Standing ovation, amico Arcobaleno
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oddio, non è che spieghi un granché...
credo di capire cosa intendi, perché è il pensiero comune nella cultura del timorato, come Arco; ma io parto da un presupposto proprio opposto:
superare la tentazione, E' il premio, e quindi non può esserci sacrificio; se essere giusta lo vivi come un sacrificio, vuol dire che quella giustizia - per il credente, quella divina, la comunione con Dio - non ti appaga, e che aspetti altro in cambio, un premio o un'assoluzione; che è sempre una psicologia negoziale, opportunistica;
per carità; so che siamo educati così, e non te ne faccio certo un appunto morale; però, se ci rifletti un momento, vedrai che c'è un problema bello grosso nel quadro che hai dipinto, ed è un problema che non invento io qui e ora, ma qualcosa di cui si discute da secoli.
Cono si è convertito al protestantesimo :rotfl:
abbi pazienza Cono, ma qui butti lì delle frasi pescate non si sa dove che fanno a pugni con la Dottrina cattolica, o quanto meno implicano necessariamente la negazione del libero arbitrio, che invece sostieni; rileggiti in modo logico:
se, come scrivi, Gesù Cristo porta a compimento tutto l'Antico Testamento, vuol dire necessariamente che prima di Cristo la Legge era incompiuta; da qui non si scappa;
già questo ti aprirebbe due problemi:
a) può il dio creatore perfettissimo aver emanato una Legge inadatta a discernere il bene dal male, al punto da dovervi rimettere mano con Cristo ?
b) chi fosse vissuto sotto la Legge, prima di Cristo, poteva essere "giusto" ? dalle Scritture, si direbbe di sì, visto che ci sono i salvati, esattamente come, al contrario, ci sono i dannati;
ma, se Cristo diventa essenziale, come lo è per te, allora tutti i viventi prima di Cristo dovrebbero essere salvati, poiché mancava loro un elemento essenziale per discernere tra bene e male;
altrimenti è come se ti multassero per aver superato un limite di velocità non segnalato, gli ingegneri del comune riconoscessero il problema, ma ti costringessero lo stesso a pagare, mentre annullano la sanzione ad altri;
ma, siccome nelle Scritture non sono tutti salvati, non c'è il Gran Condono Tombale, il discorso non torna; il segnale c'era, infatti tanti lo hanno inteso e rispettato;
poi, scrivi: L'Amore compie e supera la Legge
ancora: se compie e supera, vuol dire che Dio aveva emanato una Legge incompiuta, da superare; è possibile ?
sì, è possibile, ma solo nella logica di predestinazione e servo arbitrio, non della responsabilità delle proprie scelte; infatti, concludi con Paolo:
Si è salvi per Grazia! Non per le nostre opere, dove la Grazia è un'atto unilaterale divino e irrevocabile, in cui le azioni umane - le opere - non hanno alcun rilievo; e questo illustra perfettamente il senso della Romani:
9/11 Infatti non essendo ancora nati né avendo fatto qualcosa di bene o di male, affinché rimanesse il disegno di Dio secondo elezione,
9/12 non da opere, ma da colui che chiama fu detto a lei: Il maggiore sarà schiavo al minore,
9/13 come è scritto: Giacobbe ho amato, ma Esaù ho odiato.
9/14 Cosa dunque diremo? C’è forse ingiustizia presso Dio? Non sia!
9/15 A Mosè infatti dice: Avrò compassione di chi ho compassione e avrò misericordia di chi ho misericordia.
9/16 Ora dunque non di colui che vuole né di colui che corre ma di colui che usa misericordia, Dio.
9/17 Dice infatti la Scrittura al faraone: Per questo stesso ho suscitato te, per mostrare in te la mia potenza e affinché sia annunciato il mio nome in tutta la terra.
9/18 Così dunque a chi vuole usa misericordia, ma chi vuole indurisce.
9/19 Mi dirai dunque: Cosa ancora rimprovera? Infatti chi si è opposto al suo volere?
9/20 O uomo, piuttosto tu chi sei che replichi a Dio? Dirà forse l’oggetto plasmato al plasmatore: Perché mi hai fatto così?
9/21 O non ha potere il vasaio dalla stessa massa dell’argilla di fare l’un vaso per onore, l’altro per disonore?
9/22 Se poi volendo Dio mostrare l’ira e far conoscere la sua potenza ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira preparati per la perdizione,
come vedi, tutto il costrutto nega il libero arbitrio, e a ragion veduta; perché questo è l'unico modo di non far cadere in contraddizione la giustizia divina;
se davvero aderisci alla concezione che è quella Grazia del dio che decide di suo il destino di Giacobbe, Esaù, del Faraone e dei vasi, allora devi rinunciare al libero arbitrio, ché non c'incastra più nulla, e allora nessuno ha merito di essere creato "giusto", e parimenti demerito nell'essere ingiusto, visto che il tutto dipende ultimativamente dalla volontà divina, e in questo saremmo tutti burattini, come però non vuoi e ribadisci sempre; ma lì è scritto proprio:
a chi vuole usa misericordia, ma chi vuole indurisce, cioè che se uno pecca ed è dannato, è per l'azione di Dio che lo ha indurito, e non per sua libera scelta; mi pare cristallino e inequivocabile;
non puoi prendere un pezzo di dottrina di qua, e un altro di là, come ti pare bello o convincente, e mettere insieme idee che si contraddicono l'un l'altra, perché non torma più nulla e ti ritrovi con un dio imperfetto e pasticcione, oppure ingiusto, e non lo sai spiegare.
Guarda che ad essere buoni si soffre, é un grosso sacrificio, cioè a non fare il male. Ma tu che ne sai? Sei un falso credente che fa del male ai suoi simili, travestito da agnello. Non chiami mammina-doppietta?Tra un po' ti arriva la standing ovation di Cono che superati i 60 anni non ci sta piu' con la testa...evidentemente...
guarda che è curiosa questa cosa dei cattolici culturali, indipendentemente dal fatto di essere osservanti:
se una persona ha davvero introiettato la nozione di buono e giusto - a maggior ragione se per fede, anche se sempre di fede, un'allocazione autoritativa di valore, si tratta, anche per i non credenti; il vegano esprime comunque una fede - l'agire di conseguenza dovrebbe essere sentito come un privilegio, e non un sacrificio;
il sentimento di sacrificio si spiega solo con l'obbedienza ad un precetto che non si sente davvero come buono e giusto, ma come un prezzo che si paga in cambio di qualcosa di imponderabile, di cui si è poco convinti; la rinuncia a qualcosa che si vorrebbe fare, ma di cui si teme la conseguenza;
qualche anno fa, l'amico Cono raccontava di aver visto una giovane ragazza in treno, e di essere grato a Dio per aver posto la mano sul suo capo e averlo distolto dalla concupiscenza per quella ragazza;
ora, io per Cono sarei certamente un gran peccatore, perché ho fatto e faccio cose che nel suo sistema morale non si dovrebbero, ma che nel mio sono perfettamente lecite e che non ho difficoltà a dichiarare e argomentare;
ma il desiderio per una donna di meno di 40 anni - per dire, anno più anno meno - non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello, e non ho bisogno di freni;
quella ragazza potrebbe essere mia figlia, e se me la trovo di fronte il mio pensiero è in automatico di tipo paterno; se pure quella volesse sedurmi - e mi è capitato - troverei istintivamente la circostanza un indizio da prendere molto con le molle, come possibile fragilità psicologica di quella persona, e sarei io stesso a disagio nella prospettiva di approfittarne; perciò, non sarebbe un sacrificio;
non è un sacrificio non prendere a bastonate chi la pensa diversamente da me, e anche chi mi offende; lo trovo uno spreco di energia spendibili per cose più divertenti; è la mia natura, non certo un merito morale;
ma se vi costa essere buoni e giusti, forse dovreste rivedere la vostra nozione di ciò che è buono e giusto, perché probabilmente quella giustizia non vi appaga, non è conforme al vostro autentico sentimento, ma solo a scompensi di natura psicologica, sensi di colpa, eredità infelici e mortificanti, dalle quali meritereste di essere liberati, e che nulla hanno a che fare con "Dio".
Anche tu hai ragione. Mi ricordo che questo discorso nacque , alcuni
anni fa, col mio ginecologo, padre ferroviere, madre casalinga, una sorella
più grande laureata in lettere e ci incontravamo alla mensa perchè
io, facendo i calcoli, abitavo a Frascati ancora, mangiando a mensa risparmiavo 25'.
E lui stava alla casa dello studente. Ricordo cha ai primi 2 anni ebbi voti piu' alti io,
poi mi ammalai, mentre loro festeggiavano le nozze della sorella e i battesimi vari,
lui studiava moltissimo, fino a mezzanotte e riprendeva alle otto, io preferivo andare
a letto prima e farmi svegliare alle 3 del mattino. Anch'io studiavo duro. Come sai mi ammalai e poi mio padre,
e poi morì, da noi una serie di disgrazie e da loro tutto liscio, ma erano cattolici osservanti,
chiissa' se cio' li ha aiutati. Tempo dopo, parlando io gli dissi e ma é facile essere buoni e star bene,
soffrire, no. Lui mi disse che era molto difficile essere buoni, osservare i Comandamenti altrimenti che merito ne avrebbero avuto? Non era tanto il fatto di non scappare con la ballerina
ma l'obbedienza che pesava. Effettivamente, col mio carattere era molto difficile obbedire, lui disse
così. E' tra i piu' grandi ginecologi di Roma e Italia, potevo esserlo anch'io, non sappiamo come
Dio distribuisca le sofferenze. Ciao.
PS: Sto ancora senza patente ma tra una settimana dovrebbe arrivare.
senza che questo implichi giudizi morali su nessuno, sia chiaro, il quadro che viene fuori dalle opinioni che leggo qui è questo, e piuttosto ovvio per chi mastichi qualcosa di sociologia e psicologia sociale:
il credente di ambiente cattolico parte da questo sistema:
a) c'è un dio-giudice, ineludibile, che punisce la disobbedienza e premia l'obbedienza all'autorità; chi crede e teme quel dio, è necessariamente virtuoso, vincolato a una morale; mentre chi non crede, non temendo, sarà necessariamente immorale;
b) io sono un credente, pertanto, manifestando la mia fede sottintendo una mia virtù morale, a fronte della presunta immoralità di chi non crede;
c) ma questa mia moralità deve costarmi delle rinunce ed essere il risultato della mia volontà, altrimenti non ci sarebbe alcun merito;
questo schema produce una posizione di potere, per cui il credente scambia la sua obbedienza - in effetti sempre a dei preti - con l'opportunità di fregiarsi di "baffi" da caporale di una chiesa, e porsi su un gradino superiore al miscredente, che è inferiore moralmente, e nella società, che è in debito per quelle "rinunce";
spesso questo meccanismo è solo compensativo dell'infelicità; una persona rattrappita dalla paura, e obbediente con vero sacrificio di sé verso precetti di cui non condivide il sentimento di giustizia, ha la necessità di compensare quell'immagine sminuita di sé, come il bambino che, avendo paura di salire sulla pianta di fichi, dice a sé e agli altri che sta solo obbedendo alla mamma;
tutto questo schema, però, necessita assolutamente del libero arbitrio - che qui vedi difendere strenuamente, contro ogni logica, persino scritturale - e del sacrificio - rivendicato un po' da tutti i credenti qui, esattamente come il libero arbitrio - o addirittura del martirio, come evocato da Cono, che cita il sarete odiati...
ora, che succede col ribaltamento paolino-agostiniano-luterano ?
succede che al dio onnipotente nulla può sfuggire, e quel dio deve avere l'ultima parola anche sulle stesse azioni umane;
dal che, consegue che se sei virtuoso è Dio che lo ha voluto e tu non ne hai certo merito; puoi sperare e ringraziare, ma non vantarti, né porti su un piano di superiorità rispetto agli altri; per un credente genuino cosa cambia ? assolutamente nulla;
fino ad oggi non ho rubato perché ero convinto che fosse giusto non rubare e pensavo di avere il merito di questo mio agire; ma qualcuno mi spiega che è Dio onnipotente stesso ad avermi fatto in questo modo, dato la fede e quel sentimento di giustizia;
sarò per questo tentato dal furto ? certo che no; forse sarò più umile e più grato per questa condizione, e proverò pietà per chi è più infelice e pecca, ma sempre inteso che il destino di chiunque è esclusivamente nelle mani di Dio, e ignoto a noi;
e allora, perché lo scandalo ? cosa cambia ?
cambia tutto solo per chi di quella virtù si attribuisce merito, e usa questo come potere o compensazione psicologica; e infastidisce il clero, che manca di "caporali" a gestire l'obbedienza;
puntualmente, in quel contesto teologico che ha originato la Riforma vige l'apostolato universale e non ci sono sacerdoti; tutti alla pari, donne incluse;
che significa tutto questo ? forse che si odia quel tipo di credente o il prete ?
no, certo; ma si prendono con le molle i loro precetti, perché potrebbero essere motivati da quei bisogni o intenzioni; e allora si chiede conto:
spiegami perché questo sarebbe peccato, in cosa danneggio te e la società - perché questo fa il peccato - se divorzio, faccio sesso fuori dal matrimonio, scelgo di non avere figli, decido di non vivere la fase terminale di un cancro...;
e se le risposte non arrivano, o sono elusive, qualche riflessione la faccio.
Sono parole di Gesù, non di Conogelato. Parole che si compiono. Essere cristiani comporta subire ciò che ha subito Lui.
"Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato."
GIOVANNI 15
non so dove tu veda l'odio, in un mondo dove persino i Salvini e le Meloni fanno a gara per segnarsi in pubblico e rivendicare l'identità cristiana;
al più, il papa - non io - lamenta l'indifferenza del mondo, che considera Cristo come una cosa del passato, bella ma superata, che oramai non dice più nulla, se non a pochissimi; ipse dixit, parole sue, non mie.
Proviamo a ribaltare la situazione. Cosa dovrebbero dire quelli che sono stati da voi odiati, perseguitati, osteggiati per differenze di religione, o perché non credenti?
Ti ho già fatto presente che in lungo ed in largo nel mondo troverai chi ha avuto problemi per qualche motivo, dalla proprie credenze fino alla pelle.
Cosa dovrebbe esserci di così speciale in voi cristiani?
io cerco di essere sempre educato; ma se esprimo argomentazioni che non ti piacciono - peraltro solo riassumendo tesi note, che si studiano a scuola, e spesso redatte da santi della Chiesa - mi dai nientemeno che dell'emissario di Satana;
non credo che per un credente ci sia insulto peggiore;
comunque, se leggi attentamente la formulazione di Vega, lei non dà a Cono dell'ignorante, ma sostiene - non so se a torto o ragione, perché non ho letto - che sarebbe Cono stesso ad argomentare in modo da confessarsi tale, che è una cosa un po' diversa.
L'intervento di Vega è al n. 63, nella pag. precedente. Se Gesù dice che i suoi insegnamenti sono rivolti alle persone semplici, come i bambini, questo non può significare che sono rivolti agli ignoranti e agli stupidi. Certamente i bambini ignorano molte cose, però... qui il significato è di persone semplici, non orgogliose per la loro elevata cultura.
Il bambino o ragazzetto è un giovane servitore. Mettendolo in mezzo Gesù lo rende centro di attenzione e modello per i discepoli.
Un bambino non ha la cultura di un adulto né l'esperienza, quindi è ovvio che non possa essere paragonato ad un adulto. Se viene detto di essere come bambini, dobbiamo essere ingenui, credere a tutto? Forse avere fiducia incondizionata in Dio?
La frase della Bibbia parla di non dare certe cose agli intelligenti e sapienti. Se ne deve dedurre a persone poco intelligenti e colte? Presa la traduzione alla lettere ne possiamo dedurre questo? O effettivamente si tratta di un distinguo fra chi si sente superiore e chi è più umile?
In alternativa poteva essere un paragone fra adulti e bambini, se non si tratta di piccoli in senso di persone più umili ed anche meno colte.
Nel momento in cui un credente cita questo versetto, cercasse di essere come un bambino, fingendo una condizione mentale che non può più esserci, non è che sta facendo gran chiarezza su come dovremmo porci rispetto a Dio e nemmeno un gran servizio alla ragione, al sapere, allo spirito critico.
Ho solo dedotto, salvo il significato sia un altro, che se una persona si appoggia a quel versetto e si sente nella condizione di ricevere quelle rivelazioni rispetto ad altre persone alle quali è precluso questo priviliegio, si starebbe dando da solo di ignorante ecc...
non avresti torto;
però, questa tua osservazione mette in luce due questioni:
a) quella dottrina è una cosa ebraica, fondata sul paradosso, il quale ha una precisa funzione maieutica e antropocentrica; in sostanza, ti dice: sì, c'è una Legge, ma poi te la devi vedere da te, che è una cosa che cozza col principio di razionalismo normativo greco, che invece ha informato l'elaborazione delle dottrine cristiane derivate, fino a tornare all'origine irrazionalista;
b) come vedi, la postura psicologica del credente ne risulta comunque mediata, di seconda mano, a prescindere dalla consapevolezza; quell'emulazione paradossale di uno status psicologico che noti, è solo una delle molte del credere;
per cui vedi bene che persino il più ingenuo e meno istruito dei credenti, parte comunque già da un livello molto sofisticato e mediato di elaborazione concettuale, anche se non ne è perfettamente consapevole;
e questo è il motivo per cui è inutile un contraddittorio sul "vero", quando quegli stessi sistemi di pensiero di loro confessano l'emulazione di quella verità come asserzione autoritativa;
il che dovrebbe risparmiare un gran polverone che non porta a nulla e distinguere due ambiti diversi;
se viene un credente che ragiona di morale e mi dice: devi fare così, perché lo dice Dio, a me importa poco che lui mi dimostri qualcosa; mentre mi interessa la forza morale della sua proposta;
se quello smuove e chiama in causa Dio e non mi dice nulla di "forte" e chiaro, la questione si chiude lì;
se invece si ragiona di sistemi, si fa teologia, allora il presupposto di fede va accettato; ma poi si discute sulla coerenza ideologica del tutto, sul piano logico-strutturale;
ma è bene non confondere mai i due piani, perché qualsiasi discorso diventa inutile e si presta a fraintendimenti, offese, aggressioni, cose inutili.
E basta, e sposatevi come la ex di Berlusconi e quella cantante la'...
Certo Cono si butta sul mondo che li odiera', ma non é sempre così, io ricordo, quando andavo a trovare questo giovane che mi aveva invitato ad andare a studiare nella sua camera, era già fidanzato da qualche anno, dall'era dell'asilo, che gli amici mi dicevano, sai all'inizio non lo accettavamo(lui staccava ogni pomeriggio alle 18 per andare a Messa), poi qui alla Casa dello Studente, ma subito dopo abbiamo capito che aveva un'immensa capacita' di studiare e non lo abbiamo preso piu' in giro. Mi dirai, allora per essere accettati , se si professa il cattolicesimo, bisogna anche essere bravissimi? E sì, sennò vai in un altro collegio. Cmq mi rimase impresso questo, si soffre ad essere buoni, per il caro amico Arco bisogna solo fare delle cose con le mani, aiutare l'handicappato, il miserabile (lui non fa niente, non ha carita'), mentre la sofferenza scaturisce anche dall'essere buoni, questi poi non si mettono su piedistalli, casomai dopo la laurea il mio amico é stato chiamato da queste TV religiose a fare le prediche, ma non é stato lui a mettersi sul piedistallo. Mi diceva che per ogni comunita' religiosa cattolica l'obbedienza veniva prima della carita' altrimenti si frantumava tutto.
non commento le motivazioni personali degli utenti; ognuno giudichi da sé il senso di ciò che legge;
non ha tutti i torti; se appartieni ad una chiesa in cui vi è un vertice teocratico, la conseguenza deve necessariamente essere questa, fatti salvi eccezionali casi di patente ordine criminale, come nell'esercito;Citazione:
dopo la laurea il mio amico é stato chiamato da queste TV religiose a fare le prediche, ma non é stato lui a mettersi sul piedistallo. Mi diceva che per ogni comunita' religiosa cattolica l'obbedienza veniva prima della carita' altrimenti si frantumava tutto.
alla fine, quello che conta è l'incisività di quello che viene esposto: se chiami in causa nientemeno che Dio, e la montagna, in termini di concreto e vincolante, partorisce mediamente topolini di censura dei costumi sentimentali e sessuali, come in effetti avviene il più delle volte, il tutto diventa un problema di marketing del "prodotto", magari in un mero equilibrio interno di rassegnazione; ma poi ti ritrovi le doléances sull'apostasia: la gente non "compra";
a Roma lo spirito spontaneo di strada evocherebbe un graz.... che non è la Grazia :asd:
Cosa fa il Bambino, amici ed amiche? Qual è la sua attitudine? Quella di fidarsi. Quella di accogliere con semplicità e docilità le parole del padre.
Quando Gesù Cristo li prende a modello, disinganna coloro che, all'opposto, fanno mille eccezioni su tutto. Accecati dalla loro superbia.
Gesù prende i bambini come modello per le proprie parabole, li benedice volentieri, rimprovera gli apostoli seriosamente infastiditi dall'esuberanza dei bambini. Dai bambini dobbiamo prendere esempio, noi discepoli, nel loro modo di aprirsi alla vita. Gesù non ci chiede di avere una fede infantile ma di aprirci ad uno sguardo capace di stupirsi, di accogliere il Regno senza impantanarci nelle nostre mille adulte obiezioni. Il bambino ha come una predisposizione nell'accogliere, nel credere, nel vedere: quante lezioni di vita noi adulti possiamo imparare dai bambini! La fede richiede una serenità che la vita ci toglie col passare degli anni, il diventare cristiani un abbandono nelle braccia di Dio che ricorda molto l'addormentarsi sereno del bambino svezzato in braccio a sua madre.