Chiamata senza risposta
(One Missed Call)
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Un film di Eric Valette. Con Edward Burns, Shannyn Sossamon, Ray Wise, Azura Skye, Ana Claudia Talancón, Johnny Lewis. Genere Horror, colore 87 minuti. - Produzione Giappone, USA, Germania 2008. - Distribuzione Warner Bros Italia - [Uscita nelle sale mercoledì 4 giugno 2008]
Trama: Un telefono squilla con una suoneria non sua, una chiamata perduta indica l'orario della tua morte e un messaggio della segreteria ti dice quali saranno le tue ultime azioni e parole. Quando la cosa avviene, si capisce che non sono solo leggende metropolitane. Per un gruppo di giovani è iniziato un incubo che sembra essere senza fine, e neppure rivolgersi alla polizia serve a qualcosa. Come potranno sventare la minaccia il gruppo di terrorizzati ragazzi ? Intanto controllate bene i messaggi perchè non si sa mai che la prossima volta possa toccare a voi ...
Commento: E'davvero difficile riuscire a scrivere qualcosa di diverso dal solito o di decente quando ci si trova di fronte a film tanto poveri e che derivano da originali orientali, potremmo dirvi di prendere la recente recensione di The eye con Jessica Alba, cambiare il titolo e il nome di protagonisti ed attori e il risultato è servito.
Tra l'altro in questo remake di The Call di Takashi Miike non c'è neppure il trito schemino dell'attrice famosa e formosa, l'unico attore minimamente sentito è Edward Burns, l'avete visto l'ultima volta in 27 volte in bianco, che fa il poliziotto annoiato dall'indagine e del tutto insipido caratterialmente, che chiede alla esoterica minaccia telefonica solo di ammazzarlo il più presto possibile per intascare il denaro del compenso e sparire.
Gli altri sono tutti il solito stereotipo di ragazzi bene casa/college/amiche/festini sexy che grazie ai loro cellulari ultima generazione trendy ora rischiano la vita per colpa di una maledizione indegna che li colpisce nonostante abbiano pagato la ricarica. E questo decisamente non è giusto : nei film non c'è mai campo, in questo ce ne è anche troppo, la telefonata maledetta arriva sempre e comunque. Il regista è Eric Vallette, un francese alla prima prova, chiamato a fare lo yes man senza nessuna fantasia, con inquadrature scolastiche per lo più copiate dall'originale (io parlerei in molti casi di fotocopia e non remake).
Cerchiamo di riassumere il contenuto di questa controfigura di trama : un telefono cellulare ha chiamato dopo la morte del suo proprietario un altra persona. Nella segretaria c'è un messaggio con delle parole apparentemente senza senso, ma quelle sono le ultime parole che dirà la prossima vittima, lasciando cadere una caramella rossa dalla bocca dopo la morte. La catena prosegue con le fortunate vittime (che così possono uscire dal film non lordandosi oltre con la loro presenza) fino alla dura e tosta liceale che resiste alla minaccia (senza neppure spogliarsi, manco quello ci concedono) con un piglio studiato sui banchi di scuola della difesa perfetta dalle maledizioni da cellulare.
In mezzo un cellular-esorcismo (quando dice "io ti espello da questo cellulare!" c'è da morir dal ridere, unico inopinato punto valido del film) e tante frasi fatte, il ricorso al gestore telefonico, la rottura inutile del totem elettronico con dolore, visto che dobbiamo farne a meno ma quasi meglio la morte.
Già il film di Miike era un prodotto monetario su commissione lontano dai picchi autoriali del bravo e acclamato autore orientale, ma almeno dosava benissimo i tempi della paura, aveva una feroce critica contro la televisione e il massicccio uso dei cellulari senza i quali siamo perduti, era girato bene e poteva essere piacevole nel genere (ne fecero pure un seguito privo di senso e valore). Questa americanata insulsa davvero perde ogni cosa : l'effetto sorpresa non c'è anche se non si è visto l'originale, i personaggi sono antipatici, la produzione mette qualche character orientale (la poliziotta e qualche comparsa) per ricondurre, quando Miike stesso vorrebbe che ne stiano ben alla larga da lui se non per il pagamento dei diritti, gli effetti splatter risibili e limitatissimi.
Ci mettono dentro pure le bambine (bionde, belle e americane, ovvio) non tenendo conto che i tratti infantili giapponesi in una certa guisa sono molto più inquietanti di quelli occidentali, in una teoria di violenza infantile inaspettata che dovrebbe sconvolgere tanto è pesante come argomento, spiegatelo al regista che dovrebbe anche saperlo girare in un certo modo e non solo con un cappuccio e un coltellaccio per renderlo emozionale e penetrante (aspettatevi poi le camminate ectoplasmiche a scomparsa e vibrazione che hanno ormai raggiunto e superato ogni limite di sopportazione).
Ancora una volta dobbiamo arrenderci al fato e dire che finchè questi degenerate derivazioni saranno recepite dagli spettatori dovremo vederle in cartellone. La colpa, ci duole dirlo, è solo di questo.
In definitiva un film pessimo sotto ogni punto di vista, talmente orrendo da far rimpiangere gli 87 minuti di esistenza passati inutilmente, pagando un costo che ci meritiamo se lo vediamo, in quanto talmente scontato d'origine e che una semplice veloce lettura sul web avrebbe evitato, facendoci rendere conto che l'unico merito che ha il film è il curioso manifesto.
Certo, sempre meglio poi una lettura che una telefonata ...