E' un ottimo obiettivo, Regina!
Oggi giornata uggiosa e umida. Ma soprattutto lunga.
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E' un ottimo obiettivo, Regina!
Oggi giornata uggiosa e umida. Ma soprattutto lunga.
Buon novembre a tutti!
Gli uccelli cantano cmq pero’
Oggi il bimbo del piano di sopra sta dando abbastanza i numeri
La gioia :v
Ancora un appunto sulla torta ed il caffè Sacher a Trieste ed i motivi del suo successo, radicati nella storia della città, come ci illustra in un editoriale lo scrittore Diego Marani.
Lo pubblico perché magari qualcuno non potrebbe capirli, dal di fuori.
La geopolitica della Sacher: il ritorno all’Austria felix attraverso una fetta di torta
Dietro alla corsa dei triestini ad accaparrarsi la torta del nuovo caffè viennese aperto a Trieste lo scrittore Marani legge il desiderio di ricreare l’impero, liberandosi dall’italianità mal sopportata
DIEGO MARANI
06 Giugno 2023
Aggiornato alle 16:12
3 minuti di lettura
Una delle Sachertorte esposte in vetrina a Trieste (Lasorte)
TRIESTE Appena arrivata a Trieste, la Sachertorte già divide e suscita una di quelle tipiche risse d’opinione che periodicamente si scatenano nella città più levantina dell’estinto impero asburgico e più asburgica della repubblica italiana. Quel che si è detto e scritto sulla Linea Aerea Decaposto, meglio nota come Ovovia, o sulle peripezie della Triestina ultima fra gli ultimi, rischia di diventare risibile al confronto della polemica sulla Sachertorte il cui prezzo elevato ha indignato i numerosi avventori che ai primi di giugno si sono scagliati come un sol uomo nei locali del Caffè Sacher di Via Dante fino ad esaurirne le scorte.
Strano argomento quello del caro-torta, per una città di gaudenti ed edonisti che non lesinano certo nelle spese di piacere. Da Capodistria a Corfù, i ristoratori si sfregano le mani quando sentono arrivare una comitiva di triestini. Ma tant’è, gente che paga senza batter ciglio 45 euro per un ceviche all’Harrys Piccolo, gli 8,9 euro per una fetta di Sacher no, non riesce proprio a digerirli. E il sindaco Dipiazza ha un bel predicare l’ovvietà che chi non ha i soldi può sempre guardarsela e basta la fetta di Sacher, come si guarda una Ferrari che non ci si può permettere.
Il fatto è che in realtà qui non si sta parlando di torte. Qui c’è in ballo ben di più. In quella fetta al cioccolato i triestini si aspettavano la liberazione da tutti i loro mali, la redenzione dall’italianità stracciona in cui sono precipitati ormai più di un secolo fa con la sconfitta degli inventori della Sachertorte e da cui non si sono più risollevati. In fin dei conti perfino la guarigione dalla loro triestinità, quel male invisibile, che si manifesta come una malinconia, una vanità, una tonalità dell’abbronzatura, mai troppa mai poca, un parlare da soli nel vento, un inveire perpetuo contro tutto quello che non è triestino.
La Sachertorte doveva essere la pozione magica che li avrebbe infine resi felici, meno scontrosi, meno arrabbiati col mondo, nuovamente austriaci, di quell’Austria così immaginaria che non è neppure nei libri e che i triestini sognano come un paradiso perduto. Laddove non arriva la geopolitica talvolta ci arriva una glassa al cioccolato e come sono caduti i confini di Slovenia e Croazia, perché non può cadere quel confine interiore che ha sempre fatto i triestini stranieri ovunque, in Austria come in Italia? Adesso che i pronipoti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo ridiscendono in Audi con orgogliosa sicurezza le valli che i loro bisnonni avevano risalito in disordine e senza speranza, stavolta per comperarci casa a Trieste e venirci in vacanza, i triestini sognano un ritorno dell’Austria Felix, una rincarnata principessa Sissi che con un bacio al cioccolato li trasformi da rospi in principi, loro da più di un secolo dannati a un’italianità di recupero.
E se l’Austria torna ad abbracciare il suo più grande porto, come può essere che la Sachertorte costi un occhio della testa? No, la Sacher è del popolo e va distribuita gratis, come il pane dopo la rivoluzione, come i sacchi di riso dell’ONU nelle terre colpite dalla carestia, come l’ostia in chiesa. Devono essere i marinai della Kriegsmarine sbarcati al molo Audace a ribobinare la storia e andare incontro alla gente con una fetta di Sacher in mano e allegramente dilagare, coi mustacchi sporchi di cioccolata, nelle strade e nelle piazze della ritrovata Trieste, infine riunita alla madrepatria. A prezzo politico e calmierato, la Sacher deve diventare uno dei prodotti del paniere che misura l’inflazione, un’unità di misura del benessere di una città, della felicità individuale, su una scala da uno a cinque. Cinque Sacher come un hotel cinque stelle. Come stai oggi? Tre Sacher!
Ma chissà se l’Austria non stia davvero lanciando una diplomazia della Sachertorte e non voglia davvero riconquistarsi il suo impero a suon di dessert? Un Drang nach Osten a suon di cioccolata, un Sachentorteraum, insomma. Magari a Tito sarebbe andata meglio se invece del IX corpo d’armata avesse mandato in città una catena di Kava Baklava. Con la neonata geopolitica del dessert anche paesi insignificanti possono spianarsi la via a sconfinate conquiste e nuove, inaudite statalità possono nascere dal nulla con la sola forza dello zucchero candito. Ci hanno mai pensato in Carso a lanciare un’offensiva di “zavate” con la crema o di “strucoli in straza”? Dal Mura all’Isonzo, dalla Drava al Leita, Opicina allora potrebbe diventare la capitale di una nuova repubblica transfrontaliera, quella forse che ci è sempre mancata, la Sladoslavia.
Quindi cioccolato fa bene all' umore....mettiamo la Sacher nei nostri cannoni....se proprio proprio si vuole combattere una guerra anche qui per riunirsi all' antico impero austriaco...:DCitazione:
La Sachertorte doveva essere la pozione magica che li avrebbe infine resi felici, meno scontrosi, meno arrabbiati col mondo, nuovamente austriaci, di quell’Austria così immaginaria che non è neppure nei libri e che i triestini sognano come un paradiso perduto. Lad
La riunione incombe, l'emicrania pure. Due cose che, tendenzialmente, insieme non stanno proprio benissimo.
:wall:
Perchè a Verona non si trovano più le sigarette di contrabbando???
Devo tirare le orecchie a qualche mio ex collega :v
Ora si sono aggiunti anche i bruciori di stomaco. Ma che bella giornatina!
Certe volte è meglio vivere poco ma bene, che tanto e male...
:rotfl:
Beh, ma Trieste è stata austriaca per secoli e secoli e secoli... la cultura del sì, del da e del ja...;)
:approved:
Originale viennese, tra l'altro!
:approved:
La torta viennese mi piace...
Folle mi dici una peculiarità austriaca, italiana e slovena che potremmo trovare in voi (ex) asburgici? :D
Io di italiano ho la faccia di bronzo e l'intraprendenza, di greco, la fierezza, ma soprattutto la bellezza, di siciliano ho il concetto di sacralità dell'ospite e la galanteria verso le donne, tutte, indistintamente in stile puparo, hai presente l'orlando furioso? :D
Sono arrivata a letto e tra poco dormo
Buonanotte :v