Originariamente Scritto da
axeUgene
perché banalizzare e superficialità, rispetto a quale standard ? e, soprattutto, fondato su cosa ?
se provi ad esporre una tesi - si dovrebbe fare così e cosà, per questo e quest'altro motivo, finalizzato a... - forse si capisce meglio;
ecco, no davvero; una relazione non è uno scambio; o meglio, per la mia morale non dovrebbe esserlo, perché lo scambio è psicologicamente sempre di qualcosa di oggettuale, quantificabile;
mi rendo conto che in perfetta buona fede associ l'impegno e la fatica ad un valore positivo; ma, in questo caso, è una trappola malefica; prova ad immaginare la scena:
dopo un po' di corteggiamento e frequentazione, una ragazza accetta di salire a casa libera di un ragazzo; sul più bello, per una sensazione sgradevole o un dubbio qualsiasi, la ragazza cambia idea; il ragazzo, ovviamente è deluso;
ora, un figlio come piacerebbe a me, sarebbe ferito dal rifiuto, ma la sua reazione di orgoglio e autostima dovrebbe produrre un effetto speculare: se non vuole, non voglio nemmeno io, perché la mia gratificazione è il suo desiderio e piacere;
a me, se una non manifesta attivamente, nemmeno mi si rizza, ed ero così anche a 20 anni; per questo non posso concepire la seduzione come attività diretta al far cambiare idea facendo fatica, quindi ricorrendo ad un artificio;
ma un ragazzo educato a lavorare e impegnarsi, fare fatica, si convince - giustamente - che il lavoro e l'impegno devono produrre un corrispettivo, una remunerazione; ma nelle relazioni non è così, perché nulla è dovuto e nulla dovrebbe essere acquisibile, nemmeno nell'immaginario; quel ragazzo, così, si sentirà defraudato di qualcosa che ha assunto come "suo", dovuto, in quanto si è impegnato ed è arrivato ad un passo;
non è affatto detto che scatti una violenza o un'insistenza inopportuna; ma la percezione del contesto di quel ragazzo è tutta sballata, e la ragazza verrà giudicata come inadempiente, una fregatura, una rizzacazzi, ecc... perché quel ragazzo ha oggettualizzato il suo possesso, e non immaginato un sì, lo voglio come prima essenziale gratificazione;
ma tutto questo dovrebbe esserci a prescindere, è ovvio; potendo - perché per i ragazzi è tutto molto complicato - si dovrebbero frequentare persone che ci piacciono, per la loro compagnia e se il piacere è corrisposto;
la situazione di avere rapporti cambiando continuamente partner non è comune per nessuno; ma è molto comune, quasi la regola, l'inganno, a se stessi e agli altri, sulle proprie aspettative, con gli strascichi di ferite, delusioni, rancori e violenze, anche tra brave persone che a freddo e consapevolmente non vorrebbero mai trovarsi in quelle circostanze;
perciò, io più che preoccuparmi di figli eventualmente edonisti e libertini - presumibilmente anche poco rompicoglioni e giudici dei caxxi altrui, quindi più spesso amati e popolari - vorrei evitare loro nella misura del possibile proprio quell'immaginario per cui la frequentazione e la compagni di una persona smette di essere importante come relazione, ma per ciò che ci si è proiettato e individuato come un bene, un oggetto che deve essere disponibile.