Bravo, anche un bel bicchiere a volte può avere un contenuto di spirito.
Non a caso il primo miracolo di Gesù è stata la trasformazione dell'acqua in vino:v.
Motivo: tutti i commensali divennero allegri e contenti.
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Bravo, anche un bel bicchiere a volte può avere un contenuto di spirito.
Non a caso il primo miracolo di Gesù è stata la trasformazione dell'acqua in vino:v.
Motivo: tutti i commensali divennero allegri e contenti.
Ahahahahahahaha non è grulla: Semplicemente non riesce ad ammettere che Scienza e Fede stanno su 2 piani diversi. Vuol difendere solo la prima a costo di apparire palesemente ridicola....
Questo giovane Sacerdote, in 5 minuti, riassume bene la questione:
https://www.youtube.com/watch?v=NgU-XEJWYOg
Operare e creare, in Dio, vanno di pari passo...
"Dio, per creare, non ha bisogno di nulla di preesistente né di alcun aiuto. La creazione non è neppure una emanazione necessaria della sostanza divina. Dio crea liberamente « dal nulla »:
« Che vi sarebbe di straordinario se Dio avesse tratto il mondo da una materia preesistente? Un artigiano umano, quando gli si dà un materiale, ne fa tutto ciò che vuole. Invece la potenza di Dio si manifesta precisamente in questo, che Egli parte dal nulla per fare tutto ciò che vuole ».
http://www.vatican.va/archive/catech...1s2c1p4_it.htm
Dove dice la Bibbia che Dio parte dal nulla?
:rotfl:
Ma io lo so che stanno su due piani diversi, ma tu dici che la religione spiega qualcosa, che la scienza senza fede è zoppa, che si completano a vicenda ma nella realtà quella vera, non nella tua testa, la scienza non è integrata dalle concezioni religiose. Tu apri un qualunque libro di scienze, anche delle medie, e vedi se tra la fotosintesi e la nascita del sistema solare, ci sono riportate le tue credenze, le tiritere che copi-incolli.
Che tu ed altri crediate che la religione colmi delle lacune è un fatto vostro, soggettivo, che fa parte di credenze e credulità e non c'è dimostrazione.
Fattene una ragione.
Ma cono, se ci fai caso, tira fuori Rubbia, Einstein e quindi andiamo a cascare spesso sulla Scienza, quindi fisica, biologia, non il termine generico.
Quale prodotto del pensiero umano, nel pacchetto rientrano anche le religioni, ma da qui a dire che ci svelino qualche segreto dell'universo ce ne corre.
Non ho capito poi l'ultima parte del discorso.
Che segreti vuoi che abbia l'universo. Il segreto esiste in forma umana.
Caro "Crep" _ in verita' vi è un passo (l' Unico in tutto il Tanak !) ove si vuol far intendere che l' iddioVivente "avrebbe" creato la realta' DAL nulla / si trova nel Libro 2 Maccabei (cap. 7) _ ovvero
- quella madre che dovette vedere torturare e sopprimere i suoi 7 figli.. e che al versetto 28 _ cosi' l' autore riporta:
- ti scongiuro figlio mio.. contempla cielo + terra _ sappi che l' iddio li ha fatti NON da cose PRE-esistenti / tale sarebbe anche l' origine dell' umanoide.
Seppur una certa avvisaglia.. della creazione "ex nihilo" la prospettava il Deutero-Isaia 44.24 _ Infatti detto autore così riportava:
- Sono IO, il divinVasaio che fo tutto questo, ho spegato i cieli DA SOLO...eccc...eccc...
Quello che invece gli autori in 2 capitoli della Genesi non avevano evidenziato..
Ma che dici? Che la scienza non sia scienza senza religione è una cavolata ok, questo non vuol dire che "non riempie lacune".
Diciamo che non ti piacciono le lacune della scienza in quella che è la conoscenza, dover pensare che ce ne siano; ma prendi atto che tutti vogliono conoscenza oltre a quello che la scienza copre.
Anche tu a modo tuo, escludendo il resto neghi la metafisica, che ci sia qualcosa di oltre alla scienza e questa è un'idea metafisica, un bisogno di riempire tutto con la scienza in modo che non rimangano domande che valga la pena farsi. E cono idem, si appropria della scienza per farla passare come una succursale della religione.
Io non accetto le lacune della scienza?:D
Il nocciolo delle diatribe è la pretesa da parte di alcuni di dare per vere quelle che al momento sono credenze, filosofie esoteriche e compagnia bella. Non c'è prova, dimostrazione, esperimento.
Non è certo un mistero che le persone vogliano sapere, si facciano domande e poi tentare di colmare i vuoti, da cui appunto tutta la roba, spesso antropocentrica, che l'uomo ha prodotto, religioni e tutto il resto.
Vega... sappi che pur di star con te, divento agnostico, vegano, marziano... pisano, sienista... come piace a te!!! :D
Grazie che hai puntualizzato, ma a suo tempo se n'era già parlato dei Maccabei, veramente io intendevo riferirmi alla Creazione; credo che ai tempi della sua redazione il nulla fosse un concetto inconcepibile.
Che poi si può ricorrere ad esempio, come tu spesso lo citi, al divinVasaio, che più che creare dal nulla plasma la materia già esistente.
Questo distinguo tra fede religiosa e contenuto della fede religiosa mi pare una giravolta.
Quanto al Gesù dei Vangeli, dopo aver letto tanto su di lui, mi pare tutto normale e razionale. Capisco che a un ebreo di 2000 anni fa ciò che affermava potesse sembrare irrazionale, ma ora… credo che ci siamo proprio abituati. Sto parlando dei credenti cristiani, ovviamente.
Ricordavo male io. Quando Dio era solo non provava gioia, perciò procedette alla creazione, secondo la BRHADARANYAKA UPANISAD (I, 4), testo induista:
In principio l’universo era il solo Atman in forma di purusa (uomo cosmico)§. Guardandosi attorno, non vide nulla all’infuori di sé. Disse per prima cosa: - Questo son io! - e da ciò nacque il vocabolo “io”.
…
Egli ebbe paura; per questo chi è solo ha paura. Poi pensò: - Dato che nessun altro esiste al di fuori di me, di chi debbo temere? - E allora il suo timore si dissolse. Di chi avrebbe dovuto temere? E’ quando c’è un altro che nasce la paura.
Egli non provava gioia; per questo chi è solo non prova gioia. Allora desiderò un secondo. Ora egli occupava tanto [spazio] quanto un uomo e una donna insieme abbracciati. Egli si divise in due e quindi sorsero il marito e la moglie. Per questo Yajnavalkya diceva: - Noi siamo ciascuno una metà. - Per questo il vuoto è riempito dalla donna. Egli si congiunse con lei e ne nacque la stirpe umana.
Quando io dico di aver fede in Gesù la questione è talmente razionale che è semplicissima da capire, infatti tutti possono capirla, anche chi non ci crede; ma quando io comincio a motivare il contenuto della mia fede, come l'ho fatto in discutere.it da 13 anni, la cosa si complica perché molti potrebbero, uso il condizionale per attenuare, giustamente affermare che le mie motivazioni si basano sull'irrazionalità, che vuol dire su ciò che è inconcepibile per i più, come avevo specificato nei giorni scorsi e che tu non hai letto; addirittura su avvenimenti che non possono accadere. E te ne cito qualcuno di questi avvenimenti, credere alla nascita verginale e per sempre, credere ai miracoli, senza che li specifichi, credere agli angeli ed ai demoni senza che si vedono, ed infine credere alla resurrezione, non è un modo di intendere razionale.
O no?
Altro che giravolta.
Tu avevi scritto:
Che discorso è? E' solo prendere atto dell'esistenza di Vega o di tua moglie o delle tue uccelline. Come fai ad affermare che ogni cosa oggi esistente avesse il 100% di probabilità di esistere fin dall'inizio?
Quando parlo di prima creazione, mi riferisco al Figlio del racconto biblico. Poi ci furono altre creazioni non scontate. Come già postai, Dio esitò prima di procedere alla creazione del mondo materiale, conoscendo in anticipo ciò che di male sarebbe accaduto.
Anzi era proprio il contrario perché gli ebrei di 2.000 anni fa in quel mondo ci vivevano così, quello che a noi oggi può sembrare irrazionale allora era il loro modo di esprimersi e si capivano bene.
Vai a dire loro che era la terra che si muoveva e non il sole, il faraone ti avrebbe imbalsamato:rotfl:.
Anche se guardi al creato è come se guardassi dentro; dove va l'immagine secondo te? Nella retina, e come passa al cervello, e tutto un propagarsi interno? Ecc. Ecc.
Lo sapevi che anche quando sembra di toccarci non ci tocchiamo realmente?
Io no, l'ho saputo poco tempo fa.
L'osservazione del creato è sempre interna a noi.
Sono gli stimoli che si traducono in noi, forse Vega te lo può spiegare meglio di me.
Noi non osserviamo la realtà così com'è ma abbiamo l'idea della realtà.
Non voglio continuare oltre perché non me ne intendo molto di ricetrasmettitori o riceventi:asd:.
Comunque a pensarci meglio voglio rivedere la dialettica sorta tra noi perché mi hai portato fuori strada; c'è stata una giravolta:dentone:
Dimmi infine, poiché mi hai preso per sfinimento, che cosa devo ammettere che te l'ammetto subito:eek:.
Veramente per guardarsi dentro si intende introiezione, non lo sguardo fisico degli occhi che può essere rivolto solo verso l'esterno. Guardarsi dentro significa meditare sul nostro essere interiore, anima e spirito, non corpo fisico.
Ovviamente le ammissioni sotto tortura non hanno valore.
Ho riflettuto sulla madre che ha visto torturare i suoi figli, e prendo lo spunto per considerare l'evoluzione del senso della morte nell'Antico Testamento.
L'A.T. conosce, nella sua dottrina dello Seol, almeno negli strati più antichi, una certa sopravvivenza dei morti.
Ma se leggiamo questi testi nelle loro forme "letterali" ( il che però non significa che questa sia anche la lettura più corretta) appare chiaro che i defunti, dopo la morte, rimangono lontani da Dio, sottratti al raggio del suo potere e della sua cura.
Questa idea sta comunque ad esprimere ( altrimenti si determinerebbero delle gravi difficoltà per quanto riguarda l'inerranza della Scrittura ispirata dell'A.T.) il convincimento dell'uomo pio dell'antica alleanza, secondo il quale con la morte si giunge alla definitività assoluta e si entra nella fine reale.
Con la sua dottrina sullo Seol, egli non getta il suo sguardo oltre la morte per esprimere qualcosa che si riferirebbe ad un "aldilà": fissa il suo sguardo sulla morte stessa e la osserva in quella radicalità con la quale la morte conduce a termine la vita di tutto l'uomo.
Alcuni scritti tardivi, ecco il punto, dell'A.T. infondono speranza sviluppando la dottrina della resurrezione e distinguendo, secondo dei criteri morali, fra la vita dell'al di qua e la sorte riservata nell'aldilà, ed il Nuovo testamento sviluppa ulteriormente questa fede nella resurrezione dei giusti ed alla luce della resurrezione di Gesù, afferma un legame inscindibile fra colui che crede ed il Signore risorto.
Tenendo conto dell'esperienza fondamentale che l'A.T. ha fatto della radicalità della morte, tale speranza non potrà poggiare sul fatto che ora al morente viene promessa una sopravvivenza che, per un verso, potrebbe essere concepita come un modo di continuare con mezzi diversi, ma in definitive nel medesimo stile, e che, per altro verso, solleverebbe il problema del perché mai, in questo stato di sopravvivenza, non si potrebbe operare nuove decisioni di tipo morale.
La speranza in una vita eterna vissuta nell'aldilà può essere correttamente interpretata soltanto sul fondamento di quella radicalità che negli strati meno recenti dell'A.T caratterizza la conclusione della vita intera dell'uomo nella morte.
Questa vita non è semplicemente una prosecuzione della vita terrena.
Al contrario è proprio questa vita ultraterrena che ci permette di comprendere come non sia possibile sottrarsi all'importanza radicale ed al rigore insopprimibile della nostra libertà responsabile: questa vita eterna non è altro, infatti, se non la definitività ( salvata o smarrita) della nostra storia terrena e del soggetto che l'ha realizzata nella libertà.