Visualizzazione Stampabile
-
The Messengers
Titolo originale: The Messengers
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Horrror, Drammatico, Thriller
Durata: 84'
Regia: Oxide Pang Chun, Danny Pang
Cast: Graham Bell, Dylan McDermott, Penelope Ann Miller, Kristen Stewart, Dustin Milligan, John Corbett, William B. Davis, Brent Briscoe
Produzione: Scarecrow Productions Inc., Bluestar Entertainment, Ghost House Pictures
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 29 Giugno 2007 (cinema)
http://img515.imageshack.us/img515/5...sterbigln7.jpg
http://img524.imageshack.us/img524/1...ermott1hj1.jpg
http://img515.imageshack.us/img515/7...engers2fu6.jpg
Trama: una famiglia di 4 persone (padre, madre e due figli, un bambino e una ragazza) si trasferisce nella profonda campagna americana per cercare con un copioso raccolto di girasoli di risollevare le loro finanze. Arrivati nella lugubre casa consunta e in stato avanzato di decadimento, i componenti della famiglia dovranno fronteggiare degli incontri tutt'altro che piacevoli derivanti da un sanguinoso passato...
Commento: l'estate si sa, di solito porta copiosi i film horror, anche, e soprattutto, quelli inutili e che servono solo per riempire l'asfittica programmazione del periodo (e che con l'arrivo di Harry Potter a luglio e Transformers a fine giugno la distribuzione cerca di allungare), nonostante di base non abbiano nessun valore o significato particolare. Stavolta abbiamo un nuovo lavoro creativo (per modo di dire) eseguito da registi orientali (Oxide e Danny Pang, responsabili della trilogia di The Eye) che dopo l'esempio del The Grudge con la Sarah Geller (la Buffy televisiva) usano capitali americani per fare un lavoro di gusto orientale. E che capitali, visto che in produzione abbiamo nientemeno che Sam Raimi e Robert Tapert, che nei tempi eroici sotto l'etichetta della Reinassance Pictures produssero (insieme a Campbell) quel gioiellino che era “La casa”. Ma potremmo tranquillamente dire che nel caso di questo “The Messenger” mai soldi (artisticamente parlando, al botteghino chissà ma non ci sono molte probabilità di successo economico) furono spesi peggio.
Questa storiella consunta con antefatto, con presente la casa dei fantasmi tipica dell'iconografia sia visiva che letteraria, è davvero povera sotto ogni punto di vista, (compresi gli effetti, la solita sequela di animazioni a scatti dei soliti fantasmi dei Pang grigi di colore) con un dipanarsi macabro ridicolo e una suspance indegna nelle scelte e nelle situazioni. Il colpo di scena è telefonato neppure con uno squillo (che almeno sarebbe foriero di un piccolo sobbalzo) ma con un sms allo spettatore, pronto a capire la situazione già prima che si svolga con largo anticipo, i protagonisti sono del tutto anonimi e gli abitatori della ghost house proprio quelli che ci sono nelle nostre aspettative.
E' un cinema povero, non di soldi, ma elementare, con una cura di alcuni dettagli (la fotografia ma nulla di che) che non ha poi alla fine da sola potere di rendere qualcosa valida se non supportata da tutti gli altri settori. La recitazione poi è qualcosa di veramente squallido, dove attori in cerca di personaggio si muovono nella scena senza capire bene il perchè, comandati da mani insicure vogliose solo di arrivare alla fine per chiudere il conto e presentarlo. Quando si fa un film di presenze si dovrebbe comunicare la paura, il disagio o il terrore di ciò che arriva inconsapevoli di quanto accadrà, qua invece addirittura si arriva al punto che è lo spettatore ad avvertire il personaggio che una minaccia incombe, invertendo i ruoli per manifesta incapacità di chi dirige, dove la noia regna mortale in quanto i momenti non ghost sono davvero pacchiani (l'incontro con il ragazzo, i discorsi fra familiari), non arricchenti ma allunganti.
Nel cast è presente Penelope Ann Miller ( apparsa in pellicole ben più valide come Carlito's Way) e John Corbett
(visto nel serial tv Sex and the City, era Ethan, uno dei fidanzati di Carrie-Sarah Jessica Parker).
In definitiva un film insulso, che potrebbe avere qualche attrattiva solo a chi entra per la prima volta in sala a vedere un film di fantasmi, libero, ma sarebbe meglio dire privo, di ogni ricordo cinematografico/paragone di genere (l'unica scena decente è quella della visione dall'alto del bambino che segue il trattorino), tutti gli altri possono evitare di spendere soldi e periodo di vita (fortunatamente questo è poco, dura solo il tempo sindacale) e dedicarsi ad altro.
Evitare con cura.
-
L'inchiesta-Anno Domini XXXVI
http://img117.imageshack.us/img117/1650/29510be1.jpg
Regia: Giulio Base
Genere: Storico
Durata: 102
Cast: Daniele Liotti, Max Von Sydow, F.Murray Abraham, Dolph Lundgren
Giuliano Gemma, Franco nero e Ornella Muti
Trama: Anno 36 dopo Cristo. L'imperatore Tiberio ha strani presagi, e i suoi astrologi condividono le sue paure. Timoroso richiama a Roma per una particolare missione un tribuno scacciato perchè sapeva troppi segreti riguardanti il turbinoso passato prossimo e la fine del precedente Imperatore. Con se porta un amico/schiavo teutonico di nome Brixos, e la misisone riguarda il fare luce sulal condanan a morte di un giudeo di nome Gesù di Nazareth...ma costui è vivo o morto? E il suo corpo come mai non si trova? Domande davvero delicate che avranno risposte inattese...
Commento: arriva al cinema il lavoro televisivo, prodotto dalla Rai, che avevamo già visto diviso in due serate ad aprile di quest'anno. Remake del film di Damiano Damiani che portava lo stesso titolo, e da un idea degli stessi che avevano ideato il titolo antecedente (Ennio Flaiano e Suso Cecchi d'Amico), raggruppa un cast di eccezione internazionale per una idea davvero sconvolgente: ci potevano essere degli interessi per cui la resurrezione di Cristo doveva essere falsa e quindi bisognava occultare il corpo e alcune verità? Ponzio Pilato non si era lavato le mani per fare un occulto interesse? A queste e tante altre domande deve rispondere l'investigatore dei tempi Tito Valerio Tauro (Daniele Liotti, che fornisce una interpretazione sufficentemente coinvolta) e il suo amico/servo Brixos (un incredibile e irriconoscibile Dolph Lundgren, lo ricorderete per Rocky 4), immersi nei paesaggi tipici della Gerusalemme pericolosa del tempo (che invece è una suggestiva Tunisia). Il film, di taglio chiaramente televisivo (e come non potrebbe essere?) non è fatto davvero malaccio, si dota di buoni costumi e ha delle scene di mercato di massa decenti e fatte con cura.
Oltretutto il tema di fondo è fortemente dubitativo di dogmi consolidati della religione e si potrebbe azzardare che Base abbia avuto non pochi problemi per cercare di ammorbidire il vetriolo dell'assunto. Mentre la trama si svolge ci accorgiamo, dopo un inizio che ricorda quello del Gladiatore come ambientazione (stessa campagna romana contro le orde ostili della Germania), che le sicurezze del tribuno novello Poirot vengono sempre meno, fino a subire una sorta di doverosa costrizione nel dover sperare di sbagliare a giudicare la realtà solo dai fatti scientifici.
Decisamente fa specie che la televisione abbia prodotto un lavoro così controverso, con la resurrezione di Lazzaro e di Cristo messa in dubbio e la trama che si svolge come se fosse un giallo di Agatha Christie dove tutti i nodi venendo al pettine devono sciogliersi e mostrare risposte imbarazzanti a domande che imbarazzano.
Poi per non cadere negli strali di qualche benpensante alla fine il concetto minante viene ammorbidito, dimostrando poco coraggio per aver tirato il sasso e aver ritratto la mano (cosa che nella scena della lapidazione viene fatta al contrario con la morte della moglie adultera, dove il marito, F.Murray Abraham, il mitico Salieri di Amadeus, prima accusa e condanna e poi non riesce a compiere il gesto della punizione). E un finale chiarificatore di alcuni aspetti della storia che prima indaga su se stessa e poi la rinnega sempre essere la similitudine con un concetto a metà.
Completano il cast il grande Max Von Sydom (Il settimo sigillo) che fa l'imperatore e Ornella Muti, donna ancora di fascino, che fa Maria Maddalena.
In definitiva un film-tv con ottimi spunti e qualche merito (derivanti ovviamente sopratutto dalla pellicola originale da cui è tratto), che però al cinema risulta veramente penalizzato da una concezione filmica limitata che non riesce a bucare il piccolo schermo in cui era nato. Chi lo ha visto sulla rai può tranquillamente evitare una nuova visione, gli altri possono tranquillamente accomodarsi e non usciranno del tutto delusi nel complesso.
-
Giovani aquile - Flyboys
Titolo Originale: FLYBOYS
Regia: Tony Bill
Interpreti: James Franco, Jean Reno, David Ellison, Martin Henderson, Jennifer Decker, Abdul Salis, Philip Winchester
Durata: h 2.19
Nazionalità: Francia, USA 2006
Genere: guerra
Al cinema dal 29 giugno 2007
http://img117.imageshack.us/img117/397/flyboyswj0.jpg
http://img117.imageshack.us/img117/5879/aquil7ow2.jpg
http://img117.imageshack.us/img117/4967/aquile10ia0.jpg
http://img117.imageshack.us/img117/7606/aquile12wl1.jpg
Trama:la prima guerra mondiale che si sta svolgendo in Europa non sembra interessare troppo gli Stati Uniti nel loro splendido isolamento da tali fatti. La Francia sta soccombendo sotto il giogo tedesco e chiede ogni aiuto possibile. E così, dato che l'invenzione dell'aeroplano sta prendendo sempre più piede anche in battaglia per il controllo dei cieli, un gruppo di ardimentosi Americani volontari parte per il fronte europeo a cercare gloria e fama senza rendersi ben conto di quanto sia veramente sporca la guerra. Arrivati sul posto e ricevuta una adeguata istruzione e addestramento, all'interno della brigata Lafayette cominceranno a conoscere il senso del coraggio ma anche l'amara verità...condividendo anche l'amore di una bella ragazza del posto...ma alla fine ci sarà qualcuno che potrà gioire?
Commento:ispirato (liberamente) a fatti veri (come ricorda una didascalia all'inizio e la foto finale) ecco un film che avrebbe fatto la gioia di Howard Hughes, appassionato di aerei e di battaglie nei cieli a cui Scorsese ha dedicato il film "The Aviator". Hughes infatti diresse nel 1930 spendendo una esagerazione di denaro ( da qui la battuta "Hughes avrebbe speso meno finanziando una guerra vera") Angeli dell'inferno, con veri aereoplani e non modellini per renderlo più veritiero. Questo FlyBoys di fatto risulta essere la versione moderna con molti meno soldi spesi, grazie alle tecniche di oggi degli effetti speciali, ma anche molto più innocua ed edulcorata di quel kolossal del tempo, perdendosi lungamente in insulsaggini mielose di vario tipo. Di fatto seguendo la moda ormai imperante che per funzionare al botteghino un film che parla di guerra deve anche avere al suo interno una storia d'amore tra un bello ed eroico (nel caso James Franco, interprete del Goblin in Spiderman) e una dolce ed affettuosa ragazza possibilmente anche crocerossina o infermiera (Jennifer Decker), il regista Tony Bill (assente dalla regia dal lontano 1993 con "Una casa per tutti noi") sciorina una serie interminabile di strepitosi scontri aerei davvero suggestivi (ogni angolazione non viene risparmiata, si vola in tutte le posizioni e situazioni di contatto ravvicinato senza nessuna sbavatura di scena) che mozzano il fiato, ma contemporaneamente immette mielose lungaggini davvero stranianti che nulla hanno di valido, con scenette costruite senza senso (vedi la cavalcata western, l'incontro nel bordello, gli scambi di opinione in lingue non capibili tra loro) che allungano paurosamente il brodo solo per rispettare l'assunto e l'obbligo produttivo detto prima. Per fortuna che non amiamo i personaggi che diventano antipatici abbastanza presto, ma amiamo le straordinarie scene (sono tante, lo ripeto per rassicurarvi) di azione in volo, che culminano nell'attacco (presente anche nel trailer) allo Zeppelin. La guerra sporca proprio qui non si vede, la disperazione per i caduti è del tutto platonica nel suo mostrarsi e cercano di inculcarcela a forza con dialoghi insulsi salva significato che non fanno che rafforzare la nostra convinzione di una spudorata mascherata, i soldati sembrano degli studenti di college desiderosi di non essere dei nerd e tutto va vanti per sottrazione fino allo scontatissimo finale (della battaglia, fortunatamente non della storia d'amore).
L'eroismo, il coraggio, il sacrificio, sono solo delle pillole Stars and Stripes di dubbio significato riparatore di un America che si tenne lontana dalla mischia a lungo, mentre tutto affonda con la caratterizzazione minimale se non inesistente dei nemici.
Partecipa anche Jean Reno (Leon) nella parte del comandante della base sempre ritto, come se fosse inamidato, ma comprensivo, e Martin Henderson (Windtalkers) fa Cassidy, il coraggioso cavaliere dell'aria senza paura.
In definitiva un film che privo degli effetti speciali di volo risulta del tutto indigesto tanto gronda eroismo soffuso, miele e patinata bellezza, ma che visto nella grande sala conserva un suo fascino particolare in una ottica da capogiro per altezza (e non dimentichiamo gli strepitosi paesaggi). Chi cerca un film con fondamenta meglio articolate e una trama emozionante per il suo svolgersi e non per il solo visivo lasci perdere questo misero clone aereo di "Pearl Harbour" (citato con la scena della bomba che cade vista in inquadratura soggettiva).
-
http://static.flickr.com/49/164821040_ea7f3514f7_m.jpg
Transformers
Regia: Michael Bay
Anno: 2007
Genere: Azione / Fantascienza
Durata: 144 minuti
Cast: Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, Tyrese Gibson, Rachael Taylor, Anthony Anderson, John Voight, John Turturro
Trama: L’All Spark è un misterioso cubo cosmico, capace di generare mondi e popolarli. Grazie ad esso ha avuto origine la specie dei Transformers. All’inizio fra di essi regnava l’armonia, ma ad un tratto un decepticon ribelle di nome Megatron prende il potere e scatena una guerra che devasta e distrugge il loro Mondo. Durante lo scontro, il cubo va perso nelle profondità dello spazio finchè non si schianta su un pianeta chiamato Terra: alla sua ricerca si lanciano i Transformers.
Ma perché un adolescente imbranato come Sam Witwicky viene coinvolto in questa mastodontica lotta fra robot? Per colpa di una scoperta fatta da suo nonno due secoli prima…
Commento: Decisamente una delusione per coloro che non aspettavano altro che vedere questo nuovo prodotto per marchiarlo come la nuova ciofeca di Bay ed affibbiargli i soliti accrescitivi denigratori: Michael Bay continua a confermarsi, a detta della maggior parte degli spettatori cinefili e non, un regista ingiustamente sottovalutato, capace se non di fare film concettualmente elevati perlomeno di saperli girare in modo che l’azione pura ed adrenalinica (genere di cui è maestro, e non solo grazie ai miliardi dei molti produttori che lo finanziano) si integri con altri aspetti validi invece di trascurarli per privilegiarla, come invece accade in molti action movies.
Quel che sorprende di più in un film come questo è la godibilissima sceneggiatura – scritta da Roberto Orci e Alex Kurtzman, che avevano già collaborato col regista californiano per il copione di The Island e che sono già impegnati nei suoi prossimi progetti - sorprendentemente priva di buchi di logica o raffazzonamenti da ultimo minuto, mai assurda e quasi mai ridondante, chiara nelle premesse e nello svolgimento, e nella quale non si eccede in scene di combattimento assordanti, ma tutto si evolve per poi sbocciare nel mastodontico scontro finale. La pellicola si prende tutto il tempo necessario (144 minuti) per iniziare la narrazione, proseguirla con un ritmo incalzante e coinvolgente, senza passaggi stupidi o tirati per le lunghe, e terminarla in climax: merito anche della scelta di costruire la sceneggiatura attraverso piani narrativi multipli e contemporanei (tre in questo caso, che alla fine si uniranno in uno solo) troncati e ripresi nei punti giusti e ben incastrati fra di loro. Il tutto viene poi impreziosito dall’introduzione di una vena umoristica lungo quasi tutto il film, con diverse trovate e scene che divertono ed intrattengono – la difficile pronuncia della parola Witwicky su tutte – e piacevole caratterizzazione dei personaggi, specie delle macchiette come Bernie Mac (visto di recente in Ocean’s thirteen) nel ruolo di Bobby Bolivia, il cane Mojo, l’amico della scienziata (Anthony Anderson); da censurare invece l’introduzione dei personaggi dei genitori di Sam, che entrano in scena esclusivamente con battute ed atteggiamenti ridicoli e che sono protagonisti oltretutto dell’unica scena debole del film, quella della ricerca degli occhiali con i Transformers in giardino che con le loro voci gutturali e metalliche si concedono anch’essi uscite comiche che stonano rispetto al resto del film, decisamente troppo lunga e non necessaria.
In secondo luogo, una recitazione non eccellente ma adatta, non superficiale ma sentita da parte del promettente ragazzino Shia LaBoeuf (che vedremo prossimamente in Disturbia e Indiana Jones 4), di John Voight che finalmente non sembra essere il solito attore famoso messo lì per attirare il pubblico e che ci fornisce una prova di buona qualità, alla quale d’altronde ci ha sempre abituati, e soprattutto di quello straordinario caratterista che è John Turturro nella gigionesca parte del responsabile del settore sette, capace di coniugare una bella recitazione con la sua solita esilarante mimica facciale. Menzione a parte per la stupenda Megan Fox, con una minigonna da urlo, la quale bellezza viene omaggiata da Bay con uno splendido primo piano. Diverse citazioni da altri film sono presenti: la battuta autoironica su Armageddon, una trovata che sembra presa da Tremors (il Decepticon-scorpione sotterraneo riporta alla mente molto i serpentoni del film di Underwood), una scena che ricorda Apocalypse now (l’immagine dell’elicottero che si staglia sullo sfondo rossastro del sole al tramonto), Kill Bill (la Camaro gialla con la famosa musica del film) e scherzosamente anche le saghe di Nightmare e X-Men.
In definitiva, comunque, è un film che si regge molto sull’impatto visivo e sugli effetti speciali, di gran lunga i migliori della stagione. Le sequenze di trasformazione degli autobot sono straordinarie anche per il rispetto delle proporzioni e la fedeltà ai giocattoli Hasbro (per esempio parabrezza al posto del petto e ruote in prossimità dei piedi), le scene d’azione e di combattimento sono roboanti e spettacolari, Bay non ci risparmia il solito inseguimento in autostrada con conseguente mega-distruzione di veicoli (il che ricorda The Island dove McGregor e la Johansson combinavano un macello rovesciando in strada gli assali dei vagoni) ed i combattimenti su ogni tipo di terreno privilegiando quello urbano ed usando riprese con camera a mano (cara a Spielberg). Quello che ne esce è un esempio di film d’azione finalmente valido e d'autore, nato come pop-corn movie da intrattenimento ma che alla fine riesce a soddisfare anche i palati più esigenti.
Voto: 7½
-
Catacombs - il regno dei morti
Regia: Tomm Coker, David Elliot
Genere: Horror
Durata: 100 minuti
Cast: Cain Manoli, Radu Andrei Micu, Pink, Shannyn Sossamon
http://img257.imageshack.us/img257/5755/29524wu3.jpg
http://img247.imageshack.us/img247/6...morti03al0.jpg
http://img257.imageshack.us/img257/3...morti02fh6.jpg
Trama: si narra che nelle catacombe di Parigi siano sotterrati oltre sette milioni di morti posizionati sotto la città più romantica di sempre. Non ci potrebbe essere posto migliore per organizzare dei rave scatenati con la morte e il sangue come tema. Victoria, una ragazza insicura che arriva dall'America a casa dalla sorella recatasi in Francia per studiare alla Sorbona, non sembra avere nessuna intenzione di scendere sottoterra per vivere queste emozioni. Ma la cosa si fa davvero inquietante quando dopo essere stata convinta a farlo si trova sola e dispersa, attorniata da teschi e scheletri dall'aspetto sinistro...
Commento: ed eccoci qui a commentare l'ennesimo prodottino horro estivo, prodotto dagli stessi di Saw che evidentemente hanno dimenticato di pagare lo sceneggiatore, tanto il film risulta piatto e disastrosamente monotono. Con uan formula un po' diversa dal solito, non c'è il bodycount ma è una lunga fuga solitaria (sempre uguale e che gira su se stessa) della preda che cerca di sfuggire alla caccia, con la paura incombente del buio totale che potrebbe arrivare da un momento all'altro se la torcia elettrica si spegne.
Film che agisce per giri concentrici, che si poggia sulla claustrofobia del luogo e l'istinto di sopravvivenza per non finire come i suoi abitatori, ma privo di qualunque variazione sul tema iniziale per svolgersi continuamente sulle stesse basi. La storia di Victoria, (interpretata da Shannyn Sossamon, vista anche nel recente "L'amore non va in vacanza") con i suoi ticchi nervosi e le sue paure calmate solo da un innumerevole numero di medicine, risulta essere alla fine indigesta e poco valida, monotono vedere paure che fanno sbadigliare e mai sobbalzare. L'inserimento di un personaggio francese che non capisce la sua lingua poi non alza il climax della suspance, anzi fa in modo che si trovi solo la scusa per arrivare a nuove imbarazzanti situazioni di nessun interesse. Un finale del tutto inutile e stupido fa da torta indigesta di un pasto poverissimo, al quale l'oscurità dell'ambiente non fa per nulla valore e motore per esaltare una fotografia normalissima. Partecipa alla festa oscura alla quale noi non siamo presenti la Rockstar Pink, già vista al cinema in Charlie's Angels 2, interpretando Carolyn, la sorella della protagonista.
Doppio anonimo esordio alla regia per Tomm Coker & David Elliot, che oltretutto nelle scene intrise di musica assordante velocizzano la ripresa in maniera fastidiosa e incomprensibile. Un film inutilmente ma in fondo doverosamente presente nelle sale, visto che il fatto di essere in estate autorizza la programmazione selvaggia tappabuchi degli horror, con qualunque cosa, per chi vuole vivere dei brividi. Che siano di noia oppure di spavento questo è una cosa che alla produzione interessa poco.
-
Agente matrimoniale
Regia: Christian Bisceglia
Genere: Commedia
Durata: 92 minuti
Cast: Corrado Fortuna, Nicola Savino, Elena Bouryka, Maria Paola Abruzzo, Antonino Bruschetta
http://img216.imageshack.us/img216/2171/29525ak1.jpg
http://img296.imageshack.us/img296/6...msfieldfo1.jpg
http://img257.imageshack.us/img257/5...eld4442wh4.jpg
Trama: due amici completamente diversi cercano di sbarcare il lunario con delle truffe e degli imbrogli alle spalle di poveri cuori solitari che cercano disperatamente l'anima gemella. Ma le truffe condotte ai danni delle persone in fondo buone e oneste lasciano il segno sopratutto nell'animo di uno dei due, che un giorno durante una operazione di incontro al buio si ritrova ad essere protagonista reale di tante cose molte volte solo programamte a tavolino per altri...
Commento: ennesima commedia che esce con il patrocinio dei beni culturali (e vorremmo tutti sapere quale sia l'interesse culturale in una simile storiella da due soldi stravista e di ben poco interesse, e vorremmo sapere eventualmente quanto prenderebbe in paragone un film di Crialese o di Tornatore con tale patrocinio o se prenderebbe gli stessi soldi) e che ha una sola grande utilità: quella di farci godere 90 minuti di aria condizionata nella calura preestiva. Rivediamo Corrado Fortuna al cinema (desasparecido dopo la parentesi con Virzì di My name is tanino), che fa il truffatore di buon cuore e dalle grandi emozioni interne (che sta con mammà e per colpa della società che non gli permette altro compie azioni non sue), mentre Savino esordisce al cinema dopo la televisione (lo si è visto su sky condurre un programma a sfondo sportivo), facendo la macchietta bizzosa e approfittarice delle povere anime, con un contorno di guasconesca cattiveria abbozzata e caratterizzata malissimo, da risultare tanto falsa quanto poco credibile.
Il film di Christian Bisceglia (ennesimo esordio di uno yes man giovane e dalle mani legate, da pagare poco e che fa quel che vuole la direzione produttiva), viene prodotto da Eleonora Giorgi (in una versione di coproduttrice con Massimo Ciavarro, quasi volesse seguire le orme della Edwige nazionale) per girare questo filmetto pieno di inganni del tutto platonici, cani cosidetti pericolosi assurti alle cronache essere invece degli angeli cupidi teneri, buzzicone siciliane e padrini locali, tenere dolcezze agricole amanti della natura ( Elena Bouryka, graziosissima attrice russa vista sia in televisione che al cinema con Notte prima degli esami e destinata a provare nel futuro filmico accanto a Gerard Depadieu ne l'Abbuffata), finendo con mesti cuori solitari dai grandi valori.
Una storia già vista e stravista, che non doveva uscire dalle connotazioni televisive di Italia 1 di prima serata, che viene premiata dalla sala solo per rimpolpare la programmazione estiva e senza particolari altri meriti.
Delle serie, con i condizionatori in casa non c'è nessun motivo per andare a vederlo, neppure in un ottica bonaria e simpatica in quanto lo svolgimento è piattissimo e il finale del tutto scontato...ci sono altri modi più interessanti per passare 92 minuti.
-
Agente matrimoniale
Regia: Christian Bisceglia
Genere: Commedia
Durata: 92 minuti
Cast: Corrado Fortuna, Nicola Savino, Elena Bouryka, Maria Paola Abruzzo, Antonino Bruschetta
http://img216.imageshack.us/img216/2171/29525ak1.jpg
http://img296.imageshack.us/img296/6...msfieldfo1.jpg
http://img257.imageshack.us/img257/5...eld4442wh4.jpg
Trama: due amici completamente diversi cercano di sbarcare il lunario con delle truffe e degli imbrogli alle spalle di poveri cuori solitari che cercano disperatamente l'anima gemella. Ma le truffe condotte ai danni delle persone in fondo buone e oneste lasciano il segno sopratutto nell'animo di uno dei due, che un giorno durante una operazione di incontro al buio si ritrova ad essere protagonista reale di tante cose molte volte solo programamte a tavolino per altri...
Commento: ennesima commedia che esce con il patrocinio dei beni culturali (e vorremmo tutti sapere quale sia l'interesse culturale in una simile storiella da due soldi stravista e di ben poco interesse, e vorremmo sapere eventualmente quanto prenderebbe in paragone un film di Crialese o di Tornatore con tale patrocinio o se prenderebbe gli stessi soldi) e che ha una sola grande utilità: quella di farci godere 90 minuti di aria condizionata nella calura preestiva. Rivediamo Corrado Fortuna al cinema (desasparecido dopo la parentesi con Virzì di My name is tanino), che fa il truffatore di buon cuore e dalle grandi emozioni interne (che sta con mammà e per colpa della società che non gli permette altro compie azioni non sue), mentre Savino esordisce al cinema dopo la televisione (lo si è visto su sky condurre un programma a sfondo sportivo), facendo la macchietta bizzosa e approfittarice delle povere anime, con un contorno di guasconesca cattiveria abbozzata e caratterizzata malissimo, da risultare tanto falsa quanto poco credibile.
Il film di Christian Bisceglia (ennesimo esordio di uno yes man giovane e dalle mani legate, da pagare poco e che fa quel che vuole la direzione produttiva), viene prodotto da Eleonora Giorgi (in una versione di coproduttrice con Massimo Ciavarro, quasi volesse seguire le orme della Edwige nazionale) per girare questo filmetto pieno di inganni del tutto platonici, cani cosidetti pericolosi assurti alle cronache essere invece degli angeli cupidi teneri, buzzicone siciliane e padrini locali, tenere dolcezze agricole amanti della natura ( Elena Bouryka, graziosissima attrice russa vista sia in televisione che al cinema con Notte prima degli esami e destinata a provare nel futuro filmico accanto a Gerard Depadieu ne l'Abbuffata), finendo con mesti cuori solitari dai grandi valori.
Una storia già vista e stravista, che non doveva uscire dalle connotazioni televisive di Italia 1 di prima serata, che viene premiata dalla sala solo per rimpolpare la programmazione estiva e senza particolari altri meriti.
Delle serie, con i condizionatori in casa non c'è nessun motivo per andare a vederlo, neppure in un ottica bonaria e simpatica in quanto lo svolgimento è piattissimo e il finale del tutto scontato...ci sono altri modi più interessanti per passare 92 minuti.
-
Stepping - dalla strada al palcoscenico
Cast : Columbus Short, Meagan Good, Laz Alonso, Valarie Pettiford, Jermaine Williams, Chris brown Moriceau
Durata01:46:00
Data di uscita : Venerdì 6 Luglio 2007
Generi : Drammatico, Musicale, Romantico
Distribuito da SONY PICTURES RELEASING ITALIA
titolo originale :Stomp The Yard
COREOGRAFIE : DAVE SCOTT.
COREOGRAFO ASSOCIATO PER LE SEQUENZE DI STEPPING: JESUS MALDONADO.
http://img374.imageshack.us/img374/3...4718000jn8.jpg
http://img514.imageshack.us/img514/4...eyard02oa3.jpg
http://img108.imageshack.us/img108/5...eyard05bs0.jpg
Trama: un afroamericano di Los Angeles, cresciuto in strada e con una tragedia alle spalle, viene accolto in una università della California. Bravissimo ad eseguire passi di danza ritmata e a calarsi nello spirito dello stepping, viene conteso, nell'imminenza dell'arrivo delle gare di ballo, dalle due maggiori caste di college, una con simbolo il serpente e una con simbolo il lupo. Deciso a riogarnizzare la sua vita vorrebbe solo dimenticare il passato, ma la presenza di una avvenente ragazza intorbidisce ancora di più le acque...
Commento: Dopo la break dance che usa la strada per formarsi e adeguarsi ecco ora lo stepping. Ballo altamente muscolare, che fisicamente prova i suoi ballerini fino allo sfinimento, che eseguono acrobazie che vogliono anche dileggiare l'avversario, cioè altri ballerini concorrenti, in una sfida sul palco. Sorta di Eight Mile con gare non canore, il film diretto da Sylvain White (specializzato in video musicali) è uno scoppiettante mix di ballo, musica e di energia, sprizzata anche con stile similmilitare nel suo svolgimento, corse verso il tramonto all'aria aperta, alzatacce al mattino e una sana dose di odio da lotta per la supremazia. Trama di per se assolutamente banale, con tutti i crismi e le logiche del film da cui ha tratto spunto. Abbiamo la tragedia iniziale che segna e che insegna, il difficile percorso del ravvedimento dell'eroe dalle radici difficli, la bella del cattivo buona e intelligente oltre che tremendamente bella (Meagan Good, vista anche in Street Dance Fighters, altro film sullo stesso tema), trama che però non impedisce di poter godere appieno delle stupende coreografie di ballo orchestrate con abilità da Dave Scott e Jesus Maldonaldo, che arrivano all'apoteosi della bellezza nello scontatissimo finale.
Questi sono film in fondo tanto privi di risvolti di trama anche perchè fatti così per natura, che non possono probabilmente trovare spiragli di valore oltre a quello della base di quanto devono raccontare visivamente.
Fu così per i numerosi film sulla break dance, è così anche per questi nuovi prodotti modificati di quel genere.
Rispetto al precedente Step Up dell'anno scorso, film assolutamente futile in ogni suo settore, qua il sudore, la voglia di rivalsa e la fantasia dei balli muscolari e di grande agilità permette in un certo senso di tralasciare quanto è con grande evidenza del tutto dejavu, anche perchè la colonna sonora è adeguata, coinvolgente e assolutamente adeguata. Se il regista avesse saputo rendere meglio i disagi ambientali della prima parte del film invece di metterlo in una cornice da college soffusa ed innocua, come aveva fatto Curtis Hanson nel già citato Eight Miles, le grandi pecche di una sceneggiatura non errata ma banalissima sarebbero state meno evidenti. Film All Blacks in ogni senso (vedrete si e no 3-4 persone bianche di sfuggita in un ristorante), anche nelle scene di massa, per la mancanza di nomi di spicco e per un tema tanto lontano da noi italici, indipendentemente dal fatto di avere una programmazione estiva penalizzante, verrà totalmente ignorato.
-
Il castello di cagliostro
Lupin III: Il castello di Cagliostro
Titolo originale: Rupan sansei: Kariosutoro no shiro
Nazione: Giappone
Anno: 2007
Genere: Animazione
Durata: 100'
Regia: Hayao Miyazaki
Cast (voci): Roberto Del Giudice (Lupin), Sandro Pellegrini (Jigen), Antonio Palombo (Goemon), Alessandra Korompay (Fujiko), Rodolfo Bianchi (Zenigata)
Produzione: TMS Entertainment, LTD
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 06 Luglio 2007 (cinema)
http://img225.imageshack.us/img225/6...caglioslm4.jpg
http://img529.imageshack.us/img529/4...1016579sp0.jpg
http://img529.imageshack.us/img529/9...1016589jl3.jpg
http://img529.imageshack.us/img529/5...1016583ef2.jpg
Trama: LUpin e i suoi alleati, Jigen, Goemon, Fujiko (Margot nell'edizione italiana) alle prese con un traffico di denaro falso che sta rovinando l'economia mondiale. Alla ricerca del colpevole, non in maniera disinteressata perchè si narra di un tesoro immenso a cui Lupin e soci aspirano, si recheranno nella misteriosa terra di Cagliostro inseguiti dall'ispettore Zenigata che non vuole rassegnarsi alla sconfitta...lì li attendono mistero, avventura e anche una dolce ragazza misteriosamente prigioniera...
Commento: torna al cinema, per i 40 anni del personaggio (creato nel 1967 da Monkey PUnch) il grande Lupin III, protagonista di una serie televisiva a cartoni animati di grandissimo successo in tutto il mondo. E lo fa nella maniera migliore, non con un ennesimo film a lui dedicato di nuova produzione, ma con il film a lui dedicato, cioè con quel Castello di Cagliostro che nel 1979 il maestro Hayao Miyazaki (autore di autentici capolavori che bucano il genere animato come La principessa Mononoke o La città incantata, pluripremiati in varie manifestazioni, anche di numerosi episodi della serie televisiva) realizzò, primo film tra l'altro con protagonisti il famoso gruppo di ladri gentiluomini. Dopo edizioni orrende in vhs e invece una splendida in dvd doppio e singolo disco (edita nel 2003 da dvd storm) ecco che finalmente anche al cinema arriva (in italia per la prima volta) questo strepitoso film tutto azione, inseguimenti e avventura, abbozzo splendido del grande respiro che il regista giapponese instillerà nei suoi futuri e più completi film, integrando anche la poesia nel racconto.
Nell'edizione che vedrete al cinema (e spero vivamente che siate numerosi a volerlo fare) avrete modo di sentire le voci della serie televisiva originale e non quelle usate nel primo doppiaggio del tempo, omaggio giustamente dovuto come del resto la nuova masterizzazione ripristina alla perfezione immagine e colori.
Sono passati gli anni (tanti) ma il film mantiene intatto tutto il suo splendore 2-d del tempo. L'inseguimento sulla 500 gialla è strepitoso, come del resto tutto il roboante inizio, e il successivo succedersi delle azioni ha un respiro mozzafiato alternando azione e mistero. Al tempo il Lupin televisivo ebbe un successo strepitoso sopratutto perchè seppe coniugare tematiche adulte con divertimento, e in questo capitolo filmico (del resto il migliore di tutti) la cosa viene mostrata in maniera ancora più completa. Il tema della moneta falsa per arrivare a un tesoro molto più affascinante, il personaggio complesso di Clarissa costretta suo malgrado in prigionia dal malefico Cagliostro, lo strepitoso finale (che non riveliamo per i pochi che ancora non lo conoscono) sono tutti valori perfettamente amalgamati di una storia a più piani, che ad ogni momento rivela un nuovo scenario e delle trappole che non t'aspetti.
Ad alleggerire il tutto il dualismo con Zenigata che non si rassegna ad una nuova ennesima inevitabile sconfitta (immagino le amare bevute malinconiche tra lui e Ginko in un bar per poveri commissari delusi), personaggio nemesi che si accompagna alla storia entrando con la sua solita foga senza un piano preciso nella speranza di acchiappare finalmente colui che scappa sempre, il solo dilemma è se con il bottino o senza.
Miyazaki inserisce già da qui il suo amore per le macchine volanti, sempre molto particolari e diversificate, che faranno la loro comparsa in maniera molto più massiccia nei successivi lavori di maggiore maturità.
In definitiva un film che non risente minimamente del tempo passato, assolutamente godibile che il grande schermo nobilita in maniera pregna, oltretutto in una edizione ottima, e che farà la gioia nella rivisione dei nostalgici e, si spera, possa divertire e interessare anche coloro che ormai vedono i cartoni animati solo in 3D, interessandosi allo splendore della storia e non solo al fascino del visivo, perchè quando l'avventura viene raccontata così bene e in maniera coinvolgente non conta il tempo che è passato, o le tecniche che l'hanno soppiantato, ma la scintilla che accende il fuoco della nostra fantasia e del nostro intelletto. In questo luglio cinematografico è tornato un gioiello : non lasciatevelo sfuggire.
-
Fuori Vena, 2005, di Tekla Taidelli con T. Taidelli, G. Muciaccia III, S. Fornataro, A. Beltramini, M. Brambati e F. Schena.
Bel film sull'attuale situazione droghe a Milano con attori con professionisti e la stessa regista, probabilmente nella parte di se stessa.
Viene spontaneo il confronto con Trainspotting, sicuramente girato con più mezzi ma a mio parere molto meno realistico e veritiero.
Il tema droga è uno di quelli che meno si prestano alla fiction dal momento che racconta vite e bisogni ridotti all'essenziale, alle necessità primarie della sopravvivenza per cui la mancanza di trasposizione a mio parere non pesa più d'un tanto.
I personaggi sono molto credibili e sono presi direttamente dalla strada per cui il film rischia sempre un po' di cadere nel documentario, però la narrazione regge, gli effetti speciali sebbene artigianali sono efficaci e ci ricordano che, comunque, stiamo gurdando un film non un'inchiesta sulla droga.
Molto efficace ho trovato anche la rappresentazione dell'alienazione totale in cui vivono i tossicomani e del rifiuto e del distacco in cui vivono gli eredi del punk (che sarebbe molto riduttivo inquadrare nei punkabbestia).
La città e i suoi abitanti "sani" è vista come un grumo di diffidenza, indifferenza, scavi, rumori e ruspe.
Parchi affollati di spacciatori magrebini e tossicomani tra le persone che fanno jogging.
Diffidenza e indifferenza che si trova anche tra gli stessi drop out, belli i dialoghi tra i post punk che, pur assumendo ogni tipo di droga, chiamano gli eroinomani "tossici dimmerda" e li evitano come la peste.
La narrazione di un'alienazione nell'alienazione molto ben riuscita.
Bella Tekla!
Aspettiamo il prossimo.
[url=http://www.carmillaonline.com/archives/2005/11/001576.html#001576]Carmilla on line
-
Viene spontaneo il confronto con Trainspotting, sicuramente girato con più mezzi ma a mio parere molto meno realistico e veritiero.
ma no mat, la follia di trainspotting è poco realistica nelle situazioni particolari ma sicuramente veritiera, perchè la follia da viaggio trip che fanno è il mondo di un tossico rappresentato benissimo. Purtroppo fuori vena è penalizzato da uno stile poverissimo e al cinema questo conta parecchio. Poi l'intenzione e lo spunto non erano male.
************************************************
The reef - amici per le pinne
Titolo Originale: SHARK BAIT
Regia: Howard E. Baker, John Fox
Interpreti: -
Durata: h 1.17
Nazionalità: Corea del Sud 2007
Genere: animazione
Al cinema dal 6 luglio 2007
http://img259.imageshack.us/img259/5444/thereefyb4.jpg
Trama: Pi, un giovane pesciolino, perde ogni cosa e per adempiere alla promessa fatta alla mamma si rifugia da una zia sulla barriera corallina. Lì incontra una avvenente pesciolina, star della barriera fotografata anche da Greenpeace, se ne innamora ma purtroppo lei è già sotto le attenzioni di un feroce squalo che non accetta certo al concorrenza di un esserino per lui tanto insignificante. grazie all'aiuto di un maestro di combattimento c'è una piccola possibilità che questo matrimonio si abbia da fare...
Commento: e così, per riempire la programmazione estiva, ecco arrivare uno dei cartoon 3d più scialbi, monotoni e perdipiù anche mal disegnati delle ultime stagioni. Storia che somiglia a quella dei Promessi Sposi con un Don Rodrigo che chiude il possibile matrimonio tra i due amanti, presenta una dei plot più banali mai visti nella filmografia per bambini cartunesca. Copiando in maniera spudorata "Alla ricerca di Nemo" della Pixar, con la fuga del piccolo e il trasloco verso nuovo ricovero dalla zia, gli sceneggiatori si sono impegnati tantissimo a fornire un possibile diversificato (nel numero, non nell'originalità) numero di personaggi (ci sono oltre allo squalo cattivo gli sgherri ottusi, il maestro di bon-ton e immagine alla francese, la tartaruga Pat Morita style di Karatè Kid), ma davvero poco a collocare la storia in una logica interessante e con situazioni diversificate e movimentate. Tutto è banalissimo, dal fatto che la zia sia un po' tocca e la superstar pescesca abbia mille dubbi, al gabbiano rintronato (ricorda quello della Sirenetta nella sua postazione boa con campana) e all'amico fidato visto e stravisto che ricorda ancora un personaggio del film Disney prima citato (Flounders). Un lavoro che richiama parecchio lo sbadiglio con situazioni telefonate come poche, con personaggi stralunati che si muovono solo per riempire la scena che visto il loro basso profilo diventa davvero un oceano. L'animazione poi è scadentissima e anche se mai e poi mai si pretendeva un lavoro pari a quello della Pixar si chiedeva almeno un decente approccio visivo. Invece proprio no, i personaggi sembrano plastilina informe che si muove su scenari colorati senza mai integrarsi veramente. Dobbiamo notare invece come ottimo sia stato il lavoro sull'acqua, che si muove morbida con onde davvero suggestive, ma siamo di fronte a un aspetto che da solo non salva praticamente nulla.
Come del resto qualche buon inseguimento qua e là fa solo da scossa alla soporifera vicenda.
Arrivando a plagiare, coem si diceva prima, Nemo e La sirenetta, ma anche Shark Tales, la produzione Sud Coreana (utilizzando lavoratori americani ed europei) ha fornito un prodotto davvero minimale intriso di buoni sentimenti e dai contenuti prepuberali semplicissimi. Non ci sono davvero validi motivi per vederlo, accompagnando i figli i genitori si annoieranno mortalmente e se i primi hanno più di sette anni non vedranno l'ora di uscire dalla sala.
Nel reparto doppiatori (italiani) nessuna voce famosa a nobilitare questo lavoro che poteva benissimo uscire direttamente nell'home video o meglio negli asili pubblici (anche se sarebbe molto più pedagogico riproporre i Teletubbies). Se ce la fate, non uscite subito dalla sala (la tentazione sarà fortissima) per vedere qualche scenetta aggiuntiva e ascoltare una canzone con il gruppo che la canta visualizzato sui titoli di coda.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
marsellus wallace
ma no mat, la follia di trainspotting è poco realistica nelle situazioni particolari ma sicuramente veritiera, perchè la follia da viaggio trip che fanno è il mondo di un tossico rappresentato benissimo. Purtroppo fuori vena è penalizzato da uno stile poverissimo e al cinema questo conta parecchio. Poi l'intenzione e lo spunto non erano male.
Con quello che aveva a disposizione (soldi compresi) secondo me la regista è riuscita a tirare fuori il massimo.
E poi lo stile "povero" non è detto che per forza penalizzi l'opera se c'è capacità espressiva non pesa più d'un tanto la scarsità di mezzi.
-
rispetto al tuo giusto pensiero posso dire che se dobbiamo essere magnanimi verso i tentativi cosidetti "poveri" (non di nicchia come qualcuno confonde, anche Lynch nonostante sia conosciuto da tutti ha solo una nicchia di pubblico) in quanto altrimenti non si aprono nuove porte, bisogna riconoscere anche il talento che traspare dai primi apssi, e onestamente non ho visto nulla che mi facesse veramente sperare se non tanta buona volontà. Ed è giustissimo il paragone con trainspotting che ha fatto invece vedere benissimo le capacità di Boyle (confermate dopo e dall'ultimo Sunshine). ovviamente vedremo se i soldi pubblici sperperati in opere pseudoculturali come Agente matrimoniale sopra non verranno affidati alla prosecuzione della buona volontà che diventa capacità. Onestamente lo spero.Questo sotto è finalmente un film valido, che, ovviamente, non vedrà nessuno.
Complimenti mat come sempre per il bello spunto.
*************************************************
Sguardo nel vuoto
(The Lookout)
Un film di Scott Frank. Con Joseph Gordon-Levitt, Jeff Daniels, Matthew Goode, Isla Fisher, Carla Gugino, Bruce McGill, Alberta Watson. Genere Drammatico, colore, 98 minuti. Produzione USA 2007
al cinema dal 13 luglio 2007
http://img477.imageshack.us/img477/7...candinanu6.jpg
http://img291.imageshack.us/img291/4...kout301co7.jpg
http://img299.imageshack.us/img299/3646/lookout3ev9.jpg
Trama: Chris Pratt sta guidando nella notte a fari spenti per fare colpo su Kelly, la sua fidanzata. Ma l'azzardata manovra provoca un terribile incidente con una trebbiatrice in panne. Quattro anni dopo, viene affidato a Lewis, un assistente sociale cieco che lo assiste per curarlo dei suoi terribili vuoti di memoria e nelle sue difficoltà di sequenzializzare azioni e ricordi. Devastato dal senso di colpa, Chris ha ormai perso tutto e faticosamente cerca di ricostruire una vita decente facendo piccoli lavori di pulizia nella banca del paesino disperso nella campagna americana.
Ma proprio questa occupazione lo farà diventare il protagonista di una azione che rischia di rovinarlo del tutto, proprio quando sembrava di aver trovato una ragazza di cui si era innamorato e che sembrava potesse aiutarlo...
Commento: Davvero niente male questo film che esce in sordina nelle nostre assolate italiche sale invase dalla programmazione di Harry Potter di questo luglio 2007. Scott Frank (sceneggiatore di Get Shorty e Out of Sight e opera prima come regista) dirige un film in bilico tra psicosi e thriller, aiutato da un cast di protagonisti di tutto rispetto. Se il giovane Joseph Gordon-Levitt dopo la buonissima prova di Mysterious Skin di Gregg Araki si conferma attore di valore e futuro, la partecipazione di Jeff Daniels ( Infamous – Una pessima reputazione) nella parte dell'amico cieco e quella di Carla Gugino, (attrice feticcio dei film di Rodriguez come Sin City e gli Spy Kids accanto a Banderas) praticamente irriconoscibile, conferiscono una sorta di plusvalore aggiunto per un film a basso budget dalle caratteristiche davvero insolite. Partito come un teen movie con le coppie che vivono felici momenti di gioventù, davvero suggestivi come valore fotografico presentando una notte stellata dalle lucciole, bruscamente interrotti dalla tragedia che traumatizzerà e condizionerà la vita di Jack Parish e tutto il film dopo un salto temporale di 4 anni.
La semplicità con cui viene girato il tutto (il comparto tecnico non ha particolari pregi visivi se non una strepitosa fotografia notturna nelle fasi iniziali e poi in quelle cruciali della notte in cui avvienne l'evento clou) dopo il salto temporale è quasi un colpo di maglio e una sottolineatura della vita che scorre frastagliata e a pezzi non collegati fra loro, dove la scelta di ambientare il tutto in un paesino di provincia immerso nel nulla ha dalla sua il giusto ambiente per dare alla vicenda una sorta di lavagna bianca per poter cominciare a scrivere una vita in maniera ordinata, non si sa bene se dall'inizio o dalla fine.
Bello il connubio tra i ricordi che feriscono e l'impossibilità di collegarli tra di loro, tra la voglia di parlare di amore e di esternare invece desiderio di sesso, di chiamare i pomodori limoni e di prendere ogni nuova sensazione o proposta come unico possibile scenario in quanto di quelle vecchie non è possibile ricondurre nessun ricordo di felicità o valore di piacere.
Il lavoro psicologico tra il giovane ex aitante possibile campione di hockey ora stralunato e il cieco suo assistente sociale è validissimo (tra l'altro Jeff Daniels, in versione barbuta, lavora qui davvero bene), mentre la virata verso il film di rapine, e quindi il momento di dover affrontare la vita e non solo seguirne la placida corrente fatta di movimenti meccanici e impersonali, è costruito in maniera credibile ed efficace rendendo il tutto omogeneo verso il momento della chiusura dove il ripercorrere degli eventi per provocarne la successione ha dalla sua un gusto davvero pregnante.
Prendendo ad esempio il lavoro dei Cohen (le ambientazioni ricordano molto Fargo) dove la apparente semplicità del racconto e dei personaggi non impedisce di scavare in profondità nelle emozioni, Scott Frank non alza mai il ritmo del film in maniera scostante e improvvisa ma lo gradua perfettamente, inserisce e dosa i personaggi di contorno nella vicenda senza essere banale o stereotipato, senza essere ripetitivo o commiserante, pregio e caratteristica di valore decisamente pregnante.
In mezzo a tante roboanti proposte di luglio questo film interessante e composito (attraversa più temi, dal rapina movie allo psicologico, dal film di problemi con i genitori a quello dei traumi per incoscienza) dalle caratteristiche e dall'aspetto mite e che invece ha un anima decisa, passerà del tutto inosservato nelle nostre sale, colpevole mancato premio di un racconto che per necessità di svolgimento vede il suo protagonista ragionare ogni volta dalla fine per dare un nuovo inizio, messaggio di speranza che non andrebbe lasciato inosservato.
-
Harry Potter e l'Ordine della Fenice
(Harry Potter and the Order of the Phoenix)
Un film di David Yates. Con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Robbie Coltrane, Ralph Fiennes, Michael Gambon, Brendan Gleeson, Gary Oldman. Genere Fantastico, colore 142 minuti. - Produzione USA, Gran Bretagna 2007.
al cinema dal 11 luglio 2007
http://img524.imageshack.us/img524/5131/immjs0.jpg
http://img181.imageshack.us/img181/4751/hp55dk8.jpg
http://img181.imageshack.us/img181/5786/hp58sc5.jpg
Trama: Silente ha organizzato in gran segreto una congrega di maghi che agisce senza che addirittura lo stesso ministero delle istruzioni magiche, sempre più intransigente e che sembra voglia addirittura sconfessare l'esistenza stessa del re del male Voldemort, ne sia a conoscenza. Nome in codice? L'ordine della fenice. Harry dovrà, dopo il consueto periodo estivo trascorso con i babbani, misurarsi con forze oscure che sembravano ormai del tutto domate, ma sopratutto dovrà mettere a frutto quanto imparato negli anni precedenti per condurre una difficile crociata personale contro il male e le sue stesse paure ... Hermione e Ron come di consueto non lo lasceranno solo ...
Commento: Quinto capitolo delle avventure del maghetto più famoso del momento (quello della storia sta in Tolkien), e si potrebbe intitolare "La fase delle oscurità e delle insicurezze". Un capitolo che sin da subito (dopo l'ennesimo cambio di regia, siamo al quarto, ma sembra che il prossimo capitolo, Il principe mezzosangue previsto per dicembre 2008 lo faccia ancora Yates, regista di questo) fa capire il suo status di grigiore conclamato, con quel temporale che annuncia la prossima tempesta. In questo capitolo Harry (Un Daniel Radcliffe che sta crescendo troppo in fretta come tutti gli altri per gli standard del romanzo come età) deve fare frutto delle sue conoscenze e delle battaglie passate per costituire un proprio esercito di ribelli che non accettano l'intransigenza del ministero comandato da un ministro Caramell che sembra più preoccupato di chi sta con lui di chi sta contro di lui. Oltretutto il vero nemico è rappresentato dalla stessa Dolores Umbridge (una strepitosa Imelda Staunton, era la tenera abortrice clandestina di Il segreto di Vera Drake, gigiona e dalle inflessioni personali divertenti) che ligia a quanto disposto non vede la verità, presa anche dalla cupidigia del potere di essere il nuovo preside.
Yates, che viene direttamente dalla televisione, senza raggiungere i livelli registici del miglior episodio della serie, il terzo diretto da Alfonso Cuaron, non se la cava davvero male con quelle riprese in prospettive sempre dal basso, che servono a presagire sublinalmente un pericolo imminente, aiutato da una fotografia davvero pregna di valore.
Il film, lo diciamo subito e sappiamo di poter deludere parecchi, per la sua durata ha delle lunghe parti parlate di spiegazione e di racconto del passato, che rischiano di annoiare il pubblico più verde che è venuto per ammirare la partita di Quidditch (che non c'è) oppure delle sfide tra cavalieri bianchi e neri (che ci sono solo alla fine).
Ma questa fase di racconto a spirale e di andata e ritorno è perfetta per la prosecuzione della maturazione di Harry, un momento di sosta per mettere a frutto e radunare i ricordi in modo da mettere per sempre da parte l'aurea di bambino che sembrava segnare le sue imprese (lo dice lo stesso padre di Malfoy "Non pensavate che dei maghi bambini potessero batterci?" ma di fatto loro ora sono adulti) e poter finalmente affrontare come si deve (nel prossimo capitolo, ovviamente, il film ha un finale sospeso e totalmente aperto) la grande terribile nemesi che lo perseguita. Un lavoro di costruzione davvero di fino, progressivo, senza nessuna voglia di accellerare bruscamente più del dovuto il ritmo, per non perdere quella patina di pessimismo, ma che porta alla voglia di lottare anche con le mani e le bacchette legate. Harry si riscopre un uomo pieno di problemi, ma anche capace di mettere a frutto le amicizie per rimettere tutto in carreggiata.
Yates si sofferma addirittura a far apparire certe situazioni come dei quadri fissi di paragone di pensiero (stupenda la scena del pendolo nel grande salone delle scritture, poco prima dei fuochi artificiali provocati dai gemelli), oppure come quella del salone del ministero della istruzione in cui campeggia il ritratto gigante di Caramell a novello Orwell, scene davvero stranianti nella saga rimasta comunque sempre abbastanza solare e mai così criptica anche nell'episodio più virante a stile di racconto, cioè il terzo.
Nel reparto attori, anche se appare pochissimo e per giunta sfigurato senza naso, Ralph Fiennes dimostra le sue capacità facendo Voldemort, mentre davvero intrigante il personaggio della strega schizzata Bellatrix interpretato da Elena Bonham Carter (Willy Wonka-La fabbrica di cioccolato e Fight Club).
In definitiva un Harry Potetr di transizione nella sua annata più difficile, quella del passaggio alla maturità con l'annullamento dell'infanzia, privo dei soliti elementi di azione, scoperta e divertimento dei ragazzi (anche se qua e là qualcosa, in fatto di scene divertenti, si fa per stemperare un po' la tensione) che fa da ponte per i due capitoli finali della saga. Certo, molti si aspettavano qualcosa di più come azione o di diverso nel globale, ma in fondo dobbiamo riconoscere che se vogliamo fare un racconto completo di valore in una saga tanto lunga abbiamo la necessità di rendere i contorni dei personaggi da sfumati a completi, altrimenti il passar del tempo invece che lasciare anche ferite ma comunque segni di insegnamento, porterebbe solo alla noia scontata di un racconto che privo dei contorni umani è solo parodistico ed assolutamente innocuo. La scrittrice ha osato fermarsi a pensare e raccontare, il cinema ha fatto lo stesso, si spera che lo spettatore prenda questo impegno con doverosa logica di pregio.
Un gran bel film, che può benissimo superare i confini di Hogwarts per rientrare in una commistione di generi più ampia e puramente cinematografica più valida.
-
BREAKFAST ON PLUTO
Titolo Originale: BREAKFAST ON PLUTO
Regia: Neil Jordan
Interpreti: Cillian Murphy, Liam Neeson, Stephen Rea, Ruth Negga, Laurence Kinlan, Gavin Friday
Durata: h 2.09
Nazionalità: Irlanda, GB 2005
Genere: drammatico
Al cinema nel Maggio 2007
http://img71.imageshack.us/img71/2513/immqc9.jpg
http://img71.imageshack.us/img71/660...onplutovf6.jpg
http://img183.imageshack.us/img183/8686/79883747ip2.jpg
http://img71.imageshack.us/img71/195...msfieldla0.jpg
Trama: Patrick è un ragazzo irlandese che soffre della sua condizione di uomo. Senza aver mai conosciuto la madre, senza sapere chi è suo padre, cerca almeno di trovare delle sicurezze nel fatto di incominciare a provare trucchi e belletti e iniziare un cammino per la realizzazione del sentirsi donna. Ma i suoi problemi e le sue ansie sembrano davvero piccole visto che la cittadina in cui vive confina con la bellicosa Irlanda del Nord in disaccordo e lotta con Londra, tra terrorismo patriottico e lotte sociali. Quando succede una terribile tragedia, scopre poi che anche il micromondo di cosidetti diversi in cui vive non è immune a ciò che succede intorno. Bisogna voltare pagina e cominciare a fare un viaggio verso la ben più permissiva Londra, ma...
Commento: in poche sale e con una distribuzione pessima arriva in Italia questo lavoro di Neil Jordan (autore dello stupendo La moglie del soldato), storia di Patrick (interpretato da uno strepitoso Cillian Murphy che abbiamo visto anche nell'ultimo film di Ken Loach Il vento che accarezza l'erba) che trova un terribile disagio nella sua condizione di uomo e cerca un orizzonte diverso dalla vita. In tempi di film edulcorati e del tutto privi di un fascino particolare, servono i vecchi leoni per farci di nuovo sognare con storie vive e poetiche, e Jordan lo fa con maestria, precisione e senza paura di dover dare fastidio a qualcuno raccontando la sua prosa. E non potrebbe essere definita diversamente da poesia questa bellissima storia divisa da didascalie in piccoli capitoli titolati (oltre una trentina), che come una novella inizia (dopo un veloce prologo che si riallaccia al finale) con dei pettirossi che beccano i tappi delle bottiglie di latte e parlano tra di loro giudicando quel che vedono (e che noi capiamo grazie ai sottotitoli). Grazie a questi anfitrioni qanto mai insoliti ma efficaci veniamo introdotti nella storia, che al primo sguardo sembra una vicenda queer del tutto isolata in un microcosmo definito, ma che invece poi gradualmente ed emozionalmente in maniera stimolante si apre verso altri orizzonti con l'incontro di una fauna di personaggi itinerante e la terribile realtà del terrorismo che lo travolge in maniera indelebile. Ferite profonde di un disagio che sembrava ormai superato, dove delle calze sbrindellate che rompono la perfezione della costruzione del vestito e della confortevole sensazione di non appartenere più ad un sesso che viene rinnegato. Il personaggio di Patrick non è mai banale, si muove con semplice genuinità dando amore a chi lo accetta senza curarsi di altro, sia un cantante di una band indiana style oppure un mago dagli intenti da chiarire, ma è un personaggio che si trasforma, che condivide anche con chi lo brutalizza la sensazione che c'è sempre amore da dare (come nell'interrogatorio brutale nel commissariato). E quando trova nel posto più impensabile (un peep show) le tremende verità della sua vita e fa pace con il passato e la cosidetta "Lady fantasma", il ragazzo-ragazza cresce e diventa adulta, pronta non più ad essere un senza pelle che non trattiene la semplicità dei sentimenti ma a sapere che a qualcuno l'amore va dato e ad altri no. Cillian Murphy riesce a dare con una recitazione semplicemente perfetta un senso di impotenza prima, di disinvolta semplicità dopo, per chiudere l'arco con la determinazione di mantenere le posizioni acquisite infine.
Mossette, sbattito di ciglia, trasformismo, occhiate languide, questo attore che si era distinto graduando a step in passato (prima partecipando all'orrendo Red Eye di Wes Craven e poi migliorando con Loach), rende il personaggio suo e nostro, senza paura ad indossare gonne o reggiseni bicolori (non ci sono baci gay ma questo in fondo non era necessario per aumentare la credibilità del personaggio, e la cosa da sola la dice lunga su quanto sia valido sullo schermo). Accanto a lui è presente il grande Liam Neeson (Schindler List) che fa il prete osteggiato e Stephen Rea (V per Vendetta) in una parte di mago/prestigiatore ambiguo. Un lavoro oltretutto girato benissimo, preciso nelle sfumature e nella fotografia (sopratutto quella della Londra notturna), che racconta una storia dove il terrorismo per la liberazione (Jordan lo giustifica solo nelle sue motivazioni politiche ma non nel braccio armato e quindi nel modo in cui viene eseguito l'intento, mostrando le terribili conseguenze che vediamo sullo schermo) è una realtà dove nessuno può dire che tanto non ci tocca (l'evento clou tragico avviene nel momento di massima felicità in un paragone a dir poco fenomenale di sensazioni), ma non dobbiamo dimenticare che guardando al mondo esterno dobbiamo continuare a capire noi stessi.
Colonna sonora strepitosa. Se vogliamo proprio trovarci un difetto sta nella voce stereotipo del doppiaggio italiano di Patrick, ma non può essere imputato al film. Vedetelo: questa colazione su plutone è quanto mai uno dei migliori film di quest'anno, uno dei pochi oltretutto, se la troviamo nel ciak-menu di qualche ristorante sappiate che non è certo un Fast Food ma sarà altamente prelibata.
E ogni tanto facciamo modo che non si perda il gusto di mangiare come si deve dopo esserci rischiosamente avvicinati all'accettazione di piatti del tutto platonici dato che la produzione non ci offre altro di cui cibarci.