Nei momenti di crisi capita sempre di prendersela con i più bassi di noi, non certo come si dovrebbe, coi responsabili
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Nei momenti di crisi capita sempre di prendersela con i più bassi di noi, non certo come si dovrebbe, coi responsabili
Più che una domanda oziosa, è una domanda a cui l'antropologia ha già dato tante risposte...
l'identità ha sempre bisogno dell'alterità, nel senso che ognuno si definisce nei confronti dell'altro, diverso da lui. Però "l'alieno" fa sempre paura, in quanto sconosciuto che ha elaborato un'altra visione del mondo e degli uomini.
Pensa alla fantascienza: l'altro è "l'alieno" e per definizione, è sempre cattivo :asd:
Se invece vuoi leggere un classico dell'antropologia, leggi Norbert Elias(che in realtà era un sociologo) che fece uno studio su un paese che si chiamava Winston Parva (The established and the outsiders). Da fuori arrivavano "gli altri". Non erano di colore diverso, non parlavano un'altra lingua, non erano più ricchi né più poveri, non facevano un altro lavoro, non venivano neanche da un'altra nazione, eppure... erano "i forestieri", gli stranieri, i diversi, e subivano gli stessi pregiudizi e discriminazioni...
Lo studio, ormai, è superato (dal punto di vista teorico e metodologico), ma sempre importante nella letteratura scientifica.
35 ANNI DA EMIGRATO l´ho letta sulla mia pelle l´ansia (come la definisci tu) del paese ospitante..:D ma non mi ha fatto male perché sono sempre stato trattato
a PARITÁ DI DIRITTI E DOVERI come un semplice cittadino dello stesso Stato.
Insomma prima uno Stato cerca di fare il possibile per chi giá c´é nel Paese(lavora,paga le tasse,vota) poi aiuta senz´altro "IL DIVERSO"(??).
quello che mi fa piu ridere (per non piangere) é che da voi i radical chic pur di difendere la loro ideologia sinistrata chiude completamente gli occhi su come siano trattati da cani i connazionali IN ITALIA in difficoltá ...mentre elogiano il "diverso" perché rientra nella loro ideologia generale sullo scambio di culture ..vogliono salvare il mondo mentre la connazionale gli muore a fianco..morti che gli dovrebbero rimanere sulla coscienza per sempre;
http://www.video.mediaset.it/video/d...to_715997.html
ABBIATE IL CORAGGIO DI GUARDARLO FINO IN FONDO IL CLIP!
Pure i caini hanno le loro associazioni di protezione, ovviamente quelle degli abeli non ne tengono conto.
quindi quando Berlusconi in piena crisi diceva che "la crisi non c'è perchè i ristoranti sono pieni", quello andava benissimo, ma se oggi uno dice che anche se uno non è italiano, è pur sempre essere umano, tu ne ricavi che "gli italiani possono ammazzarsi" o lo ripeti a pappagallo perché l'hai letto su Il Giornale...
bah.
Ricominciamo con il rosario?
Poi il fastidio, disturbo, danni, potrebbero non generare paura, ma solo avversione alla loro presenza e alla politica che la ha prodotta.
Le mosche non fanno paura, ma te ne liberi.
quale fastidio concreto ha mai dato a te personalmente un migrante ?
E sei in grado di fare un bilancio dei pro e dei contro, come più volte ha cercato di invitarti a fare anche Axe, sul totale delle persone che sono migrate in Italia ?
Riesci razionalmente a capire che i pro sono molto più dei contro ?
Va be'... domanda retorica. Mannaggia a me che insisto a voler ragionare.
Uno che paragona un essere umano a una mosca, si commenta da solo.
L'accattonaggio aggressivo, lo scasso della saracinesca del garagge, il dover evitare le risse per strada e non vorrei sperimentare di peggio
Inoltre si valutano anche le situazioni dove la concentrazione di soggetti allo stato brado e' maggiore, cosa non escludibile si estenda.
Certo, stando sull'aspromonte, li potrei ignorare, ma non ci sto e nella stagione turistrica questi vengono a scimare qua.
Ti lascio nelle tue convizioni che nessuno e niente cambieranno, come a cono.
Per altro e' normale e, per me, positivo, che esista una visione dissenziente, c'e' sempre, per questo l'unanimita' non e' richiesta.
Non attribuirmi cose che non penso, grazie.
Non le penserai, ma cio' si legge nel tuo dire.
Cose che capitano.
Ci si puo' dichiarare guerra per essersi mal capiti, ma qui il problema non sei tu, ma gli sciami vaganti senza collocazione e chi li ha generati.
Sono loro oggetto di risposta elettorale in quota parte con altro.
No, il problema sono i venditori di fumo e i bevitori di balle
Beh, sacrificio, digiuno e rinuncia si vendono male.
Non e' fatta di santi e nemmeno di aspiranti martiri.
Se mi minacci cerco di eliminarti in modi piu' o meno efficaci, certo non mi ti metto in casa per custodirti.
be' qualcosa è stato "dato", ma molto è stato tolto, dagli europei al resto del mondo.
In origine popolazioni decimate, culture cancellate, risorse razziate, a volte persino deportazioni e in ogni caso conquiste indiscriminate di territori altrui.
Che poi a chi migra oggi, tutto questo non importi, può essere vero, in alcuni casi. Ma non sempre. Un esempio lampante è quello di coloro che si affiliano all'ISIS, entità fantasmatica, ma basata sulla rivendicazione di un torto storico subito da inglesi e francesi.
Non parlo solo di quei casi in cui il danno è stato materiale, ma anche di ferite simboliche.
l'errore, nel tuo caso, è lo stesso eurocentrismo, sempre a bassa intensità, beninteso; cioè proiettare automaticamente le nostre categorie di valore al modo in cui l'altro percepisce la circostanza;
capisco che la cosa tu possa percepirla come un giudizio ingiusto, ma si capisce solo nella formalizzazione giuridica di determinate circostanze;
verosimilmente, lo sfruttamento non piace a nessuno che ne sia vittima, ma non è affatto detto che questa modalità sia percepita come disvalore codificato e come comune denominatore consolidato nella relazione che si determina; ti faccio un esempio che risale alla mia formazione:
quando si processarono i criminali di guerra giapponesi a Tokyo, si adottò il criterio occidentale delle convenzioni sul trattamento dei prigionieri, dimenticando il sistema valoriale giapponese, diverso anche a proposito degli stessi militari giapponesi che si fossero arresi; il mio professore, Nino Cassese, descriveva questo atteggiamento come giuridicamente razzista, benché non è affatto certo che il singolo prigioniero giapponese avrebbe considerato disonorevole un trattamento umano;
analogamente, ritenere lo sfruttamento una motivazione politica, attribuisce automaticamente all'alterità l'adesione al nostro sistema di valori, sottintendendo che la cultura prevalente dell'interlocutore non avrebbe concepito lo sfruttamento di un territorio limitrofo, ove possibile;
questa è una circostanza particolarmente rilevante in politica e relazioni internazionali quando si elaborano le strategie di interazione e teoria dei giochi in caso di conflitto; c'è una bibliografia americana di ricerca sterminata risalente al periodo della Guerra fredda in cui si analizzano le possibili risposte e decisioni in base a diverse concezioni di valore, per evitare errori di percezione e valutazione.
Dal momento in cui quelle persone vivono male nelle loro "ex-colonie" e vengono in Europa a cercare un miglioramento della loro condizione, è implicito il giudizio sulla loro situazione d'origine. Inoltre, che storicamente molte situazioni drammatiche in paesi ex-colonizzati, abbiano cause remote risalenti al colonialismo, è palese.
Fai 2+2....... e la somma è fatta.
Poi è chiaro che non c'è un nesso diretto tra la situazione attuale, non so, in Nigeria, e i colonizzatori europei dell'800. Detto questo, non si può negare che il colonialismo abbia prodotto una serie di conseguenze negative.
è implicito il giudizio negativo sulla loro condizione soggettiva, non l'adesione al valore generale ed astratto in base al quale quelli dovrebbero ritenere inammissibile per principio lo sfruttamento; non è una distinzione da poco nel momento in cui ti devi relazionare in modo istituzionale, cioè oramai sempre, de relato;
te ne accorgi concretamente nel momento in cui vai a negoziare con elementi locali la gestione dei flussi o la tregua in una guerra civile, e ti ritrovi senza interlocutori che aderiscano alla tua nozione di trattamento umano o di conduzione delle operazioni belliche; in questi casi, la tua catena valoriale è forte quanto il suo anello più debole e ti pone di fronte alla necessità di un'ingerenza materiale, con tutta la sofistica critica che si produce;
guarda che quando attribuisci soggettività alle "culture" per non imporre la tua nozione di diritti dell'individuo e fare il colonialista culturale entri in un bel ginepraio, eh...
Sono d'accordo in linea teorica, però poi in pratica nessuno può comunque rinunciare al proprio punto di vista, nel senso di punto di osservazione. Non sto dicendo che bisogna "sentirsi in colpa", ma che è innegabile che certi processi abbiano delle radici storiche. Se tutt'ora l'Europa e l'America del nord hanno un certo tenore di vita e di sviluppo, è dovuto al processo coloniale, e non possiamo stupirci che poi il resto del mondo sia messo come sta e che quindi esistano dei flussi migratori di un certo tipo.
fai attenzione a stabilire vincoli univoci causa-effetto; perché se è evidente che il colonialismo abbia interagito in molti modi, l'interpretazione di quelle interazioni è molto più complessa del quadro che sembri ricavarne;
le guerre di sterminio etnico in Africa non sono una conseguenza del colonialismo occidentale, benché le nostre armi le rendano più "efficienti"; ma potrebbero anche renderle meno consigliabili, a seconda del grado di ambizioni, prudenza, sensibilità delle leadership; così come certe prassi che riteniamo inammissibili, come l'infibulazione e altro;
quella che tu classifichi come "teoria", poi risulta la guida per i limiti che ti devi dare in termini pratici di intervento, con tante dolorose consapevolezze pragmatiche, come nel caso della tutela dei diritti umani, dove il confine tra il doveroso e l'ingerenza politica è intrinsecamente sfumato, con ridicoli paradossi ideologici di gente che estremizza i diritti in aree "occidentali" e li trascura altrove in nome del rispetto delle alienità culturali.