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Sapete perche', sempre di piu', la depressione stà diventando una malattia cronica della nostra società? appunto perche' si e' perso il senso della vita, dello stare al mondo....il senso delle cose ultime, vere, profonde. Se fosse vero cio' che dice Volperossa, che siamo al mondo per puro caso, non considerereste assurde le vite di persone come Gandhi, come Martin Luther King, come Woytila, come Francesco d'Assisi, come Buddha, come Maometto, come Mose', come Madre Teresa......non li considerereste tutti quanti pazzi visionari?
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[FONT="Comic Sans MS"]Io li considererei, pi
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Citazione:
Originariamente Scritto da
erestor
Personalmente non credo molto nel GIUDIZIO DI DIO! Dio va aldilà della comprensione della mente umana e non credo che ragioni in termini di premi-punizioni! Ognuno vive la propria vita come meglio crede; alla fine nella vita, in QUESTA vita, si raccoglie ciò che si semina! Quello che succede dopo, lo scopriremo al momento opportuno!
Secondo me invece chi ha più grana compra più grano e semina meglio, senza fatica, o peggio, dipende da come si guarda, di chi ha meno grana, e chi ne ha molta di grana può sfamare migliaia di persone in un solo giorno, ma chi la grana non l'ha è destinato o a dipendere da qualcuno o a morire di stenti e privazioni.
Il denaro in una società di disuguali va benissimo per aumentare la disuguaglianza, ma se nel meccanismo ci finiscono anche i miseri, così che il loro destino sarà morire di fame.
Non mi sembra giusto speculare sul grano, sul pane, sul cibo più a buon mercato e che permette di vivere degnamente e morire degnamente.
Anche al tempo dei cesari Roma ha vissuto il dramma del pane; sfamare un milione di persone quando la popolazione europea era di diciassette milioni di esseri di derivazione umana e disumana:asd: non era cosa da poco; tagliare le comunicazioni produttive o annate di carestia era il peggior nemico di Roma.
Se invece pensassimo ad una società senza grana il mondo sognato da Gesù potrebbe realizzarsi in parte automaticamente.
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Ce n'è una più difficile che dice :" Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te"
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[QUOTE=tresor;996681]Perch
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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Lo Shemah, in due parole! :)
Non conosco il termine Shemah, puoi spiegarmelo?
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Tutti gli ebrei conoscevano la preghiera che erano tenuti a recitare tre volte al giorno e che prendeva il nome dalla prima parola: Shemah (“Ascolta!”). Era composta da tre passi biblici cuciti assieme, presi dal libro di Deuteronomio (6,4-9; 11,13-21) e dal libro dei Numeri (15,37-41). Nella parte iniziale diceva così: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo: tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze” (Dt 6,4-9). Gesù, da buon ebreo, la ricordava benissimo, tanto che la richiama esplicitamente nella sua risposta. Forse il fariseo si aspettava che Gesù dicesse che il primo comandamento era quello di recitare ogni giorno lo Shemah o di osservare il riposo del sabato frequentando la sinagoga. In tal caso non saremmo molto lontani dalla pietà popolare cristiana di qualche anno fa, quando pregare e osservare la festa erano le cose più importanti inculcate.
Gesù risponde invece che il precetto più importante non è pregare, ma amare, perché la preghiera senza l’amore è vuota. Aveva messo questa esigenza al centro del Discorso della montagna quando aveva detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (5,48). Non intendeva dire che il cristiano deve imitare le perfezioni infinite di Dio come l’onnipotenza, l’onniscienza, l’onnipresenza. Oltre che impossibile, sarebbe assurdo e mostruoso. Voleva dire di imitare la perfezione di Dio nell’amare, per essere “figli del Padre che è nei cieli” il quale non ha nemici, e “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni” (5,45ss). La risposta sorprendente e assolutamente originale di Gesù sta nel mettere insieme, sullo stesso piano, l’amore di Dio e del prossimo, dopo aver ridefinito il concetto di “prossimo”. Al primo posto c’è l’amore per Dio che deve essere al centro della vita di ogni credente. Gesù formula questa esigenza con le parole stesse della preghiera ebraica citata sopra. Tira in campo perciò le tre energie spirituali dell’uomo: il cuore, l’anima, la mente, cioè i sentimenti, la volontà, l’intelligenza. Ciò gli serve per far capire che l’uomo deve amare Dio con tutto se stesso, con tutte le sue risorse e le sue capacità, mettendo Lui al primo posto nella vita. Nulla può essere preferito a Dio, né padre, né madre, né moglie, né figli, né tanto meno il lavoro e il guadagno, la carriera e il divertimento (10,37). Questo non vuol dire disumanizzarsi, uscire dal mondo e vivere in un altro pianeta. Gesù non era un idealista disincarnato, sapeva che l’uomo ha estremo bisogno di quei sentimenti umani che lo legano alla famiglia e alla società. Perciò sottolinea subito che, accanto a questo dovere primario di amare Dio, ce n’è un altro di pari valore, ugualmente importante: “Il secondo (comandamento) è uguale (òmoios) a quello: amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questa stretta connessione ha per Gesù un valore fondamentale: da essa dipende l’intera rivelazione di Dio (Legge e Profeti), tutto il suo Vangelo.
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