Visto al cinema ieri sera.
Carino, ma niente di che: ha il sapore del già visto e sperimentato.
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L'ho ritrovato ieri su Yuotube.
Potevo passare oltre?
Brazil è un film del 1985 diretto da Terry Gilliam.
Il film è ambientato in un mondo distopico dove la burocrazia ha preso il sopravvento in ogni attività dell'uomo e, combinata al cinismo spietato dei potenti, uccide chi tenta di ribellarsi e i pochi che ancora riescono a sognare.
Ancora godibile, fotografia d'eccezione, sceneggiatura surreale.
Ancora da Cannes e Venezia, due film in concorso.
“Club zero” (2023) di Jessica Hausner
In una scuola privata un’insegnante convince cinque ragazzi a seguire una dieta ferrea, in quanto mangiare troppo fa male al corpo e all’ambiente e serve solo per alimentare il sistema capitalistico; ridurre il cibo permette inoltre di entrare in un’altra dimensione, di pace e benessere. Il film si avvale di una sceneggiatura monocorde e di una regia fortemente stilizzata, con inquadrature fisse e poco montaggio, colori accesi e zoomate anni ’70. Più interessante che bello.
Club zero **
“Dogman” (2023) di Luc Besson
Da non confondere con il bel film di Garrone del 2018 che porta lo stesso titolo. Un uomo paraplegico appena arrestato racconta la sua vita a una psichiatra del carcere. Rinchiuso dal padre nel canile di casa quando era un ragazzo, da adulto impara a recitare, a cantare e ad imitare. Ricorda i versi di Shakespeare a memoria e insegna ai suoi cani qualsiasi cosa gli possa servire considerata la sua condizione. Solo a tratti si vede il miglior Besson e il finale risulta simile a un fumettone della Walt Disney.
Dogman **
Ancora dal concorso di Venezia 2023.
“Ferrari” (2023) di Michael Mann
In concorso a Venezia, racconta gli anni ’50 del “Commendatore” con la scuderia vicina al fallimento e il suo matrimonio in grande crisi per via di una storia extra coniugale che gli darà un altro figlio. Tutto sommato il film non è male ma sconta una sceneggiatura che io personalmente ho trovato noiosa perché probabilmente così era la vita di Ferrari, Diver che non convince mai troppo come attore (a differenza di Penelope Cruz), l’inglese e non l’italiano parlato dai modenesi nella versione originale del film. La cosa migliore sono le vecchie macchine da corsa, Ferrari ma anche Maserati, e le riprese spettacolari della Mille miglia.
Ferrari **
“Poor things” (2023) di Yorgos Lanthimos
In una ipotetica epoca vittoriana con l’aggiunta di elementi futuristici e ambientazioni fiabesche, un medico legale tra un'autopsia e un'altra si diverte a sperimentare sui corpi umani. Quando si trova davanti a quello di una giovane donna suicida e incinta di un feto ancora in vita decide di sostituirle il cervello ormai morto con quello del bambino ridandole la vita. Inizialmente sono presenti nella donna importanti deficit cognitivi e motori ma con un progressivo miglioramento e un cambio di comportamento significativo quando Bella scopre i piaceri del sesso. Questi sono i primi minuti del film che a Venezia si è portato via il Leone d'oro e che probabilmente vincerà qualche Oscar. Non è comunque scevro da difetti: Lathimos è un gran regista ma ha stufato il suo eccessivo uso del grandangolo e la fotografia in b/n della prima parte è pessima. Le note liete vengono dalla sceneggiatura, divertentissima e da Emma Stone, che ancora una volta, con un perfetto accento inglese, dimostra di essere una grande attrice. Visto in lingua originale con sottotitoli in italiano in una sala piena come un uovo.
Poor things ***
"Una donna promettente" Emerald Fennel
Oscar alla migliore sceneggiatura originale
Reduce di Saltburn, che non è nuovo ma intrattiene molto bene (un film deve sempre essere comunque un'opera d'arte o può anche fare semplicemente il suo sporco lavoro?), mi è nata la curiosità per questa regista e dunque devo vedere il più possibile, sono stata fortunata è agli inizi come sceneggiatrice e regista
Ho recuperato il DVD in biblioteca e ho guardato questa prima opera.
Cassie è una giovane donna promettente, studia medicina ma ad un certo punto un evento drammatico capitato alla sua più cara amica la allontana dallo studio.
La sua è una vita tranquilla, commessa in una caffetteria, occasionalmente frequenta bar dove, fingendosi ubriaca, si lascia avvicinare da uomini che ne vogliono approfittare, salvo poi svelare la sua sobrietà.
Non ci sono scene violente, la violenza è tutta nella "buonafede" dell'uomo di turno che pensa di poter consumare un rapporto senza un consenso esplicito
Il film tratta questo lato grigio, dove anche "il bravo ragazzo", perché così parlano di loro stesso gli uomini del film, si professa innocente
E' una storia di vendetta e giustizia, ma non è un film pesante, a tratti è divertente.
Adesso recupererò Killing Eve
“American fiction” (2023) di Cord Jefferson
Uno scrittore afroamericano rifiuta i luoghi comuni con i quali le persone di colore vengono identificate, soprattutto quando provengono da scrittori di colore di successo. Però quando è messo alle strette dai suoi editori e anche a da spese familiari ingenti, con poca convinzione decide di scrivere sotto pseudonimo un libro che ricomprenda quelle banalità che ha sempre combattuto. Il film presentato a Toronto e con due candidature agli Oscar (miglior film e sceneggiatura non originale), si presenta sotto forma di commedia e malgrado una prima parte che ho trovato debole nel proseguo riesce a recuperare un po'.
American fiction **
“Green border” (2023) di Agnieszka Holland
Bielorussia e Polonia 2021. C’è una famiglia siriana scappata dalla guerra e diretta in Svezia dove li attende un parente, ma prima devono incontrarsi con una guida in Bielorussia che li condurrà verso il paese scandinavo. Ingannati vengono invece portati al confine con la Polonia e costretti a superarlo finendo tra le grinfie della polizia che però li rispedisce in terra bielorussa. Da quel momento inizia tra i due paesi un andirivieni di disperazione. Ci sono gli attivisti polacchi che infrangendo la legge e rischiando il carcere aiutano gli immigranti con cibo, coperte e altro. C’è pure una psicologa che per dare un senso diverso alla sua vita dopo la perdita del marito si unisce agli attivisti divenendo più attivista di loro. C’è infine una guardia di confine che in attesa che la compagna lo renda padre, ha un rigurgito di compassione. Malgrado il solito b/n zoppicante di questi anni di digitale, la regia della Holland è fantastica, con la cinepresa dritta sul viso dei disperati e un montaggio preciso e frenetico. Il film è stato presentato a Venezia vincendo un premio di consolazione e in laguna c’era anche “Io capitano”, ma il film di Garrone, trattando degli stessi temi, non ha il medesimo spirito realistico e di verità espresso da quello della Holland. Per quanto mi riguarda Green border è il miglior film del 2023.
Green border ****
Accipicchia! Questa è istigazione alla visione.
Avevo voglia di tenerezza, sicché sono andata al cinema a vedere un film al femminile, Dieci minuti di Maria Sole Tognaazzi: una donna viene lasciata dal marito dopo 18 anni di matrimonio, senza che lei si fosse mai accorta che lui aveva un' amante: la psicoterapeuta a cui si rivolge poi le consiglia di sperimentere ogni giorno, per dieci minuti, un'esperienza nuova mai provata prima ed addentrarsi così in territori sconosciuti.
In un film del genere i dialoghi sono essenziali ed invece ... orrore! Fin dalle prime battute ho dovuto ammettere che l'attrice che impersona la protagonista, Barbara Ronchi, pur bravissima nelle espressioni facciali, ha una pronuncia incomprensibile a noi nordici! Ma come si fa a girare un film se la dizione scarseggia?
Volevo andarmene subito, ma visto che ero in compagnia, ho sopportato fino alla fine.
È la prima cosa, la dizione. Una volta, da questo punto di vista, gli attori erano impeccabili: adesso le cadenze romanesche, milanesi e napoletane si sprecano, danneggiando il prodotto.