Rimane a questo punto un dubbio ancora.
Finchè il sig. Irving diffonde le sue tesi nell'ambito accademico o pubblicando i suoi libri, nessun dubbio che eserciti un sacrosanto diritto di manifestazione del pensiero non soggetto ad alcuna limitazione.
Nel momento in cui lo fa nell'ambito di un raduno neonazista le cose cambiano, i suoi intelocutori non sono, infatti, interessati all'aspetto scientifico delle sue tesi storiche, cercano unicamente carburante per alimentare il loro odio razziale, in tale contesto anche una tesi storica può diventare uno strumento idoneo ad incitare al compimento di atti criminosi.
Nel contesto in cui la diffusione delle idee avviene, io vedo un reale pericolo, seppur in fieri, di concrete azioni criminali.
Mi rendo altrettanto conto che legalmente sarebbe impossibile imputare al sig. Irving un fatto preciso e concreto......per cui.....vigilare si, reprimere no...