Visualizzazione Stampabile
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
The Game
Il Papa ha fatto solo una citazione
(utilissima)
cmq, niente di nuovo: un giorno una bella citazione, il giorno dopo una buona parola sugli infortuni sul lavoro, il giorno dopo ancora un pensierino per gli omosessuali, poi qualcosa sulla speranza, eccetera eccetera eccetera, nei secoli dei secoli.
un Papa "a targhe alterne" insomma.
-
2 PAGINE di discussione e nessuno ha riportato il testo integrale fatto dall'allora card ratzinger il 15 marzo a parma , alla faccia della precisione e della sostanza .
-
VEDIAMO DI FARE CHIAREZZA ED ILLUMINARE LA DOVE C'E MOLTO BUIO.
Cari professori e cari studenti dell'Universita' "La Sapienza", di seguito potete leggere cio' che l'allora cardinale Ratzinger disse REALMENTE a Parma, a proposito di Galileo.
Non si tratta della riproduzione integrale del discorso di Joseph Ratzinger (finora e' stato impossibile trovarlo), ma dello "stralcio" delle riflessioni su Galileo ed e' questo che, al momento, ci interessa.
L'allora cardinale non ha in nessun modo fatta propria la frase di Feyerabend ("La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione"), ma l'ha semplicemente citata in un discorso piu' ampio sulla necessita' di discutere seramente della scienza moderna.
Oltre a Feyerabend, l'allora cardinali cito' altri intellettuali.
Siamo onesti e andiamo alle fonti! Non fidiamoci mai della vulgata mediatica o dell'ideologia che tende a farci diventare tutti uguali uniformandoci al pensiero unico
Grazie a Gemma per avere trovato questo testo :-)
R.
Joseph RATZINGER
La crisi della fede nella scienza
tratto da Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti, Paoline, Roma 1992, p. 76-79.
"Nell'ultimo decennio, la resistenza della creazione a farsi manipolare dall'uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile.
Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo.
Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne -già nel secolo successivo- elevato a mito dell'illuminismo. Galileo appare come vittima di quell'oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l'Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l'avversario della libertà e della conoscenza. Dall'altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell'uomo dalle catene dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell'oscuro Medioevo (1).
Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti indimostrabili. Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l'affermazione dell'esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività. Egli scrive testualmente: «Dal momento che, con l'abolizione del presupposto di uno spazio vuoto e immobile, non si produce più alcun movimento verso di esso, ma soltanto un movimento relativo dei corpi tra loro, e poiché la misurazione di tale moto dipende dalla scelta del corpo assunto come punto di riferimento, così ?qualora la complessità dei calcoli risultanti non rendesse impraticabile l'ipotesi? adesso come allora si potrebbe supporre la terra fissa e il sole mobile» (2).
Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione dell'accaduto.
Il vantaggio del sistema eliocentrico rispetto a quello geocentrico non consiste perciò in una maggior corrispondenza alla verità oggettiva, ma soltanto nel fatto che ci offre una maggiore facilità di calcolo. Fin qui, Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale. Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae:
«Una volta data per certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondo» (3).
Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive:
«La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» (4).
Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica.
Con mia grande sorpresa, in una recente intervista sul caso Galileo non mi è stata posta una domanda del tipo: «Perché la Chiesa ha preteso di ostacolare lo sviluppo delle scienze naturali?», ma esattamente quella opposta, cioè: «Perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?».
Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...]
Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".
(1) Cfr. W. Brandmüller, Galilei und die Kirche oder das Recht auf Irrtum, Regensburg 1982.
(2) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920; Cfr F. Hartl, Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch E. Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 110.
(3) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920s.; F. Hartl, Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch E. Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 111.
(4) P. Feyerabend, Wider den Methodenzwang, FrankfurtM/Main 1976, 1983, p. 206.
© Copyright 1990-2008 - Libreria Editrice Vaticana
QUINDI NON FU RATZINGER HA DIRE CHE IL PROCESSO A GALILEO FU GIUSOT MA P. Feyerabend
e da cio che scrisse non si puo neppure dire che fosse completamente nel torto , certo non fu nel gistuo (FEYERBEND), perchè lo analizziamo con gli occhi dlla ns generazione ma il contesto in cui ha analizzato il processo , era in un ottica medioevalista e quindi non gli si poteve dare tutti i torti
(FEYERBEND)
quindi il caso non sussite , anche se un po mi amareggia vedere che come per la lezione di ratisbona, esiste un popolino di ignoranti che non è capace di leggere fino in fondo cio che si dice e trova il pretesto di attaccare la chiesa
solo che a suo tempo si infiammo il mondo fondamentalista islamico , cioè ignoranti che vivono ancora in un medioevo loro mentre qui in italia , cioè alla sapienza si sono infervorate persone che si considerano figlie della rivoluzione illuminista ma si sono dimostrate
solo caproni come quei caproni che prima della viista del Papa in turchia hanno letto solo cio che volevano leggere e non il passaggio sui cui per tanti giorni hanno vomitato coglionate contro una religione ed il suo rappresentante.
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
falcopellegrino
2 PAGINE di discussione e nessuno ha riportato il testo integrale fatto dall'allora card ratzinger il 15 marzo a parma , alla faccia della precisione e della sostanza .
Veramente sei tu che non hai letto:
http://www.discutere.it/807288-post6.html
Citazione:
Originariamente Scritto da
falcopellegrino
QUINDI NON FU RATZINGER HA DIRE CHE IL PROCESSO A GALILEO FU GIUSOT MA P. Feyerabend
Veramente nemmeno i docenti contestatori dicono che sia stato Ratzy a dire quelle cose.
Questo è il testo della lettare dei docenti contestatori al rettore e lo dicono già loro che quella non è una frase di Ratzy ma di Feyerabend:
Citazione:
"Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato"
-
ah beh se allora acquisiamo il fatto che
citare qualcuno vuol dire farlo solo a caso e non esprimere una opinione
"ciucciami il calzino" :asd:
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
Mr. D.
Nel caso del centro-america, più che di sterminio parliamo di epidemie.
La denuncia di Bartolomeo de Las Casas contro le atrocità dei colonizzatori
La sete dell'oro degli spagnoli e l'asservimento degli indios determinò rivolte, massacri e crudeltà indescrivibili, che il frate domenicano spagnolo Bartolomeo de Las Casas, in seguito vescovo, denunciò apertamente e coraggiosamente nel suo paese, attirandosi l'odio, il rancore e le repliche ideologiche di molti suoi compaesani. La figura del religioso spagnolo ha suscitato in seguito vaste polemiche, essendo stato egli responsabile, al fine della salvaguardia degli indios, del progetto di importare in America schiavi neri dall'Africa per alimentare l'economia spagnola. Nelle seguenti pagine appare tutto il campionario di quella prima oppressione coloniale: la guerra, la tortura, la spartizione degli abitanti, il lavoro servile, la grande mortalità.
L'isola Spagnola [Hispaniola, piú nota come Haiti] fu la prima [_] dove entrarono cristiani dando principio alle immense stragi e distruzioni di queste genti, e per prima distrussero e resero deserta, cominciando i cristiani a servirsi delle mogli e dei figli degli Indiani, e a far loro del male, e a mangiare le sostanze dei sudori e delle fatiche loro, non contentandosi di quello che gli Indiani davano loro spontaneamente, secondo quanto ciascuno possedeva, che è sempre poco. Essi infatti non sogliono tenere piú di quello che serve al loro bisogno ordinario e che accumulano con poca fatica, e quello che basta a tre case di dieci persone l'una per un mese, un cristiano se lo mangia e lo distrugge in un giorno. Gli Indiani, dopo subite molte violenze e vessazioni, cominciarono ad accorgersi che quegli uomini non dovevano essere venuti dal Cielo [le popolazioni sottomesse agli aztechi aspettavano un dio che li liberasse; inizialmente ritennero lo spagnolo Cortés l'incarnazione del dio]. Da questo fatto si mossero gli Indiani a cercare maniere di cacciare i cristiani dai loro paesi. Diedero mano alle armi, che però sono assai deboli e poco adatte ad offendere, per cui tutte le loro guerre sono poco piú che i giochi di canne dei fanciulli delle nostre parti. I cristiani, con i loro cavalli, spade e lance, cominciarono a fare crudeli stragi tra quelli. Entravano nelle terre, e non lasciavano né fanciulli né vecchi né donne gravide né di parto, che non le sventrassero e lacerassero come se assaltassero tanti agnelletti nelle loro mandrie. Di solito uccidevano i signori e la nobiltà in questo modo: facevano alcune graticole di legni sopra forchette e ve li legavano sopra, e sotto vi mettevano fuoco lento, onde, a poco a poco, dando strida disperate in quei tormenti, mandavano fuori l'anima.
Io vidi una volta che, essendo sopra le graticole quattro o cinque signori ad abbruciarsi (e penso che vi fossero due o tre paia di graticole dove abbruciavano altri), e, perché gridavano fortemente e davano fastidio o impedivano il sonno al capitano, questi comandò che li strangolassero, ma il bargello che li abbruciava, il quale era peggiore che un boia (e so come si chiamava, e conobbi anco i suoi parenti in Siviglia), non volle soffocarli; anzi, con le sue mani pose loro alcuni legni nella bocca perché non si facessero sentire, e attizzò il fuoco finché si arrostirono pian piano com'egli voleva. Io vidi tutte le cose sopradette e altre infinite. Dopo finite le guerre e con esse le uccisioni, divisero fra di loro tutti gli uomini, compresi i giovanetti, le donne e i fanciulli, dandone ad uno trenta, ad un altro quaranta, ad un altro cento e duecento; secondo che ciascuno era in grazia al tiranno maggiore che chiamavano governatore. E cosí, avendoli spartiti, li davano a ciascun cristiano sotto il pretesto che dovesse ammaestrarli nella fede cattolica. E pur essendo tutti comunemente rozzi e crudeli, avarissimi e viziosi, li facevano parrocchiani dell'anima [cioè responsabili dell'educazione cristiana degli indios a loro assegnati].
La cura e il pensiero che ne ebbero fu il mandar gli uomini alle miniere a cavar oro, che è una fatica intollerabile; e mettevan le donne nelle stanze, che sono capanne, per cavare e coltivare il terreno, fatica da uomini molto forti e robusti. Non davan da mangiare agli uni né alle altre, se non erbe e cose che non avevano sostanza. Si seccava il latte nelle tette alle donne di parto, e cosí morirono in poco tempo tutte le creature. È impossibile riferire le some che vi ponevan sopra, facendoli camminare cento o duecento leghe [una lega corrisponde a circa 5 km] [!]. E i medesimi cristiani si facevano portare dagli Indiani in hamacas, che sono come reti, perché sempre si servivano di loro come di bestie da soma. Avevano piaghe nelle spalle e nella schiena, come bestie piene di guidaleschi [ferite tipiche delle bestie da soma]. Il riferire le staffilate, le bastonate, i pugni, le maledizioni e mille altre sorte di tormenti che davano a quelli mentre s'affaticavano, non si potrebbe nemmeno in molto tempo, né con molta carta, e sarebbe cosa da far istupidire gli uomini.
Diciamo che, lo shock batteriologico ha avuto a lungo andare il suo peso, ma queste sono le scuse che pongono propio i difensori dell' opera di "cristianizzazione".
-
[QUOTE=Microemozioni;807800]
Questo
-
Ho visto al TG3 l'intervista al capo dei professori firmatari della protesta. Vi supplico di credermi, stentavo a credere alle mie orecchie! Viene invitato a tenere un discorso un riconosciuto dotto pensatore, presso una prestigiosa, laica, università italiana....e tutto quello che si risponde e' il rifiuto, quantomeno, di ascoltare? Di dibattere? Di confrontarsi su argomenti di grandissimo interesse? Cos'hanno da difendere, la loro ortodossia? Fossi in loro mi difenderei dai pregiudizi e dagli steccati ideologici...
Ricordo un memorabile confronto pubblico fra il grande giornalista Flores D'Arcais e l'allora cardinal Ratzinger e mi domando perche' aver paura, oggi, 10 anni dopo, delle opinioni altrui.
Sito Web Italiano per la Filosofia-Avvenire-22 SETTEMBRE 2000
-
Ciao a tutti! Quanto tempo!
Anche se so che non sono mancato a nessuno di voi, buon annoa tutti!
Sapete com'è, la presenza in un forum è inversamente proporzionale agli impegni nella vita reale:)
Per venire alla questione:
Il Magnifico Rettore ha invitato il Papa perchè il Papa è un VIP. Ed il nostro magnifico rettore è un buffone, cialtromne e mafioso.
Che come tutti i buffoni con un po' di potere che vivono in questo paese di burattini rende ogni cosa uno stupido circo . Ospiti illustri, saluti, discorsi, strette di mano, ricchi premi, fiocchetti, baci e abbracci.
E mi rode il culo che la mia università sia in tali mani.
E mi rode il culo che ad aprire l'anno accademico de "La Sapienza" sarà il rappresentante dell'entità che più di tutte su questa terra si è indefessamente operata per ostacolare la sapienza.
E più in generale mi rode il culo che esista la chiesa. Che esista la religione, che la testa del Papa stia sotto una triplice corona anzicchè in cima ad un palo.
Ma niente di personale contro Ratzi, ce l'ho con l'ufficio che ricopre.
Per quanto l'estratto del suo discorso, proposto dal Falco pensatore è davvero deprimente.
Già dal primo periodo si inizia a respirare oscurantismo e paura del sapere; la scienza viene descritta come una sorta di pericoloso ordigno da maneggiare con cura.
Vengono citate a bella posta nomi e teorie altisonanti (come la relatività) senza che si abbia la più pallida idea di cosa dicano, sperando che in tale ignoranza siano coivolti gli ascoltatori.
Ma vi è il geniale espediente delle citazioni. Tra l'altro di seconda o terza mano. Complimenti! Abbiamo un Papa che cita un Bloch (che è un'idiota) che cita in modo davvero scandalosamente idiota la relatività.
Tra l'altro cita Bloch cercando di travisarne le opinioni...
Per finire in bellezza si ricorda ancora una volta che la scienza è pericolosa (perchè c'è la bomba atomica, brrr") ma queste ultime idiozie le tira fuori dall'altrui bocca; persino da un ipotetico intervistatore idiota.
Giovedì sarò alla Sapienza a tirar pomodori.
-
[QUOTE=Ettorre;807887]si ricorda ancora una volta che la scienza
-
Ah, se un bel giorno napolitano dicesse in conferenza stampa: "come disse napoleone: "so che bisogna dare a dio ciò che è di dio, ma il papa non è dio""..
-
Non si tratta di laicita', ma di confronto: gli scienziati non sono in grado di sostenere un dialogo col Papa, e' inutile girarci intorno, hanno preso a pretesto una citazione di 10 anni fa per evitare l'incontro col pontefice. La laicita' tirata in ballo non e' altro che una copertura che cela l'inettitudine degli studenti a mettersi in discussione.
-
[QUOTE=Microemozioni;807800]Veramente sei tu che non hai letto:
http://www.discutere.it/807288-post6.html
Veramente nemmeno i docenti contestatori dicono che sia stato Ratzy a dire quelle cose.
Questo
-
Chiamare il Papa B XVI da te non me lo sarei aspettato.
Cos'è un bombardiere?
B 17, B 24, B 29, B 52...
-
[QUOTE=falcopellegrino;807971]