grazie!!!!!!!!
:wall: ... lo so che "a caval donato" non si dovrebbe... :wall:
Per la serie "Letture di un analfabeta", una cosa mi "stona": la terza struttura "tipo ponteggio". Per me, analfabeta, appare "intrusa".
:lode:
Visualizzazione Stampabile
Credo che l'artista abbia esattamente voluto rappresentare le "dimensioni" così come le hai descritte tu più sopra:
"tipo ponteggio" sono linee che si incontrano (una dimensione)
il secondo oggetto é un piano curvato a 360° (due dimensioni)
mentre il terzo é palesemente un solido (tre dimensioni)
IMHO
:) :ciaociao:
Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato.
(Alice Munro)
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a1522480
:nono:
chi ti ha permesso di fotografare e render pubblica una mia riparazione?
:mmh?:
:clap :clap :clap
Qual è la tua strada amico?
… la strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell’arcobaleno,
la strada dell’imbecille, qualsiasi strada.
È una strada in tutte le direzioni per tutti gli uomini in tutti i modi.
(Jack Kerouac)
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a156fac8
Pensare con gli occhi, argomentare
con la voce: un dialogo tra Debate
e Alfabetizzazione Visiva
Rosa Carnevale, Michele Baldassarre
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
1. Introduzione
La società contemporanea è caratterizzata da una crescente centralità delle immagini.
Fotografie, video e contenuti multimediali costituiscono ormai il linguaggio privilegiato per rappresentare e interpretare la realtà. La condivisione di immagini personali sulle piattaforme digitali, infatti, è diventata un gesto quasi automatico, un’abitudine che scandisce la nostra presenza online. Le foto vengono pubblicate con la speranza di essere viste, riconosciute e, in qualche modo, approvate. Dall’altra parte dello schermo, però, il più delle volte l’attenzione si riduce a un gesto rapido: uno scroll veloce, un like istintivo, un segno di approvazione superficiale che spesso non corrisponde a una vera osservazione o comprensione di ciò che l’immagine racconta (Heiferman, 2012).
Le fotografie diventano così frammenti di visibilità temporanea, testimonianze destinate a scorrere in un flusso inarrestabile di immagini, più che oggetti di autentica relazione o attenzione.
…
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=1736272d680
2. Quadro di riferimento pedagogico
Negli studi moderni sull’argomentazione emerge un progressivo ampliamento del concetto stesso di “argomentare”, che non viene più confinato esclusivamente alla dimensione verbale. Alcuni autori hanno infatti sottolineato come la logica del confronto e della persuasione possa manifestarsi anche attraverso linguaggi e strumenti non linguistici in senso stretto.
Per Hesse (1988) ogni comunicazione produce credenze: ciò significa che anche immagini, gesti o simboli, al di là delle parole, sono in grado di orientare il modo in cui le persone interpretano il mondo. Analogamente Fisher e Filloy (1982) introducono la nozione di “suggestione estetica”, ovvero la capacità dei testi visivi o performativi di suscitare reazioni che, se sottoposte a interpretazione critica, possono trasformarsi in credenze ragionate e condivise.
Altri studiosi hanno esplorato forme particolari di argomentazione visiva o materiale: Medhurst e DeSousa (1981) hanno analizzato la vignetta politica come un vero e proprio sillogismo visivo, capace di condensare in un’immagine un ragionamento implicito e persuasivo.
Sul piano storico, Varga e Kessler (2000) hanno indagato il Medioevo, evidenziando come le immagini fossero usate non solo come strumenti didattici o devozionali, ma persino come evidenze nelle dispute e come argomenti visivi a sostegno di dottrine religiose e filosofiche.
Accanto a queste prospettive più inclusive, esistono tuttavia posizioni più caute. Autori come Perelman e Olbrechts-Tyteca (1969) e, più recentemente, van Eemeren (2004), e i suoi collaboratori, ribadiscono che l’argomentazione, per definizione, richiede linguaggio: i mezzi non verbali possono certamente accompagnare, rafforzare o illustrare un ragionamento, ma non possono sostituirsi al nucleo discorsivo che dà forma all’argomentazione in senso stretto.
In questo dialogo tra approcci si apre un campo fecondo di ricerca: da un lato la forza persuasiva di immagini e simboli; dall’altro, la centralità del linguaggio, elemento irrinunciabile per distinguere l’argomentare dall’agire o dal semplice comunicare.
L' "Arte" (senza fare i pignoli a cercare di spiegare cosa é/sia/sarebbe/dovrebbe-potrebbe essere :mmh?: ) é nella "mano" (in senso lato, generale-metaforico) dell'Autore o nella capoccia del "fruitore", singolo, occasionale, cattedratico o...mercante che sia?
Ed "Il Significato"? Stesso discorso.
Quindi, i Bronzi di Riace, visitati solo da saraghi, alici e guarracini, sono opere d'arte?
E gli scarabocchi di un bebé (per non parlare della popo' nel vasino), per l'occhio di mammasua?
vassapé
Sono convinto che l'arte (fotografia, musica, pittura, scultura...) possa solo essere uno strumento nelle mani di chi vuole esprimere un sentimento, una emozione, una credenza la dove le parole e discorsi non arrivano. Contrariamente a quanto affermano i professori dell'università di Bari, le parole possono essere solo un supporto, ma l'invisibile, il mistero, l'incognito restano fuori dalla logica dei concetti, delle teorie, degli studi empirici. Qui ci arriva, come mediatore, l'arte. IMHO
"... Ad esempio, puoi diventare un pittore semplicemente imparando l'arte;
puoi imparare tutto ciò che può essere insegnato nelle scuole d'arte.
Tu puoi diventare abile e puoi dipingere bellissime immagini,
tu puoi anche diventare una figura rinomata nel mondo.
Nessuno sarà in grado di riconoscere che questa è solo tecnica,
ma tu avrai sempre presente che questa è solo una tecnica.
(OSHO – E i fiori piovvero)
(Giá citato qualche post più sopra)
:) :ciaociao:
In effetti era una giornata con un alto tasso di umidità e ho schiarito le immagini per togliere, almeno in parte, l'effetto nebbia.
Un bonus per te:
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a1574500
Grazie!
la rete di parallele continue (orizzontali) che incrociano le parallele verticali spezzate, danno la profondità che dà forza alla mandria, nella simmetria triangolare col grande albero: affascinante!
(si, cambiero' "fornitore", si)
No, I won't be afraid
Oh, I won't be afraid
Just as long as you stand
Stand by me
Ben King / Jerry Leiber / Mike Stoller
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=1786514faa8
Bonus per te :) :ciaociao:
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a14fea30
“Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri,
dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi,
più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore,
lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare,
ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto,
portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare,
l'immenso edificio del ricordo.”
(Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto)
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a153fd28
Bellissime, sia la citazione che la foto.:love:
Un bonus anche per te :) :ciaociao:
https://fotospass-blende8.de/.cm4all...?_=170a14ff9d0
Molto fascinosa, grazie!
"Non amo la saggezza, preferisco la follia, non quella che si subisce, ma quella con cui si danza”.
King, non so chi sia l’autore di questa specie di aforisma, forse ti può essere utile come didascalia nelle tue foto di balli sufi :grin:
La frase evidenzia la tensione tra ordine e caos, tra contemplazione e vita vissuta.
La saggezza tende a fermare, a contenere, a misurare. La follia invece apre, espande, rischia. Forse è proprio lì che nasce la danza: nell’eccesso.
Sembra quasi un manifesto esistenziale: la saggezza come immobilità, come quiete che ricorda la morte; la follia invece come movimento, come danza, come energia vitale che rompe gli schemi. È un ribaltamento interessante: non la follia passiva, quella che si subisce, ma la follia attiva, scelta, creativa — quella che diventa arte e libertà.
Questo pensiero evoca Nietzsche e il suo elogio del dionisiaco (vedi “La visione dionisiaca del mondo”), oppure lo scrittore e attore francese Antonin Artaud, con la sua idea di teatro come follia.
:nyuppi:
Caro doxa, grazie per lo stimolo.
In effetti il tema della follia ricorre spesso nel sufismo, alcuni ordini lo hanno eletto a stile di vita oltre i limiti dell’ortodossia.
In genere si tratta della follia generata dallo stato di ebrezza nel momento dell’estasi mistica dove la danza può essere il catalizzatore o semplicemente l’espressione di questo stato.
Un tema molto vasto che ha coinvolto, per un verso o per l’altro, personaggi di primissimo ordine, fra i quali Al-Ḥallaj Mansur, ʿAbd al-Qādir al-Dschīlānī, ma anche il più noto in occidente Jalaluddin Rumi.
In effetti ho in archivio una lunga serie di “dervisci danzanti” che però non posso pubblicare nel formato mio solito per motivi tecnici, mi riprometto di lavorarci su nei prossimi giorni.
Intanto ti lascio un piccolo stralcio di Rumi preso in rete.
https://www.youtube.com/watch?v=QAZy...&start_radio=1