Visualizzazione Stampabile
-
(amnesie)
Cazzo, abbiamo studiato, letto saggi e tesine,
scritto dissertazioni, zeppe di citazioni e
d'ironia edotte viaggiando in lungo e in largo
abbiamo anche lottato per un posto in palestra
per un look più adatto, fissati i punti g
pianificati ombretti, prese tutte le pillole
si è persino deciso: sedurre, quanto basta,
abbandonando spesso, senza metterci il cuore
senza il becco di un soldo, senza il lusso di figli,
tutto per essere, insomma, una persona, cazzo,
quello che sognavamo, anni di allenamento
a diventare neutre, fidando noi in noi stesse
mentre per tutti quelli intorno/addosso/sopra
rimanevamo donne, nel cuore del problema
che resta, ci hanno detto, se darla,
a quale prezzo.
Viola Amarelli
(da Lenudecrude cose e altre faccende)
-
Un poème
Bien placés bien choisis
quelques mots font une poésie
les mots il suffit qu’on les aime
pour écrire un poème
on ne sait pas toujours ce qu’on dit
lorsque naît la poésie
faut ensuite rechercher le thème
pour intituler le poème
mais d’autres fois on pleure on rit
en écrivant la poésie
ça a toujours kékchose d’extrème
un poème.
Raymond Queneau
-
Ode al carciofo
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
Pablo Neruda
-
Mia figlia e la torta di mele
È uscita dal forno da pochi minuti e lei
me ne serve una fetta. Un po’ di fumo sale
dagli spacchi sulla crosta bruciacchiata e
ricoperta di zucchero e cannella.
Ma porta un paio di occhiali scuri
in cucina alle dieci
di mattina – e ogni cosa bella –
mentre mi osserva spezzarla
e portarmela alla bocca,
soffiandoci sopra. Nella cucina di mia figlia,
d’inverno. Affondo la forchetta nella torta
e mi dico di starne fuori.
Dice di amarlo. Non c’è nulla
di peggio.
Raymond Carver (da Orientarsi con le stelle)
-
„Il Sole, focolare di tenerezza e vita, |
Versa amore bruciante alla terra estatica, |
E stesi nella valle noi sentiamo |
Che la terra è nubile e trabocca di sangue; |
Che il suo seno immenso, gonfiato di un'anima, |
È amore come Dio, è carne come donna, |
E in sé racchiude, pregno di raggi e linfa,
| Il vasto brulicare di tutti gli embrioni! |
E tutto cresce, e tutto sorge! | –
Venere, oh dea!“
Arthur Rimbaud
-
Domus del poeta
Vabbé, scrivete poesie, di solito degli altri, ma cos'una poesia ?
Mi necessita indagare :)
Il sostantivo poesìa deriva dall’antica parola greca póiēsis, e questa da poiêin, che significa ‘fare, produrre’, ma per estensione di significato anche creare, per esempio una poesia tramite l’arte di comporre versi, rime strofe.
Cos’è la poesia ? E’ un elaborato di parole che il poeta usa per esprimere emozioni, sentimenti, pensieri.
Il versificatore si serve delle parole più adatte per comunicare agli altri le sue visioni, speranze, disperazioni, attimi di felicità, l’amore, il passato il presente, la natura, ecc..
Il poeta deve avere la capacità di suscitare emozioni e riflessioni in chi legge o ascolta la lettura delle sue poesie.
La composizione di una poesia non è facile. Per realizzarla sono necessarie l’ispirazione e la tecnica, doti che a me mancano.
Un’emozione, un ricordo, qualsiasi cosa può suscitare nel poeta l’immaginazione, l’ispirazione e la voglia di verseggiare. E’ a questo punto che entrano in gioco la tecnica e l’applicazione di regole che consentono all’autore di trasformare i suoi pensieri in parole, le parole in versi, i versi in strofe, le strofe in un componimento poetico.
La metrica (dal greco “mètron” = misura) è l’insieme delle regole che organizzano la composizione di un testo poetico, la sua struttura, il raggruppamento dei versi. Le norme determinano le regole del ritmo, elemento fondamentale del linguaggio poetico.
Conoscendo la metrica il poeta stabilisce la lunghezza dei versi e la loro tipologia; dà ai versi un ritmo, distribuendo gli accenti sulle parole e stabilendo le pause; crea rime ed effetti sonori.
A differenza dei testi in prosa (romanzi, racconti, ecc.) nelle poesie le parole e le frasi non occupano tutta la pagina ma sembrano rincorrersi in un continuo andare a capo, perché sono scritte in versi (dal latino “vertere” = “tornare indietro”, “andare a capo”).
Il verso è l'unità ritmica, costante o variabile, sulla quale è costruita una poesia ed è formato da una quantità determinata di sillabe. Nella scrittura di una poesia alla fine di ogni verso si va a capo.
Il verso è scandito da un accento ritmico che aumenta l'intensità di alcune sillabe e determina il ritmo del verso.
I principali versi italiani si dividono in imparisillabi (quelli composti di un numero dispari di sillabe di sillabe) e parisillabi (quelli formati da un numero pari di sillabe).
L’utilizzo dei versi consente al poeta di comunicare meglio le sue emozioni, di isolare le parole, dando ad esse maggiore o minore rilievo.
I versi possono essere lunghi o brevi. In entrambi i casi, per stabilire la misura (il metro) di un verso si devono contare il numero di sillabe di cui è composto. Infatti la sillaba è l’unità di misura del verso.
La scansione in sillabe del verso è differente rispetto alla normale divisione sillabica, causa la presenza delle figure metriche: la sinalefe, la dialefe, la sineresi e la dieresi.
Ah, adesso ho capito, sono le figure metriche che mi suscitano il tormento e l’estasi e mi rendono inadatto alla poesia. ;) :bua:
Per oggi vi ho tediato quanto basta. Ma se siete così eroici e masochisti di voler leggere altre norme, potrò continuare. Basta un vostro cenno, un sorriso, una celia. :D :asd:
-
Prova a scrivere senza badare alle istruzioni.
-
Senza istruzioni per l'uso non riesco a parlare di poesia :love::asd:
Mi' madre, bon'anima, più de 'na vorta me disse: "falla finita, la poesia nun è pe te". :mmh?::asd:
-
Io ho scritto "scrivere" non parlare :D
-
-
-
Dall'uovo di Pasqua
Dall'uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
Viva la pace,
abbasso la guerra.
Gianni Rodari
-
Siamo diventate visioni.
Noi due rattrappite nel fondo della terra
il compost dell’anima.
Ti avrei amata per sempre
d’istinto
ma ho il corpo rotto,
è lento ormai
procede pesante,
è una petroliera.
Se il mio rigetto ti offende
sappi questo:
carpa senz’acqua
boccheggio a una pistola.
Chiamami col mio nome - Viola Lo Moro
-
Resumé
(di Dorothy Parker)
I rasoi fanno male,
i fiumi sono freddi,
l’acido lascia tracce,
le droghe danno i crampi,
le pistole sono illegali,
i cappi cedono,
il gas ha un odore nauseabondo…
Tanto vale vivere.
-
(ho spesso immaginato)
Ho spesso immaginato che gli sguardi
sopravvivano all'atto del vedere
come fossero aste,
tragitti misurati, lance
in una battaglia.
Allora penso che dentro una stanza
appena abbandonata
simili tratti debbano restare
qualche tempo sospesi ed incrociati
nell'equilibrio del loro disegno
intatti e sovrapposti come i legni
dello shangai.
Valerio Magrelli
-
BELLO MONDO
In quest'ora della sera
Da questo punto del mondo
Ringraziare desidero il divino
Labirinto delle cause e degli effetti
Per la diversità delle creature
Che popolano questo universo singolare
Ringraziare desidero
Per l'amore, che ci fa vedere gli altri
Come li vede la divinità
Per il pane e per il sale
Per il mistero della rosa
Che prodiga colore e non lo vede
Per l'arte dell'amicizia
Per l'ultima giornata di Socrate
Per il linguaggio, che può simulare la sapienza
Io ringraziare desidero
Per il coraggio e la felicità degli altri
Per la patria sentita nei gelsomini
E per lo splendore del fuoco
Che nessun umano può guardare
Senza uno stupore antico
E per il mare
Che è il più vicino e il più dolce
Fra tutti gli Dei
Io ringraziare desidero
Perché sono tornate le lucciole
E per noi
Per quando siamo ardenti e leggeri
Per quando siamo allegri e grati
Per la bellezza delle parole
Natura astratta di Dio
Per la lettura, la scrittura
Che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo
Per la quiete della casa
Per i bambini che sono
Nostre divinità domestiche
Per l'anima, perché se scende dal suo gradino
La terra muore
Per il fatto di avere una sorella
Ringraziare desidero per tutti quelli
Che sono piccoli, limpidi e liberi
Per l'antica arte del teatro, quando
Ancora raduna i vivi e li nutr
Per l'intelligenza d'amore
Per il vino e il suo colore
Per l'ozio con la sua attesa di niente
Per la bellezza tanto antica e tanto nuova
Io ringraziare desidero per le facce del mondo
Che sono varie e alcune sono adorabili
Per quando la notte
Si dorme abbracciati
Per quando siamo attenti e innamorati
Per l'attenzione
Che è la preghiera spontanea dell'anima
Per i nostri maestri immensi
Per chi nei secoli ha ragionato in noi
Per tutte le biblioteche del mondo
Per quello stare bene fra gli altri che leggono
Per il bene dell'amicizia
Quando si dicono cose stupide e care
Per tutti i baci d'amore
Per l'amore che rende impavidi
Per la contentezza, l'entusiasmo, l'ebrezza
Per i morti nostri
Che fanno della morte un luogo abitato
Ringraziare desidero
Perché su questa terra esiste la musica
Per la mano destra e la mano sinistra
E il loro intimo accordo
Per chi è indifferente alla notorietà
Per i cani, per i gatti
Esseri fraterni carichi di mistero
Per i fiori
E la segreta vittoria che celebrano
Per il silenzio e i suoi molti doni
Per il silenzio che forse è la lezione più grande
Per il sole, nostro antenato
Io ringraziare desidero
Per Borges
Per Whitman e Francesco d'Assisi
Per Hopkins, per Herbert
Perché scrissero già questa poesia
Per il fatto che questa poesia è inesauribile
E cambia secondo gli uomini
E non arriverà mai all'ultimo verso
Ringraziare desidero
Per i minuti che precedono il sonno
Per gli intimi doni che non enumero
Per il sonno e la morte
Quei due tesori occulti
E infine ringraziare desidero
Per la gran potenza d'antico amor
Per l'amor che se move il sole e l'altre stelle
E muove tutto in noi
MARIANGELA GUALTIERI
-
George Gordon Byron
Quando ci separammo
Quando ci separammo
In lacrime e in silenzio,
Coi nostri cuori infranti,
Per anni abbandonandoci,
La tua guancia divenne fredda e pallida;
Piú gelido il tuo bacio;
In verità quell’ora ci predisse
Di questa il gran dolore!
La rugiada del mattino
Fredda mi si posò sul ciglio;
Mi apparve come il segno
Di ciò che provo ora.
Ogni tuo giuramento s’è spezzato,
La tua reputazione è fragile :
Pronunciano il tuo nome
Enumerandone tutte le vergogne.
Avanti a me pronunciano il tuo nome,
Come un rintocco funebre ai miei orecchi;
E mi percorre un fremito —
Perché tu mi fosti sí cara?
Essi non sanno che un tempo ti conobbi,
Che ti conobbi bene :
A lungo, a lungo ti dovrò rimproverare,
Ed è troppo difficile parlarti.
Segretamente noi ci incontravamo:
Ora in silenzio mi affliggo
Che il tuo cuore abbia già dimenticato,
Che il tuo spirito m’abbia ormai ingannato.
Se io ti dovessi incontrare
Dopo un lungo periodo di anni,
Come potrei donarti il mio saluto? —
Con silenzio e lacrime
-
Nummeri Trilussa
Conterò poco, è vero:
– diceva l’Uno ar Zero –
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.
-
Prendi un sorriso
(Mahatma Gandhi)
Prendi un sorriso,
Regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
Fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fai bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
Posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
Mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
Raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza
E vivi nella sua luce.
Prendi la bontà
E donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore
e fallo conoscere al mondo.
-
L'albatros
Spesso, per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le ali grandi e bianche.
Com'è fiacco e sinistro il viaggaitore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il poeta è come lui, principe dei nembi
Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
fra le grida di scherno esule in terra,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare.
C. Baudelaire
C. Baudelaire, I fiori del male e altre poesie, traduzione di G. Raboni, Einaudi, Torino 1987.
Testo in francese:
Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
qui suivent, indolents compagnons de voyage,
le navire glissant sur les gouffres amers.
A peine les ont-ils déposés sur les planches,
que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
comme des avirons traîner à côté d'eux.
Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!
Le Poëte est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
exilé sur le sol au milieu des huées,
ses ailes de géant l'empêchent de marcher.
-
La vuoi interpretare in chiave parusistica?
-
"L'albatros" è una delle mie poesie preferite, tanto che il mio nick in un forum è appunto albatros. Ma devo dire che ho riscoperto Trilussa, in modo bonario e senza quasi che tu te ne accorga dice cose valide in ogni tempo, specialmente oggi...
L’uguaglianza
Fissato ne l’idea de l’uguajanza
un Gallo scrisse all’Aquila: – Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo ‘sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch’io stia fra la monnezza d’un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-
L’Aquila je rispose: – Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa’ amicizzia? So’ disposta:
ma nun pretenne che m’abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l’ale e viettene per aria:
se nun t’abbasta l’anima de fallo
io seguito a fa’ l’Aquila e tu er Gallo.
-
DIECI AGOSTO
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
GIOVANNI PASCOLI
-
IL TUO SORRISO
Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso (...) Quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
Pablo Neruda
-
Lo spiraglio dell’alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell’alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell’alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre -
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell’alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro -
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
#CesarePavese - Lo spiraglio dell’alba
-
Vivere cinque ore?
Vivere cinque età?...
Benedetto il sopore
che m’addormenterà...
Ho goduto il risveglio
dell’anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.
Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino.
#GuidoGozzano - Salvezza
-
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
#GiuseppeUngaretti - San Martino del Carso
-
Autunno
Foglie
gialle cadono coprendo
il terreno d’oro, attraverso la foresta sto passeggiando
guardando un cerchio che la natura ha appena fatto,
ma perché mi sento vecchio
quando i colori estivi iniziano a svanire?
(Zivan Vujcic)
-
Soldati
(Giuseppe Ungaretti)
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
**** e anche questa:
Io vivere vorrei addormentato
(Sandro Penna)
Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.
-
Superba è la Notte
(Alda Merini)
La cosa più superba è la Notte,
quando cadono gli ultimi spaventi
e l’anima si getta all’avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue,
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre,
per non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le pareti.