del mercato. Un vantaggio particolarmente importante se si tiene conto dell'attuale contesto economico, dove i cambiamenti sono costanti e rapidi. In egual modo, una maggior flessibilità è importante anche per trarre vantaggio da nuove oppure piccole nicchie di mercato, che un'azienda più grande potrebbe non essere in grado di individuare.
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Originariamente Scritto da
conogelato
Come tutte le cose umane, anche il capitalismo finirà: con annessi dominio del mercato, speculazioni, borse, pil, sfruttamento della manodopera eccetera. Visto che non potrà essere sostituito dal marxismo ormai sepolto dalla Storia, secondo te Nina cosa accadrà?
Bella domanda:D, se solo si iniziasse a conoscere l'etica in tutti i campi dell'esistenza, sarebbe già un bel passo avanti. Per come la vedo io naturalmente, ma siamo tutti umani e né la scienza e né: la religione o le filosofie, bastano a spiegare la nostra complessità ( a parte alcuni che funzionano come un tostapane):D
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Originariamente Scritto da
Ninag
Le teorie sono teorie e spesso vengono smentite da altre teorie specie in economia. Come la storia ci ha mostrato. Preferisco che la gente lavori piuttosto che viva di sussidi statali, Il piccolo caseificio, o l’artigiano locale, o l’idraulico (quasi introvabile) formano un tessuto sociale e mettono le basi per un sistema economico locale. Come già abbiamo detto la globalizzazione sfrenata ha portato benefici e svantaggi. Ai colossi Blackrock, Vanguard e State Street che condizionano da anni un qualsiasi mercato azionario mondiale, preferisco la piccola impresa, che fa economia locale. Colossi che di etico non hanno nulla, ma hanno l’unico scopo di rastrellare guadagni, il principio non è sbagliato, ma non sempre il fine giustifica i mezzi, in pratica le democrazie sono annichilite.
Esistono anche diversi vantaggi per piccole imprese oltre alla competitività che trovano riscontro, in strutture e gestioni molto più semplici, che permettono loro di adattarsi più rapidamente alle variazioni del mercato. Un vantaggio particolarmente importante se si tiene conto dell'attuale contesto economico, dove i cambiamenti sono costanti e rapidi. In egual modo, una maggior flessibilità è importante anche per trarre vantaggio da nuove oppure piccole nicchie di mercato, che un'azienda più grande potrebbe non essere in grado di individuare.
Vedi, in effetti proprio quelle realtà che dici sono state a lungo sussidiate, ma in un modo che ti sfugge, cioè con banche pubbliche compiacenti e clientelari, che facevano credito ad amici inefficienti;
la cosa in sé non è "sbagliata"; in Giappone lo stato sussidia le aree rurali come manutenzione del territorio; ma è una cosa che va fatta in modo trasparente; per esempio, proprio in Giappone c'è un problema di democrazia, legato alla prassi del gerrymandering, il disegno malizioso dei collegi elettorali nel sistema uninominale; in questo modo, 100mila elettori conservatori di campagna pesano quanto 250mila elettori socialisti di Tokyo o Osaka;
anche l'agricoltura italiana è sovvenzionata da sempre al 70% in media; ci può pure stare, ma bisogna capire l'impatto, perché se poi paghi pensioni a gente che in effetti non ha versato contributi, il sistema va in crisi, e pagano le generazioni giovani;
l'inefficienza ha sempre un costo e se non capisci chi lo paga con ogni probabilità sei tu a pagare, perché quelli che invece guadagnano dai sussidi lo sanno benissimo :asd:
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Conosco persone che hanno piccole imprese e che lavorano è vero che alcuni hanno avuto sovvenzioni, ma solo nel momento in cui l'attività è nata, se l'azienda produce va avanti altrimenti chiude. Che ci siano alcune comunità non italiane che aprono negozi e chiudono quando hanno finito i soldini è noto a tutti, questo sistema è sicuramente non aiuta l'economia locale. Da queste parti esiste anche la scarsità di manodopera. personalmente credo che tutti debbano lavorare ( chi è in grado). Che i vari governi abbiano usato malamente i soldi pubblici è un fatto certo. Anche quando hanno regalato Autostrade ai Benetton, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. Purtroppo la corruzione è un male che ha radici profonde e direi abbastanza diffuso anche nel resto d'Europa.
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Ninag
Conosco persone che hanno piccole imprese e che lavorano è vero che alcuni hanno avuto sovvenzioni, ma solo nel momento in cui l'attività è nata, se l'azienda produce va avanti altrimenti chiude. Che ci siano alcune comunità non italiane che aprono negozi e chiudono quando hanno finito i soldini è noto a tutti, questo sistema è sicuramente non aiuta l'economia locale. Da queste parti esiste anche la scarsità di manodopera. personalmente credo che tutti debbano lavorare ( chi è in grado). Che i vari governi abbiano usato malamente i soldi pubblici è un fatto certo. Anche quando hanno regalato Autostrade ai Benetton, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. Purtroppo la corruzione è un male che ha radici profonde e direi abbastanza diffuso anche nel resto d'Europa.
I servizi pubblici come le autostrade sono una gran rogna, in media; non è proprio un impresa, a parte gli autogrill in dote;
lo stato- cioè, i cittadini - fa gestire il servizio al privato perché questo riduce i costi; a volte non funziona o non sempre è una buona idea, sanità, scuola... ma lo stato imprenditore è un costo per i cittadini, per i motivi di elasticità che dicevi, giustamente;
ma, se davvero vuoi giudicare quelle imprese che ti piacciono, ci sarebbero due parametri che forse dovresti prendere in considerazione e comparare ad altri sistemi-paese: la retribuzione dei dipendenti e il gettito fiscale;
se in media la piccola impresa paga bassi stipendi e poche tasse nel suo settore, vuol dire che tanto brillante non è; un minor gettito fiscale e dipendenti poveri sono costi sociali a carico di tutti i cittadini.
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Le teorie sono teorie e spesso vengono smentite da altre teorie specie in economia. Come la storia ci ha mostrato. Preferisco che la gente lavori piuttosto che viva di sussidi statali, Il piccolo caseificio, o l’artigiano locale, o l’idraulico (quasi introvabile) formano un tessuto sociale e mettono le basi per un sistema economico locale. Come già abbiamo detto la globalizzazione sfrenata ha portato benefici e svantaggi. Ai colossi Blackrock, Vanguard e State Street che condizionano da anni un qualsiasi mercato azionario mondiale, preferisco la piccola impresa, che fa economia locale. Colossi che di etico non hanno nulla, ma hanno l’unico scopo di rastrellare guadagni, il principio non è sbagliato, ma non sempre il fine giustifica i mezzi, in pratica le democrazie sono annichilite.
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