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Rece le colline hanno gli occhi 2
(The Hills Have Eyes II)
Un film di Martin Weisz. Con Michael McMillian, Jessica Stroup, Daniella Alonso, Jacob Vargas. Genere Horror, colore, 89 minuti. Produzione USA 2007.
al cinema 11-05-2007
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Trama--- dopo il massacro delle famiglie di civili nel settore 16 l'esercito decide di tenere la zona sotto controllo da parte dei militari per impedire nuove stragi e annientare definitivamente i gruppi di esseri mutati che vivono nella zona e operano il cannibalismo. Ma un gruppo di marines rimane isolato e non può contare su nessun appoggio esterno per cercare di cavarsela...
Commento: l'ottimo remake de Le colline hanno gli occhi operato da Alexandre Aja l'anno scorso finiva in maniera interlocutoria e lasciava presagire un seguito, che avremmo gradito di buon occhio visto lo svolgimento del film che si occupava di eseguire in un contesto gore anche delle critiche di contestazione politico/militare più generali che andavano oltre il genere.
Si sperava ovviamente che Aja potesse o volesse dirigere lui il seguito, invece la fretta di produrre di Craven subito anche senza delle idee di base valide per sfruttare il successo del primo film, delega a un regista di clip musicali come Martin Weisz (unico lungometraggio"Grimm Love") il compito di dirigere questa scialba pellicola di nessun valore assolutamente anonima. Partendo con l'idea che una famiglia di dispersi civili qualunque, fondamentalmente indifesa, sia stato un plot ormai abusato si cerca di upgradare tensione e coinvolgimento rendendo indifesi un gruppo di marines da operetta, con il soldato pasticcione (chiamato profeticamente Napoleon) e la bionda che finisce inevitabilmente unica del gruppo in t-shirt. Dopo un veloce prologo gore di buona fattura di cui però il collegamento con il primo chapter è oscuro o proprio non c'è (che sia lei la bionda poi catturata che si salva nel primo capitolo? Oppure una ignara viandante ?), assistiamo a una fiera delle situazioni assurde dove il gruppo dei marines non ha un telefono satellitare che funziona, uno di essi giustifica di saper fare un nodo particolare dicendo “Ero capo scout!”, una delle vittime esce da un water pieno di escrementi respirando chissà come, il soldato Micky Mouse fa la fine del topo e la sequela di attacchi e di difese sono la cosa più scontata del mondo in mezzo a una recitazione e dei dialoghi/contrasto da incubo, con la comparsa di oracoli che predicano funesti futuri accadimenti e qualche consiglio in una illustrativa-descrittiva del tutto assurda, con l'arrivo nel finale del più assurdo dei colpi di scena.
L'idea di un gruppo di marines dispersi non è certo nuova (pensiamo ad esempi illustrissimi come Aliens – Scontro finale), ma poteva essere valida se collocata in un contesto diverso e con modalità diverse, dove lo scontro si svolge in maniera del tutto addizionale uguale e non migliorativa diversificante.
Non vengono neppure soddisfatti gli appassionati dello splatter in quanto, oltre a un make-up delle creature del tutto anonimo, il (raro) tranciamento degli arti come effetto è poco convincente, privilegiando più un valore di sporcizia che di schizzo di sangue.(d'altronde la prima vittima scoperta era profetica in questo) .
Nessun riferimento ideologico, nessuna vera trovata decente, nessuna voglia di filmare oltre alla necessità di arrivare alla durata sindacale.
Un lavoraccio senza nessuna lode e con tanti sbadigli, dove non ci si affeziona per nulla alla sorte degli squallidi protagonisti tifando apertamente per i cattivoni, meno colpevoli di essere lì delle vittime, fallendo completamente nella ricerca della tensione.
Inutile che vi dica che il finale è aperto...
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Titolo: Notturno bus
Titolo originale: Notturno bus
Genere: Commedia, Noir
Anno di produzione: 2006
Nazione: Italy
Distributore: 01 distribuzione
Regia
Davide Marengo
Cast
Valerio Mastandrea
Giovanna Mezzogiorno
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Trama : Franz, un autista di autobus mite e con una vita normale con pochi sussulti, cade in disgrazia per dei debiti di poker contratti con l'amico di infanzia Titti, un bestione corpulento ma fondamentalmente di buon cuore. Cercando di trovare una soluzione ai suoi problemi rischia di ingigantirli con l'incontro con una turbolenta ragazza dalle mille identità che vive di espedienti. Ma i due sono all'interno di una trama molto più complessa e una vicenda di ben altro spessore riguardante un misterioso microchip conteso e ambito ...
Commento: Tratto dal romanzo di Giampiero Rigosi. Davvero bello, spumeggiante, appassionante e divertente questo lavoro di Davide Marengo (opera prima), che coniuga le atmosfere spy story metropolitane con un retrogusto di commedia nera degli inseguimenti. Coproduzione italo polacca con delle scene girate in Polonia, ha dalla sua una felice coniugazione tra le ambientazioni notturne della città che dorme a quelle giornaliere della città sempre in corsa (come lo sono i due protagonisti). Assimilando perfettamente l'insegnamento di trasposizioni filmiche precedenti di autori come Lucarelli o Dazieri, che hanno visto il grande intrigo partendo dalla presenza di uomini miti o qualunque, viene costruita una spy story di buon livello, venata di umorismo macabro (bellissimo il personaggio tutto eccessi dalla suoneria del cellulare folle interpretato da Pannofino, un ottimo doppiatore che si cimenta anche nella prova d'attore come ha fatto recentemente Luca Ward) e di costante lettura delle situazioni in un ottica riflessiva e altre volte di movimento.
La sempre brava e affascinante Giovanna Mezzogiorno, qui anche riccia e sensuale, (appena uscita dall'esperienza indiana di Lezioni di Volo) tratteggia con capacità un ritratto di donna avventurosa e spericolata, disperata nel suo vivere sull'orlo del pericolo ma che non abbandona i sentimenti, una sorta di ladra per amore alla ricerca della boa perduta. Fa una coppia davvero strana con Mastandrea (Il caimano), l'uomo che l'unica vera avventura la vive giocando a poker di bluff senza mai essere se stesso e vivendo solitario, con l'unico vero amico che lo ricerca per chiedergli soldi. FIlm fatto di coincidenze che si sovrappongono, di personaggi che vivono la ricerca dell'obbiettivo dovendo sistemare un sacco di problemi in casa, che cercano l'amore per dimenticare un presente di violenza, un universo quello di Marengo davvero variegato dove tutto si installa perfettamente con la storia che viene presentata, che usando i classici trucchetti della scoperta dei nascondigli e dei segreti con il ragionamento sui piccoli particolari, procede brillante, senza stancare, e oltretutto ha un finale davvero perfetto. Personaggi mai macchietta, ma ben caratterizzati anche se molto stranianti e peculiari in alcuni atteggiamenti.
Buonissima la scena della corsa a piedi in città e sul ponte in campo lungo, come altrettanto buona è la scena del garage delle auto dove tutto si mischia in un caleidoscopio di avvenimenti.
Un film consigliato per poter seguire una storia lineare ma benissimo caratterizzata negli avvenimenti, che si segue senza contorsionismi di trama e che nel nostro cinema asfittico di prodotti intelligenti rappresenta una ventata di freschezza.
La morale base del film "Hai sempre guardato dietro ma quando hai rotto i retrovisori sei andato avanti lo stesso" è
un monito a non fermarci mai troppo a guardare e compiangersi, anche perchè altrimenti le occasioni scappano...sopratutto in un mondo che non si ferma mai. Vedetelo, non ve ne pentirete.
Canzone finale "La paranza" di Daniele Silvestri sui titoli di coda con una interminabile discesa di persone dal bus.
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Zodiac
Zodiac
Titolo: Zodiac
Titolo originale: Zodiac
Genere: Thriller
Anno di produzione: 2006
Nazione: United States
Distributore: Warner Bros
Durata: 156
Uscita al cinema 18 maggio 2007
Regia
David Fincher
Cast
Bijou Phillips
Jake Gyllenhaal
Robert Downey Jr.
Mark Ruffalo
Anthony Edwards
Brian Cox
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Trama: la vicenda del serial killer Zodiac vista attraverso gli occhi dello scrittore Robert Graysmith, che cerca in tutti i modi di identificare l'assassino con il simbolo del mirino rasentando l'ossessione. Feroce, risoluto, Zodiac cerca di vivere sulla ribalta della notizia sfidando gli investigatori e creando una serie di pericolosi emulatori, non sar
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i raduni per death proof
stiamo cercando noi tarantino fan di organizzare dei raduni per vedere death proof che esce il primo giugno :approved:
se qualcuno
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The breach - L'infiltrato
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Cast Chris Cooper, Ryan Phillippe, Laura Linney, Caroline Dhavernas, Gary Cole, Dennis Haysbert, Kathleen Quinlan, Bruce Davison, Catherine Burdon, Scott Gibson
Regia Billy Ray
Sceneggiatura William Rotko, Billy Ray
Durata 01:51:00
Data di uscita Venerdì 18 Maggio 2007
Generi Drammatico, Thriller
Distribuito da MIKADO
Trama: Eric è un giovane di belle speranze, sposato con Juliana, che coltiva il sogno di diventare un agente dell'Fbi. Ma per diventare a tutti gli effetti un agente operativo deve fare un operazione sotto copertura per indagare sui movimenti del suo capo, Robert Hassen, apparentemente un uomo cattolico e irreprensibile, ma che oltre il vizietto per il sesso particolare accusato di nascondere dei segreti talmente grandi da sconvolgere l'equilibrio degli agenti sotto copertura che agiscono al di fuori dell'America...tra ammirazione e dubbi l'indagine del giovane Eric si rivelerà decisamente ostica...
Commento: Tratto da una storia vera. Il film è ambientato nel 2001 poco prima degli attentati del
11 settembre, con uan filosofia amara di comparazione dle fatto che mentre si lottava aspramente per combattere le serpi in seno qualcuno dall'esterno sferrava un colpo mortale agli Usa.
Una gran bella sorpresa questo The Breach, diretto da Billy Ray (un esordiente alla regia) che arriva per corrispondenza di temi dopo gli splendori tutta azione di The Departed e le ridondanti filosofie di The Good Sheperd.
Un film praticamente senza azione (in pratica non si spara mai se non in una scena di racconto) dove tutto è basato sulla ricerca della verità in maniera metodica e tranquilla ma sopratutto, strano per un film di questo tipo, senza contorsioni particolari di trama. Stupisce infatti come tutto sia progressivo e lineare, chiaro sin dall'inizio che il compito sia di scoperta distruggendo la falsa facciata e non di altri inserimenti di interesse complicando il tutto con nuovi elementi di racconto.
Molto bello tra l'altro il confronto tra le due famiglie, dove Hassen ha dei figli che lo adorano, una moglie devota mentre il rapporto tra Eric e Juliana è regolato da un cercapersone, come se il controllo dei movimenti e la rintracciabilità sia una necessità di fiducia a qualunque livello anche per chi teoricamente è senza peccato.
Hassen è un uomo che vive di virtù, che nasconde le sue oscurità, una facciata borghese perfetta per un uomo da ammirare, che non si possa credere sia veramente autore di ciò che è accusato.
Fantastico in effetti questo gioco bilanciato di ammirazione e di dovere che Eric compie nel corso della trama, dotando il film di una forza ulteriore senza relegarlo alla solita intricata (e molte volte cervellotica) ricerca/scoperta degli elementi.
Tra l'altro per evidenziare il carattere di importanza, in un contesto di pericolosità, del personaggio di Hassen viene usata nel momento topico una frase usata addirittura per Saddam Hussein.
Nel cast troviamo un ottimo Chris Cooper (il padre esagitato exmarines di American Beauty), bravo a creare il dualismo tra facciata e possibile marcio nascosto, mentre Ryan Philippe (Flag of our fathers), un viso decisamente da bello che però riesce a misurare la recitazione tratteggiando un personaggio contrastato e indeciso, mentre Laura Linney (Kinsey) è gradevole presenza nel ruolo della supervisionatrice dell'operazione.
In definitiva un buon film a sfondo spy story, che si fruisce con grande facilità senza dimenticare i contrappunti psicologici e caratteriali di uomini ligi al dovere, movimentando la trama in maniera anticonvenzionale senza botti e senza strepitii, con il merito di avere una ricerca priva di autocompiaciuti meccanismi contorti, confortevolizzato da una fotografia in chiaroscuro che ambienta e introduce.
E' decisamente più facile dire 5 bugie che 4 verità in questa società che certe volte ti modella a suo piacimento facendoti dimenticare il proprio gusto personale per evitare il dito puntato.
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PREY -LA CACCIA E’ APERTA-
Regia di Darrell James Roodt
Con Bridget Moynahan, Peter Weller, Carly Schroeder, Jamie Bartlett, Connor Dowds
Usa, 2006
Thriller
Uscita: 18 Maggio 2007
durata 92 minuti
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Trama: padre, due figli e la nuova moglie che cerca di avere un difficile collocquio con la prole acquisita. Il padre lavora in Africa ricoprendo un importante ruolo aziendale, e loro ne approfittano per fare una vacanza esotica. Ma durante una imprudente gita fuori percorso nella savana moglie e figli si trovano bloccati in una jeep alla mercè di un gruppo di feroci leoni e lonesse affamati dalla siccità...
Commento: quando si parla di film che hanno come tema le persone chiuse in un autovettura minacciate da animali la memoria va subito all'immortale Cujo tratto da un libro di Stephen King. In quel film un Sanbernardo costringeva una madre e un figlio terrorizzati a un interminabile assedio all'interno del microcosmo della loro vettura. In questo mediocre (per non dire futile) Prey del regista Darrell James Roodt (Yesterday) il plot di base è completamente uguale, solo che si avvale di una ambientazione paesaggistica naturale davvero ricca di fascino.
Peccato che in questo film la tensione sia praticamente zero, i dialoghi tra la matrigna e i due ragazzi davvero ignobili e le soluzioni narrative piene di buchi di logica. La motivazione per cui rimangono preda dei leoni e bloccati nella savana è del tutto ridicola, come sono campate per aria tante situazioni susseguenti difficili da credere.
Appaiono personaggi e scompaiono quasi per magia dopo aver depositato un oggetto utile (sembra di assistere a un videogioco risaputo dove la chiave la possiede il morto o il viandante che incontri per le ambientazioni), la situazione prosegue claudicante per arrivare ai sospirati 90 minuti sindacali, con gente che annusa feci di leone capendo la temperatura che hanno (sembra di vedere la spassosa scena degli Aristogatti dove il cane indovina il numero di scarpe dal rumore di passi...) e ranger idioti peggio di quelli dell'orso Yoghi.
Peter Weller (indimenticabile Robocop) si muove scomposto (e non protagonista) in questo filmaccio dove regna oltre al re della foresta una noia mortale.
La bella Bridget Moynahan (era Natasha la moglie di Big in Sex and the City) rimane sempre con la pelle idratata e mai veramente sudata all'interno di una jeep torrida e ogni tanto ci concede un top stile bikini, mentre gli insopportabili ragazzini fanno domande idiote e ascoltano l'i-pod come se nulla fosse.
Da evitare con cura, se proprio si vogliono vedere dei leoni (che almeno questi non sono male neanche quando con l'aiuto della digitalizzazione gli effettisti simulano gli attacchi) o dei bei paesaggi rivolgetevi al National Geographic.
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Io, l'Altro
Io, l'Altro
Regia di Mohsen Melliti
Cast Raoul Bova, Giovanni Martorana, Mario Pupella
Durata 01:20:00
Data di uscita Venerd
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La città proibita
Cast Gong Li, Jay Chou, Chen Jin
Regia Zhang Yimou
Sceneggiatura Zhang Yimou
Durata 01:51:00
Data di uscita Venerdì 25 Maggio 2007
Generi Romantico, Drammatico, Azione
Distribuito da 01 DISTRIBUTION (2007
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Trama: Si avvicina la festa dei crisantemi, ma a palazzo l'aria che si respira è densa di odio e di rancore, e losche trame si stanno dipanando per raggiungere la supremazia del potere all'interno della casata reale. Sarà l'imperatrice a prevalere sul sovrano ? E che ruolo rivestono i loro tre figli all'interno della vicenda?
Osservazioni: Zhang Yimou dopo aver esplorato le tecniche di ripresa di Matrix con i superadrenalinici Hero e La Foresta dei pugnali volanti, abbassa almeno in parte l'importanza e la presenza in minutaggio delle lotte estreme con voli e con salti, (che comunque ci sono, nessun amante di queste si preoccupi) per concentrarsi su una oscura storia di potere contrastato che nasconde le sue radici d'odio in avvenimenti del passato.
Nulla di nuovo in fondo nel racconto scelto dal regista asiatico, trame che si rifanno a Shakespeare con intrighi reali di questo tipo ne abbiamo viste parecchie, con un tocco che sarebbe stato caro a Kurosawa (soprattutto ricordando una delle sue opere meno famose, Ran, con la presenza dei tre figli e la locazione della reggia in cui si svolge gran parte del film), quello che stupisce nel lavoro sono le splendide scenografie, i favolosi costumi di scena e i movimenti di massa, non tanto nella parte delle battaglie (aiutata parecchio dal lavoro di cg) quanto nella ripresa delle abitudini di cortigiane dai seni costrettissimi in abiti tradizionali storici, come nel ritmico inizio scandito dagli strumenti sonori.
Un lavoro di fino e di cesello davvero pregevolissimo, all'interno di palazzi sfavillanti dai colori compositi e variegati. Predomina il giallo in questa lotta per il potere ad alto tasso di odio, come d'altronde non potrebbe essere visto il meraviglioso tappeto di crisantemi che ha questa cromia, simbolo di tutto il film. Il film si dipana interessante e mai fiacco, giocando parecchio sulle necessità di ripulire i fantasmi del passato e la ricerca di nuove alleanze.
ZyMou (come viene affettuosamente chiamato dalla stampa occidentale) giostra benissimo nel bilanciare la scoperta di nuovi elementi per proseguire la storia, non troppo fantasiosi come si diceva prima, ma sempre facenti parte di una epica davvero affascinante che non stanca mai.
Soprattutto perchè i due protagonisti (l'affascinante Gong Li, che avete visto già in Miami Vice e Chow Yun Fat, al cinema adesso anche con il terzo capitolo dei Pirati dei Caraibi, due simboli del cinema asiatico che partecipano spesso anche a produzioni anglofone) sono a dir poco strepitosi in carisma e in recitazione, rendendo i loro personaggi quasi celesti e superiori come si conviene a dei regnanti. Dal punto di vista tecnico i duelli con spade e lance (tra l'altro qui viene usata una curiosa arma ad uncino che fa delle corde la sua prerogativa) sono pirotecnici come i voli dei Ninja serventi (vedere per credere), arricchendo senza imporre fastidiosamente la loro presenza, se non nel cataclismico finale dove assisterete alla voglia del regista di totalità di spargimento di sangue e della gloria della pugna in un contesto quasi surreale tanto esagerato (ricordando le colossali lotte del recente 300). La successiva scena del ritorno e della pulizia, semplicemente sublime, vuole in un certo senso riportare a un ricordo epico e non a una nuova realtà questa battaglia imprescindibile per il bisogno di liberare le emozioni e non per vera conquista tanto l'esito è scontato nelle menti di chi la conduce (e non vi dico da parte di chi per non rovinare la sorpresa).
Ma il lavoro è davvero molto bello visivamente, la presenza del senso epico pregnante, e anche se in un contesto che qualche volte sa di deja vu non potremo non entusiasmarci di fronte a questo
film che ha anche il pregio di non voler dilatare il minutaggio inutilmente per consegnare una idea di grandeur futile se non supportata da elementi di valida continuazione.
Da consigliare a chiunque cerchi anche un intrattenimento valido e sfavillante, in quanto il film non pesa per nulla e il suo arco narrativo fruibilissimo.
Manca un po' la profondità delle emozioni in tanta cancrenosa acredine reale, ma in fondo possiamo catalogare questo film in maniera diversa dai capolavori che lo hanno ispirato come un
omaggio riverente.
Da censurare il doppiaggio italiano nella parte dell'arrivo degli annunci delle persone fuori campo quando i reali sono ritirati (e purtroppo questi annunci hanno una cadenza abbastanza fitta) del tutto ignobile e privo del necessario tono di voce altisonante.
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I pirati dei caraibi ai confini del mondo
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Cast Orlando Bloom, Johnny Depp, Keira Knightley, Mackenzie Crook, Jack Davenport, Geoffrey Rush, Naomie Harris, Jonathan Pryce, Bill Nighy
Regia Gore Verbinski
Sceneggiatura Terry Rossio, Ted Elliott
Durata 02:48:00
Data di uscita Mercoledì 23 Maggio 2007
Generi Avventura, Azione, Commedia, Fantasy
Distribuito da BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA
Trama: Star trek 3/Pirati 3 alla ricerca di Spock/Sparrow
Commento: un lungo carrozzone di indispensabile futilità.
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ovviamente sopra si parlava di grindhouse di tarantino
The Darwin Awards - Suicidi accidentali per menti poco evolute
(The Darwin Awards)
Un film di Finn Taylor. Con Joseph Fiennes, Winona Ryder, David Arquette, Chris Penn, Max Perlich, Brad Hunt, Tim Blake Nelson, Richmond Arquette, Julianna Margulies, Tom Hollander, Juliette Lewis, Nora Dumm, Lukas Haas, Ty Burrell, Judah Friedlander, Wilmer Valderrama, Alessandro Nivola. Genere Avventura, colore Produzione USA 2006.
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Trama: L'ossessione dell'ex poliziotto Michael Burrows per i cosidetti Darwin Awards (sorta di oscar per i comportamenti stupidi) lo porta ad eseguire, coadiuvato da una avvenente ragazza, a stilare grazie al suo studio dei profili molto particolari. Ma questo hobby diventato ossessione può portare anche alla ricerca di un pericoloso serial killer e a vedere i soggetti coinvolti con occhi più umani.
Commento: -Un Darwin Award è un riconoscimento assegnato a qualsiasi persona che ha aiutato a migliorare il pool genetico umano "rimuovendosi da esso in modo spettacolarmente stupido"-. Partendo da questo assunto si muove uno dei film più simpatici degli ultimi tempi, dove vengono messi in discussione i risarcimenti avuti da incidenti poco chiari e assolutamente assurdi.
Wynona Rider (Alien 4 La clonazione) è la collega aggraziata e dolce anche se realistica di uno stralunato Joseph Fiennes (visto nel recente Il colore della libertà) abile investigatore con il difetto di essere emofobico e che sviene alla vista della prima goccia di sangue.
Una patologia che sembrerebbe incompatibile con il suo lavoro in cui di sangue ne scorre tipicamente a litri (in più c'è un serial killer esistenziale da cacciare e scovare), ma che gli sceneggiatori usano abilmente per voltare alcune situazioni verso l'ironico e il grottesco.
Molto frizzante questa ironica commedia agrodolce, debitoria dell'inizio e del senso dello splendido "Magnolia" di P.T.Anderson, dove le situazioni sono grottesche ma i personaggi così ben delineati da risultare simpatici, sfortunati e deteriorati, tanto da commettere illogiche assurde scelte, alla ricerca di una personale piccola o grande gloria che li renda diversi e migliore. Bellissima poi la scelta di mettere un cameraman puramente osservatore che non interviene mai in qualunque situazione e che segue costantemente le indagini antitruffa della coppia (e che tra l'altro non si vede neppure dato che vediamo sempre la sua prospettiva dal punto di vista della telecamera). Tra l'altro il film raggruppa nei grotteschi Darwin Awards (che esistono veramente, digitate pure la ricerca sulla rete) diverse categorie, borghesi, uomini ricchi e di successo oppure fumati fan del rock, dando una immagine globale alla sfortuna da imprudenza o voglia di strafare, da vedere in una prospettiva che non soffre di classificazioni.
Si sorride a denti stretti vedendo queste storie di giovani così stupidamente troncate, di vite perse per una disattenzione, anche perchè oltre che successe per banali o colossali ingenuità (il pilota automatico del camper una su tutti) sono sintomo che in fondo qualcosa potrebbe accadere anche a noi in quanto un destino troppo segnato o ricondotto non è detto che non accada nonostante mille precauzioni (emblematica la scena della doccia e del sapone).
Nel reparto attori oltre ai due protagonisti si segnala anche la breve apparizione di Juliette Lewis (Natural Born Killer) sempre splendida, e due componenti della famiglia Arquette, che fanno uno l'ingenuo con un sogno (David) e l'altro l'ignaro autista di cui incrocia la strada.(Richmond). Essendo il film del 2006 arrivato con un ritardo colossale nelle nostre sale, abbiamo modo di dare un ultimo omaggio allo scomparso Chris Penn (Le Iene).
Il regista Finn Taylor (nel 2002 ha fatto lo sconosciuto Cherish apparso al Sundance festival) sta dietro al cameraman dilettante del film con leggerezza, senza mai calcare la mano con ritmi fuori luogo e sincrono rispetto alla trama che si muove metodica (neppure nel finale dove si vede un po' di azione).
Ironia, garbo ma anche una punta di malinconia condiscono questo buon lavoro più che onesto per una serata distensiva all'insegna del divertimento intelligente.
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Turistas
Regia: John Stockwell Sceneggiatura: Michael Arlen RossAttori: Josh Duhamel, Melissa George, Olivia Wilde, Desmond Askew, Beau Garrett, Max Brown, Agles Steib, Miguel LunardiProduzione: Stone Village Pictures, 2929 Productions, Boz ProductionsDistribuzione: Eagle PicturesPaese: USA 2006
Uscita Cinema: 01/06/2007 Genere: Thriller
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Trama: dopo una disavventura in pullmann un gruppo di sei amici sembra aver trovato un paradiso in una spiaggia del Brasile. Ma il paradiso non è poi così idilliaco dato che molto presto comincierà un incubo che sembra senza fine e che tra la natura rigogliosa farà spuntare una verità terribile ...
Commento: il paragone e il rimando ad Hostel sembra quanto mai facile vedendo questo Turistas, prodotto che vorrebbe creare una similitudine tra la felicità dei paradisi balneari con la facilità con cui in un luogo bellissimo e incontaminato qualcuno può sparire senza che si possano trovare tracce per ritrovarlo.
Le motivazioni per cui si muove la trama di Turistas sono ben diverse da quelle del lavoro di Eli Roth, come del resto è diversissima l'ambientazione e la collocazione geografica (Sobborghi contro foreste, Brasile contro Europa).
Dopo un inizio che faceva presagire una pellicola becera e fatta solo per mostrare belle ragazze con poco o nulla addosso e qualche allupato stereotipo maschile, il film invece prende una sua forma e consistenza ben precisa, posizionando bene il rapporto tra le prede e i loro inseguitori, e, aiutato da una natura selvaggia incantevole che da un senso di impotenza e per nulla confortevole, il valore thriller del film si innalza a un livello sufficentemente accettabile in un ottica di bonarietà. John Stockwell (regista che fino ad ora si era segnalato solo per produzioni televisive) traccia il percorso della salvezza come una sorta di ritorno alle ataviche necessità, privando di tutto, anche le calzature, i personaggi che fa muovere. Ed è così che questi ricchi figli di papà devono cercare di superare le insidie senza tecnologia, affrontare una natura che all'inizio doveva incantare e che ora fa paura.
A favore possiamo segnalare le ottime riprese subacque e i giochi di luce fluviale davvero suggestivi, il gusto del gore poco presente con effetti limitati nel numero e nella intensità ma per questo da ritenere calibrati alla storia, che come detto ricerca il thriller con semplicità di confronto cacciatore preda, di contro una recitazione davvero minimale non riesce a rendere ottimale lo stato di angoscia dei poveri giovani braccati.
In definitiva un film che va benissimo per il pre o dopo pizza di totale disimpegno (contiene una morale esplicata ma la cosa è davvero minimale e viene presa come scusa per giustificare la trama), con qualche decente situazione di inseguimento e delle location incantevoli. Un film che dopo lo scandaloso noioso (lungo) inizio poteva anche essere ben peggio, e che ci ricorda che anche le vacanze certe volte possono essere tristi percorsi di paura perchè si abbandona il luogo sicuro della propria esistenza cercando ospitalità a persone che non si conoscono.
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Cardiofitness
Regia Fabio Tagliavia
Sceneggiatura Barbara Frandino, Lucia Moisio e Marco Ponti
dal romanzo omonimo di Alessandra Montrucchio
Scenografia Roberto De Angelis
Costumi Angelo Poretti
Fotografia Stefano Ricciotti
Operatore Franco Mele
Suono Mauro Lazzaro
con:
Stefania Nicoletta Romanoff
Stefano Federico Costantini
Cecilia Giulia Bevilacqua
Ilaria Sara Felberbaum
Guido Daniele De Angelis
Maurizio Fabio Troiano
Nick Dino Abbrescia
madre di Stefania Manuela Kusterman
Cinzia Nina Torresi
Carlo Gianni Carretta Pontone
Moira Gisella Burinato
Prodotto da Rai Cinema e Carlo Degli Esposti Produzione esecutiva Andrea Costantini e Giorgio Magliulo per Shooting Stars
inizio riprese: 6 febbraio 2006
location: Roma, Nettuno
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Trama: Stefania, una ventisettenne delusa e che cerca di scrivere un romanzo per realizzare i suoi sogni si innamora perdutamente di un ragazzino di 15 anni, Stefano. La differenza di età è un problema enorme, ma i due sembrano determinati ad infischiarsene dei giudizi degli altri per coronare il loro amore...
Commento Contrariamente a quanto si potrebbe pensare scrivere una recensione di un film scontato, scialbo e prevedibile, come è questo Cardiofitness, innocua commediola che cavalca una moda imperante della donna che si innamora dell'adolescente, è tutt'altro che facile. Il lettore come prima cosa pensa "Adesso ci dirà le cose che già sappiamo già solo leggendo un abbozzo di trama o vedendo il trailer", e allora per non deludere chi impegna una parte del proprio tempo prezioso, ci si deve inventarsi delle alchimie per riuscire a dare il concetto quanto mai scontato in una maniera interessante. Uno dei sistemi che insegnano è solitamente quello di scavare nelle ispirazioni, di fatto recentemente con Diario di uno scandalo e Lezioni di volo abbiamo visto trattato il tema della donna che copula con il ragazzino, ma mentre in questi lavori c'era ben altra intensità (sia recitativa che di esplorazione del sentimento e della psiche, sopratutto nel primo) in questo abbiamo il vacuo totale, con situazioni davvero inverosimili e un corollario di comprimari assolutamente ignobili.
Trattato come se fosse una sorta di Tempo delle mele con età diversa, il film dell'esordiente Tagliavia si snoda in maniera assolutamente patetica, con la Romanoff (un attrice, ma questa definizione è troppo esagerata, finita nell'oblio dopo che con il Mucciniano Ricordati di me sembrava destinata a ben altra carriera) che compie azioni inconsulte in nome del fatto che all'amore non si comanda. Sarà anche vero, ma è pur vero che visto siamo in un film si dovrebbe dare una traccia di idea e di divertimento/ironia allo spettatore, che c'è e non si può ignorare, la serie di battute da avanspettacolo camionistico che il cugino di Stefano, un ormonale ragazzino antipatico e che pensa solo al sesso, oppure le angoscianti parole biascicate da una delle sue amiche, Ilaria, che fa la scemetta di turno, oppure le apparizioni surreali di Maurizio (un Troiano che ha perso la via della Persia lì per caso e filmato) come i farneticanti ragionamenti del padre (Dino Abbrescia) sono quanto di peggio un film ti possa proporre, annoiando senza nessun valore aggiunto.
Non ha senso alcuno essere tanto innocui con un film dal tema in fondo pesante e difficile, perchè non puoi far neppure sognare un eventuale coinvolto spettatore senza approfondire minimamente la vicenda, sia per dare divertimento con equivoci ben diversi da quelli che vediamo o per portare a pensare.
Tra l'altro il regista mette delle iconografie pesantemente presenti in scena assolutamente inutili solo perchè gli piacciono (le statue dei supereroi), mettendo tutto in burletta che riesce difficile da digerire anche per la teen più accomodante. E così mentre la Romanoff mette abitini giovanili per sembrare più idonea al puberale fidanzato (sono ben lontani i tempi delle scomode storie di Ken Park), il brodo si allunga con la squadra di baseball e i consigli del cosidetto Generale, cioè l'allenatore, di fare almeno sesso sicuro, si arriva al non finale che premia una cosa ma non chiarisce se quella cosa potrà avere un futuro e come (e ci chiediamo come mai non eravamo a casa a fare sesso noi invece di vedere questo film). Federico Costantini (Stefano) ha ovviamente 18 anni altrimenti non avrebbe potuto girare le scene dei baci e la castissima scena di nudo che si vede nel trailer.
Si salva la colonna sonora con la canzone rimordenata Nessuno mi può giudicare a facile simbolo delal storia.
In definitiva pellicola del tutto inutile, privo di qualunque interesse e che di morboso non ha nulla, di giocoso non ha nulla, di divertente o interessante neppure. Certo, in questo senso un film multiforme, che vi ha portato a leggere una recensione che già conoscevate negli esiti. Non fatevi male ulteriore entrando in sala.
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I Robinson - Una famiglia spaziale
( 2007 )
TITOLO ORIGINALE
Meet the Robinsons
NAZIONE
USA
GENERE
Animazione, Avventura, Commedia, Fantascienza
DURATA
102 min. (colore)
DATA DI USCITA
08 Giugno 2007
REGIA
Stephen J. Anderson
SCENEGGIATURA
Michelle Bochner, ...
DISTRIBUZIONE
Buena Vista
Doppiatori (primo nome americano, secondo italiano)
MILDRED Angela Bassett ANTONELLA GIANNINI
LEWIS Daniel Hansen MANUEL MELI
MICHAEL 'GRUFOLO' YAGOOBIAN Matthew Josten EDOARDO MIRIANTINI MELE
SIG. HARRINGTON John H. H. Ford ANGELO MAGGI
SIG.RA HARRINGTON Dara McGarry DANIELA CALO'
DOTT. WILLERSTEIN Tom Kenny DANIELE FORMICA
LUCILLE KRUNKLEHORN Laurie Metcalf CRISTINA NOCI
COACH Don Hall SERSE COSMI
STANLEY Paul Butcher ALEX POLIDORI
LIZZY Tracey Miller-Zarneke ALICE VENDITTI
WILBUR Wesley Singerman MATTIA WARD
FRANNY bambina Jessie Flower LILIAN CAPUTO
UOMO CON BOMBETTA Stephen J. Anderson ROBERTO PEDICINI
PRESIDENTE Ethan Sandler PAOLO BUGLIONI
SPIKE / DIMITRI Ethan Sandler MASSIMO BITOSSI
CARL Harland Williams NANNI BALDINI
NONNO BUD Stephen J. Anderson CARLO REALI
BUD giovane MASSIMO ROSSI
ZIA BILLIE Kelly Hoover LAURA BOCCANERA
ZIO GASTON Don Hall TIBERIO TIMPERI
ZIO ART Adam West CARLO CONTI
TALLULAH Stephen J. Anderson ANGELA BRUSA
LASZLO Ethan Sandler LUIGI FERRARO
FRITZ / PETUNIA Ethan Sandler MINO CAPRIO
FRANNY Nicole Sullivan ROBERTA PELLINI
FRANKIE Aurian Redson FRANCESCO VENDITTI
T-REX Joseph Mateo PAOLO ORLANDO
CORNELIO Tom Selleck GIOVANNI MUCIACCIA
REPORTER Joe Whyte MAURO MAGLIOZZI
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Trama: Lewis è un ragazzino dodicenne che vive in un orfanatrofio in quanto abbandonato piccolissimo dalla mamma sulle scale dell'istituto. Con il pallino delle invenzioni, cerca di convincere, fallendo, di conquistare ogni nuova coppia che si propone di adottarlo. Un giorno con l'intenzione di rivedere la sua vera madre costruisce un macchinario che scopre i ricordi del cervello. Ma la cosa rischia di avere delle propaggini veramente inaspettate...il tenebroso uomo con la bombetta è dietro l'angolo!
Commento: Una volta la Disney era sinonimo di grande capacità creativa, di vento delle novità e di fondamenta per delle concezioni, stili e paragoni che sforavano anche la sfera del puro pianeta cartone animato.
I suoi meravigliosi classici hanno fatto sognare generazioni intere, canzoni sublimi e musiche eccelse si accompagnavano a immagini indimenticabili (a questo proposito Fantasia, il primo, ne era il summa e la catarsi).
Con l'arrivo della Computer Graphics la casa di Burbank si trovò come in uno stato di compressione, impreparata al nuovo vento come una casetta di carta, e difatti per avere riscontro e successo dovette diventare distributrice dei film della Pixar di John Lassiter, capo di un team di menti creative di ben altro spessore rispetto a quelli che ormai sfornavano solo prodottini di routine (fino ad arrivare alla sconfitta estrema dello scorso Natale dove la Disney abbandonò la lotta contro gli altri film natalizi). Questo I Robinson, una famiglia spaziale, segue la corrente del valore medio basso degli ultimi prodotti, dove la vera innovazione è pari a zero e si cerca di sopravvivere dando un risultato di puro vivacchiamento per tirare in lungo (e dove gadget e merchandising sono inesistenti rispetto al passato per dare spinta a l film, segno di stanchezza e mancata penetrazione). Gli autori, capeggiati da uno svogliato Stephen J. Anderson (opera prima da regista), hanno costruito attorno al ragazzo inventore un colossale circo di citazioni, e per renderlo più appetibile hanno usato anche humus di film che sono propri di ben altro genere che il cartone animato, film maturi e duri per interessare platee di età più alta.
Si passa da quello base di Ritorno al futuro e Terminator, a Tarantino (nell'ordine :Kill Bill, con la scena del tavolo lungo e la spunta della lista, Pulp Fiction, con la scena del bagagliaio), a Guerre Stellari con il design dei robot (D3Bo, nel droide domestico, e C1p8 nell'occhio meccanico di Doris). Tutto viene preso e frullato con una grondante dose di buonismo che permea tutto il fim, che si segnala per il design assolutamente banale delle case del futuro (una R ripresa in tutte le salse) e per una mancata caratterizzazione precisa dei personaggi che sono troppi e dispersivi della famiglia (e alcuni del tutto anonimi e presenti solo per fare numero). Se contiamo che la motivazione di base della storia è banalissima, che tutto è stereotipato e scontato, ecco che viene servito il film cotto a puntino per vivere 80 minuti circa di noia.
Da salvare comunque qualcosa c'è: la bombetta Doris. Il lavoro fatto per renderla viva ed emozionale è fatto benissimo, parla senza dire una parola, i suoi tentacoli meccanici si muovono sinuosi per rendere vivo quello che sarebbe solo un copricapo (la filosofia del coprire e dominare la testa con le invenzioni permea tutto il film, in una sorta di commento sul fatto che il cervello deve essere indipendente, ed è lui il motore che deve essere principe delle scelte), e la storia sopravvive decentemente solo attendendo le sue scelte. Ma è troppo poco essersi concentrati sul vero cattivo del film per dare risultato. Nel settore animazione le scelte grafiche sono per una fisionomia morbida curva antropomorfa dei personaggi, pochissimo accentuata per i due ragazzi protagonisti e invece più caricaturale per gli altri componenti della famiglia, senza particolari pregi se non nelle scene scure dell'abbandono di Lewis (veramente belle).
Nel settore doppiaggio in Italia si è deciso per protagonisti della nostra televisione (Carlo Conti, Tiberio Timperi e Giovanni Muciaccia che addirittura appare nel film con una foto) e un allenatore di calcio (Serse Cosmi), per doppiare particine secondarie.
In definitiva un film che soddisfa solo un'ottica di passatempo leggero, senza emozionare particolarmente e senza lasciare particolari tracce, continuando il trend monotono delle pellicole solamente di presenza nelle sale e non nelle nostre emozioni, prodotte per vivere solo un discorso economico.
Nel film si continua dire che bisogna guardare avanti, riprendendo una frase di Walt Disney (citata alla fine del film), ma qui hanno guardato sopratutto agli altri. Attendiamo con ansia ora il nuovo Pixar con la storia del topo francese esperto di cucina per avere qualcosa di meglio.
Allegato al film un cartone old Style immortale di Topolino, Pippo e Paperino sulle difficoltà di costruire una barca divertentissimo.