Originariamente Scritto da
axeUgene
vedi, io capisco e apprezzo, ma in effetti in errore sei proprio tu; un sostenitore dei carismi di genere direbbe che in quanto donna manchi del talento per capire questioni "pubbliche" e dovresti occuparti di sentimenti; io la penso diversamente:
la violenza non solo è inevitabile, ma indispensabile, come fondamento di qualsiasi giustizia, oltre che di ingiustizia;
l'educazione è violenza, assolutamente necessaria; da bambina, alle elementari, certamente non rubavi la merenda alle tue compagne, benché istintivamente ne avresti potuto avere desiderio; però, in sé, la proprietà stessa si fonda su atti violenti, così come qualsiasi istituto etico e sociale: chi ha stabilito che quella terra è di tizio e della sua famiglia ? nessuno; quello se l'è presa e l'ha difesa con la forza, la violenza; fino a 3 o 4 secoli fa era perfettamente legittimo e accettato che se tu fossi stata una contadina, che so, di Pienza (Siena) fossi affamata e tuo marito avesse cacciato una lepre nell'immenso territorio dei Piccolomini, i famigli di quel principe lo avrebbero impiccato o gli avrebbero tagliato le braccia senza alcun processo;
un regno, un sistema politico e sociale, si fonda spodestandone un altro con la violenza - in diritto si chiama fonte-atto;
il problema delle religioni testamentarie nella Modernità - quel periodo storico che inizia circa 5 secoli fa - è che l'accorpamento al potere politico ne ha fatto emergere il positum dello stato etico; mi spiego meglio:
il valore religioso, poiché fondato sul presunto - legittimo credervi, eh... - precetto divino, tende all'integralismo, e cioè a desiderare che tutta la società si conformi a quell'idea di Bene, piaccia o meno;
tra i 5 e i 4 secoli fa, nell'ambito cristiano, si è verificata una frattura fondamentale, sostanzialmente tra i sostenitori della Chiesa quale intermediaria cui obbedire, e quelli che - come da cap. 9 della Romani di Paolo - sostenevano che Dio opera direttamente nelle coscienze di ognuno;
si sono scannati per un secolo e mezzo tra diversamente cristiani, e in soli 30 anni - 1618/48 la sola Germania ha perso 4/5 della popolazione, da 24 a 4 milioni;
alla fine di questo percorso - semplifico moltissimo - l'Europa del nord ha partorito la nozione per cui la fede è un fatto privato dell'individuo, e che lo stato incontra dei limiti nel dettare come gli individui debbano realizzarsi; mentre nella Cristianità del sud, ha prevalso la nozione opposta, tradizionale;
tutto questo prologo per illustrare dove in effetti si producono i guai, e dove è richiesta di necessità estrema chiarezza su quei valori, sul giusto e l'ingiusto; un esempio:
io riconosco il diritto di una persona a professare ed osservare la fede cattolica, con tutti i suoi vincoli dottrinari ? certo che sì; e riconosco il diritto di quella persona di adoperarsi nella vita civile perché quei valori vengano assunti anche dalle leggi civili che riguardano tutti ? e qui cominciano i problemi, perché certamente quello è un diritto;
quello che è successo e succede, è che in effetti il valore religioso si impone, in modo diretto o surrettizio, sulla capacità di auto-determinarsi degli individui che non lo condividono, in nome di un Bene comune non condiviso;
il credente e il non credente possono ben condividere Non uccidere, o Non rubare; ma se io sono un malato terminale e voglio disporre della mia vita, magari mi trovo un cardinal Paglia o un papa che si adoperano perché io soffra indefinitamente come farebbe un credente, nel suo inderogabile diritto; idem - il modo surrettizio - se io sono una ragazza di Enna, ho avuto un rapporto a rischio e nel raggio di 50 km non trovo un farmacista non-obiettore che mi venda la pillola del giorno dopo in nome della "Vita"; perché questo succede, e per questo io chiedo del merito, il momento in cui tutto si spiega in concreto, visto che siamo di fronte all'asimmetria etica capitale:
se un credente vuol conformarsi ai dettami della sua dottrina cerco di consentirglielo, tutelando la sua libertà di non mangiare maiale, non bere alcol, non mangiare carne al venerdì e mandare i figli alle scuole confessionali, educarli alla fede, ecc...
ma questo diritto incontra una necessaria violenza nel momento in cui vuole 4 mogli o pretende l'autorità paterna sulle scelte sentimentali di una figlia; e anche condizionare la mia libertà di disporre di me stesso, delle mie scelte esistenziali, sentimentali, famigliari, ecc... che è una violenza difensiva della dignità e della libertà dell'individuo;
ma qui non si tratta di misura del fanatismo, così a occhio; quella che va risolta a monte è proprio la questione della libertà di un individuo di autodeterminarsi a fronte delle libertà altrui e quindi io capisco il senso del sentimento religioso della credente Rachele solo nel momento in cui parla la cittadina Rachele sulle questioni di merito.