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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Ieri sera abbiamo visto Alberto Angela raccontare i particolari dell'esplosione atomica di Hiroshima: raccapricciante Arcobaleno!
Come può l'uomo, essere arrivato a tanto?
Non ho visto la trasmissione, perché vengono descritti fatti orribili realmente accaduti.
Comunque, la seconda guerra mondiale fu eccezionalmente stragista nel suo complesso. Porre fine a tale massacro con due stragi eccezionali, come la cancellazione di due città giapponesi, fu un errore? O fu un errore appoggiare le mire espansionistiche del re del Giappone? E appoggiare le mire espansionistiche di Hitler e Mussolini? E oggi quelle di Putin e di Trump, che vorrebbe la Groenlandia e il canale di Panama, anche a costo di utilizzare l'esercito?
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La gente semplice anela la pace, ma chi detiene le leve del potere vuole la guerra...
"Troppo ho dimorato
con chi detesta la pace.
Io sono per la pace, ma quando ne parlo,
essi vogliono la guerra..."
Salmo 119
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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
La gente semplice anela la pace, ma chi detiene le leve del potere vuole la guerra...
"Troppo ho dimorato
con chi detesta la pace.
Io sono per la pace, ma quando ne parlo,
essi vogliono la guerra..."
Salmo 119
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Trovare il tempo per pregare e Dio troverà il tempo per rispondere — Ogni richiesta fervente fatta con grazia e forza avrà risposta. Chiedete a Dio di fare per voi quelle cose che voi non potete fare da soli. Raccontate ogni cosa a Gesù. Esponete apertamente davanti a Lui i segreti del vostro cuore, perché il suo occhio scruta i recessi più intimi della vostra anima e legge i vostri pensieri, come un libro aperto. Dopo aver chiesto per le cose che sono necessarie per il bene della vostra anima, credete che le riceverete. Accettate i Suoi doni con tutto il cuore, perché Gesù è morto affinché voi possediate i tesori del cielo e infine dimorare con gli angeli celesti nel regno di Dio. Se troverete voce e tempo per pregare, Dio troverà tempo e voce per rispondere. — My Life Today, 16
Pregate, credete e rallegratevi. Cantate le lodi a Dio, perché Egli ha risposto alle vostre preghiere. Prendetelo in parola. Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha fatto le promesse. (Ebrei 10:23) Nessuna supplica sincera è perduta. Il canale è sempre aperto . . . . la corrente scorre, portando con sé proprietà curative, ristabilendo la vita, la salute e la salvezza. — Testimonies for the Church, vol.7, 274
Condizioni affinché la preghiera sia esaudita — Dio ascolta e risponde alle nostre preghiere, ma a certe condizioni. Una delle più importanti consiste nel sentire il bisogno di essere aiutati da Dio. Egli ha promesso: “Io spanderò delle acque sul suolo assetato e dei ruscelli sulla terra arida.” (Isaia 44:3) Coloro che hanno fame di giustizia divina, che a differenza di chi non è sensibile all’influsso dello Spirito, desiderano ardentemente Dio, saranno sicuramente esauditi e riceveranno le benedizioni divine. Il nostro stato di grande bisogno è un forte argomento a nostro favore. Dobbiamo ricercare Colui che ci dà ciò di cui necessitiamo. Egli, infatti, dice: Chiedete e vi sarà dato; Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio. . . come non vi donerà Egli ancora tutte le cose con Lui? (Matteo 7:7; Romani 8:32) Mentre la preghiera del pentito, di chi è rattristato per i propri errori, viene sempre accettata; chi nasconde un proprio peccato o ha un debole per le proprie iniquità, non sarà ascoltato dal Signore. Potremo credere che il Signore risponderà alle nostre preghiere, quando avremo rimediato a tutti i torti conosciuti, pur sapendo che i nostri meriti non ci assicureranno mai il favore di Dio, perché è solo in virtù di Gesù che siamo salvati. Solo il Suo sangue ci purifica. Tuttavia dobbiamo conformarci alle condizioni della sua grazia. Un altro aspetto importante della preghiera è la fede. “Ma nessuno può essere gradito a Dio se non ha la fede. Infatti, chi si avvicina a Dio deve credere che Dio esiste e ricompensa quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6). Gesù disse ai discepoli: “Tutto quello che domanderete nella preghiera, abbiate fiducia di ottenerlo e vi sarà dato” (Marco 11:24). Perché non prendiamo Gesù in parola? È una grande promessa, senza limiti e margini di incertezza. Anche se nel momento in cui preghiamo non riceviamo esattamente ciò che abbiamo chiesto, dobbiamo continuare a credere che il Signore ci ascolta e risponderà alla nostra preghiera. A volte siamo così miopi che chiediamo qualcosa che non è opportuno. In questo caso il Padre dimostra il suo interessamento, concedendoci tutto ciò che è per il nostro bene, quello che noi stessi chiederemmo, se fossimo più uniti a lui e potessimo valutare meglio le realtà spirituali. Se ci sembra che le nostre preghiere non siano state esaudite, non perdiamo fiducia nelle promesse divine, perché la risposta verrà e riceveremo l’aiuto necessario; ma se pretendiamo di ottenere sempre ed esattamente tutto ciò che abbiamo chiesto in preghiera, pecchiamo di presunzione. Dio è troppo saggio per sbagliarsi e troppo buono per rifiutare qualsiasi benedizione a coloro che si comportano correttamente. Anche se le vostre preghiere non sono immediatamente esaudite, continuate ad aver fiducia in lui, ricordando questa promessa: “Chiedete e riceverete...” (Matteo 7:7) Se date troppa importanza ai vostri dubbi e alle vostre preoccupazioni, e cercate di capire razionalmente tutto ciò che non potete comprendere pienamente, senza l’aiuto della fede, le vostre perplessità si moltiplicheranno e diventeranno più profonde. Ma se ci rivolgiamo a Dio consapevoli del nostro stato di debolezza e dipendenza, e con umiltà e fiducia presentiamo le nostre necessità a colui che vede, conosce e regna con potenza su tutto l’universo, egli ascolterà il nostro grido e ci incoraggerà. La preghiera sincera ci unisce alla sua mente infinita. Il Signore può rivolgersi a noi con amore e compassione, anche se in quel momento non lo avvertiamo in maniera evidente, anche se a volte non sentiamo la sua mano, che con dolcezza si posa su noi per benedirci. Quando ci rivolgiamo a Dio, per chiedergli di aver pietà di noi e benedirci, dovremmo essere animati dall’amore e dal desiderio di perdonare; come possiamo dire: “Perdona le nostre offese come noi perdoniamo chi ci ha offeso” (Matteo 6:12), se non siamo disposti a perdonare? Se vogliamo che la nostra preghiera sia ascoltata, dobbiamo perdonare gli altri esattamente come speriamo di essere perdonati. Un’altra condizione che rende valida la preghiera è la perseveranza. Se vogliamo che la nostra fede e la nostra esperienza aumentino, dobbiamo pregare sempre, essere “allegri nella speranza, pazienti nelle tribolazioni, perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12); “Pregate senza stancarvi e non dimenticate mai di ringraziare Dio” (Colossesi 4:2). L’apostolo Pietro esorta i credenti a essere: “... giudiziosi e sempre pronti alla preghiera” (1Pietro 4:7); e l’apostolo Paolo aggiunge: “Non angustiatevi di nulla, ma rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo” (Filippesi 4:6). “Ma voi diletti” dice l’apostolo Giuda “continuate a costruire la vostra vita sulle fondamenta della vostra santissima fede. Pregate con la potenza dello Spirito Santo” (Giuda 1:20). — Steps to Christ, 95-97
Se rendiamo a Lui solo un’obbedienza parziale e tiepida, le Sue promesse non si compiranno in noi. — Ministry of Healing, 227
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"Il cielo era così stellato che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva se sotto un cielo così potessero vivere uomini senza pace."
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche
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La preghiera non serve a nulla se la vita non concorda con essa — Noi dobbiamo pregare e vegliare sempre, affinché non ci sia alcuna contraddizione nella nostra vita. Non dobbiamo negligere nel mostrare agli altri che comprendiamo che vegliare e pregare significa vivere le nostre preghiere davanti a Dio e che Egli può risponderci. — Selected Messages, book. 1, 116, 117
L’infedeltà nell’amministrazione può essere causa di preghiera senza risposta — Quel Dio che ci elargisce ogni tipo di benedizioni chiede una certa parte di tutto ciò che possediamo, per sostenere la predicazione del Vangelo. Nel restituire questa parte a Dio, dimostriamo il nostro apprezzamento per i Suoi doni. Egli è il Signore di tutto: come possiamo pretendere le sue benedizioni, se gli neghiamo il nostro contributo? Se siamo amministratori infedeli dei beni terreni, come possiamo aspettarci che ci affidi quelli celesti? Potrebbe essere proprio questo nostro atteggiamento la pietra d’inciampo delle preghiere non esaudite. — Christ’s Object Lessons,
Pregare non significare dare ordini a Dio — Noi sappiamo che il Signore ascolta le nostre richieste e le esaudisce, secondo la Sua volontà. Le nostre petizioni non devono avere una forma d’imposizione ma d’intercessione, affinché Lui faccia le cose che desideriamo che faccia. — Testimonies for the Church, vol. 2, 149
Generalmente tutti noi desideriamo ricevere risposte immediate alle nostre preghiere e siamo tentati allo scoraggiamento, quando la risposta è in ritardo o se viene in una forma inaspettata. Ma Dio è troppo saggio e buono, per rispondere alle nostre preghiere proprio nel modo e nel momento che desideriamo. Egli vuole per noi molto di più dell’esaudimento di tutti i nostri desideri. Dobbiamo avere fiducia nella sua saggezza e nel suo amore, e quindi non chiedergli semplicemente ciò che vorremmo, ma cercare di capire i suoi piani e realizzarli. Dovremmo annullare nella sua volontà i nostri desideri e i nostri interessi. Le esperienze che mettono alla prova la nostra fede ci fanno del bene; possiamo renderci conto se la nostra fede è autentica, sincera e basata sulla Parola di Dio o se, dipendendo dalle circostanze, risulta incerta e instabile. La fede si rafforza esercitandola. È importante sviluppare la pazienza, ricordando che nelle Sacre Scritture si possono trovare promesse straordinarie, per coloro che confidano in Dio. — Ministry of Healing 230, 231
Mentre lei pregava nella sua afflizione per la pace in Cristo, una nube sembrava oscurare la sua mente. Il riposo e la pace non venivano come lei sperava. A volte la sua fede sembrava essere messa alla prova tenacemente. E mentre lei rifletteva sulla sua vita passata, vedeva tristezza e disillusione; guardando al futuro, vedeva solo incertezze. Allora la mano divina la guidò meravigliosamente verso la croce, per insegnarle che Dio era l’unico remuneratore di coloro che lo cercano diligentemente. Chi chiede correttamente, riceverà. Chi cerca con fede, troverà. Ogni esperienza ottenuta nella fornace dell’afflizione vale più di tutti i disagi e i dolori che causa. Le preghiere che lei ha innalzato in solitudine, nella stanchezza e nella prova, furono udite e risposte da Dio, nella misura in cui lei le ha potute sopportare. Lei non aveva una visione chiara e corretta, riguardo i suoi fratelli, né tantomeno lei stesso si vedeva in una luce corretta. Ma nella sua provvidenza Dio rispose alle sue preghiere, offerte nell’angoscia, per salvarla e affinché il Suo nome fosse glorificato. Non conoscendo se stesso, lei ha chiesto cose che non erano per il suo bene. Dio, comunque, ha ascoltato le sue preghiere sincere e tuttavia la benedizione concessa è stata molto diversa da quella che lei si aspettava. Nella Sua provvidenza, Dio ha deciso di metterla in relazione direttamente con la sua chiesa, affinché confidi meno in se stesso e di più in quelli che Lui sta guidando, per il progresso della sua opera. Dio ascolta ogni preghiera sincera. — Testimonies for the Church, vol. 3, 415, 416
Dio risponde alla preghiera secondo i Suoi tempi — Durante tutta la sua vita coniugale, Zaccaria aveva pregato, chiedendo un figlio. Lui e sua moglie erano ormai vecchi e ancora la loro preghiera era rimasta senza risposta. Ma nessuno dei due mormorò. Dio non si era dimenticato. Egli attendeva il momento opportuno, per rispondere a questa preghiera, e quando il caso sembrava essere senza speranza, Zaccaria ricevette una risposta. — SDA Bible Commentary vol. 5, 1114
Perché le risposte alle preghiere possono subire un ritardo — Dio non sempre risponde alle nostre preghiere la prima volta che ci rivolgiamo a Lui, perché, se lo facesse, penseremmo d’aver diritto a tutte le benedizioni e ai favori che ci concede. Invece, dovremmo esaminare i nostri cuori, per vedere se accarezziamo qualche male o ci compiacciamo in qualche peccato, o perché siamo negligenti e non riusciamo a comprendere la nostra dipendenza da Colui che conosce i nostri bisogni. —Review and Herald, June 9, 1891
Il ritardo delle risposte rivela il nostro egoismo — Colui che benedisse l’ufficiale di Capernaum è disposto a benedire anche noi; ma, come quel padre angosciato, è il desiderio di beni terreni che ci spinge a cercare Gesù, e noi facciamo dipendere la nostra fiducia dall’esaudimento delle richieste presentate. Il Signore, invece, desidera concederci una benedizione più grande di quella che chiediamo e rimanda la sua risposta, perché possiamo vedere il male che c’è nel nostro cuore e il nostro profondo bisogno della sua grazia. Egli desidera che non lo cerchiamo per motivi egoistici. È nostro dovere confidare interamente nel suo amore e confessare la nostra incapacità e il nostro grande vuoto. L’ufficiale avrebbe voluto vedere l’esaudimento della preghiera, prima di credere, ma fu costretto ad accettare la Parola di Gesù, affinché la sua richiesta fosse ascoltata e la grazia concessa. Anche noi dobbiamo imparare la stessa lezione. Non dobbiamo aspettare, per credere di vedere o sentire che Dio ci ascolta. Dobbiamo confidare nelle sue promesse. — The Desire of Ages, 200
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Ci ricordiamo di Lui solo nel momento del bisogno.
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Le preghiere apparentemente senza risposta possono essere una grande benedizione — Nel Suo amore per noi, Colui che ci conosce meglio di noi stessi, non ci permette di soddisfare le nostre ambizioni, frutto dell’egoismo. Non accetta che evitiamo quei doveri umili, ma sacri, che potremmo assolvere. Spesso questi compiti ci permettono di prepararci in vista di un’opera più ampia. Spesso i nostri piani falliscono, perché possano realizzarsi quelli di Dio. Noi non siamo mai chiamati a fare un vero sacrificio per il Signore. Egli ci chiede di rinunciare a diverse occasioni per lui, ma in realtà stiamo abbandonando solo quelle strade, che ci impedirebbero di avanzare verso il cielo. Anche se ci viene chiesto di rinunciare a cose buone, possiamo essere certi che Dio ci prepara per un obiettivo migliore. I misteri, che più di una volta ci hanno preoccupato e deluso, ci saranno svelati nella vita futura. Ci renderemo conto che delle richieste apparentemente non esaudite e delle speranze disattese rappresenteranno le nostre maggiori benedizioni. Dobbiamo considerare sacro ogni dovere, per umile che sia, perché fa parte del nostro servizio in favore del Signore. Ogni giorno dovremmo pregare: Signore, aiutami a fare il possibile, insegnami a eseguire meglio il mio lavoro, assicurami la forza e la gioia, aiutami a manifestare nel mio servizio l’amore per il Salvatore. — Ministry of Healing 473, 474
A volte Dio non ci dà quello che noi desideriamo, perché ha qualcosa di meglio per noi — Quando andiamo a Lui, dobbiamo pregare affinché ci permetta di comprendere e realizzare il suo proposito, affinché i nostri desideri e interessi si perdano nei suoi. E’ meglio per noi che Dio non risponda sempre alle nostre preghiere nel tempo e nel modo, che noi desideriamo. Egli farà per noi qualcosa di superiore nel compiere tutti i nostri desideri; perché la nostra saggezza è insensatezza. — Testimonies for the Church, vol.2, 148
Cooperare con Dio in risposta alle nostre preghiere — Nella Parola di Dio sono descritti due estremi opposti, che influiscono sugli esseri umani nel nostro mondo e li dominano. Questi estremi stanno agendo costantemente su ogni essere umano. Coloro che sono sotto il controllo di Dio e l’influsso degli angeli celesti, saranno in grado di discernere gli astuti inganni delle forze invisibili delle tenebre. Coloro che desiderano essere in armonia con gli agenti celesti, dovrebbero essere grandemente ferventi nel compiere la volontà di Dio. Non dovrebbero dare il più piccolo vantaggio a Satana e ai suoi angeli. A meno che siamo costantemente vigilanti, altrimenti saremo vinti dal nemico. Anche se a tutti è stata manifestata una solenne rivelazione della volontà di Dio riguardo a noi, tuttavia, la conoscenza di questa volontà non esclude la necessità di elevare ferventi suppliche a Dio in cerca d’aiuto, e cercare diligentemente di cooperare con lui, in risposta alle preghiere offerte. Egli realizza i suoi propositi attraverso gli strumenti umani. — SDA Bible Commentary, vol. 6, 1119
La preghiera per il perdono riceve subito la risposta — In alcuni casi Gesù non accordò subito la guarigione richiesta. Invece, nel caso del lebbroso, la sua richiesta venne esaudita immediatamente. Quando noi chiediamo a Dio dei beni terreni, la risposta può ritardare, e può accadere che Dio ci conceda qualcosa di diverso; ma non è così, quando chiediamo la liberazione dal peccato. Dio vuole purificarci dal peccato, farci suoi figli, renderci capaci di vivere una vita santa. Cristo ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Padre. (Galati 1:4) Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste. (1 Giovanni 5:14, 15) Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. (Giovanni 1:9) — The Desire of Ages 266
Cristo presenta le nostre preghiere davanti al Padre, come se fossero sue — Non appena un figlio di Dio si avvicina al propiziatorio, diventa cliente del grande Avvocato. Quando pronuncia la sua prima espressione di penitenza e richiesta di perdono, Cristo accetta il suo caso e se ne appropria, e presenta la supplica davanti al Padre, come se fosse la sua. —Testimonies for the Church, vol. 6, 364
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"Questa notte ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore,
e sullo schermo della notte rivedevo tutti i giorni della mia vita.
Per ogni giorno della vita passata,
apparivano sulla sabbia due orme: una mia e una del Signore.
Ma in alcuni tratti vedevo una sola orma
che coincideva con i giorni più difficili:
i giorni di maggior angustia, di maggior paura e di maggior dolore.
Allora ho detto: "Signore,
Tu avevi promesso che saresti stato con me, sempre,
e io ho accettato di vivere con te.
Allora perché mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili?".
E lui mi ha risposto: "Figlio mio,
tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:
i giorni in cui hai visto solo un'orma sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".
Anonimo brasiliano
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La rinascita in risposta alla preghiera — La rinascita della vera pietà nella nostra chiesa è la questione più urgente tra tutti i nostri bisogni. Questo dovrebbe essere la nostra priorità per eccellenza. Dobbiamo fare sforzi ferventi per ottenere le benedizioni del Signore, non perché Dio non sia disposto a concedere le sue benedizioni, ma perché siamo impreparati a riceverle. Il nostro Padre Celeste è disposto a concedere lo Spirito Santo a tutti quelli che lo chiedono, come i genitori terreni danno dei buoni doni ai propri figli. Il Signore ha promesso di elargire le Sue benedizioni, ma per ottenerle dobbiamo contraccambiare, compiendo le sue condizioni con la confessione, l’umiliazione e il pentimento, nonché la preghiera. La rinascita è la risposta alle nostre preghiere. — Selected Messages book. 1, 121
Oggi c’è bisogno di un risveglio e di una vera e propria religione del cuore, come la sperimentò l’antico Israele. Come loro, anche noi abbiamo bisogno di portare frutti di pentimento, separarci dal peccato, purificare il tempio del cuore contaminato, affinché Gesù possa regnare in esso.
Esiste la necessità di pregare - preghiere ferventi ed efficaci. Il nostro Salvatore ha lasciato preziose promesse per il supplicante penitente. Tali persone non cercano il volto di Cristo invano. Con il Suo esempio, ci ha insegnato la necessità della preghiera. Essendo Lui stesso la Maestà del cielo, spesso trascorse tutta la notte in comunione con Suo Padre. Se il Redentore del mondo, che era puro, saggio e santo, chiedeva aiuto a Dio, quanto più noi, deboli ed erranti mortali, abbiamo bisogno dell’assistenza divina. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia, per ricevere aiuto al tempo opportuno. (Ebrei 4:16) —Signs of the Times January 26, 1882
Le nostre preghiere ascendono al cielo bagnate nel sangue purificatore di Cristo — I servizi religiosi, le preghiere, la lode, la confessione dei peccati, si innalzano dai veri credenti come incenso davanti al santuario celeste, ma nel passare per i canali corrotti dell’umanità, si contaminano in modo tale che, se non sono purificati dal sangue, non potranno mai essere valorizzati davanti a Dio. Essi non ascendono con purezza immacolata, a meno che l’Intercessore, che è alla destra di Dio, presenti e purifichi tutto con la giustizia, essi non saranno accettati davanti a Dio. Tutto l’incenso dei tabernacoli terreni deve essere umidificato dalle gocce purificatrici del sangue di Cristo. Lui sostiene davanti al Padre l’incensiere dei suoi meriti, nei quali non vi sono macchie di corruzione terrena. In questo incensiere raccoglie le preghiere, le lodi e le confessioni del suo popolo, e ad esse aggiunge la sua immacolata giustizia. Poi, il profumo dei meriti della propiziazione di Cristo ascende come incenso davanti a Dio pienamente e totalmente accettato. Così si ottengono risposte benigne. —Selected Messages book. 1, 344
Nella preghiera avvertiamo la presenza di Gesù — Se manteniamo il Signore al primo posto, se il nostro cuore trabocca di gratitudine e lode, la nostra vita religiosa sarà caratterizzata da una continua freschezza. Le nostre preghiere a Dio assumeranno la forma di una conversazione con un amico, ed egli ci svelerà i suoi misteri personalmente. Spesso ci sentiremo invadere da una dolce e gioiosa sensazione di vicinanza a Gesù. — Christ’s Object Lessons,129
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L’effusione dello Spirito Santo alla Pentecoste in risposta alla preghiera — Mentre i discepoli pregavano, lo Spirito si posò su loro con una pienezza, che colmava ogni cuore. L’essere Infinito rivelava con potenza Se stesso alla sua chiesa. Era come se per secoli questo influsso fosse stato trattenuto e ora il cielo gioiva di poter riversare sulla chiesa le ricchezze dello Spirito. Sotto la guida dello Spirito, i discepoli pronunciarono parole di pentimento e confessione, insieme a canti di lode per il perdono ricevuto. Si udivano parole di gratitudine e di profezia. Immersi nell’estasi di quegli istanti, i discepoli esclamavano: In questo si manifesta l’amore di Dio. . . Essi si appropriarono del dono offerto loro. E cosa successe? La spada dello Spirito, affilata con potenza e contrassegnata dal bagliore del cielo, si fece strada fra l’incredulità degli uomini. Migliaia ne furono convertiti in un solo giorno. — Acts of the Apostles, 38
Dobbiamo pregare per lo Spirito, come fecero i discepoli alla Pentecoste — Il cuore, per ricevere la presenza dello Spirito, deve essere liberato da ogni contaminazione e purificato. Attraverso la confessione e l’abbandono dei peccati, la preghiera sincera e la consacrazione di se stessi a Dio, i discepoli ricevettero l’effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. La stessa cosa, ma in misura maggiore, deve essere fatta oggi. A meno che non avanziamo quotidianamente nell’esemplificazione delle virtù cristiane attive, altrimenti non riconosceremo le manifestazioni dello Spirito Santo nell’ultima pioggia. Essa potrà cadere intorno a noi, ma non su di noi. La grazia divina è necessaria già dall’inizio e in ogni fase dell’avanzamento della nostra crescita. Solo la grazia divina può completare questa crescita. Non dobbiamo quindi avere un atteggiamento di negligenza. Non dobbiamo mai dimenticare l’avvertimento di Cristo: — Vegliate e pregate sempre. -
L’unione con l’agente divino è essenziale per il nostro progresso in ogni momento. Forse abbiamo già ricevuto una certa misura dello Spirito di Dio, tuttavia, attraverso la preghiera, possiamo riceverne ancora di più. — Testimonies to Ministers, 507, 508
Dobbiamo pregare seriamente per la continua discesa dello Spirito Santo, come fecero i discepoli nel giorno di Pentecoste. Se loro ritenevano di averne bisogno allora, quanto più noi oggi ne abbiamo bisogno. Senza lo Spirito e la potenza di Dio, la nostra evangelizzazione sarà un lavoro inutile. — Australasian Union Conference Record, April 1, 1898
Richiedete la promessa dello Spirito mediante la fede — Lo Spirito viene concesso solo a coloro che con umiltà si sottomettono al Signore, che si lasciano guidare da lui e cercano la sua grazia. Bisogna chiedere e saper accogliere la potenza di Dio. —The Desire of Ages, 672
Pregate per l’ultima pioggia — Pregate affinché il Signore apra le fonti dell’acqua viva per noi. Pregate con cuore contrito e con maggior fervore, affinché adesso, nel tempo dell’ultima pioggia, gli acquazzoni della grazia scendano su di noi. In ogni riunione di preghiera a cui assistiamo, le nostre preghiere devono ascendere, affinché il Signore impartisca calore e umanità alle nostre anime. La ricerca di Dio per ricevere lo Spirito Santo opererà in noi mansuetudine, umiltà e dipendenza consapevole da Dio, per il perfezionamento del nostro carattere. Se con fede preghiamo per avere le Sue benedizioni, riceveremo ciò che Dio ci ha promesso. — Testimonies to Ministers, 508
Satana teme il popolo di Dio, mentre prega per ricevere lo Spirito Santo — Non vi è nulla che Satana tema di più, come quando il popolo di Dio vuole eliminare ogni ostacolo, in modo tale che il Signore possa purificare una chiesa languente e una congregazione impenitente, e infondere il Suo Spirito su di essa. Se si facesse la volontà di Satana, non ci sarebbe alcun risveglio, fino alla fine dei tempi, grande o piccolo che sia. Nondimeno, noi non ignoriamo le sue macchinazioni. È possibile resistere al suo potere. Quando la strada è preparata dallo Spirito di Dio, le sue benedizioni verranno. Così come Satana non può chiudere le finestre del cielo, affinché la pioggia venga sulla terra, tantomeno può impedire che discenda un’effusione di benedizioni sul popolo di Dio. Se i membri del popolo di Dio, con cuore sottomesso e contrito, confessano i loro peccati, si separano da essi e con fede domandano le promesse divine, gli empi e i demoni non possono ostacolare l’opera di Dio o escludere la Sua presenza nelle assemblee del Suo popolo. — Selected Messages, book 1, 124
Lo Spirito accompagna ogni preghiera sincera — La religione che viene da Dio è l’unica che può condurre a Lui. Per poter servire Dio correttamente, dobbiamo nascere dallo Spirito Santo.
Così il cuore purificato e la mente rinnovata ci conferiscono una nuova capacità di conoscere Dio, amarlo e ubbidire spontaneamente alla sua volontà. In questo consiste la vera adorazione, frutto dell’azione dello Spirito Santo. Dio gradisce ogni preghiera sincera, sostenuta dallo Spirito. Quando qualcuno cerca Dio, lo Spirito Santo è all’opera e Dio gli si rivelerà. Egli si fa trovare da questi adoratori e desidera accoglierli come figli e figlie. — The Desire of Ages, 189
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Enoc - La preghiera fu il respiro della sua anima — Nel comunicare con Dio, Enoc arrivò a riflettere sempre più l’immagine divina. Il suo volto irradiava una luce santa, la stessa luce che illuminava il volto di Gesù. Al termine di questi periodi di comunione divina, gli empi contemplavano con riverente timore il sigillo, che il cielo aveva messo sul suo volto. La sua fede diventava sempre più forte, il suo amore diventava più ardente col trascorrere dei secoli. Per lui la preghiera era come il respiro dell’anima. Egli visse nell’atmosfera del cielo. — Gospel Workers, 52
Rattristato dal dilagare della corruzione, temendo che l’ambiente in cui viveva potesse indebolire il suo rispetto per Dio, Enoc evitò di vivere a contatto con quella realtà degradata. Trascorse molto tempo in solitudine, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Rifletté a lungo, sforzandosi di comprendere e seguire la volontà di Dio. La preghiera era il sostegno più importante della sua esistenza ed egli avvertiva la presenza di Dio. — Patriarchs and Prophets, 85.
Enoc camminò con Dio in preghiera — Vorrei trasmettere a ogni servitore di Dio il grande bisogno di pregare continuamente e ferventemente. Non c’è bisogno di andare ogni volta in ginocchio, ma potete elevare i vostri cuori alla presenza di Dio. Questo è esattamente il modo in cui pregava Enoc.— Review and Herald, November 10, 1885
Enoch divenne un predicatore di giustizia, rendendo noto al popolo ciò che Dio gli aveva rivelato. Coloro che temevano il Signore hanno seguito l’esempio di questo sant’uomo, per condividere la sua istruzione e la sua preghiera. — Patriarchs and Prophets, 86
Quanto maggiori erano le sue opere, più ferventi erano le sue preghiere — Pur conducendo una vita intensa, Enoc seppe mantenere saldo il suo contatto con Dio. Quando il suo impegno era maggiore, le sue preghiere diventavano più intime e costanti. In alcuni momenti egli si ritirava in solitudine: dopo aver vissuto fra la gente, aiutando le persone con i suoi consigli e il suo esempio, sentiva il bisogno di appartarsi, per nutrirsi di quella saggezza che solo Dio può impartire. — Patriarchs and Prophets, 86, 87
Abramo - La preghiera quotidiana ascende a Dio come dolce incenso — La vita di Abramo, l’amico di Dio, fu una vita di preghiera. Dovunque egli ergeva la sua tenda, costruiva accanto ad essa un altare, sul quale offriva sacrifici mattina e sera. Quando lui se ne andava, l’altare rimaneva. Ogni Cananeo di passaggio sapeva che Abramo aveva soggiornato in quel posto. Dopo aver eretto la propria tenda, riparava l’altare e adorava il Dio vivente. Nello stesso modo, il focolare cristiano dovrebbe essere una luce nel mondo. Ogni mattina e sera le nostre preghiere dovrebbero salire a Dio come dolce incenso; e come rugiada del mattino, la Sua misericordia e le sue benedizioni scenderanno sui supplicanti. Genitori, riunitevi insieme ai vostri figli in preghiera e elevate i vostri cuori a Dio in umili suppliche. I vostri amati sono esposti alle tentazioni e alle prove. Ci sono difficoltà quotidiane, seminate sul cammino dei giovani e degli adulti. Quelli che vogliono vivere con pazienza, amore e gioia devono pregare. Solo ricevendo l’aiuto costante da Dio, potete ottenere la vittoria su voi stessi. Consacrate ogni mattina voi stessi e i vostri figli a Dio per quel giorno. Non fate calcoli per mesi o anni, perché non vi appartengono. Solo il giorno presente è vostro. Godete di ogni singolo giorno che vi è concesso, come se fosse l’ultimo sulla terra, lavorando per il Maestro. Presentate tutti i vostri piani a Dio, affinché lui vi aiuti a compierli o ad abbandonarli, secondo la guida della Provvidenza. Accettate i piani di Dio, anziché i vostri, anche quando questa accettazione esige che rinunciate a progetti da lungo tempo accarezzati. Così la vostra vita sarà sempre più modellata all’esempio divino. . . e la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. (Filippesi 4:7) — Testimonies for the Church, vol. 7, 44
Abramo pregava con fede, nonostante le circostanze — Abramo non poteva spiegare la guida della Provvidenza; le sue speranze non si erano compiute; ma mantenne la sua fiducia nella promessa: "Io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione." (Genesi 12:2) Con preghiere ferventi egli considerò il modo di preservare la vita del suo popolo e il suo bestiame; egli non avrebbe mai permesso alle circostanze avverse di perturbare la sua fede nella parola di Dio. — Conflict and Courage, 45
Abramo pregò Dio con la fiducia di un bambino — Due dei messaggeri celesti si allontanarono, lasciando Abramo solo con il Figlio di Dio. L’uomo di fede, che sapeva con chi parlava, intercedette in favore degli abitanti della città. In precedenza il patriarca li aveva protetti con la sua spada e ora sperava di salvarli tramite la preghiera. Lot e la sua famiglia abitavano laggiù e Abramo, con lo stesso grande altruismo che lo aveva spinto poco tempo prima a liberarli dagli elamiti, cercava ora di farli scampare alla distruzione, se ciò fosse stato in accordo con la volontà di Dio. Con grande timore egli giustificò la sua intercessione, dicendo “. . . ecco, prendo l’ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere.” (v. 27) Egli non era orgoglioso né avanzava alcuna pretesa che fosse basata sui suoi meriti. Non rivendicò alcun favore, in cambio della sua ubbidienza o delle rinunce affrontate per adempiere la volontà di Dio. Egli riconosceva di essere debole e imperfetto, e cercò di difendere degli esseri deboli e imperfetti. Tutti quelli che si avvicinano a Dio dovrebbero possedere questo spirito. Abramo nutriva per il Signore la stessa fiducia di un figlio, quando implora un padre amato; si avvicinò al messaggero celeste e gli presentò la sua richiesta. Benché Lot abitasse a Sodoma, non era stato coinvolto dall’immoralità degli abitanti di quella città. Abramo intervenne perché pensava che vi dovessero essere anche altre persone fedeli al vero Dio. Proprio per questo egli supplicò: “Il far morire il giusto con l’empio, in modo che il giusto sia trattato come l’empio, lungi da te! Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia?” (v. 25)
Abramo non si accontentò di ripetere solo una volta la sua richiesta, ma insistette più volte e, poiché le sue preghiere venivano accolte, la sua audacia cresceva; questo lo indusse a continuare, finché non ebbe ottenuto la garanzia che anche se ci fossero stati solo dieci giusti, la città sarebbe stata risparmiata. La preghiera di Abramo era stata suggerita dall’amore per gli esseri umani in pericolo di morte. Sebbene egli detestasse i vizi di quella città corrotta, desiderava la salvezza dei peccatori. Il suo grande interesse per Sodoma ci indica con quanta sollecitudine dovremmo preoccuparci di chi persiste nell’errore. — Patriarchs and Prophets, 139, 140
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Mosè - Seguite l’esempio di Mosè nella preghiera — Confessate a Dio le vostre difficoltà; parlate con Lui come fece Mosè: - Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. - (Esodo 33:15) Poi, egli chiese ancora: - Deh, fammi vedere la tua gloria! - (Esodo 33:18) Che cos’è questa gloria? Il carattere di Dio! Questo è ciò che Egli proclamò a Mosè! — Gospel Workers, 417
Mosè intercedette per Israele — Il patto stipulato fra Dio e il suo popolo era stato infranto. L’Eterno dichiarò a Mosè: - Lascia che la mia ira s’infiammi contro di loro e ch’io li consumi! Ma di te io farò una grande nazione. - (v.10) Il popolo d’Israele, e in particolare i gruppi etnici più eterogenei, si sarebbero facilmente ribellati contro Dio anche in futuro; avrebbero continuato a lamentarsi di Mosè, angosciandolo con la loro incredulità e ostinazione. Il compito di condurre Israele alla terra promessa sarebbe diventato per Mosè una fatica ingrata, fonte di continue difficoltà e prove. Le colpe degli ebrei avevano ormai superato la misura della pazienza divina; era giusto sopprimere i responsabili. Il Signore dichiarò che avrebbe annientato quel popolo e da Mosè avrebbe fatto nascere una nazione potente. Lascia . . . che io li consumi, aveva detto Dio. Se avesse deciso di distruggere Israele, chi avrebbe potuto difendere quel popolo? Gli ebrei erano colpevoli; chiunque li avrebbe abbandonati al loro destino. Chi, al posto di Mosè, avrebbe preferito una vita di sacrificio e di fatica, contrassegnata dall’ingratitudine e dalle rivolte, a una posizione comoda e onorevole, se per di più era Dio stesso a offrirla? Il Signore ascoltò le sue suppliche e la sua preghiera disinteressata; aveva messo alla prova la fedeltà e l’amore di Mosè per quel popolo corrotto e ingrato: egli aveva superato le difficoltà, comportandosi con grande nobiltà d’animo. Il suo interesse per Israele non aveva nessun movente egoistico. Mosè considerava la felicità del popolo scelto da Dio più importante del prestigio personale, e perfino del privilegio di diventare padre di una potente nazione. Dio era soddisfatto della sua fedeltà, della sua semplicità e onestà e gli affidò il grande compito di guidare, come un pastore fedele, il popolo d’Israele verso la terra promessa. — Patriarchs and Prophets, 318, 319
Mosè continuò a supplicare Dio — Mosè si rendeva pienamente conto della malvagità e della cecità morale di coloro che gli erano stati affidati, e comprendeva le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare. Aveva imparato che se voleva esercitare con successo la propria autorità sul popolo, doveva ricercare l’aiuto di Dio. Allora implorò una rivelazione più chiara della volontà divina e per ottenere la certezza della sua presenza, disse: Vedi, tu mi dici. . . fa salire questo popolo e non mi farai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei. Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, deh, fammi conoscere le tue vie, onde io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. E considera che questa nazione è popolo Tuo. (vv.12,13) Dio rispose: La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo. (v. 14.) Ma Mosè non era soddisfatto. Era oppresso dal pensiero delle terribili conseguenze, che si sarebbero verificate, se Dio avesse abbandonato il popolo alla sua insensibilità e al suo cieco orgoglio. Non poteva sopportare che il suo destino fosse diverso da quello dei suoi fratelli, e pregò Dio di continuare a proteggere il suo popolo e guidarlo ancora attraverso il deserto, manifestando con dei segni la sua presenza: Se la tua presenza non viene con me, non ci far partire di qui, poiché come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi? Non sarà dal fatto che tu vieni con noi? Questo distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. (vv.15,16) E il Signore disse: - Farò anche questo che tu chiedi, poiché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente. - (v.17) Benché avesse ottenuta una risposta, il profeta non cessò di implorare il Signore. Ogni sua preghiera era stata esaudita, ma egli desiderava ardentemente una manifestazione più grande del favore divino. E così formulò una richiesta che nessun uomo aveva mai presentato: Deh, fammi vedere la Tua gloria! (V.18) Dio non considerò presuntuosa questa richiesta, ma rispose con grande bontà: Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà. (v.19) Nessun mortale poteva sopravvivere di fronte alla completa manifestazione della gloria divina, ma a Mosè fu assicurato che avrebbe potuto contemplare lo splendore della divinità, finché le sue facoltà umane avrebbero potuto tollerare quella visione. Sulla cima della montagna, la stessa mano che aveva fatto il mondo, che trasporta le montagne senza che se ne avvedano. . . (Giobbe 9:5), prese quella creatura, quel potente uomo di fede, e lo posò in un anfratto roccioso: quindi fece passare davanti a lui la rivelazione di tutta la sua gloria e bontà. Questa esperienza, ma soprattutto la promessa del conforto della presenza divina, diede a Mosè la certezza di riuscire nella missione che lo attendeva, ed egli la considerò molto più preziosa di tutto ciò che aveva imparato in Egitto dai condottieri militari e dagli uomini di stato. Nessuna cultura, nessun potere terreno possono sostituire la costante presenza di Dio. — Patriarchs and Prophets, 327, 328
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Sotto stress, la preghiera di Mosè diventa quasi un lamento — Così gli israeliti espressero la loro insoddisfazione per il cibo che il Signore offriva. Parole come queste erano ingiuste, anche perché tutti erano testimoni del fatto che, nonostante le difficoltà quotidiane, non vi era un solo malato in Israele: la manna era davvero un alimento adeguato alle loro necessità. Ascoltando quelle proteste, Mosè provò un profondo scoraggiamento. Aveva implorato Dio di non distruggere Israele, perché potesse diventare una grande nazione. Amava quella gente a tal punto che aveva pregato il Signore di salvarli, anche se avesse dovuto rinunciare alla sua salvezza eterna. Aveva rischiato tutto, per amore del suo popolo: questa era la ricompensa. Mosè sentiva personalmente il peso di quelle accuse: era considerato responsabile di tutte le loro difficoltà, perfino di quelle immaginarie. Certo, si trattava di proteste suggerite dalla cattiveria, ma esse rendevano ancora più opprimente il peso delle preoccupazioni e delle responsabilità, che già lo faceva vacillare. In quel momento critico fu tentato di perdere la sua fiducia in Dio. Si rivolse a lui quasi con un lamento: «... Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho io trovato grazia agli occhi tuoi, che tu m’abbia messo addosso il carico di tutto questo popolo? ... Donde avrei io della carne da dare a tutto questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare della carne! Io non posso, da me solo, portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me». Il Signore ascoltò la sua preghiera e gli suggerì di scegliere settanta uomini tra gli anziani d’Israele. Il loro requisito più importante non era tuttavia l’età: dovevano essere innanzi tutto persone autorevoli, piene di dignità ed esperienza, dotate di una solida capacità di giudizio. «... Conducili alla tenda di convegno» gli disse «e vi si presentino con te. Io scenderò e parlerò quivi teco; prenderò dello spirito che è su te e lo metterò su loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo”. — Patriarchs and Prophets, 379, 380
Mosè invoca misericordia per Israele — Mosè si alzò ed entrò nel santuario. Il Signore dichiarò: Io lo colpirò con la peste, e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente. (V.12) Ma ancora una volta Mosè decise di intercedere per Israele: non poteva permettere la distruzione del suo popolo, anche se sarebbe potuto diventare il capostipite di una nazione più potente. Appellandosi alla bontà del suo Creatore, disse: "Si mostri, ti prego, la potenza del Signore nella Sua grandezza, come tu hai promesso dicendo. . . l’Eterno è lento all’ira e grande in benignità. . . Deh, perdona l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua benignità, nel modo che hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui." (vv.17-19) Dio promise di non distruggere immediatamente gli Israeliti, tuttavia, a causa della loro vita e del loro ostinato scetticismo di fronte agli interventi divini, non li avrebbe più aiutati a sconfiggere i nemici. Nonostante tutto questo, il Signore dimostrò ancora una volta la sua generosità, ordinando che Israele tornasse indietro, verso il mar Rosso. . . quello era l’unico percorso ancora sicuro. — Patriarchs and Prophets, 390, 391
Le preghiere di Mosè risparmiano gli israeliti dal giudizio di Dio — Il popolo, guardando quell’uomo canuto, che ben presto li avrebbe lasciati, lo vide sotto una nuova luce e apprezzò le tenere attenzioni, i saggi consigli e il lavoro instancabile di Mosè. Quante volte, quando i peccati del popolo avevano provocato la giusta condanna divina, le preghiere di Mosè lo avevano risparmiato! Ma ora il dolore degli israeliti era reso più acuto dal rimorso. Ricordavano con amarezza che era stata la loro costante ribellione a indurre Mosè a commettere quel peccato, per cui doveva morire. — Patriarchs and Prophets, 470
La preghiera finale di Mosè soddisfatta sul monte della trasfigurazione — Prima del sacrificio del Cristo, nulla illustrava in maniera più eloquente la giustizia e l’amore di Dio della vita di Mosè. Dio impedì a Mosè di entrare in Canaan per insegnare una lezione, che non dovremmo mai dimenticare; il Creatore richiede un’ubbidienza rigorosa e gli uomini devono stare attenti a non attribuirsi la gloria, dovuta solo a Lui. Pur non potendo esaudire la preghiera di Mosè, permettendogli di condividere l’eredità d’Israele, l’Eterno non dimenticò né abbandonò il suo servo. Il Dio dei cieli conosceva le sofferenze che Mosè aveva provato; aveva notato il servizio fedele, compiuto in quei lunghi anni di lotta e di prove, e sulla cima del monte Pisga chiamò Mosè a un’eredità infinitamente più gloriosa di quella della Canaan terrena. Mosè fu presente insieme a Elia, il profeta che era stato traslato, sul monte della trasfigurazione, per portare al Figlio la luce e la gloria del Padre. Così si adempì la preghiera di Mosè, pronunciata tanti secoli prima. Egli rimase sulla buona montagna, all’interno della terra del suo popolo, per offrire una testimonianza di colui, sul quale si fondavano tutte le speranze d’Israele. Questo è l’ultimo episodio della storia di un uomo così onorato dal cielo. — Patriarchs and Prophets, 479
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Anna - L’esempio di Anna è per incoraggiare ogni madre — Anna tornò tranquillamente verso la sua casa a Rama, lasciando a Sciloh il piccolo Samuele, affinché sotto la guida del sommo sacerdote fosse iniziato al servizio del santuario. Ella aveva insegnato al figlio ad amare, rispettare Dio e consacrarsi a lui, sin da quando il piccolo aveva cominciato a capire. Si era servita di qualsiasi oggetto che lo circondasse, per dirigere i pensieri del bambino verso il Creatore. Le cure di questa madre fedele non cessarono, neanche quando essa si separò dal suo piccolo. Ogni giorno pregava per lui; ogni anno con le sue mani gli cuciva una tunica che, quando si recava a Sciloh con suo marito per l’adorazione, donava al bambino come segno del suo affetto. Ogni fibra della piccola veste era intessuta con la preghiera che egli potesse essere puro, nobile e leale. Non chiedeva onori terreni per il figlio, ma che egli potesse raggiungere quella grandezza che ha valore per il cielo, cioè che egli potesse onorare Dio e benedire i suoi simili. La ricompensa di Anna fu grande, come è grande l’incoraggiamento alla fede che deriva dal suo esempio. A ogni madre vengono offerte grandi opportunità e affidati interessi infinitamente preziosi. Gli umili doveri della donna, ritenuti un’incombenza noiosa, devono essere considerati un’opera grande e nobile. Ogni madre ha il privilegio di influire positivamente sulla società, attraverso il suo esempio, e può rallegrarsene. Ella educherà i propri figli affinché seguano, nella buona e nell’avversa fortuna, la via giusta, adempiendo gli obiettivi divini. Ma potrà sperare di formare il carattere dei figli, secondo la volontà di Dio, solo se nella sua vita cercherà di seguire gli insegnamenti del Cristo. La società condiziona negativamente, tramite le mode, che esercitano un forte influsso sui giovani. Se la madre non adempie il suo dovere, che consiste nell’istruire, guidare e disciplinare, i figli accetteranno naturalmente il male. Ogni madre si rivolga al Salvatore con la preghiera di Manoah: “Qual norma si avrà da seguire per il bambino? E che si dovrà fare per lui?” (Giudici 13:12) Esse dovranno seguire le istruzioni che Dio ha dato nella sua Parola, per ricevere la saggezza necessaria. — Patriarchs and Prophets, 572, 573
Anna era una donna di preghiera — Anna non rimproverò il marito per il suo secondo matrimonio. Essa, non potendo condividere con nessuno il suo dolore, si rivolse al Padre celeste e solo in Lui cercò consolazione. La risposta del Padre celeste fu: “Invocami nel giorno dell’avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai.” (Salmo 50:15) C’è una potenza straordinaria nella preghiera. Il nostro avversario cerca costantemente di allontanare la nostra anima tribolata da Dio. Satana teme di più un umile santo che prega di qualunque decreto, rilasciato da un governante o perfino da un re. Le preghiere di Anna erano inudibili alle orecchie dei mortali, ma erano udibili alle orecchie del Signore degli eserciti. Ella supplicò ferventemente Dio che le togliesse il suo affronto e le concedesse la benedizione e il privilegio di diventare madre, nonostante l’età avanzata. Ma nonostante l’ardente supplica, non ricevette alcuna risposta. . . tuttavia, le sue labbra continuavano a muoversi e il suo volto esprimeva una profonda emozione. Ed ora, una prova ben maggiore attendeva l’umile supplicante. Quando il sommo sacerdote vide Anna in quello stato, si avvicinò a lei credendo che fosse ubriaca. Le orge dei banchetti avevano quasi soppiantato la vera pietà nel popolo israelita. Perfino le donne frequentemente erano vittime dell’intemperanza. E ora Eli, vedendo Anna in quello stato e pensando che fosse ubriaca, risolse di ricorrere a quello che egli considerava un rimprovero meritato. Egli disse: “Fino a quando sarai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!” (1 Samuele 1:14) Anna, invece, era stata in comunione con Dio e credendo che la sua preghiera fosse stata esaudita, il suo cuore si era riempito di pace. Poiché la sua natura era sensibile e dolce, non s’indignò per l’ingiusta accusa di essersi ubriacata nella casa di Dio. Col dovuto rispetto per l’Unto del Signore, respinse tranquillamente l’accusa, dichiarando di essersi trovata in quello stato a causa dell’emozione. “Non considerare la tua serva una donna perversa, perché è l’eccesso del mio dolore e della mia afflizione che mi ha fatto parlare finora.” (1 Samuele 1:16) Allora Eli le rispose: «Va in pace e il DIO d’Israele ti conceda ciò che gli hai richiesto». (1 Samuele 1:17)
Nella sua preghiera Anna aveva fatto un voto: se la sua richiesta fosse stata accolta, avrebbe dedicato il suo bambino al servizio di Dio. Ella fece conoscere questo voto al marito e prima di partire da Shiloh, anche lui confermò questo patto, come un atto solenne di adorazione al Signore. La preghiera di Anna ebbe una risposta ed essa ricevette il dono, per il quale aveva pregato così ferventemente, infatti partorì un figlio e lo chiamò Samuele, che significa: “domandato a Dio”. — Signs of the Times, October 27, 1881
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L'episodio di Anna è stupendo! Uno dei più belli dell'intera Bibbia.
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Elia - Elia pregava per il pentimento di Israele — Sui monti di Galaad, a oriente del fiume Giordano, al tempo del re Acab, abitava un uomo devoto e fedele, che avrebbe agito coraggiosamente per arginare la dilagante apostasia d’Israele. Pur vivendo lontano da ogni città importante e senza avere nessuna posizione di rilievo, Elia di Tisbe accettò la missione affidatagli, fiducioso che Dio lo avrebbe guidato e gli avrebbe assicurato il successo. Egli pronunciava parole forti, che esprimevano la sua fede, e tutta la sua vita fu consacrata a un’opera di riforma. La sua era la voce di chi grida nel deserto, per condannare il peccato e opporsi all’ondata straripante del male. Pur presentandosi al popolo per rimproverarlo del peccato, trasmetteva anche un messaggio di speranza a tutti coloro che desideravano essere incoraggiati. Mentre Elia vedeva Israele sprofondare sempre più nell’idolatria, la sua anima si angosciava e sentiva crescere dentro di sé una profonda indignazione. Dio era intervenuto potentemente in favore del suo popolo: lo aveva liberato dalla schiavitù e gli aveva dato la terra di altri popoli. . . perché osservassero i suoi comandamenti e ubbidissero alla sua legge. (Salmo 105:44, 45) Ma gli obbiettivi dell’Eterno erano stati quasi dimenticati. L’incredulità stava rapidamente separando la nazione eletta dalla fonte della sua forza. Considerando questa apostasia, Elia, dall’alto del suo rifugio montano, si sentiva sopraffatto dal dolore. Con l’animo angosciato implorò Dio di frenare la malvagità del popolo e di punirlo, se fosse stato necessario, affinché orientasse diversamente la sua vita e fosse in grado di valutare il suo allontanamento da Dio. Elia desiderava ardentemente che Israele si ravvedesse, prima di sprofondare sempre più verso il basso, tanto da costringere il Signore a distruggerlo completamente. La preghiera di Elia fu esaudita. Ripetuti appelli, rimostranze e avvertimenti non avevano portato Israele al pentimento. Era perciò giunto il tempo in cui Dio doveva parlare agli israeliti, evidenziando le conseguenze dei loro errori. Siccome gli adoratori di Baal affermavano che i tesori del cielo — la rugiada e la pioggia — non venivano dall’Eterno, ma dalle forze che regolavano la natura, e che tramite l’energia creativa del sole la terra veniva arricchita e poteva produrre abbondanti raccolti, la maledizione di Dio doveva colpire il suolo contaminato. Alle tribù apostate d’Israele doveva essere dimostrata la follia di confidare nel potere di Baal, per ottenere vantaggi terreni. Fino a quando non si fossero pentiti, riconoscendo Dio come fonte di ogni benedizione, non ci sarebbe stata nel paese né rugiada né pioggia. — Prophets and Kings, 119, 120
Il timore di Dio scarseggiava sempre più in Israele. La loro cieca idolatria offendeva il Signore sempre di più, e non c’era nessuno che avrebbe osato opporsi apertamente contro questo stato di cose. Oltre a Baal, adoravano il sole, la luna e le stelle. Avevano consacrato templi e boschi, in cui costruivano gli altari per il culto. I benefici che Dio dava al suo popolo non risvegliarono in loro la gratitudine verso il Donatore della vita. Ogni dono ricevuto dal cielo, come i ruscelli, i fiumi d’acqua viva, la dolce rugiada, la pioggia che nutriva i loro campi, era attribuito ai loro dei.
L’anima di Elia era addolorata. La sua indignazione era grande. Egli era geloso della gloria che spettava solo a Dio. Vide che Israele era sprofondato in una spaventosa apostasia. Era sopraffatto e stupito dall’atteggiamento del popolo verso il Signore, mentre ricordava loro le grandi opere, che Egli aveva fatto. Ma tutto questo era stato dimenticato dalla maggior parte della gente. Elia, invece, continuava a camminare davanti a Dio con l’animo straziato dall’angoscia. Pregò, affinché Dio salvasse il Suo ingrato popolo, e se questi doveva essere castigato, privasse il paese della rugiada e della pioggia, i tesori del cielo, in modo che l’Israele apostata dimenticasse i suoi idoli d’oro, di legno e di pietra, il sole, la luna e le stelle, e tornasse a Lui pentito. E Dio udì la preghiera di Elia: avrebbe trattenuto la rugiada e la pioggia fino a quando il popolo non fosse tornato a Lui pentito. — Review and Herald, September 16, 1873
Durante gli anni della siccità e della carestia, Elia pregò con fervore affinché gli israeliti abbandonassero gli idoli e si rivolgessero a Dio. Il profeta attendeva pazientemente questo risveglio, mentre l’Eterno colpiva la terra. Pensando alle sofferenze e alla miseria dei suoi compatrioti, provava un profondo dolore e avrebbe desiderato realizzare una rapida riforma fra gli idolatri. Ma Dio stesso attuò il suo piano: il profeta doveva soltanto perseverare nella preghiera e attendere il momento in cui sarebbe entrato coraggiosamente in azione. — Prophets and Kings, 133
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Elia ricorda allora agli israeliti che è stata la loro costante apostasia a provocare l’ira dell’Eterno; li invita al pentimento e a rivolgersi al Dio dei loro padri, affinché Israele venga liberato dalla calamità che lo ha colpito. Quindi, inchinandosi con riverenza davanti al Dio invisibile, alza le mani al cielo e pronuncia una semplice preghiera. I profeti di Baal avevano urlato, si erano scalmanati dall’alba fino al tramonto. Elia prega in silenzio. Intercede presso Dio, sapendo che è presente e ascolta le sue parole. I profeti di Baal avevano pregato con parole violente e sconclusionate. Elia prega semplicemente, con fervore; chiede a Dio di dimostrare la sua superiorità su Baal, affinché Israele possa ritornare a Lui. Il profeta prega: "Signore, Dio d’Abramo, d’Isacco e d’Israele. È venuto il momento! Fa vedere a tutti che tu sei Dio in Israele, che io sono il tuo servo e che ho fatto tutto questo per ordine tuo. Ascoltami, Signore! Così questo popolo capirà che tu solo, o Signore, sei Dio e che ora conduci di nuovo Israele ad esserti fedele." (1 Re, vv. 36,37) Un silenzio solenne grava su tutti. I profeti di Baal tremano di paura. Consci della loro colpevolezza, si aspettano un rapido castigo. Non appena Elia conclude la sua preghiera, fiamme di fuoco simili a lampi scintillanti scendono dal cielo, sopra l’altare, bruciando il sacrificio, prosciugando l’acqua del fossato e consumando persino le pietre dell’altare. Lo splendore delle fiamme illumina la montagna e abbaglia gli occhi della folla. Nelle valli sottostanti, dove molti stanno osservando con impaziente scetticismo i movimenti dei profeti, si vede chiaramente il fuoco e tutti rimangono stupiti dallo spettacolo, che somiglia alla colonna di fuoco che al mar Rosso separò i figli d’Israele dall’esercito egiziano. — Prophets and Kings, 152, 153
Le preghiere di Elia rivendicano le promesse di Dio — Con la morte dei profeti di Baal, era iniziata una nuova fase per attuare una profonda riforma spirituale fra le dieci tribù del regno d’Israele. Elia aveva denunciato l’apostasia del popolo e lo aveva invitato a umiliarsi e a ritornare al vero Dio. I giudizi del cielo erano stati eseguiti, gli israeliti avevano confessato i loro peccati e riconosciuto il Dio dei loro padri come un Dio vivente. Ora la maledizione sarebbe stata revocata e rinnovate le benedizioni materiali. La terra sarebbe stata finalmente rinfrescata dalla pioggia. Elia disse ad Acab: - Ora va pure a mangiare e a bere, perché si sente già il rumore della pioggia. - (1 Re 18:41) Poi il profeta salì in cima al monte a pregare. Nessun segno premonitore di un temporale imminente aveva indotto Elia ad avvertire Acab di prepararsi per la pioggia. Il profeta non aveva visto nessuna nube in cielo, non aveva udito nessun tuono. Egli pronunciò semplicemente le parole che lo Spirito del Signore gli suggeriva, in risposta alla sua grande fede. Per tutto il giorno aveva compiuto con fermezza incrollabile la volontà divina e manifestato la sua implicita fiducia nelle profezie delle Scritture. Dopo aver fatto tutto ciò che poteva, sapeva che Dio gli avrebbe accordato ricche benedizioni. Lo stesso Dio, che aveva mandato la siccità, aveva promesso pioggia abbondante a tutti quelli che si sarebbero comportati correttamente. Elia attendeva quindi che piovesse. Manifestando la sua umiltà, con la testa fra le ginocchia, intercedeva ora presso Dio in favore di un Israele pentito. Elia mandò ripetutamente il suo servitore in un punto in cui si scorgeva il Mediterraneo, per vedere se vi fosse qualche segno visibile, indicante che Dio aveva udito la sua preghiera. Ma ogni volta il servitore tornava, dicendo: - Non c’è niente. - Il profeta non diventò impaziente né perse la sua fede e continuò a pregare con fervore. Per sei volte il servitore ritornò, affermando che non vi era nessun segno di pioggia nel cielo limpido. Elia, fermo nella sua convinzione, lo inviò ancora una volta e, quando tornò, pronunciò queste parole: - Una piccola nube, non più grande del palmo di una mano, sta salendo dal mare. - Era quanto bastava. L’uomo di Dio non attese che il cielo si oscurasse. In quella piccola nuvola egli vide per fede una pioggia abbondate e con questa fede mandò il suo servo da Acab per dirgli: - Attacca i cavalli al carro e scendi, ché la pioggia non ti fermi. - (v. 44) Elia era un uomo di grande fede e Dio si servì di lui in questo grave momento di crisi della storia d’Israele. Pregando, la sua fede si rafforzava e si appropriava delle promesse divine. Egli perseverava nella preghiera, fino a quando non vedeva esaudite le sue richieste. Elia non si aspettava l’adempimento completo, ma la prova che Dio lo avesse ascoltato ed era pronto a rischiare tutto, contando su un semplice segno del consenso divino. Tutti quelli che lavorano per il Signore possono fare ciò che ha fatto Elia, perché del profeta dei monti di Galaad sta scritto: “Il profeta Elia era soltanto un uomo come noi. Egli pregò con insistenza, chiedendo che non venisse la pioggia, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi." (Giacomo 5:17)
Oggi gli uomini hanno bisogno di una fede simile a quella di Elia; una fede che sa cogliere le promesse divine e permette di implorare Dio, fino alla certezza di essere stati esauditi. Questa fede ci unisce maggiormente al Signore e ci dà la forza necessaria per lottare contro il male. Grazie alla fede, i figli di Dio conquistarono paesi, praticarono la giustizia, ottennero ciò che Dio aveva loro promesso. Chiusero le fauci dei leoni, riuscirono a spegnere fuochi violenti, evitarono di essere uccisi con la spada. Essi erano deboli e diventarono forti, furono potenti in battaglia e cacciarono indietro invasori stranieri. (Ebrei 11:33,34)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
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...(omissis)....Oggi gli uomini hanno bisogno di una fede...(omissis)...
Questo é un punto sul quale concordo. Non solo oggi, sempre.
"Fede, in cosa/chi?" altro discorso.
....anche leggendo, velocemente, "in diagonale"...:mmh?:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
Questo é un punto sul quale concordo. Non solo oggi, sempre.
"Fede, in cosa/chi?" altro discorso.
....anche leggendo, velocemente, "in diagonale"...:mmh?:
Io ritengo, invece, che piuttosto che avere una fede sbagliata sia meglio non avere nessuna fede.
Pensiamo ai massacri compiuti per fede religiosa fino ai nostri giorni, con gli attentati stragisti di alcuni musulmani.
Anche la fede nel caso come creatore del tutto, pur non portando ad omicidi, si spera, porta però all'odio e alla denigrazione dei credenti come imbecilli, che si sono creati da se stessi false scritture sacre alle quali credere.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
Questo é un punto sul quale concordo. Non solo oggi, sempre.
"Fede, in cosa/chi?" altro discorso.
....anche leggendo, velocemente, "in diagonale"...:mmh?:
In Dio, se si è credenti
In un ideale, se si è atei
Oggi al mondo manca la Fede: in Quello e in quell'altro. Si vaga a tentoni nella nebbia. Come zombies.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Arcobaleno
... una fede sbagliata ...
Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Oggi al mondo manca la Fede.... Come zombies.
:mumble:
Pero'... qual'é la definizione di "Fede"?
:mumble:
IL termine é vago ed indeterminato. Credo di aver fatto una affermazione avventata.
In ogni caso, approssimativa e non ben definita.
Ci pensero'
:mumble:
(penso di aver letto...e scritto troppo velocemente :mmh?: validità del proverbio della gatta frettolosa :wall: )
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Fede è sustanza di cose sperate (Paradiso XXIV, 64) è un verso dal ventiquattresimo canto del Paradiso, dalla Divina Commedia di Dante Alighieri. È la risposta di Dante alla domanda: Di', buon cristiano, fatti manifesto / fede che è?, rivoltagli da San Pietro su cosa sia la fede. Essa recita:
«Fede è sustanza di cose sperate
e argomento de le non parventi,
e questa pare a me sua quiditate»
Un evidente riferimento tomista alla Lettera agli Ebrei: Est fides sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium.
T R A D O T T O
La fede è una via per sentire proprie in anticipo le cose che speriamo, e conoscere ciò che non vediamo. La «quiditate» è la quiditas o quidditas, che nella terminologia scolastica esprime l'essenza delle cose.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Fede...i_cose_sperate
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Grazie.
Ho studiato, riletto e conosco "La Divina Commedia".
Testo originale, commento Natalino Sapegno. Non mi serve wiki.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
:mumble:
Pero'... qual'é la definizione di "Fede"?
:mumble:
IL termine é vago ed indeterminato. Credo di aver fatto una affermazione avventata.
In ogni caso, approssimativa e non ben definita.
Ci pensero'
:mumble:
IMHO
“Fede”= la convinzione attiva che l’uomo possa, e debba, assumersi la responsabilità della propria continuità, della propria dignità e del mondo che abita.
Con questa definizione, confermo che condivido:
...Oggi (come sempre. non nel testo.) gli uomini hanno bisogno di una fede...
Quale sia "La fede", per sé, libero chiunque di interpretare.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
IMHO
“Fede”= la convinzione attiva che l’uomo possa, e debba, assumersi la responsabilità della propria continuità, della propria dignità e del mondo che abita.
Con questa definizione, confermo che condivido:
...Oggi (come sempre. non nel testo.) gli uomini hanno bisogno di una fede...
Quale sia "La fede", per sé, libero chiunque di interpretare.
Condivido solo il fatto che la fede sia una convinzione. Il resto è "secondo te". In realtà il termine fede non specifica nulla.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
Grazie.
Ho studiato, riletto e conosco "La Divina Commedia".
Testo originale, commento Natalino Sapegno. Non mi serve wiki.
Molto bene.