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Originariamente Scritto da
sandor
si. con la differenza che le donne fottono con chi gli pare "anche" e forse soprattutto da sposate. mentre invece avrebbero dei doveri...
parrebbe il contrario, vista la prostituzione, che è essenzialmente femminile e frequentata da uomini sposati;
resta il - solito - punto della libertà, per cui nel nostro ordinamento si può fare sesso con chi si vuole, purché consenziente e maggiorenne, o comunque capacitato; la cosa può non piacerti, ma in tal caso devi mettere in discussione il principio di libertà, non altre norme;
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no. il giudice ordinario può solo delegare a ciò la corte costituzionale. è diverso.
non è diverso, perché in quel rimando esercita esattamente la facoltà di porre in discussione;
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si. anche sui figli il pater aveva diritto di vita e di morte. perché? perché la famiglia all'epoca come in parte oggi, era la proiezione infinitesima della autorità imperiale. un uomo che avesse una famiglia condivideva i poteri e le responsabilità, nel piccolo, di chi detenesse un qualunque potere o autorità all'interno dello stato. cosa che, ovviamente senza estremizzare, auspicherei fosse anche oggi.
ancora una volta, se vuoi fare questi discorsi è ai fondamenti del sistema che devi guardare; non alla norma sul divorzio, che di quelli è conseguenza; dire che è "ingiusta" è una sciocchezza giuridica;
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ti ripeto: potrebbero, prima di contrarre un vincolo, scegliere l'intensità dello stesso. cioè non proprio il matrimonio ma mettiamo i pacs ecc. poi ovviamente chi si sposa con rito civile e che poi richiede la separazione è, nei riguardi di quest'ultima, probabilmente scoraggiato dai costi di avvocati ecc. questo forse è un bene. ma è abbastanza?
ancora: l'ordinamento, in virtù della nozione di libertà, consente che ci si sposi ed eventualmente si divorzi, se le cose non vanno; e ritiene che una famiglia turbata, litigiosa e rancorosa non sia, di per sé, e per l'educazione dei figli, migliore di una separata come valore sociale;
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no. io non mi permetto di fantasticare sulla legge. e un po' questa tua considerazione mi offende, ma lasciamo stare. allora, l'autorità e la legge sono due cose abbastanza diverse: l'autorità interviene quando qualcuno contravviene alla legge. gli strumenti sono effetto di legge. l'applicazione della legge, almeno nei casi estremi, compete all'autorità. nel divorzio: l'autorità dovrebbe intervenire "prima" che ci scappi il morto, e non solo per quanto riguarda il matrimonio civile, ma anche nel caso, assai più frequente, di convivenze di fatto, cioè prive di tutela legale...questo a parer mio...
ma questo già avviene; però è ovvio che si deve avere notizia di un pericolo, altrimenti dovresti avere un commissario politico per ogni famiglia che sta tutto il giorno a controllare i coniugi;
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mi serve che la legge dica che lo stato è laico.
te lo dice, quando si vieta la discriminazione per motivi religiosi; la conseguenza di questa norma fondamentale è la laicità dello stato;
[quote] una cosa è la tutela negativa altra è quella positiva contenuta in disposizioni espresse. ciò ovviamente non impedisce che l'italia sia uno stato aconfessionale. questo sulla carta. di fatto il legislatore si è guardato bene dal dirlo espressamente perché come ben sai c'abbiamo il vaticano che è mi verrebbe da dire uno stato/ombra rispetto all'italia, che sotto sotto vorrebbe di nuovo quella "para/teocratica" di dc e compagni...[7quote]
no, qui sbagli, ancora una volta perché ragioni da eticista e non hai presente il funzionamento delle democrazie liberali;
queste procedono esattamente per sottrazione di competenze esplicite ed ingerenze dello stato; si vieta l'indesiderato, la discriminazione; non si promuove un desiderato, che si lascia all'apprezzamento dell'individuo; l'unico valore esplicitamente promosso è quello della libertà, paritaria e quguale per tutti;
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carissimo. i principi fondamentali si trovano "formalmente" nei primi 12 artt. cost. il resto è aria fritta. oppure è opera della giurisprudenza costituzionale, quando, come nel caso del matrimonio, non è certa, della disciplina legislativa in merito al divorzio, la sua compatibilità con la costituzione.
appunto, la famiglia è disciplinata al 29;
fondamentale è la libertà, a cui discende il divorzio;
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ok. ti ripeto che personalmente non sono come tu dici, tout court contrario al divorzio. solo però se questo è stabilito "civilmente" e possibilmente senza conseguenze sulla prole.
non capisco; come vuoi disciplinare il divorzio se non tramite il codice civile ?
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ho risolto che innanzitutto il vincolo si scioglie prima, e in modo meno lungo e traumatico. poi che se uno sconsideratamente si unisce a qualcun altro a motivo delle più varie ragioni, non ovviamente eticamente e razionalmente fondate, abbia la possibilità di sciogliere il vincolo con la stessa "libertà" con la quale lo ha contratto.
un vincolo serve sempre e solo per disciplinare determinate circostanze; chi voglia evitare di sposarsi lo può fare; ma questo non può di per sé limitare la libertà di chi, invece, abbia voluto sposarsi e poi si sia trovato in circostanze mutate di relazione, se non in termini di obblighi verso la prole; obblighi che non possono comunque comportare l'annullamento totale del coniuge, perché ciò è contrario allo spirito dell'ordinamento, nei suoi valori fondamentali;
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axe. i principi ci sono. solo non vengono attuati. la libertà come dici tu trova un limite invalicabile nei principi fondamentali, come l'ordine pubblico, la morale pubblica, il buon costume, che così elencati non sono niente, ma che se applicati implicano delle regole da rispettare, degli obblighi di una propria cittadinanza ecc. non siamo delle monadi axe. siamo parte di uno stato e prima ancora di una collettività civile, di una comunità sociale, che ci impongono degli obblighi, che se vogliamo davvero essere cittadini "consapevoli", vanno rispettati.
opinione tua, ma non dell'ordinamento e dei suoi organi, che evidentemente valutano diversamente certe gerarchie di valore;
è non è una questione idiosincratica, di qualche persona particolare;
gli ordinamenti delle liberal-democrazie occidentali sono tutti analoghi su questi temi; che nelle corti costituzionali ci siano giudici progressisti o conservatori, atei o credenti, i risultati sono gli stessi ovunque, perché la dinamica informatrice che definisce le leggi a partire dai principi è quella;
se vuoi trovare altro, devi andare in Iran, Arabia Saudita, Brunei, quelle robe lì...