Originariamente Scritto da
axeUgene
Cono, chi vuole può fare tutto quello che dici; se fosse qualcosa di desiderabile, non ci sarebbe bisogno che tu ne faccia la réclame; e se il matrimonio fosse una condizione appagante, non ci sarebbe bisogno di formalizzarlo, con tanto di obblighi negoziali, che sono il contrario dell'amore, per definizione;
ogni essere umano ha l'anelito spirituale - la parola ti piace tanto, la uso - di essere amato per ciò che è, spontaneamente e senza condizioni; non per il ruolo che promette di interpretare come provider di servizi;
nel matrimonio, questa speranza viene sepolta viva, perché ogni gesto quotidiano è registrato da entrambi sul parametro della conformità alle aspettative, con tutto il carico di ansia, sospetto, controllo, diffidenza per l'autentica personalità e potenziale creativo del partner, che in ogni momento può essere centrifugo;
puoi perdonare quello che ti pare, ma stai comunque propagandando e diffondendo un modello di relazione che istituzionalizza l'infelicità, che inquina l'umore generale; e gli effetti ti ritornano, perché poi ti lamenti che la gente non si sposa e non fa figli; grazie :asd:
il modello che proponi può funzionare, a patto di educare le persone al disprezzo di se stesse e talmente al punto tale da accettarsi menomati prima ancora di aver vissuto, rimuovendo tutto;
ma non è una critica, beninteso; se piace, uno lo fa; è solo la spiegazione ovvia per cui la maggior parte delle persone non può essere appagata da quella condizione, né, potendo scegliere, lo è mai stata, come testimonia tutta la storia di chi poteva darsi una disciplina diversa e avere spazi personali appaganti: aristocratici, alto-borghesi e poi anche persone comuni si sono sempre sposate per circostanza sociale; ma poi hanno sempre fatto gli affarucci propri, e molto alla luce del sole, spesso con ampio riconoscimento e condiscendenza, e non di rado con forme di ufficializzazione dei diversivi.