Io non ne sono tanto convinta...
In che accezione hai usato il termine archetipo?
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Io non ne sono tanto convinta...
In che accezione hai usato il termine archetipo?
Comportamenti, azioni e reazioni descritte attraverso immagini nei miti che appartengono alla natura umana, universalmente. La base comune (ancestrale) che é stata modificata, soffocata, variata, educata , etc..nel corso del tempo, dei luoghi, della cultura
Fol… ha scrittoCitazione:
mi piacerebbe qualcuno discutesse delle Medee dei nostri tempi, di tutti quelli che uccidono i figli e magari il/la compagno per un'insondabile desiderio di possesso, vendetta e chissà che altro.
Le Medee dei nostri tempi ? in ambito psicologico e psichiatrico sono comprese nell’ambito della “sindrome di Medea”. Nel versante maschile c’è la “sindrome di Crono”.Citazione:
certe inclinazioni e passioni, incarnate dai personaggi dell'antichità o mitologici come Medea, non sono poi tanto lontane da noi, ma pulsano ancora nei cuori di parecchie persone
Comincio il post con Crono, chiamato Kronos dagli antichi Greci e Saturno dai Romani.
La cosiddetta "sindrome di Crono" induce il padre ad uccidere i figli, a volte sopprime anche la moglie, poi si suicida.
La “sindrome di Medea”, invece, allude alla madre che uccide i suoi figli, e a volte poi si toglie la vita.
Le due tragedie, maschile e femminile, scaturiscono da varie motivazioni.
Secondo la cosmogonia greca, a Crono fu profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe privato del potere e sostituito, perciò iniziò a divorarne uno alla volta. La moglie Rea riuscì a porre in salvo solo Zeus, il sestogenito, trasferendolo nell'isola di Creta.
In ambito psicologico la “sindrome di Crono” allude al timore, alla paura di un uomo di essere sostituito da un altro nel ruolo di marito e padre nella famiglia che ha creato. La tensione, lo stress può innescare il tentativo o l’atto di “sabotare” la moglie uccidendo i figli.
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Francisco Goya, “Saturno che divora suo figlio”, 1821 – 1823, museo del Prado, Madrid
Il dipinto raffigura Crono con lo sguardo allucinato in preda alla foga cannibalesca mentre divora uno dei suoi figli appena nati. La violenza diventa energia del male.
Medea nella mitologia.
Giasone era il marito di Medea. Preferisce abbandonare la moglie per convivere con Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto. Medea si dispera, ma Giasone è ingrato e indifferente al dolore della donna, la quale si adira e medita la vendetta. Con un particolare veleno riesce ad uccidere Glauce e Creonte.
Euripide narra che la vendetta di Medea continuò. Dopo angosciosa incertezza uccise i suoi figli, avuti con Giasone, per farlo soffrire atrocemente e non dargli la discendenza.
https://upload.wikimedia.org/wikiped..._delacroix.jpg
Eugène Delacroix, “Medea”, 1862, Museo del Louvre, Parigi
Il viso di Medea è in penombra, stringe il pugnale, afferra con forza i figli, volge lo sguardo altrove.
Delacroix dipinse Medea in tre versioni: la prima, conservata al Museo di Lille, è del 1838; la seconda, del 1859 e nella Staatsgalerie di Berlino; l’ultima versione, del 1862, è al museo del Louvre.
Per la criminologia clinica, la “sindrome di Medea” coinvolge la madre che ha problemi conflittuali con il partner. La donna per scaricare la sua aggressività e frustrazione può arrivare ad uccidere il figlio o i figli, come simbolico strumento di potere e di rivalsa sul coniuge. Comportamento finalizzato alla distruzione del rapporto tra padre e figli dopo le separazioni conflittuali: così l’uccisione diventa simbolica; si mira a sopprimere il legame coniugale e la distruzione della famiglia.
Dal punto di vista psicologico, nel momento dell’uccisione del figlio, la madre raggiunge l’apice del delirio di onnipotenza e si considera giudice di vita e di morte.
A volte la madre si uccide insieme ai figli, drammatica conclusione di situazioni di sofferenze, di violenze psicologiche, di incomprensioni, di abbandoni.
Euripide fa dire a Medea: “Non si può giudicare in modo obiettivo quando ci si sofferma soltanto all’apparenza: bisogna conoscere l’animo di una persona e non odiarla a prima vista”.
Contributo prezioso, ricco ed esaustivo, Doxa.
Tutto ciò che dici è interessante Doxa, ma se uno ha la mente malata può avere la sindrome di Crono, di Medea, ecc.
Ma riesce sempre ad attuare dei folli propositi, anche non avendo simili disturbi.
Per Fol... e per Regina.
C'è da aggiungere che Medea quando commise l’infanticidio era già recidiva di azioni delittuose, secondo un altro scrittore.
Nel poema epico “Le argonautiche”, del III sec. a. C., Apollonio di Rodio narra il mitico viaggio di Giasone e degli argonauti per recuperare il vello d’oro nella Colchide, le loro eroiche avventure e la relazione di Giasone con la pericolosa Medea, abile preparatrice di “filtri e pozioni”, condannata dal Fato a tradire e ad essere tradita.
Ordisce con Giasone l’uccisione di Apsirto, fratello di Medea, con inganno lo attirano con dei doni e lo uccidono.
Successivamente lo zio di Giasone, Pelia, rifiuta di concedere il suo trono al nipote, come aveva promesso in precedenza. Medea allora per aiutare l’amato usa le proprie abilità magiche e con l’inganno fa uccidere Pelia.
Li conosco benissimo questi miti Doxa: Absirto viene ucciso a pezzi da Medea per rallentare il padre che li voleva tutti e due a casa sua e invece lei lo uccide in questo modo abomivevole...
E la stessa cosa fa con Pelia che venne ucciso a pezzi dalle figlie, perchè Medea precedentemente aveva fatto a pezzi un vecchio animale per poi farlo ritornare un cucciolo, e illude le figlie di Pelia che se facevano altrettanto con il vecchio padre lo avrebbero fatto ringiovanire e invece viene eseguito un patricidio ma di quelli che si ricordano solo nei miti!
Già follemente ha citato delle medee dei nostri tempi, come pure ha scritto Breakthur ed evidenzia che nell'immaginario mitologico i greci stigmatizzano determinati eventi avendo compreso la natura umana. Ogni evento mitologico pur essendo diversificati tra loro come sappiamo ha un corrispondente del nostro agire. Non per niente una parte preponderante della formazione professionale di Sigmund Freud proviene dalla mitologia